Parto quattro giorni per Mosca (lavoro) con
la speranza al rientro di poter finalmente salire quella benedetta
parete. Ma non c'è il meteo opportuno, bleah. In aeroporto cerco di
organizzarmi il sabato in qualche modo, ma tra defezioni e persone
che non rispondono al cell, non si trova nulla. Difficile
organizzarsi così!
Ma non c'è problema, farò in solitaria, potrei andare in
esplorazione in quella zona..ma se il meteo è questo, rischio di
essere dentro le nuvole, che schifo. E va beh, allora giro in mtb,
che in zona Civago ho quel giro che avevo trovato tempo fa che voglio
provare. E sopratutto, voglio scendere quello stronzissimo 605..
Il 605, sentiero che parte da Case di
Civago, sale al Segheria e poi arriva al passo di Lama Lite: quante
volte percorso a piedi (tra le tante, qui)! In salita passa anche, ma in discesa, che
agonia.. Non finisce mai (beh, come tutte le discese a piedi) e
tartassa le caviglie e ginocchia con tutti quei sassi smossi. Già
altre volte ho pensato “chissà in discesa in mtb..”: non posso
resistere.
Il meteo è incerto, so che rischio
l'acqua, il temporale, il vento e il freddo: per questo prendo lo
zaino grande con dentro di tutto, perfino guanti impermeabili da sci,
si sa mai.. E poi domani c'è la Marcia dei Tori, vorrei arrivarci in
salute (di certo non ci arriverò fresco).
Alle 9e40 riesco a mettere i piedi sui
pedali, dopo qualche esitazione viste le gocce che vanno e vengono,
ma mi dico “tanto sarà così tutt'oggi, vai e basta”, e vado. E
inizia la lunga salita verso il passo di Lama Lite, nel bosco. Non
c'è nessuno, praticamente tutt'oggi incontrerò fugacemente 6-7
persone, non di più. Una pace assoluta.
Prima della famosa sbarra, un tratto in
discesa mi regala qualche brivido di velocità, ma tra me e me penso
“ahimè questo è tutto dislivello perso”. Arrivo alla sbarra, e
dopo poco scruto la forestale che scende al Segheria, “se scendo di
li dopo, poi il 605 finale è mio, vendetta!”. Arrivo al passo che
tira un vento birichino, la salita e la sua sudata mi han tenuto
bello caldo, ma ora.. Via di corsa verso il Battisti, dove sarò un
po' più al riparo.
Il Cusna e il Cipolla sono li, si
chiedono quale dei due salirò oggi, ma aspetteranno i miei piedi
invani, oggi non sono qui per loro. Mangiucchio qualcosa di fianco al
rifugio e poi via per la discesa dietro esso. Azzo, me la ricordavo
più facile, avendola percorsa anni fa col cancello. Beh, magari era
anche molto più secca all'epoca.
Il bosco è tutto bello colorato, il
verde acceso dei faggi è quasi accecante quando esce il sole, mentre
il verde scuro degli abeti è un po’ cupo. Ma resta il silenzio,
interrotto solo dallo scrosciare dell’acqua, un rumore impetuoso ma
che non fa paura, anzi.
Il raccordo tra la forestale che sale
al Bargetana e il 633 si rivela da giardinaggio: quanti rami vecchi,
foglie, pozzanghere, fango e acqua che trovo! Pensavo fosse un tratto
di discesa, e invece con questo fondo pare più una salita! E
iniziano a sentirsi gocce più grandicelle scendere.. Ma finalmente
ecco il 633, discesa in single track con tornanti, che però con
l’umido che c’è a la mia mancanza di forma in discesa, evito in
gran parte.
Arrivo a Presa Alta, dovrei essere
circa a metà, ma mi pare di essere alla fine: in fondo, mi manca
l’ultima salita e poi è tutta discesa! E invece la salita sarà
lunghetta, e verso metà non potrò far altro che mettere
l’impermeabile: la pioggia fa capolino, e vedo pure qualche chicco
di grandine scendere.. Ogni tanto appare anche il sole, mentre
comunque continua a piovere!
Finalmente al Bargetana, dove due
escursionisti della domenica sbraitano chiamando quelli che credo
siano i gestori del rifugio. Siamo lontano dalla civiltà, nessun
rumore, silenzio, ma che diavolo di bisogno c’è di urlare?! Ti
tira tanto il culo fare 100m per andare a bussare?! Gentaccia.
Mi riappare il Cusna, ma è tutto
scuro: che sia arrabbiato con me perché oggi non l’ho salito? Dai
caro mio, prossima volta! Dal Passo di Lama Lite adesso mi aspetta la
discesa.. Il momento di spegnere la testa, o meglio, spegnere la
parte della prudenza eccessiva e accendere quella che ha fame di
adrenalina. La prima parte della forestale viene tagliata ogni tanto
per il sentiero, poi quella che va al Segheria la percorro davvero
senza testa.. Pochi freni e via andare!
Raggiungo il Segheria in un attimo,
porca vacca! Adesso tocca a te..il 605! Non sarà troppo comodo
perché comunque è una discesa impegnativa, oggi pure bella bagnata,
ma son qui. Qualche tratto a piedi non posso evitare di farlo, ma è
comunque più ciclabile di quello che temevo!
Sull’ultimo ponte sul Dolo (ultimo in
discesa) dove il manubrio della mia Kona passa a pelo, il sentiero mi
punisce. Percorro il ponte spingendo coi piedi, o non passerei visto
quanto è stretto, arrivato alla fine faccio per ripartire, mezza
pedalata e la ruota anteriore si impunta su un sasso e..bam, si vola!
Fortuna che col braccio mi lancio alla disperata ricerca di qualcosa
cui aggrapparmi, trovando il legno del ponte, e rimanendo un po
sospeso insieme alla bici. Per fortuna, altrimenti sarei volato più
giù, e invece che con una stiratura all’inguine e un graffio alla
coscia, sarebbe andata peggio!
Via giù dritti ammortizzando coi
gomiti, e presto arrivo all’auto! Tiè 605! È fatta! 42km, direi
circa 1800m di dislivello, un giro mica da ridere, e per fortuna
nemmeno da piangere!
Qui altre foto.
Qui report.
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