Ultima uscita del Corso AR1 2013 del CAI di Carpi,
destinazione lo gneiss in ingresso alla Val d’Aosta. Il meteo ci
lascia un po’ titubanti fino alla fine, ma poi sembra aggiustarsi
decentemente: tra venerdì e sabato pioverà, ma domenica sarà una
bella giornata, sperom. Intanto giovedì nevica.. Già, neve!
L’ingresso in Val d’Aosta e la visione delle cime bianche fa
sognare e fremere piccozza e ramponi. Ma oggi questi attrezzi non son
con me.
Al parcheggio di Albard di Bard l’aria
non è frizzante, di più, tutti con berretta e guanti, ma il morale
è alto. È il sole che non è molto alto e si farà pregare prima di
uscire a scaldare noi e la roccia. Non facciamo in tempo a scaldarci
per la marcia di avvicinamento (in realtà si scende) che il vento
spazza via il calore sviluppato. Toh, mi pare di scorgere una chiazza
di neve nell’erba..
Scelgo di provare a
salire Dr Jimmy, forse la più facile della parete, col tratto di 6a
finale ben evitabile prendendo il sentiero di discesa. L’anno
scorso a Rocca Sbarua mi ero
trovato bene su questo tipo di roccia, sono fiducioso, anche se il
freddo è pungente. Sulla stessa via ci sono Sauro con Paolo e Ferdinando, che partono
prima di me e Stefano e dopo
qualche tiro prendono il largo lasciandoci indietro (per qualche trio
saremo affiancati da una cordata di una guida con due donne francesi
sulla 60ina, sti ca).
Forza, si parte, ma la roccia mi
ricorda il freddo patito sullo Spigolo Steger, brutti ricordi.. In più oggi ci aggiungiamo il
bagnaticcio e l’umidiccio: d’altronde il primo tiro parte nel
bosco, ben all’ombra, e finisce fuori dal bosco, ma sempre
all’ombra. Le ditine ringraziano..rimetto i guanti. I primi tiri
sono divertenti, su questa roccia c’è da prendere confidenza, non
ci metto spesso le mie Mythos sopra, e la testa ne risente.
Evito come la peste la deviazione
dritta della variante difficile (Luna), lanciandomi in mezzo alle
sterpaglie verso sinistra, girovagando scappando dalla roccia
bagnata. Siamo vista valle adesso, ma preferirei vedere il sole. Ma
cosa dico vedere, proprio ustionarmi! Finalmente, la terza sosta è
al sole. Toccare roccia calda è una benedizione.. Al nostro fianco
scorrono sullo spigolo di T rex Davide con Spalla e Giampietro e Ivan con Laura: avremo la
possibilità di vederci in molte situazioni, carina come cosa.
Ma la magia del sole dura poco: spazio
al vento impetuoso! Che poi esser spazzato dal vento in parete,
mentre usi appoggi di qualche mm, non è che sia proprio il massimo
della vita. Giungiamo così al primo dei tiri duri della via, quello
dove occorre superare uno strapiombo con una mezza spaccata per poi
seguire una striscia grigia. Bello bello. Meno male le mie dita son
sottili, riesco a entrare nelle fessure mignon. Stefano sale, sembra
quasi senza problemi.
Dalla quinta sosta i francesi che ci
hanno superato fanno un veloce trasferimento fuori dal bosco, e mi
pare furbo imitarli su questo slancio di una decina di metri, visto
che poi c’è il passo di boulder che secondo me è ben più di 5c.
Studia di qui, prova di la, una mano qui e il piede li per partire,
no non va. Riprova di qui ma neanche. Ascolta, va a cagher, qui se
cado mi spacco una caviglia visto che sono a un metro da terra, anche
se mi isso poi non riuscirei a stabilizzarmi. E vai di A0, la
caviglia è salva.
Sospiro di sollievo, almeno il
difficile è finito. E invece no. Traverso taggato 2a, ma sarà per
il bagnato o altro, mi pare che sia più impegnativo. Ma anche questo
va. Mannaggia però qui il meteo che prima era terso si sta
annuvolando. E ormai fatto questo traverso la vedo dura scendere in
doppia. Dai dai, meglio spicciarsi che finire sotto l’acqua sarebbe
fastidioso: no ma ferma tutto, c’è una placca finale non banale, e
li la roccia la vorrei bella asciutta!
E infatti la placca finale è dura, per
uno come me poi che non ama le placche.. Finisce che azzero, che già
sento qualche goccia sulla testa, e così posso finire la via con
relativa sicurezza mia e di Stefano. Sono le 16e30 e finiamo la via
dopo un tiro (ben più facile del traverso a metà) senza nemmeno una
protezione, spinto dalla fretta di uscire prima che queste poche
gocce diventino un torrente impetuoso! Mi ricordo l'anno scorso come finì a Tessari..
Il sentiero è comodo per scendere
contrariamente a qualche voce che avevo sentito al parcheggio, meglio
così! Troviamo altri componenti del corso e istruttori a fare
qualche monotiro, adocchio un bel diedro da fare tutto in dulie, ma
Davide chiama per andare alle macchine. Brr, che giornata fredda e
che via umida! Non troppo gustoso, ma è andata, ci siamo comunque
divertiti.
E si va al nostro alloggio..un albergo.
Quanto mi prende male in un corso di montagna finire in un albergo,
mi pare diseducativo, oltre che essere frammentario per il gruppo
(stanze da 2?!): vabbè, stendiamo un velo, d’altronde la chiusura
del solito B&B non ha trovato altre soluzioni che questa. Doccia
e si esce a cena. Cena, un’abbuffata di cavallette, la cameriera
non fa in tempo a posare un vassoio di affettati piuttosto che di
peperoni, piuttosto che di formaggi piuttosto che di cotechino e
patate lesse ecc ecc, che ognuno si riempie il piatto: più golosi
con gli occhi che con la bocca!
Il giorno dopo doveva esser un sole
splendido splendente, e infatti..grigio! E di notte ha pure
ripiovuto.. Siam qui per ballare, balliamo. Si riparte per Albard di
Bard (le placche di Oriana sono ricoperte di una strato bianco, e non
è farina) ma per cercare vie più corte nel settore alto. Luca
consiglia Gatto Matto, molto divertente e una tra le più facili: ben
venga, preferisco rilassarmi oggi, e anche Laura
è d’accordo. Il parcheggio oggi è pieno.
L’avvicinamento è molto istruttivo,
sentiero scarno, tracce sparse, bivio che non si trova, 45 minuti di
cammino di cui in alcuni avrei voluto avere un machete. Passiamo
vicino a una placca sulla quale scorre un flebile ruscello, e Luca
“guarda, è di buon auspicio”. E dopo un po’ di tempo perso a
girovagare, finalmente troviamo l’attacco della via, bello
muschiato, te possino. Almeno siamo solo noi quattro, e capiremo il
perché.
Parto un po’ più alto del primo
spit, altrimenti toccherebbe mettere piede sul muschio bagnato, un
bel traverso accucciato per passare sotto il masso, e poi mi rendo
conto come il primo tiro sia forzato: si risale un camino diedro di
sfasciumi, in spaccata bagnata, poi una camminata in mezzo a delle
pietre. E infatti Luca e Annamaria
li ritrovo alla prima sosta dopo aver seguito una traccia tra le
foglie..
Secondo tiro, si inizia a fare un po’
sul serio, il grado sale un pochino ma mantenendo lo stesso un buon
divertimento legato alla bassa difficoltà. E poi ci si trova su uno
spigolo, l’arrampicata che preferisco perché esposta. Ma Luca mi
ha già anticipato che i tiri belli sono gli ultimi due: dalla sosta
scorgo una bella parte di buconi che sale abbastanza dritta.. E
infatti a casa scoprirò che la parete si chiama “Emmenthal”.
Parto per infilare le mani e piedi nei
buconi, ma già dalla sosta ho avuto l’impressione dell’umidità
residua concentrata su quella zona di parete. Già il traverso per
portarsi alla base della stessa è delicato, ma dopo sarà peggio.
Brutta bestia la psicologia, non ci fida di nulla, vorresti mettere
il piede su quell appoggio bello comodo, ma è bagnato. Infili la
mano in quell’acquasantiera, ma ti accorgi che il parrocco non ha
ancora fatto messa e perciò il recipiente di roccia è ancora pieno.
Ma con calma e parsimonia, la sosta è raggiunta. Ed è una vera
sosta, dove tocca stare appesi con sotto il vuoto.
Arriva Laura, e prima che Luca ci
raggiunga, vedo di partire per liberare un po’ di posto in sosta.
Minchia però, i passi iniziali sono quasi da boulder: mani alte ed
esigue, piedi scarni e roccia in strapiombo. Interessante anche la
storia delle protezioni: S1 sui tratti più difficili del tiro, ma
dove si semplifica la difficoltà la lunghezza delle protezioni si fa
frizzante, 7-8m! Sempre seguendo i buconi, che poi diventano buchini,
si arriva su, da dove scorgo gli altri impegnati sulle vie alla
nostra sinistra. Guardo l’orologio ed è già tardi..
Ci ricompattiamo tutti e quattro,
guardo l’orologio: tra mezzora dovremmo essere al parcheggio, ma
dobbiamo ancora fare le doppie e camminare in giù. Sarà lunga..più
lunga di quello che pensavo anche! Tra l’altro il sole se ne sta
bello nascosto, e adesso è venuto a trovarci il vento. Preferivo il
viceversa.. Scendo per primo per stendere le corde, che si sono belle
impelagate tra loro, maledette. In più i 60m di corda portano alla
base della parete finale, ma resta il traverso per tornare alla
seconda sosta. Nulla di che, ma bagnato non è molto rassicurante, e
per gli allievi non è proprio indicato. Mi arrovello per lasciare
stesa una delle corde con cui avrei dovuto attrezzare l’altra
doppia per tornare alla base della via: altro tempo perso, ma qui ne
valeva la sicurezza.
E così alle 16e30, con ben due ore di
ritardo, arriviamo al parcheggio, dove (quasi) tutti ci aspettano.
Appena in tempo che inizia a spiovischiare, ma non abbastanza presto
per passare i giorni successivi col raffreddore!
Qui altre foto.
Qui relazione primo giorno.
Qui relazione secondo giorno.
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