domenica 30 dicembre 2012

Da un estremo all altro: Fiori di Primavera e Una per Tutti

"beh, viste le temperature domenica potremmo anche andare ad arrampicare" questo l'sms mandato ingenuamente a Riccardo venerdì, mentre ci si apprestava a preparare l'attrezzatura da ghiaccio per sabato. E chi pensava che saremmo passati dall'arrampicata su ghiaccio del sabato all'arrampicata su roccia della domenica.
Fatto sta che chiudiamo l'anno 2012 con queste due vie nella zona Lago di Garda-Valle di Ledro. Complice la presenza e il consiglio di Cristian, ci infiliamo in questa valle che all'inizio è pure bella assolata, tanto che rimpiango i pantaloni corti. Ma durerà poco, o meglio, durerà finché l'ombra non incomberà su di noi!
La relazione mi fa dubitare, gradi troppo alti per me, ma Christian rassicura che sono un po' esagerati. Ok, mi lascio trascinare. Sei tiri, ne facciamo due a testa così siamo tutti contenti: la coppia più facile sono i primi due, perciò mi candido come quello che parte. Ma il 5b iniziale a freddo, così a due passi da terra, è un groppino in gola. Ma va liscio..
Il 6a successivo invece sarà abbastanza da cardiopalma! Forse ho faticato meno ieri, ma bene così, riesco a farlo pulito e raggiungere la sosta nella nicchia: teniamo presente questa nicchia, perché ci può fare una grigliata dentro! Bon, la mia parte da primo è finita, tiro un sospiro di sollievo: l'avessi mai fatto.
La parte centrale la tira Christian, e mi farà sudare sette camicie, oltre che azzerare vari passaggi: strapiombi e strapiombetti, traversi infimi, brrrrrr! E non andrà meglio nel tiro duro di Riccardo.. Ma va bene dai, oggi doveva essere giornata relax! Take it easy!
Usciamo che è ancora abbastanza presto..facciamone un'altra! Dopo un po' di ricerca, troviamo finalmente il sentiero e arriviamo alla falesia della Regina del Lago, dove la via più abbordabile è Una per Tutti, perciò vai con quella: il primo tiro è il più facile, perciò chi parte? Io. E me lo godo 'sto tiro.

Ormai fa freschino, senza sole si sente che siamo al 30 dicembre (beh, in realtà fa fin troppo caldo, siam noi che ci avventuriamo in cose fuori stagione!) quindi svelti svelti cerchiamo di concludere anche questa via.
Finiamo dunque l'anno nella maniera più inaspettata, un'arrampicata su roccia dove nella prima metà abbiamo pure avuto caldo!

Qui altre foto.

sabato 29 dicembre 2012

La cura di adrenalina: Terrordactyl

Maledetto Natale, quest'anno dovevi essere migliore, c'erano tutte le prospettive per, e invece.. Virus maledetto, io che non mangio è una notizia come un sole che non scalda, come un'acqua che non bagna, come una merda che non puzza, come..beh penso che l'ultimo paragone faccia capire bene. fatto sta che 'sti giorni son stato male, ho poche forse, ma chissenefrega. Ho bisogno di terapia d'urto (oltre che di qualche medicina magari, ma che non prendo per principio).
Si parte, Nicola consiglia la val Paghera, e sia. Ho un po' paura del caldo, ma la sera qualche report su on-ice mi rincuora. Siamo io, Nicola, Mirko, Riccardo e Roberto, questi ultimi due alla loro prima cascata: direi ottimo iniziare con una Terrordactyl dalla quale chi sta sopra fa piovere lavandini e bidet. Ma sia!
Sono già preda degli sfotto' per la mia forma fisica, ma già mi sfottevo da solo per le serate serene di luna piena passate senza andare al chiaro di luna su neve. Virus di merda. E infatti faticherò anche sull'avvicinamento, io, cazzo, che mi son fatto in giornata la traversata dell'Appennino! Che onta! medito vendetta..almeno su Riccardo..buahahahaha.
Al parcheggio capiamo già che la storia è affollata, pigliamo su le ciaspole che se butta male facciamo un trekking. Dopo poco cammino vediamo già la nostra meta, Terrordactyl, e distinguiamo già un po' di gente che la sale.. Continua forza, stringi i denti. Passiamo sotto altre cascate, Albero di Natale, Cascata del Sentiero, e sbucato l'angolo finalmente lei, l'agoniata Terrordactyl. Con quanta gente però..
Che si fa che non si fa, alla fine stiamo qui lo stesso, si vede che Nicola c'ha una certa smania e voglia, accontentiamolo che poverino si sposa.. Cordate, io con Mirko e gli altri tre per se. Avviso già Mirko che oggi non so se me la sento di tirare, oltre che la difficoltà, che non ho mai affrontato nemmeno da secondo, non sono in forma e non vorrei avere e creare problemi. "ok dai, intanto parto io".
Nicola parte nel centro, Mirko a sinistra, piove di tutto. Chissà cosa pensano i due novelli, "ma chi cazzo me l'ha fatto fare, vedi te se per provare sta minchia di cascata devo rischiare il blocco di ghiaccio sulla gamba o in testa o chissà dove!". Fa parte del gioco, anche se oggi mi pare un po' troppo..
Ok, tocca a me, vado, che bello che bello. Salgo seguendo la tecnica base, su una picca, su l'altra, su un piede centralmente, su l'altro più più divaricato e alto, e poi sposta quello centrale per tornare nella posizione base. Da secondo si può, così affino la tecnica. Oh però che murettino che ha salito Mirko, e arrivo in sosta. Il naso del buon compagno è solcato da un pezzo di ghiaccio che ha lasciato la sua firma.
"ok, adesso vai te" come?! ma se ho detto che non so se me la sentivo?! Va beh, alla fine non ci mette tanto a convincermi e parto. Molto bella la tecnica di progressione base, ma da primo c'è da pensare a portare su la pelle senza farla scendere di colpo nel mezzo, perciò..sali e basta! Cazzo se è verticale! Ma cazzo se è emozionante.. Un malato di adrenalina. Dicevano "basta un po' di zucchero e la pillola va giù", io dico "basta un po' tanta adrenalina e tutto passa!". Grazie Mirko.
Sosto su due chiodi in roccia, non sembrano ottimi, ma su ghiaccio non ho mai fatto sosta, preferisco questi. Guardo in giù e non vedo nulla, il che mi rende ancora di più l'ide di aver salito un tratto abbastanza tosto. I like.. Mirko mi raggiunge e riparte per l'ultimo tiro.
Appena son li per partire, fianco a me appare Nicola. Salgo prima di lui, godendomi un ghiaccio che già Mirko mi aveva anticipato essere ottimo. Cerco di esser delicato per non tirare giù altri bidet alla gente che sta sotto. Altra adrenalina, poi la cascata si piana un po' per poi terminare in sosta su due spit all'uscita. Fatta! Nonostante la debilitazione, fatta! Son davvero contento.
Arriva Nicola, che ci fa morire dal ridere coi suoi mugugni più intensi del solito. La corda è finita a pochi metri dalla sosta e deve tirare e tirare triturandosi le palle per arrancare fino a lei. Lo aiutiamo, continuando a ridere. Poi altro show per le mani fredde. Che ridere.
Aspettiamo di compattarci, Il recupero dei secondi di Nicola lo facciamo anche un po noi per conceder a Nicola riposo e riscaldo delle dita. Spunta Roberto, bello felice e vittorioso, spunta Riccardo che alla domanda "piaciuto?" dichiarerà "è un bel giochino, ma ho le mutande marroni".
Ammiriamo montagne sconosciute, scrutiamo Mazinga Zeta, e scendiamo verso la base, che i nostri zaini sono rimasti giù. Ci concediamo qualche minuto di spiegazioni di Nicola su calata in doppia da cascata con recupero della vite e abalakov, Nicola cerca di amputarmi un occhio, giusto perché non sono già abbastanza indebolito, e rientriamo da un'altra splendida giornata adrenalinica!

Qui altre foto (notevoli quelle di Riccardo fatte dentro la grotta con tutte le stalattiti di ghiaccio).
Qui report.

domenica 23 dicembre 2012

Legnati ma felici: Monte Legnone

E dopo Re Castello (recuperato qualche mese dopo), Care Alto, Palla Bianca, Barres des Ecrins, si aggiunge un altro capitolo ai "fallimenti alpinistici" del 2012: fallimento alpinistico sì, ma resta una giornata passata all'aria aperti, in ottima compagnia, con grasse risate e momento culinario finale. La conferma che l'andare in montagna non è solo raggiungere la cima.
Dopo un po' di corteggiamento, tornando dal Vajo Fratta Grande convinco Riccardo (non che ci volesse molto) ad aggregarsi a me e Marco per una gita fuori porta alla ricerca di una giornata panoramica e assolata. Anche stanotte si dorme poco, ma che importa: riposeremo quando saremo morti!
Già arrivare al parcheggio si rivela un po' arduo: strada stretta e angusta, e negli ultimi metri siamo costretti a montare le catene. Ma va bene, sembra che si stia aprendo una giornata strepitosa, e siamo carichi a mille.
Un gruppo di Monza parcheggia anche lui, con la stessa meta, meglio così non siamo proprio da soli: e poi loro l'hanno già salito in estivo, perciò dovremmo essere in una botte de fero! Partiamo seguendo delle tracce: ottimo, vuol dire che non siamo i soli pazzi a tentare questa salita negli ultimi giorni. Poi però nel bosco ben presto queste tracce finiscono.. pazienza, andiamo avanti a naso nonostante la neve fresca!
Uno dei ragazzi di Monza mi dice "con questa neve saremo bravi se arriviamo alla Porta dei Merli, in cima non ci arriviamo", azz, partiam bene! E io che confido che sulla cresta usciti dal bosco, il vento abbia levigato e il caldo-freddo compattato. Continuo a sperare.
I panorami si aprono, ma non conosciamo nessun cima. Dovremmo vedere anche Disgrazia e bernina, ma chissà quali sono. Di certo quello laggiù è il Monte Rosa (ricordi di un'estate intensa) e quello è il Grignone. ma le altre vette, chissà.
Riprendiamo la salita, il sentiero è bello, gira intorno a queste rocce affioranti, questi alberi immensi, questa neve che addolcisce le asperità del territorio. E ormai è già da un po' che la nostra meta si fa ammirare.
Usciamo dal bosco, circa quota 1850, e si vedono tracce che vanno a sinistra e tracce che vanno a destra. Bene dai, allora son passati in tanti ieri. Sali sali, e quelle di destra si rivelano essere quelle della discesa di sinistra. Già, perché chi era salito prima di noi ha fatto dietrofront. Mmmmmmmmm! Proviamo a calzare le ciaspole, ma saliamo pochi metri e capiamo che.
I monzesi ci salutano, indicandoci un posto dove andare a mangiare. proviamo a insistere ma qui c'è troppa neve e siamo su un pendio un po' rischioso. Poi loro che conoscono meglio la via ci han già anticipato che anche la cresta sarà difficile da salire. Bene, si torna indietro.
Ci facciamo spiegare bene dove sia il posto per rifocillarsi, e scendendo facciamo a palle di neve. Andata male la salita, ma andata bene la giornata!

Qui altre foto.
Qui report.

sabato 22 dicembre 2012

Frattina no Frattona sì: Vajo Fratta Grande

Tempo di Vaji, forse. Voglia di picche, tanta. Fosse è un po' presto per salirli, ma vogliamo provare lo stesso. Partiti con una rosa di quattro proposte di Nicola e due mie, finiremo su nessuna di queste. Ma andiamo con ordine..
Siamo io, Riccardo, Nicola, Gianluca, e a Verona tiriamo su Mirko. Sembra di partire per l'Himalaya, il baule della Touran si riempie fino all'orlo. E già il viaggio di andata è sputtanevole, con risate a crepapelle da crampi agli addominali.. "allora, io vengo in montagna per la colazione e la birra finale: se me ne togliete una io non vengo più, perciò a fare colazione ci fermiamo", e il conducente ha sempre ragione.. Poi quando Nicola da maestro di Alpinismo vuole insegnarci anche altri trucchetti di vita..beh, altro che crampi!
Arriviamo al parcheggio che le prime luci illuminano tutto. Saliremo osservando le Piccole Dolomiti che si infiammano:saranno piccole, ma hanno il loro fascino. Poi si sa che botte piccola fa buon vino! Non mi sento assolutamente in forma, sarà per la settimana in cui ho dormito poco, sarà per il fatto che stiamo partendo per salire un D-, sarà, ma il paesaggio rinvigorisce lo spirito, le risate aiutano.
Fino al Rifugio Battisti la neve è bella dura, anche se fa davvero caldo, poi si inizia a ravanare un po': ovviamente le ciaspole le abbiamo solo io e Riccardo ("bo bo, noi le lasciamo in auto, al massimo ci fate pista voi") ma per solidarietà non le usiamo: siamo dei signori!
Passa sotto il primo Vajo, secondo, terzo, Nicola "è questo" no no, è il Fratta Grande, avanti! E passiamo a quello dopo: spettacolo anche dal basso, bello incassato, via che si va! Ci armiamo di tutto punto e Riccardo parte in pole position, seguito a ruota da Mirko, Nicola cazzeggia e parte con calma. Ma tanto al primo ostacolo, si torna indietro.
Muretto di roccia compatta (compatta, strano per il Carega) senza ghiaccio, scoperto, uno stratino di neve farinosa. Io e Riccardo siam già legati, parto, mi tiro su sulle punte finchè posso: cerca un incastro per la punta della picca lì. là, qui, qua, quo, que, fanculo, non si passa. "Nicola prova te". Per un attimo mi sento davvero scarso, poi quando anche Nicola torna giù mi sento meglio..
Partiamo bene! E adesso?! Mi ruga da matti.. Scendiamo e ci spostiamo a fianco, al Fratta Grande, speriamo sia messo meglio. Lì rischiamo il problema opposto, ovvero di trovare troppa neve e quindi salita faticosa (se possibile) e pericoloso per distacchi.
Già la partenza si rivela sulla stessa linea della Frattina: non ce la faremo. Si va giù fino al ginocchio almeno, anche io che son rimasto indietro (col mio zaino ultra light) nonostante siano passati in quattro davanti a me finisco sempre giù come uno scemo. Poi passiamo su terreno svalangato e va meglio. Finalmente i polpacci e le punte possono sollazzarsi e gridare gioia (o solo gridare, a seconda dei punti di vista)!
Vai vai, Mirko sembra posseduto, lì davanti a tutti avanza e traccia, Riccardo lo segue a ruota: tirerà un pelo di fi, ma oggi a loro tira qualcos'altro! Li seguo fermandomi a fare qualche foto, un report fotografico a tutti. La neve a metà migliora ed è una goduria. Farà strano ai più pensare che qualcosa di faticoso possa essere piacevole: ma è lo spirito che conta, il corpo è solo uno "schiavo". certo, se lo schiavo lo mantieni e lo tratti bene è meglio..
Non fa freddo, siamo all'ombra delle pareti rocciose che ci sovrastano, ma stò sudando come se fossi in sauna, e addosso ho davvero poco (mamma mia Riccardo che ha anche il piumino! infatti il giorno dopo lo metterà a lavare visto l'odore che emana..). Quando poi nella parte finale si torna a sprofondare, apriti cielo, il sale negli occhi.
E così, come rinascere, come uscire dall'uovo, ecco il sole, ecco l'uscita, ecco il panorama. Fantastico, giornata tersa, nella nostra pianura do merda la nebbia che copre tutto, sopra spuntano Colli Euganei e laggiù addirittura il nostro Appennino: si distingue bene Corno alle Scale, Cimone, Cusna, Alpe di Succiso. Che giornata.
Escono anche Gianluca e Nicola, e visto l'ora possiamo prendercela con calma, cazzeggiare, ricominciare a ridere e scherzare. Gianluca realizza un video, col quale mi ricatterà per parecchio tempo.. Decidiamo di rientrare per il Passo Ristele, anche per studiare un eventuale discesa se portiamo qui il Corso AG1 del CAI di Carpi. Si scende lungo la cresta e poi si risale. Che cornici, sarebbe bello guardare giù per capire sopra quale Vajo siamo, ma meglio stare un po' indietro..
Arrivati quasi al Passo Ristele osserviamo sulla cimetta successiva un camoscio, tranquillo e pacifico ci osserva. Noi scendiamo, che abbiamo una sete di birra da spaventare un tedesco. E che discesa! Da sindrome della Barbie: ovvero una volta finita, potrebbero ruotarti le anche di 90° e poi con un colpo secco, stac, estrale come se fosse il tappo dello spumante! Ci metteremo forse di più a scendere che salire..
Al parcheggio incontriamo Tarcisio Bello, guru del Carega e dei suoi Vaji, che con la sua guida mi ha fatto aggiungere una serie di crocette delle vie da salire in questa vita. Il resto è storia di bestie in mutande al parcheggio che si cambiano, tetris per far rientrare tutto in macchina (incredibile, ci riusciamo!), e di una birra in compagnia che conclude sempre le nostre avventure. Ah, per non dimenticare, di altre risate in macchina!

Qui altre foto mie.
Qui le foto di Nicola.
Qui report.

domenica 16 dicembre 2012

Correndo sui carboni ardenti: Monte Stivo

Parapiglia dell’ultimo minuto, e finiamo per scegliere questa cima come meta della giornata. Sveglia con calma per ritrovo alle 6, oggi non c’è troppa voglia di svegliarsi di presto. Gli obiettivi iniziali erano altri, ma una serie di considerazioni, valutazioni, impicci, ce li fanno cambiare: va bene così.
Però l’A22 non è incoraggiante: nella Val d’Adige c’è un tetto di nubi..perbacco, non saliremo mica come l’altra volta! L’altra volta: periodo invernale (quindi neve), salita con visibilità a 15m, un freddo cane, vento, calzare i ramponi in bilico su un pendio ghiacciato e con le dita congelate, la barba completamente bianca di neve e ghiaccio (mannaggia, la foto non riuscì quella volta, tutta sfocata!). Vade retro!
Invece salendo verso Ronzo-Chienis ci rendiamo conto che quelle nubi sono basse, e che ne siamo già ben al di sopra, meno male! Qui c’è il sole e il cielo limpido..goduria. Vuoi vedere che magari oggi ci godiamo la cima? Senza vento, senza freddo, ci restiamo un’ora in cima a guardare il panorama! Poi su c’è anche il cerchio di mattoni sacrificale con tutte le indicazioni delle vette, al massimo ci ripariamo li. E invece, maledetto vento, soffierà proprio nel verso di entrare per la fessura che usa come entrata!
Partiamo allontanandoci dalla macchina, dolci dolci perché siamo su una lastra di ghiaccio.. Poi appena possibile ci buttiamo nella neve, schifiamo la strada, e la copertura dolce e raccordante della neve sulle asperità del terreno e sulle discontinuità delle cose, è magica. Appare anche San Riccardo. La cima dello Stivo è già quasi li che ci osserva, e quella cresta vediamo già delle figure umano. Peccato, speravo fossimo i primi a salire e aprire le danze.
Usciamo dal bosco, la cresta è li davanti a noi, sì sì, meglio salire di qui. E in effetti è la scelta che han fatto tutti a vedere le tracce. Nel seguito della giornata invece, altri saliranno per il pendio, con gli sciatori che gli sciano sopra..mah. Il sole è alto, e scalda bene i pantaloni neri. C’è freddino, ma tra il sudare e l’irraggiamento..ci si mette in maglietta e basta.
La traccia è buona, appena esci si sprofonda nella neve fresca, che passa dai 10-15 in basso, ai 50-60 in alto. Ma ogni tanto una ravanatina per fare gli scemi ci stà. Due scialpinisti davanti a noi si alternano nelle cadute, e facendolo notare a Riccardo, esplode a ridere: vendetta! L’ombra data dal sole ci disegna delle gambe lunghissime sulla neve. I cristalli di neve luccicano.
La salita è assistita dal Care Alto che laggiu ci chiama. Che bella montagna, è solo un 3400 ma con un dislivello davvero importante, una forma piramidale, due creste interessanti da salire, e non dimentichiamo..nelle giornate terse sempre visibile dalla pianura di casa.
Alla vista della Val d’Adige notiamo che il tappeto di nubi è sempre lì, alla faccia vostra! Noi invece siamo al sole, beh anche al vento adesso, su una bella cresta che fa da spartiacque tra i dolci pendii erbosi lato ovest, e la verticalità di roccia friabile lato est: una montagna dalla doppia faccia anche questa. E guarda quelle tracce di camoscio, ma per dove diavolo è passato?! Ha sfidato la parete! Ma lui è un 4x4, lui può.
E guarda che cornici verso la Val d’Adige.. No no, puntiamo dritto alla cima, per il rifugio passiamo poi dopo! E così l’ultimo tratto viene salito con buona pendenza e traccia un po’ incerta, un altro pezzo di cresta, e tra la verticalità che sta a destra, le cornici che si tuffano in essa, il tappeto di nubi in basso e il sole in cielo, sembra di essere a chissà quale quota!
Finché non raggiungiamo la croce. Uno sguardo verso la parete sud per far tornare l’acquolina da canali e goulotte. Siam da soli, ma ci fa compagnia il vento. Capirai.. Ci vestiamo, ma qua non si sta. Ci accucciamo dietro al muretto del segnacime (speravamo metterci dentro, ma l’apertura per entrare è esattamente allineata al vento!) per mangiucchiare qualcosa.
Azzo, son poco più delle 10, siam saliti troppo svelti, e adesso che famo?! Ok, il giro per negozi ad arco alla ricerca (finalmente) delle scarpette da arrampicata era già in programma, ma così arriviam giù che dobbiamo aspettare delle ore prima che aprano i negozi..
Osserviamo il panorama a 360°. Beh, rispetto a Cima Undici, la parte interessante è inferiore ai 360°, visto che a sud c’è molta pianura e collina e poca montagna. Ma il Gruppo dell’Adamello Brenta ha il suo fascino. Video di vetta, e poi giù, la cima si è affollata. Ma Riccardo parte a scendere troppo presto, e nonostante provi a richiamarlo urlando, ormai la foto di vetta è sfumata e oggi non ci sarà.
Infatti al Rifugio Marchetti, che sta pochi metri sotto la cima, gli dico “ehi ciccio, adesso torniamo su per fare la foto di vetta!” “ma facciam senza!” che è quello che pensavo anche io, ora che siamo meno esposti al vento.
La discesa sarà compiuta quasi correndo nelle parti più ripide, come sui carboni ardenti come l’abbiamo ribattezzata. Non si può fare altrimenti, ci prende lo sblisgo! Scendiamo sempre per la cresta, e già qui qualche lastrone da vento si stacca. Poca roba, ma si vede la neve fredda sotto che non si è coesa per nulla. Qualche nube alta in cielo oscura lievemente il sole, fortuna che aravamo su presto quando queste nubi non c’erano.
In discesa incontriamo per un pelo anche l’allegra combriccola di Gianluca, Mazzi, Mirella, Luana, due chiacchiere con le due donzelle (gli ommini son già avanti) e continuiamo a scendere, trovando un sacco di gente che invece sale. Arriviamo alla macchina che non è nemmeno mezzogiorno. Possiam fare tutto con calma, prima che i negozi di Arco aprano abbiamo molto tempo!

Qui altre foto.
Qui report.