sabato 26 ottobre 2013

Rimasugli d’estate in Dolomiti: Via del Topo

Anomalo. Non ci sono altri termini per definire questo meteo. In pianura 18 gradi di notte, una nebbia fitta che nasconde in alto un bel sole. (Beh, si potrebbe pure dire "preoccupante") Come temperature sembra di essere a fine estate, non quasi a metà autunno, e quindi perché non approfittarne per (l’ultima?) scorribanda arrampicatoria in dolomiti? Non ci sono scuse, si va.
Nicola propone la Via del Topo sulla Torre Jolanda, gruppo del Moiazza: considerando cos’è la Jolanda per la Litizzetto, questo nome ispira già fiducia, quando poi si legge la relazione e il grado, è fatta. Ore 4e30 partenza super carichi. Finché non arriviamo nei pressi del Passo Duran però, gli animi sono un po’ delusi: sembra il grigio delle nubi abbia la meglio, ma in realtà si tratta solo di un tappeto che oltre i 1500m lascia posto al sole e alle cime dolomitiche che emergono. Il Pelmo e l’Antelao sono li a farsi ammirare.
Ci si prepara senza troppa fretta, c’è chi si lava i denti, e ci incamminiamo. Conosco un po’ la zona, anni fa ci venni con Marco per una due giorni in cui il primo fu dedicato a un giretto sul Gruppo del San Sebastiano, il secondo alla Ferrata Costantini (davvero bella, lunga, varia). La marcia è accompagnata dalle stronzate raccontate dall’uno o dall’altro, si parla del solito tema comune, e dopo un tratto di bosco usciamo su ghiaioni in mezzo ai mughi. 
La relazione parla di un’oretta di avvicinamento, intanto stiamo sudando come dei cammelli, il caldo è davvero da fine estate, mi autoringrazio per aver messo i pantaloni leggeri (cui posso fare un risvolto per farli diventare pinocchietti) e di aver preso una maglietta di ricambio nello zaino.
Poi accade il reparabile. Nonostante una bella scritta “Jol” su un masso indichi di proseguire sul sentiero, ci si convince che l’attacco sia lassù risalito questo canale. Andiamo a vedere: chi taglia a destra per cercare un passaggio, chi continua a salire trovando bolli rossi sbiaditi e fittoni. Io la nostra torre non la vedo, e da basso vedevo era molto più in la. La cartina mi fa intuire che stiamo seguendo la strada per la cengia Letizia, rileggo e rileggo la relazione e mi convinco che qui non vada bene. Lascio sfogare i tre che vogliono cercare di qui, e poi scendiamo tutti insieme.
Dopo aver perso 40 minuti, seguiamo la scritta, e risalito un po’ ci appare la nostra torre. Ma non è finita! Dov’è l’attacco?! Due vogliono salire a cercare, io me ne sto sotto, i grandi strapiombi di cui parla la relazione sono convinto siano questi, lo zoccolo della torre sia questo, lasciamoli sfogare.
Perso un altro quarto d’ora buono, si attacca. Parte Paolo, spavaldo con le scarpe da avvicinamento, col suo compagno Nicola che non gli fa nemmeno sicuro (beh in fondo finché non mette giù nulla..). Tutto molto ilare, in fondo di tempo dovremmo averne. La corda finisce, Paolo non ha ancora fatto sosta, Nicola parte. Cordata affiatata..
Finalmente tocca a me,  Ivan mi fa sicura. Primo tiro facile, solo qualche passo un po’ delicato, ma nulla di che. Non troviamo nemmeno un chiodo, ma la sosta sembra quella giusta. Che assolamento. Ivan mi raggiunge e in sveltezza raggiunge la seconda sosta, mentre io guardo Nicola in posizioni aperte sul terzo tiro ormai.
Galeotto fu il terzo tiro. Le cose iniziano a farsi un po’ più serie. Il bello di questa via è che si trovano pochissimi chiodi lungo essa, ma è possibile proteggersi bene con clessidre e nuts. Già. Inizio a mettere giù dei nuts. Il camino è interessante, atletico, divertente. Arrivo da Nicola in sosta, faccio tutte le mie operazioni, dico a Ivan di partire. Ma ci mette un bel po’ di tempo sui primi metri. Avevo visto che il primo nuts che avevo posizionato si era incastrato bene. Ivan arriva alla sosta “Andrea, fai conto di avere un nuts in meno”. E va beh, amen, meglio lui che me.
Col quarto tiro si arriva al passaggio chiave della via, giusto lì sulla partenza del quinto tiro. Già l’osservare Paolo da sotto che faticava un po’ mi ha intimorito. No dai, oggi la finiamo questa via, pulita, senza azzerare e senza metterci sei anni. No dai, non è così terribile, si sgnugna un po’ ma ce la si fa. La via è bella verticale, ma sempre ben ammanigliata e su roccia buona. Arrivo in sosta, è fatta anche questa, adesso dovrebbe esser in “discesa”.
La giornata è spettacolare. Ho idea che mi resterà il segno del sole sul collo talmente ne sto prendendo, Antelao e Pelmo svettano, il Gruppo del San Sebastiano si mostra man mano invogliando dei canali sulla parete che vediamo, la Crosa Spiza si rende misteriosa dati i blocchi di roccia che sembrano esser stati appoggiati sulla cima. Che spettacolo. A rovinarla solo la continua cantilena dei “zaletti”.
Nicola crea varianti sul sesto tiro, con Paolo se la ride. Pace è fatta! (scherzo, non han mai litigato, è il modo di fare burbero di noi montanari). Al settimo c’è da starsene un attimo in campana, i traversi sono sempre emozionanti, quando poi sotto vedi che vai giù dritto per centinaia di metri, l’emozione si accresce!
Arrivo in sosta e Paolo mi incita a continuare uscendo così io in vetta, ma no, non mi sembra corretto, tocca a Ivan su. E agilmente arriviamo tutti in cima alla Torre Jolanda. Gran strette di mano, ma ci resta ancora da scendere! Ce la prendiamo comoda, son le 14e30 e di tempo ne abbiamo, oltre che fame e sete da placare!
Doppie o normale? Giù per la normale, bravo a chi ha messo giù una corda fissa (meglio non guardare però dove e come sia ancorata) perché il primo tratto è davvero esposto. Ora siamo all’ombra, una maglia in più addosso, ma non c’è freddo. Paolo scalmanato ci semina, ma tanto le chiavi della macchina le ho io! Articolata ma sempre intuibile o segnata da ometti la discesa, non presenta problemi di orientamento.
Scendi, risali alla forcella, scendi un canale, e ci ritroviamo all’attacco, al sole, Torre Jolanda conquistata e pulita. Ferma tutto! C’è ancora da passare quel canale-camino! Meglio del previsto, si rientra nel bosco e ben presto alla macchina.
Nella calma più totale (che bello non avere il fuoco al culo) ci cambiamo (con spettacoli raccapriccianti dei quali ometto foto per decenza al pubblico) e sistemiamo le cose, ma c’è chi perde le chiavi, e tra cercare, svuotare i suoi zaini, due volte, svuotare i nostri, infine trovarle in mezzo alle corde, si perde mezzora facile. Ma questo ambiente è davvero fenomenale oggi, dolomiti di fine estate.
Bella giornata che finisce con una buona birra a bagnare le nostre gole arse. Ma chi mi conosce già in cima nota che “non hai mica spaccato le palle con le tue stronzate oggi, che succede?!”: già, pensieri per la testa, ma almeno quando sei appeso a una corda e devi preoccuparti di portare a casa la pelle tua e del tuo compagno, non pensi ad altro.

Qui altre foto.
Qui le foto di Nicola.
Qui report.
Qui relazione.

Nessun commento:

Posta un commento