domenica 10 giugno 2012

Mangiati dalle nubi e dal vento, anello Pizzo d’Uccello


Come da un po’ a questa parte la meteo del weekend lascia a desiderare (va detto però ch quest’inverno ci ha concesso gran giornate!): oltre il Po meglio non andare, Marco suggerisce le Apuane, e così sia. Una bella visitina al Pizzo d’Uccello, il cervino delle apuane, per ammirarne e sognarne la nord.
Timoroso di patire un caldo infernale anche se ventoso, nello zaino metto pochi vestiti, e di acqua invece tanta. Ma giunti al Passo del Cerreto, dopo aver ammirato una splendida alba abbracciare la Pietra di Bismantova (ahimè le foto, ma si stava guidando!), inizio a temere che le previsioni..uhm. Siamo nelle nubi, un vento cinghiale, 11 gradi. Cambio guidatore che Marco è cotto, ne approfitto per una pisciatina, che vento cazzo!
Il giro del Pizzo lo si può fare sia da Ugliancaldo che da Vinca: da Vinca è un po’ più corto e non si attraversano cave. In più consente di tenersi la ferrata e la cima per ultime, e se ci fosse tempo avrei studiato un percorso tritura gambe aggiuntivo. A Fivizzano discutiamo sul da farsi davanti a un caffè (una piazza, tre bar in 10m di perimetro), perché anche le Apuane sono grigio nuvola: “ormai siam qui, andiamo”.
Parcheggiamo a Vinca stringendo subito amicizia con un vispo cane, e con un padrone un po’ strano ma gentile che ci lascia parcheggiare di fronte casa sua (paesino del medioevo Vinca, senza parcheggi!). Partiamo con la sensazione che ogni passo potrebbe essere l’ultimo: no, non andiamo in un campo minato, è il cielo che è minato! E ci mettiamo il pile! Mii che freddo sto vento! E il sole, manco a sognarlo. Si parte divincolandosi tra i vicoli del paese, destra, sinistra, dritto, si cambia direzione ogni 10m, ma tutto ben segnato. Finché non abbandoniamo il paese per entrare nel prebosco: ovvero una confusione di sterpaglie, rose e ortiche che mi accarezzano le gambe nude, e che Marco schiva con l’assetto “calzino fino al ginocchio, da Comici”.
Nel bosco tira un po’ meno vento, o meglio, non riesce a entrare. I castagni sembrano avere mille anni, tronchi caduti paiono avere le forme di animali da fiaba (oppure Marco è già sbronzo? Può darsi), e il cigolare degli alberi al vento ci conferma due cose: uno, tira vento, due, sono vecchi. Dopo una partenza spinta, il sentiero si addomestica e sale a zigo zago. Poi i castagni finiscono di colpo e siamo in mezzo a pini altissimi e coi rami solo in alto. Delle giraffe spoglie alla base. Che bel posto. Ma dobbiamo prestare attenzione alla caduta pigne! Nella prima parte sono grosse come un pugno, poi diventano più piccine, ma comunque meglio evitare..
Man mano che si sale il vento si sente sempre di più: soffia dal mare, perciò questo versante del Pizzo è il più esposto, non vedo l’ora di passare dall’altra parte. Ma arrivati al passo..un cartello dice "sentiero Zaccagna chiuso, cavo scollegato in alcuni punti". Ci guardiamo in faccia, “andiamo a vedere”, e che, vento non mi va, poi questo è un sentiero attrezzato, che vuoi che sia! Scendiamo subito ripidi su un fondo infimo, fogliame, terra smossa, pare un continuo terreno di riporto da frana..
Perdiamo velocemente quota, e penso a chi sale da qui d’estate, che sudata.. Poi appare il cavo, in mezzo all’erba: mah! Gran parte dell’attrezzato è così, in mezzo all’erba col cavo a fare da corrimano, i pezzi un po’ rischiosi sono pochi, e lo sono più per un fondo disconnesso che altro. Andrebbe un po’ sgaggiato, come si suol dire.
E appare il paretone, che ci sovrasterà per tutta la percorrenza di questo sentiero. Lo vediamo solo nei tratti fuori dal bosco, ma è davvero imponente.. E quella Oppio, è lì lì per entrare negli obiettivi prossimi! Due uccellacci litigano tra loro in alto, secondo Marco si stanno contendendo le nostre future carcasse. Un tratto boscoso senza traccia ne segni ci mette un po’ in difficoltà, di orientamento ma non solo: sembra di essere su un pendio nevoso marcio talmente il fondo non regge! Arriviamo poi alla scala finale, e al cartello delle foto sceme.
Via ora verso la ferrata! Speriamo sia bella! Di certo trafficata, su web ieri sera ho visto che ci sono due CAI che oggi la faranno, e dalle voci almeno uno sembra essere in parete: e infatti. Poco male, ne approfittiamo per uno spuntino alla base. Poi di corsa su! Sì perché alla fine la percorremmo tutta senza legarci, e data la caratteristica di essere praticamente tutta gradinata e facile, ce la beviamo. Sempre continuando ad ammirare la nord del Pizzo..che però mette il cappello. Iniziamo anche a sentire qualche goccia, ma poco male, fatta la ferrata l’acqua si può anche prendere, pazienza.
Senza aspettare partiamo alla volta dell’attacco della via normale di salita, la cresta sud-est. Vedremo com’è, mi preoccupa solo un po’ l’orientamento: non dovrebbe essere segnata, e se finiamo dentro le nubi.. Con questi pensieri si percorre il sentiero apuano che porta al giovetto: un single track a piedi, scosceso dall’altra parte (“se metti il piede in fallo, espulsione diretta!”) e coi terrazzini d’erba sotto vuoti.. E qui si ricomincia a essere preda del forte vento che tira dal mare.
Ma arriviamo al giovetto, e la salita al Pizzo sembra già spettacolare. Tira un vento selvaggio, osservo un alberello alberello che da quando è nato deve essere stato ben soggetto a queste raffiche! Ormai è deciso, ci si prova a salire, anche perché di gente su ne sta salendo, dietro ne arriva altra, perciò non deve essere cosi complicato. Marco si veste, io aspetto, tanto c’è ancora da sudare. E via verso la parte più bella della giornata.
Una roccia bianca che acceca quando quei rari raggi di sole la colpiscono, pulita, delicata. Si cammina un po’ sulla normale, ma si usano anche le mani per qualche semplice passaggio di arrampicata, ma delicato, perché scivolare qui..si finisce in giù. Un paio di passaggi da gatto tra due torrioni, e il gioco continua. Crestina finale esposta e panoramica (sì, quando un panorama da vedere c’è!) e siamo su. Ma prima di salire in cima mi fermo ad aspettare Marco, devo fargli una bella foto su questa cresta.
Cima! Ma dov’è la croce??? L’avevo vista in qualche foto.. Mi guardo intorno, che sia un’anticima? No no, non mi pare, poi la gente sta qui. Bah. Ah ma ecco, c’è il libro di vetta e la scritta su un sasso. Ed è ora del Twix di vetta e di qualche foto, appena le nubi se ne vanno, ma prima un filmato in cui le nubi ci schiacciano. Firmo il libro di vetta, come al solito non so che scrivere, ma ben presto trovo l’ispirazione pensando alla mia terra fratturata.
Marco dice “bon, adesso possiamo andare con calma, tanto che oggi prendiamo l’acqua è garantito!”, ma cerco comunque di scendere agile, un po’ per non prendere sto vento maledetto, un po’ per disarrampicare su roccia asciutta! Ma tutto procede senza umidità concentrata in gocce.. Arriviamo così al pratone del passo Foce di Giovo, dove trovare un posto riparato non è semplice: e infatti non ci riusciamo. Si mangiucchia qualcosa, si slacciano le scarpe, ma..si fa poi presto a rimettersi in riga appena sentiamo gocce sempre più numerose. E il Pizzo scompare, avvolto dalle nubi.
Scesi di pochi metri il vento si sente molto meno addosso, ma lassù come infuria! Si sente il rumore da qui! Una passeggiata tra i prati, poi ci si addentra nel bosco di pini, dove ben due pigne colpiscono marco, che però ancora porta il casco! Beh, chi le ha lanciate non l’avrebbe fatto se il mirato non fosse stato protetto! Poi castagni, anche questi secolari, che spettacolo. Ma che timore quando se ne sentono cigolare sotto la forza del vento, fuggi fuggi da qui, altro che pigna in testa!
E con un altro giretto tra i vicoli di Vinca, la giornata finisce. Rispetto a come eravamo partiti, finisce strameglio del previsto, niente pioggia e temporali, tutto bene! Immancabile birretta al bar, e si ritorna per il passo del Cerreto. Memore dei programmi dei biker della bassa, sento Samantha se sono in giro al passo, magari ci si becca, ma nulla. E invece, sotto al Ventasso, Marco mi sveglia dal mio torpore con un “ma quella è la Samantha”, retromarcia e toh, son loro davvero. Incontri fortuiti!

Qui il report.
Qui altre foto.
Quiqui video.

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