sabato 23 febbraio 2013

Una fresca decompressione: Monte Baldo

Quando ce vo’, ce vo’. Bisogno di spazi liberi, natura, aria fresca, freddo, fatica fisica, rilassamento mentale. Ne avevo bisogno. E questa esigenza così forte in un weekend così meteorologicamente scarso sarebbe stata difficile da soddisfare. Ma se sono andati su Marte, si può tutto nella vita.
Parto nemmeno troppo carico, a letto si stava bene, ma dopo starò ancora meglio. So che non troverò il sole, ma dalle previsioni dovrei comunque essere nella finestra meteo in cui il cielo sarà nuvoloso, dovrebbe poi iniziare a nevicare nel pomeriggio. Ma io nel pomeriggio conto essere già in viaggio di ritorno. Via che si parte. Ma già prima di calzare gli scarponi capisco che la giornata sarà di sorprese: ha nevicato bene stanotte, e le strade non sono pulite ma ghiacciate. Mi tocca montare le catene. E va beh.
Dal parcheggio la meta appare già, e appare coperta. Ma il cielo è pulito, verso ovest le cime sono illuminate dal sole: ieri facendo lo zaino ho guardato gli occhiali da sole e mi son detto “ma cosa li prendi a fare?!”, ora son quasi pentito di averli lasciati nell’ armadio. -5°C, ma parto come al solito vestito di intimo e maglietta, tanto c’è da sudare per salire. Rispetto alla prima uscita dell'anno, l’ambiente stavolta è invernale, ben innevato, con una spanna di farina sopra uno strato duro. Ottimo per sciare, meno per ciaspolare (in traverso si scivola sempre).
Vedere il Care Alto irraggiato dal sole mi fa ben sperare che potrei addirittura abbronzarmi oggi. Piano a cantare vittoria: lassù è sempre avvolto dalle nubi.. Salgo seguendo le tracce di sci alpinisti che mi precedono, davanti a me 4-5 persone, mentre scenderò ce ne saranno un bordello in salita. La temperatura inizia a far formare i primi ghiaccioli sul pizzetto: in realtà non ci avevo pensato che oggi avrebbe fatto freddo, ma son comunque attrezzato.
Raggiunta circa quota 1550, piombo dentro le nuvole. Già da un po’ aveva pure iniziato a nevicare, poca roba, ma con le temperature che ci sono i fiocchi si fermano su tutto ciò su cui posano, senza sciogliersi. Ma va bene, che me frega, meglio se oggi le condizioni sono avverse, mi temprerò di più e mi godrò di più il rientro al calduccio oggi pomeriggio. Intanto i ghiaccioli sulla barba aumentano.
Passo davanti a qualche sci alpinista, poi inizio a lasciare la loro traccia perché zigzaga troppo, e in questo modo sono troppo soggetto alla ciaspola a valle che scivola: meglio salire sulla massima pendenza! E così facendo, tagliando le tracce e tenendomi sotto la funivia (altrimenti c’è da perdersi in questa scarsa visibilità) arrivo al rifugio Fiori del Baldo. Visibilità 20m, nevicata in corso, il termometro appeso allo zaino che segna -10°C (ma è pur sempre un po’ vicino al mio corpo caldo e sudante), e adesso il vento che schizza dalla Val d’Adige si sente in tutta la sua potenza. Sarà dura.
Parto deciso verso nord, in salita verso il Chierego, ma noto che la traccia desso la faccio io. Nessun problema, solo..non so dove vado! Bianco sopra, bianco davanti, a destra, sinistra, sotto, sono ubriaco. Pesto ma non so cosa, non so quanto devo alzare il piede, faccio fatica a tenere gli occhi aperti per il vento che mi tira queste pallottole di ghiaccio negli occhi. Hard. Ma c’è il filo spinato che mi separa dai ripidi versanti (e le probabili cornici) del versante est del Baldo.
Quindi proseguo, pochi metri ma davvero tosti: la fascia della Barilla non riesce a mantenere l’orecchio sopravento caldo (vento a 40-50km/h, wind chill -25°C!?!), sento che devo essere diventato bello bianco. Ricordo la salita al Cimone e la foto scattata che a posteriori mi fece pensare “cazzo, un’altra mezzora così e avrei avuto qualche congelamento!”: appena arrivo al Chierego mi vesto prima di continuare. Un metro di neve fresca si intervalla a lastre di marmo. Al Chierego scatto qualche foto alla mia faccia che deve esser un bijoux, ma a casa scoprirò che lo era davvero tanto! Metto la giacca al riparo dal vento e provo a ripartire verso la cima. Tempo ce l’ho, ci ho messo 1h40 ad arrivare qui.
Già, ma non si vede una fava, e adesso non c’è nemmeno il filo spinato che possa orientarmi. Il vento tira dalla Val d’Adige, quindi non riesco nemmeno a guardare in quella direzione. Non ho nessuna voglia di mettere il piede in fallo, perciò dopo qualche tentativo, torno giù e buonanotte. Tanto le mie ore di decompressione le ho fatte, mi sento già molto meglio.
Scendendo trovo alcuni che salgono, per un attimo penso di tornare su seguendoli, poi mi vien da pensare che è stupido far la pecora. Via via, prima arrivo giù e più cose posso fare oggi a casa. E nel pomeriggio il meteo è previsto peggiori, ok la bufera di neve mentre cammino, ma non mentre guido. Nevica nevica, tira vento, invece che seguire le tracce preferisco seguire i tralicci della funivia, visto che si vedono così bene. Giù dritto, ma questa pendenza con questa farina sopra uno strato duro mi fa sciare anche a me!
Urca quanta gente sale adesso.. Si vede che oggi questa è l’unica possibilità relativamente sicura di una gitarella all’aperto! Che bello tutta questa neve. Esco dalle nubi e scorgo un accenno di sole verso valle. Entro nel bosco e tutti gli alberi carichi sono uno spettacolo. Continua a nevicare, ma il sole inclinato verso sud non è coperto dalle nuvole, quindi effetto magico. Calore per irraggiamento? No. Mi fermo a fare una foto e una sventagliata mi spara nel coppetto la neve che prima era attaccata sul ramo sopra di me..brrr.
Arrivo alla macchina, mi quanto è presto, ci ho messo un’ora a scendere. Quanta gente che sale, quanta gente che parte anche adesso. E che macchina che è il corpo umano: dopo essermi acclimatato alle temperature rigide in alto, adesso posso mettermi a petto nudo come se fossi in spiaggia. E mentre lo faccio, sento qualcosa.. Mi guardo allo specchio, toh! Un bel tarlocco di ghiaccio sulla barba è resistito fino a qui!

Qui altre foto.
Quirelazione.

Nessun commento:

Posta un commento