venerdì 6 gennaio 2012

Le Orobie pareggiano il conto cacciandoci


È sera, la sera prima della partenza per un nuovo weekend orobico dopo quello ottimo passato con Marco a dicembre. In quell'occasione siamo saliti al rifugio Brunone a buio, accolti alla fine fuori dalle nubi da una luna stupenda, una luce esagerata, e il giorno dopo un'ascesa al Pizzo Redorta quasi perfetta. Spererei in una ripetizione visto che stavolta con noi c'è anche Gianluca e Nicola.
È la sera prima della partenza, e inaspettatamente sento che piove. Ma cosa piove???? Le previsioni davano sereno al mio paese. Guardo ilmeteo, vedo che per qualche motivo del vento ha spinto le nubi che stavano oltreconfine verso la pianura, passando per le Alpi. Ohi.
La mattina è bella, qualche nuvolone ma tutta roba alta, il Cusna che risplende, si parte. Forse un po' tardi ma si parte. Il navigatore dovrebbe facilitarci nel trovare la strada giusta, e invece cerca di farci salire al Passo del Tonale: me ne accorgo, ma comunque 30minuti li perdiamo. E così siamo a due segni premonitori.
Carichi di entusiasmo e di viveri (si è deciso di trattarci bene per cena, pasta liofilizzata, pane ai cereali fatto in casa, panettone, biscotti, parmigiano, e 1,5l di Nero d'Avola imbottigliato nella plastica per l'occasione: anche se abbiamo il telefonino, siamo delle bestie, ma delle bestie che si trattano bene) ci incamminiamo verso le 13 abbondanti. Ma il meteo non è buono, ma va bene, finché è coperto va ancora bene. Buono è invece il colore della mia maglietta che litiga col sensore ottico della macchina fotografica di Nicola.
Sarà questo o no il sentiero, “guardiamo la cartina?” “ma no da qualche parte porterà bene 'sta traccia”, andiamo andiamo e arriviamo all'osservatorio Mastana. Ma è già da un po' che nevica. Ma perché nevica? Non doveva! Ma porca.. E forse proseguiamo troppo lenti: ok risparmiarci per domani, però.. Su un sasso una scritta “sentiero invernale curò” ci dice che siamo sulla strada giusta: avanti.
La neve fresca non è tanta, ma sufficiente a rallentare animo e corpo. Nevica, minchia se nevica. Calziamo i ramponi, dopodiché le tracce che avevamo seguito finiscono, ops. Cerchiamo e ravaniamo, scorgiamo dei camosci che scendono, alla fine troviamo qualche bollo rosso, e nell'incertezza è lui o non è lui (il sentiero) arriviamo sotto la parete dove scorgo bolli rossi e cavo metallico, quota 1645. Ma sono quasi le 16. Decisione, dietrofront. Potremmo passare di certo una bella serata a “bever magner e capir un cas” al rifugio, ma chissà se arriviamo prima delle tenebre (ed è tutto coperto e nebbia su), chissà se non ci smarriamo di nuovo, poi domani con sta neve il canale (la meta era il Recastello) molto probabilmente non si fa, troppi chissà, andale. Giù, peccato.
Arriviamo alla macchina che ormai è quasi buio, e diamo sfogo alla nostra fame e sete con un po' della roba che avremmo dovuto consumare nel freddo locale invernale del Curò. Col Nero d'Avola i miei commensali non fanno tanti complimenti, prima si lamentavano fosse troppo, adesso non ne resta! Bestie!
Mentre consumiamo si avvicina un bergamasco guardia forestale che ci interroga su cosa abbiamo fatto ecc. Le tracce che salivano erano sue, ma come ha detto lui stesso “Pota, quando ho visto i camosci venir giù ho capito subito, non sbagliano un colpo loro! Doveva fare nuvolo oggi, non questa nevicata”.
Le Orobie pareggiano il conto col sottoscritto, uffa.

Foto: volete le foto? Non ci sono! Io ne ho scattate poche per conservare la batteria, invano! E quelle scattate non sono un granché. Velo pietoso anche sulle foto.
Qui quelle di Nicola

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