domenica 30 marzo 2014

Troppo tardi: Cima di Busa Grana

In questo inverno che mi ha visto fare più sci alpinistiche che cascate, e volevo fare il contrario, questa potrebbe essere l’ultima cartuccia da sparare in giornata, visto che ormai le temperature stanno salendo inesorabilmente.

Dopo una tamugnissima pasta al bar poco dopo essere usciti dall A22, ci mettiamo alla ricerca dell’accesso alla partenza dell’itinerario pensato, ma il primo tentativo finisce contro un divieto d’accesso causa lavori boschivi. Nuovo tentativo, con giro più ampio, e con un po’ di strada ghiacciata arriviamo al Ponte Brustolaie. Sci ai piedi fina da subito e si va. 

Un paio di tratti sulla forestale scoperta obbligano a qualche metro delicato di passi su erba, ma per il resto c’è sempre neve. E lo spettacolo tardo invernale del Lagorai sul primo ponte è davvero di quiete. Solo noi oggi in giro, incontreremo due sciatori in discesa e due ciaspolatori mentre noi ancora saliamo, e basta. 

La forestale è piuttosto noiosa, ma Paolo mi delizia con qualche racconto dei suoi e qualche consiglio di vita dei suoi (per poi rettificare due giorni dopo con “oh, stavo scherzando”), un ottimo modo per smorzare una lunga salita che non concederà un’altrettanta divertente lunga discesa, ma tant’è. 

La in fondo iniziamo a scorgere una cima, sarà la nostra, si vede anche una traccia, e invece no, ma lo scopriremo dopo. Intanto il bosco si apre per poi richiudersi subito, bisogna arrivare a Malga Forame Alta per essere davvero fuori. E lì lo spettacolo è grande. 

Si mangia qualcosa, ci si spoglia, si mettono gli occhiali, e si riparte, perché la cima è ancora lontana, e l’orario è davvero tardo. Che palle, sotto le mie pelli si forma uno zoccolo di neve, accidenti a loro, provo un paio di volte a dare dell’impermeabilizzante di paolo, ma conta poco. Pazienza, tanto non dovrò tenerle a lungo montate.. 

Nel dossetto che rimontiamo per seguire la traccia (beh, seguiamo perché sappiamo esser corretta), il dover applicare l’impermeabilizzante fa staccare Paolo che prosegue verso la traccia che vedevamo fin da giù. Raggiungo un dosso nevoso, e Paolo mi urla di non salire dove è andato lui, che è un OSA: in effetti lo vedo che prosegue a fatica.. Provo a guardare alla mai sinistra, una debole traccia prosegue su resti di valanga, proviamo. 

Raggiungo un altro dosso poco distante, e da li è chiaro che la cima è laggiù in fondo, solo che ci sarebbe da tagliare un pendio che anche se a nord, è tutto al sole. E sono le 13.. Tolgo gli sci, e mi ci siedo sopra, in attesa degli altri, anche se mi pare chiaro che la gita finirà qui, a 2300m. 

Ma quanto si sta bene al sole.. Vedo gli altri arrivare al dosso di prima, loro parlano a voce normale e io li sento benissimo, io urlo e non mi sentono. Mi raggiungono, si mangia qualcosa e si torna indietro. Intanto Paolo si è goduto il tratto di discesa che nessun altro dei nostri ha salito, ma ci racconterà che era pericoloso come neve.. 

E finalmente si scende, anche se ho il timore che la neve non sarà un granchè, salendo era crosta. Oggi mi sento spavaldo, strano per me, ma va bene, una volta che mi sento di osare osiamo. Si raggiunge il dosso da dove Paolo è salito in men che non si dica, poi si inizia a scendere poco a lato della traccia di salita, ma Paolo sta per migliorarci la giornata. 

Propone di andare verso destra, secondo lui troveremo neve migliore, e infatti giungiamo sopra un bel pendio largo di neve non farinosa, ma quasi. E qui si torna tutti bambini, Paolo che vuole scendere per primo minacciando gli altri di non rovinargli la traccia, e ognuno che si gode la discesa, chi a curve più strette, chi a curve più larghe. 

Questo pendio lo spezziamo in due/tre parti, in modo che i bravi possano seguire e dare qualche consiglio alle schiappe. E quando meno se lo aspetta..mi lancio giù rovinando la traccia a Paolo, che soddisfazione. Davvero bel pendio, prendo delle velocità per me ragguardevoli, qualche numero per mantenere l’equilibrio e restare in piedi, ma nel tratto finale sappiamo occorre lasciarsi andare per poi riuscire a proseguire il più avanti possibile sul vallone piatto sotto di noi. 
Uno sguardo la pendio non più immacolato alle nostre spalle. La spinta non mi basta, mi tocca scivolare ma con forza, Davide sorpassa Edi quando meno se l’aspetta, e ci  ritroviamo in mezzo a degli alberi. Spavaldo provo qualche metro davvero ripido, finendo in un avvallamento dal quella riemergo con un numero da circo che suscita la risata di Davide.

Paolo studia il da farsi, prova di qua, prova di la, si scende dai, e la malga è laggiù, lo vedo fare un saltino su un dosso “dai lo faccio anche io”. In cuor mio so che tanto quando ci arriverò sotto mi cagherò a dosso e passerò a lato, invece lo prendo, per qualche frazione di secondo mi ritrovo con niente a contatto col terreno, che figata! 

Si arriva alla malga, ormai è finita.. In realtà avevo adocchiato un pendio che tagliava un tornante a scende, ma quando Paolo e Davide lo proveranno si rivelerà un bluff. Non resta che spaccarsi i miei inesperti quadricipiti a scendere a spazzaneve per la forestale. Ma lassù è stato divertente!

Qui altre foto.
Qui report.

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