giovedì 25 aprile 2013

Dalla mezzanotte al mezzogiorno: Palla Bianca

Nottata e giornata strepitosa. Non ci sono altre parole. Da incorniciare. Resterà nelle nostre memorie.
Ore 22, si fa colazione. Colazione alle 22? Avrai messo un “2” in più! Anche così suona strano, ma non sarebbe la prima volta. Invece no, proprio le 22. Siamo partiti alle 20 da casa, e siamo all’ultimo autogrill prima dell’uscita dal casello: perciò, visto che una volta arrivati il programma è vestirsi e partire subito, tocca fare colazione. Primo segno degli squilibri che riserveremo al nostro corpo e al suo ritmo biologico. Ma il nostro fisico reggerà! Speriamo..
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Entriamo in auto nella valle, e la luna, come da copione, è splendida. Ci spaventa un po’ il caldo, a Bolzano 20°, ma sappiamo che dobbiamo correre contro lo scioglimento della neve durante le ore di sole. Non sappiamo ancora che ci toccherà tremare di freddo però! A Maso Corto la luna è alta, la nostra voglia tanta. A volte penso di non essere a posto, ma quando poi trovo persone che sostengono la mia pazzia, mi sento più normale. E Riccardo e Marco ci sono.
Visto che devo salire con gli scarponi nuovi, mi svasellino bene a modo le dita dei piedi, scotch miracolo e cerotto sul tallone. Non vorrei finisse come l’altra volta: Riccardo con gli scarponi nuovi a 3400m, prima dell’Hintereisjoch disse basta, non ce la faceva più coi piedi. Spero stavolta non essere io a frenare. Oddio, l’altra volta era anche estate, neve solo sul ghiacciaio. Oggi..neve dalla partenza, è una scialpinistica. Ma noi siamo fatti così, le sci alpinistiche con le ciaspole.
Un vento gelido ci spazza i capelli. Non è che ci sia così caldo in realtà.. oltre all’intimo e una maglietta, aggiungo una maglia leggera. Valle delle frane o piste, andiamo sulle piste, almeno la neve terrà meglio il nostro peso. Tenere meglio?! È marmo! Due passi e tocca mettere subito i ramponi! E la scarpa nuova inizia già a solleticare le caviglie.. Partiam bene! Partiamo è da poco passata la mezzanotte.
Risaliamo la pista che parte da Maso Corto, qualche tratto bello ripido che fa dimenticare il fresco. La luna è alta e possente nel cielo, illumina tutte le cime, crea la nostra ombra sulla neve. È fantastico. La lunata la sogniamo da novembre, passeggiata con luna piena su neve: solo che a dicembre ero malato, gli altri mesi il meteo era contro. Ora ci siamo. Fantastico. Proviamo qualche foto a tempi lunghi, ma la qualità è scarsa, ci vorrebbe il tre piede. Pazienza.
Ok, finita la prima pista, e ora? Il rifugio Bellavista è lassù, ma forse meglio andare di qua. Via verso sinistra, sull’altra pista. Di cui prenderemo le varianti meno ripide, la seconda picca mica l’ho presa! Ma che spettacolo. Lo so, sono ripetitivo, ma questa luna è eccezionale. Il contesto. Un luogo tipicamente affollato, e ci siamo solo noi. La montagna di solito depredata di questi luoghi, si lascia assaporare nel suo intimo.
E i primi mille metri di salita son fatti. Giungiamo all’arrivo degli impianti, pausa per mangiare qualcosa, ci sta. Ma che sonno.. Finora abbiamo approfittato del marmo battuto dai gatti delle nevi sulla pista, ma adesso temo che la musica cambierà.. Speravo in una forte traccia di sci alpinisti, ma non la vedo.. Beh, proviamo, siam qui. Tanto da quando siamo partiti il pensiero fisso è alla Forst, alla birra che ci faremo e a cosa mangeremo.

Ma la prima parte risalendo fino alla selletta a est del Teufelsegg non si va neanche male. E da qui si apre lo scenario sull’Austria, sul ghiacciaio del dell’Hintereisferner. La luna la fa ancora da padrone. Anche il vento, che sferza ancora più forte le nostre facce e corpi. Tocca mettere la giacca e i guanti seri. In realtà io le muffole in lana cotta le ho già da un po’: mi tocca mettere i copri muffola impermeabili. Non li avevo mai messi. Non voglio immaginare che freddo c’è. Ma siamo sempre carichi, un cielo limpido da urlo.
Adesso le frontali le accendiamo, occorre cercare le tracce per sperare di non sprofondare troppo nella neve non trasformata. Via sulla cresta che fa da spartiacque tra i due stati, Italia e Austria. Cerco ancora di fare qualche foto, ma è dura. Peccato. Spero le mie parole riescano a lasciare immaginare lo spettacolo nel quale siamo immersi.
Continuiamo bastoncini e ramponi, si sprofonda ogni tanto, ma si riesce. Il fatto di stare molto su cresta ci fa trovare neve a tratti molto trasformata. Poi scendi un po’ e trovi l’accumulo ventoso di 1m.. Ormai vediamo la palla Bianca, la nostra meta: laggiù, possente, alta, ti avremo stavolta? Ho i miei dubbi. Ma questo giro a luna piena vale già la giornata.
Una traccia scende sul ghiacciaio, un’altra continua sulla cresta: andiamo di cresta dai! E così, sorpresa, ci becchiamo anche una parte tecnica! Crestina affilata, a destra e sinistra un bel vuoto, sento Marco accennare al Lyskamm. Io veramente trovo più affilata questa.. E a metà meglio tirare fuori la picca. Le nostre frontali sono stagliate verso il cielo. Allo spettacolo della natura si aggiunge l’adrenali e il pepe di tratti tecnici non previsti.
Poi la bella cresta finisce, peccato. È ora di scendere sul ghiacciaio. È ora di legarsi. È ora di pareggiare i conti, bella mia! Il freddo è pungente, e cerchiamo di essere veloci a legarci per stare fermi il meno possibile. Da poco la potenza della luna non è più necessaria: all’orizzonte un filo giallo sta man mano diventando arancione, e il cielo da blu scuro sta trasformandosi in azzurrino: è l’alba.
Quante albe ci siamo goduti in montagna? Tante, ma mai troppe. Non saranno mai troppe.
Continuiamo a seguire le tracce dello sciaplinista che si è fatto la cresta incazzata, ma è una minoranza rispetto a quelli che si fanno la cima: eccomi quindi la davanti alla ricerca del “pistone”, certo che chi ieri e gli altri giorni ci ha preceduto non si sia fatto ognuno la sua traccia di salita, ma tutti siano stati sulla stessa per fare meno fatica. Dopo un po’, lo trovo: ma prima di trovarlo il nostro viaggetto col piede che affonda ce lo siamo fatto.
Il sole sale lentamente, e noi ci avviciniamo al punto dove l’anno scorso io e Riccardo fecimo dietrofront: non so lui, ma io ci penso da quando siamo partiti. Oggi stiamo facendo una bella faticata, e pensare di non arrivare in cima nemmeno oggi farebbe cancellare la Val Senales dalle mie cartine. Spero solo i miei piedi resistano alle scarpe (che un po’ duolono) e che tutti e tre rimaniamo abbastanza svegli, lucidi e in forma per salire.
A dispetto di quanto avrei pensato, solo noi a vista d’occhio. Nemmeno uno scialpinista. Strano. Ma forse della luna sono innamorato solo io.. In realtà i puntini sul ghiacciaio compariranno più tardi, quando noi ci troveremo a pochi metri dalla cima, e ancor di più quando l’apertura degli impianti consentirà di salire in cima dimezzando e più il dislivello della salita.
Ma la stanchezza inizia a farsi sentire. Abbiamo anche mangiato e bevuto poco, grave errore. Passiamo sotto il seracco per giungere all Hintereisjoch: abbiamo superato il dietrofront dell’anno scorso, credo che Riccardo, come me, sia abbastanza determinato alla vetta. Di tempo davanti a noi ne abbiamo in fondo. E davanti a noi, anzi intorno, abbiamo anche uno spettacolo di cime innevate bellissimo: la nord del Gran Zebru a dominare questa vista.
Il vento sferza ancora di più, da desso saremo belli esposti alla sua furia visto che ci troviamo sempre più in alto e in cresta. Sento la faccia bella martoriata, ma fermarmi a cercare il passamontagna mi fa venire ancora più freddo. I miei due amici scorgono la prossima salita, e Marco “spero che sia l’ultima, perché io son cotto!”, lo spero anche io, perché io voglio arrivare in cima.
Forza, si sale, cerco la traccia buona ma qui è dura: le discese degli sci hanno coperto la traccia ghiacciata, quindi giù di piede! Poi quando la pendenza si accentua, riesco a ritrovarla. Ma ormai siamo allo stato di una pausa per riprendere fiato dopo poche decine di metri di salita. Quando poi, oltre che sentire Marco che mi chiede una pausa, mi volto e vedo Riccardo in ginocchio a mo’ di cavaliere che aspetta che la spada del re gli si posi sulla spalla per ottenere ufficialmente  la carica, capisco che siamo alla frutta. E questo mi carica e da forze per continuare.
Continuiamo con queste frequenti pause fino a spianare su una zona più pari. Guardo l’altimetro, che mi fa capire che ne manca ancora, ma non posso dirglielo. Marco mi chiede che ore sono, e mento spudoratamente dicendogli una mezzora in meno. Si prosegue, vedo un punto bianco alto, sarà la cima quella, no?! Spero di sì, ma l’altimetro mi dice di no.. mi illudo da solo, è follemente bello. Altra pausa, Riccardo si sdraia per terra, oddio! Ma è solo per essere più comodo a rovistare nello zaino alla ricerca di cibo.
Ed ecco che vedo la cima, manca ancora un po’. Ma c’è una bella cresta di misto per arrivarci! Che figata! Un po’ meno per gli altri due che son stanchi. Son stanco anche io, ma sono pure eccitato. “Vedo la croce!” grido a entrambi. È solo la Palla Bianca, un misero 3738, targato PD (che con la cresta fatta stanotte upgrade rei a AD), ma per noi è molto di più. Fatto in giornata e in ambiente invernale è molto più vissuto.
Bella cresta, nulla di difficile, ma divertente. Ed ecco, la tocco, la croce. Cima. Arrivano marco e Riccardo, che in modo incomprensibile girano attorno alla croce a cercare il posto migliore dove sedersi e rovistare nello zaino per cercare da mangiare. Cielo limpido, vento gelido che ormai ci tiene compagnia da ore, sole alto (sono le 8), e siamo da soli. Noi e la montagna, nel senso più grande del termine. Sono quasi commosso, sento le lacrime lì lì per uscire, ma forse si rifiutano di scendere per paure di congelarsi.
Come si temeva, la vetta non ce la godremo molto, troppo freddo. Ma il KitKat (appena finisco la scorta che ho a casa, abbandono la Nestlè) di vetta ci vuole stavolta, cazzo se ci vuole! E anche un bel video ci sta. Marco e Riccardo sono a pezzi, anche io non sono una rosa, mal’adrenalina mi tiene pimpante per quel che si può. È la solita storia: a vedere gli altri in difficoltà, io mi responsabilizzo e carico. Andiamo giù, orde di sci alpinisti compaiono sul ghiacciaio. Ah ah! Ma noi la salita ce la siamo goduta ben più di voi!
Scruto costantemente nella direzione del Teufelsegg: prima di tutto per capire quale sia, e poi per vedere la traccia degli sci alpinisti che stanno arrivando. Non voglio ripetere l’arguta cresta di stanotte, che col sole che ci picchia da qualche ora temo non essere più così in forma.
E della serie “noi il nostro fisico sì che lo massacriamo”, in un’ora passiamo dal tremare di freddo in cima allo schiattare di caldo sul ghiacciaio. Subito in intimo e manica corta, braccia scoperte e occhiali da sole! Solo che questo sole e caldo è pure sinonimo di neve che si sfalda.. Calziamo le ciaspole, ora servono. Siamo gli unici senza sci, e chi ce li ha ci guarda male. Cazzo volete?! Noi intanto ce l’abbiamo fatta, e ci siamo fatti svariate ore in solitudine.
Non sarà tutta discesa, per tornare al Teufelsegg serve salire un po’, e nessuno di noi ne è contento, ma fatto 30, facciamo31. Nelle ciaspole le scarpe martoriano ancora di più il piede. Ma ormai siamo tutti d’accordo sul prendere gli impianti per scendere. Stanchezza, voglia di trovarsi davanti un boccale di birra e qualcosa di fumante da mettere sotto i denti, il non volersi spaccare i piedi con le scarpe nuove, hanno portato a questa scelta unanime.
Ultima salita, avanti signori! Con calma, ma facciamo anche questa, e prima di scendere alla selletta a est del Teufelsegg, una foto tutti e tre, e lei, la Palla Bianca, che ora deve sopportare l’interminabile fila di calca verso la sua cima. Noi la montagna la preferiamo in intimità.
Ed eccoci, ore 12, all’impianto. Marco va a comprare i biglietti per scendere, Riccardo svaccato per terra a riposare, io filo la corda. Marco torna “ho una brutta notizia, non si può scendere” no no, non scherziamo. Di forze ne ho ancora per scendere, ma ho voglia di birra, canederli, e di preservare i miei piedi. E Riccardo è stanco. Finisco di litigare con la corda e vado a chiedere. Dopo un po’ riesco a convincere il tizio a sentire il suo capo a valle per dargli il permesso di farci scendere. Meno male.
E siamo all’auto, yahoo! Cazzo se son contento, ce l’abbiamo fatta! E scopro con piacere che i miei piedi non hanno subito le ire delle scarpe nuove. Siamo delle bestie. L’idea folle è stata compiuta, realizzata. È più di un giorno che non dormiamo, e si sente.. Ma adesso vogliamo solo una cosa: andare a Lagundo alla Forst, a rifocillarsi.

Qui altre foto.
Qui relazione.
Qui video di vetta.

sabato 13 aprile 2013

Via di corsa da qui: Vajo Stretto di San Paolo


Con tutta la neve che ha fatto gli amati vaji devono essere belli pieni. Con quello che ha slavinato, devono essere belli duri. Con la temperatura e lo zero termico che c'è..mamma paura! Ma andiamo, se no che facciamo questo weekend? E poi il Vajo Stretto di San Paolo lo punto da un po', e se l'uscita è bella colma deve esser da godere.. 

Alle 4e30 siamo già in marcia (beh, già, potevamo partire anche prima, sarebbe stato più suggestivo). Subito ciaspole che non voglio spendere energie inutili, anche perchè uscito dal Vajo vorrei salire lo Zevola, traversare fino al Tre Croci e scendere per Passo, e la neve sappiamo la troveremo squaccuera! 

Saliamo per la strada verso il Rifugio Battisti, e la in fondo vediamo delle frontali: che sia Bellò verso Canna d'Argento? Alla partenza il gruppetto di Facebook è partito prima di noi alla volta della Ruga dello Zalica, due ragazzi dietro di noi verso il Fratta Piccola. A ognuno il suo oggi! E il sole è ancora bello basso, e all'orizzonte i colori sono sottili sottili, mentre sopra di noi tanti puntini luccicanti. 

E si vedono già tutti gli slavinamenti.. Dai c'andom, è già tardi, è sempre tardi. Dal Battisti traversiamo passando alla base di tutti i vaji, scoprendo valanghe consistenti, che da attraversare ciaspole ai piedi non sono comode. Mi pare che due ragazzi che andavano vero la Ruga tornino indietro, spero niente di grave! Ma se son due, vuol dire che gli altri due stanno salendo.. E infatti ecco le frontali. 

I due del fratta Piccola ci seguono che gli indico l'attacco (sono un esperto dopo questa e questa), noi continuiamo, arrivo fino a uno slavinamento immenso che mi pare il Ristele, perciò, indietro, ed ecco i muri di roccia verticali che sormontano il nostro vajo di oggi, e ci accompagneranno per mano.. Cambio gomme e si parte. Si parte in CCCC, poi si vedrà, tanto siamo armarti fino ai denti come al solito. 

Marco sale, sarà slavina ma non regge molto questa neve, come temevo, sarà da ravanare! Me lo scriverò sul casco, “the ravanator”. Ma non ce l'ha ordinato il medico, perciò vuol dire che ci piace. Il sole è lì lì per sbucare da dietro una nube, ma meglio che resti la finché non ci incassiamo, così l'irraggiamento lascia stare la neve che pestiamo. Toh, un camoscio vajista, di cui seguivo le tracce.. 

Bello bello, adesso si vede bene dritto dritto tutto il vajo che si incassa, e parto spedito smanioso. Abbiamo attaccato alle 6e30, speravo prima, temo il caldo. Troviamo certi tratti di neve dura da punta di ramponi, ma sono pochi. Mi maledico, dovevo prendere la picca classica anche.. Per l'inconsistenza della neve tocca progredire in piolet traction..a 50° di pendenza! 

Ma saliamo allegri e spensierati, come sempre. Il vajo si incassa sempre più, con pareti alte ai nostri lati. Pareti che scaricano un po' di roba, perciò a costo di farmi odiare dal compagno “dai Marco, su. Si vede che ho smania?” “si vede sì, sei sempre 50m avanti a me!”. Pesta qui, vai giù fino all'inguine, cambia di la, ok sembra tenere, e si va avanti così. 

In vista dell'uscita un divertente muretto opzionale a sinistra, più facile a destra. E dove salgo? A sinistra ovviamente! Insomma, un po' di pepe! Saranno 75°, ma non da punta di ramponi e punta di picca.. Aspetto Marco sopra, e scrutiamo l'uscita. Il tempo è volato! In realtà siamo volati anche noi, nonostante il fondo, in 1h15 siamo a 30m dall'uscita. Peccato che l'uscita di un vajo, come al solito, è un'avventura a se stante. 

Davanti a noi un'uscita ampia, con rampetta sotto rocce a destra. Però un po' al sole. A sinistra goulottina stretta all'ombra: proviamo! Salgo fiducioso, corda macché (e il pensiero vola all'uscita del Fratta Piccola): la neve fa cagare, farina pesante, ma con delicatezza e sforzo si sale. Arrivo a 5m dall'uscita, nella sezione più stretta, 1m, ma niente da fare, non si va. Ho imparato la lezione, giù. 

Marco dietro di me scende e traversa, lui prova tutto a destra. Io testardo come un mulo, o come un basco (euskadi!), sto più a sinistra, sui 75°. Sarà migliore la neve? Mah, vedremo. L'importante è accorgersene quando ancora puoi tornare indietro.. Vado, pian piano si impenna, con Marco ci scambiamo battute, un po' meno ilari ora che siamo sul filo del rasoio, ognuno sulla sua uscita. Onestamente, inizio ad avere smania e fretta di uscire per poi calare una corda a marco, che mi sento responsabile.. 

Ma la neve, tiene poco. Calcia coi piedi a pressare o a cercare la terra (ti prego, la roccia friabile no), vai di picca (di puntale, non di punta!) a schiacciare e poi anche col guanto. Fatica e ravana, spera non ceda, arrivo all'ultimo metro, al sole, e porca vacca non tiene. Dai tira, e riesco a uscire. Sempre al cardiopalma le uscite da un vajo.. “Marco tutto ok? Vuoi la corda?” “Mah, se me la lanci non mi fa schifo”. Mi ricorda la Marmolada, la sua nord. 

Giù corda ed esce anche lui. 45min per la sola uscita. Mangiamo qualcosa che ce lo meritiamo, contenti di aver messo nel sacco anche questo vajo. Anche se quest'anno la loro grassezza li rende forse più facili tecnicamente, anche se meno fisicamente. 

Dai, proviamo a realizzare il progetto originale. Ciaspole e verso nord, dove troviamo i due ragazzi che escono dal Fratta Piccola. In lontananza avevamo visto i due uscire dal Ruga Zalica e scendere veloci verso il Fratta Grande. Andiamo, passiamo l'uscita del Fratta Grande, ma dopo un centinaio di metri desistiamo. Neve troppo pesante e bagnata da salire con le ciaspole, si rischia. E se è così adesso, col sole che batte tra un'ora sarà peggio. 

Dietrofront, sul crinale ventato, saluti a due ragazzi, scrutiamo quattro persone dentro al Fratta Piccola, e via verso il Passo Ristele. Che contrariamente a quanto sembrava dalla base qualche ora fa, non ha scaricato proprio tutto tutto.. Infatti mentre scendo per primo, due valanghine a debole coesione dal lato sinistro scendono dopo che la roccia si è scaldata dal sole. “Marco, giù di corsa” ma lui è cotto, dopo due giorni a bere solo birra.. 

Intanto tutto si annuvola. Ma non da perturbazione, sono classiche nuvole che avvolgono il Carega d'estate quando fa caldo. E si sente ovunque rocce che scaricano.. Ho sol voglia di arrivare all'auto! Con la calma dovuta alla stanchezza dell'ubriacone, arriviamo alla macchina, felici di esser giù perché oggi di rischio ce ne è se non si fanno le cose fatte bene. 

Ultimo vajo della stagione? Mah, forse quelli a nord se si trasformano.. Ma per il momento meglio lasciar riposare! Intanto ci concediamo un gelato caro ma massiccio osservando il passeggio sulla strada principale come due vecchi.

Qui altre foto.
Qui report.

domenica 7 aprile 2013

Cercando creste, trovando nubi: Rifugio Battisti


Giornata perfetta per cercare un camminatone lungo, faticoso, ma appagante. Peccato che le previsioni diano brutto a nord del Po, un po meno brutto nel pomeriggio a sud. Vada per l'Appennino. Per fortuna ieri è stata una giornata lunga, e ciò mi ha permesso di dare già una sfogata alla mia voglia: quindi posso andare più rilassato.
Infatti tra la prima sveglia e la partenza passano 2h30, tra fare lo zaino, guardare le webcam e tornare a letto, riguarda re webcam e tornare a letto, altre volte, fino a sveglia se no non parto più. E così mi incammino dal parcheggio alle 10. Tardissimo per i miei standard! Ma oggi va così, anche nella speranza il meteo migliori come annunciato: favole.
Giro classico, che avrò ripetuto (contando le varianti) almeno dieci volte: ma è una bella zona. E voglio vedere quanta neve ha fatto su. In realtà parto con tre idee. Uno: salire al Passo delle Radici, crinale fino al Prado e discesa. Due: salita della cresta nord del Cipolla. Tre: cresta di Vallestrina e Ravino con rientro lungo sulla carrozzabile.
Appena vedo il crinale capisco che la uno non si può fare, solo nebbia lassù. Inizio già a capire che anche le altre due non avranno un esito positivo. Continuo a salire, testa bassa per cercare la neve migliore (mi tira mettere ciaspole e ghette ma non voglio bagnare i pantaloni).

Tutto tracciato, si vede che c’è una carovana di gente che sale in questi giorni, ma con l’ora a cui son partito di gente ne trovo poca. Al Segheria tiro dritto per il Battisti, abbandonando definitivamente l’opzione uno. Dopo poco metto le ciaspole perché si inizia ad affondare troppo, e così vado poi alla ricerca della neve fresca, che con le ciaspole è una goduria.
Detto fatto, uscito dal bosco la traccia va decisa verso destra, ma io pam, dritto verso il Passo di Lama Lite restando nella conca. Brutta scelta. Ogni pendio che vedo in giro ha scaricato, compreso il Cipolla dove sto passando sotto e pestando vecchie valanghe già ricoperte da altra neve fresca. Ma ci sono molte crepe lassù. E sento di pestare almeno 50cm di neve morbida, soprattutto lo sentono le mie gambe.
Via via verso destra,a  cercare il crinalino, ma mi sento un po’ troppo minacciato e cerco di filare dritto verso il passo al più presto! Ma in questo bianco non ci vedo niente, non capsico le profondità, è impressionante! E non c’è nemmeno il sole.. E al passo vedo già gli sbuffi di neve alzati dal vento..
Eccomi al passo, fiu, son salvo. Osservo la cresta del Cipolla, osservo verso Vallestrina e Ravino: tutto coperto, le nubi sono 30m più alte di me, per ora. Osservo il cartello al passo, si vede appena la fine dello stesso: che bello constatare quanta neve ci sia! Parto allora verso il Passone, almeno la potrei arrivare, tutto crinale e poi sarà tracciato vedrai.
Ciccia, non è tracciato nulla, ma provo a partire. Alla prima salita decisa però, un tot di neve e le nubi che si abbassano di colpo mi fan capire che non è giornata, dietrofront e andiamo a fare visita al Battisti. Che trovo piacevolmente coperto di neve fino al primo piano! Che figata, ci sta che i canali appenninici vengano buoni a breve.. Speriamo solo che lo scirocco non sciolga tutto e ci faccia annegare dal Secchia..
Tutto d’un fiato, torno giù che ho già meditato il piano b, scendo e vado a fare un giro in Pietra. Stavolta però seguo la traccia “sicura” che se ne sta ben lontana dall’avvallamento dove son passato. Ma sempre a cercare neve fresca, non nella traccia. Trovo una coppia che guarda la cartina, guarda la traccia ben battuta e la mia che tira dritto verso il passo, e gli dico subito “no no, andate di qui, non seguite la mia traccia”.
Poi giù di corsa assetato a cercare la fontana, non voglio fermarmi, tutto d’un fiato, anche perché son bello sudato e non voglio prendere freddo, ne vestirmi. Arrivo alla macchina con una certa fame, dopo sole 4 ore di escursione. Mi cambio con calma, osservo di nuovo il crinale che non si è mai scoperto. Anche il Cusna non si mostrerà mai oggi.
In Pietra, dopo un’indigestione di Gran Cereale, mi piazzo in cima a scrivere della giornata di ieri per il blog. Molto meglio qui, nonostante vento e freddo, che sulla mia scrivania!

Qui altre foto.
Qui report su onice.