domenica 6 aprile 2014

Riprendiamo confidenza con la roccia: Tessari

Nell’ottica di divertirsi a salire varie vie dolomitiche, e non solo, quest’estate, tocca riprendere confidenza con la roccia verso la quale ammetto essere bello arrugginito. Ma per partire dal facile e didattico, al grido di “minima spesa massima resa”, la palestra che adottiamo spesso per i corsi è ottimale. 
Si temeva il freddo della mattina, invece è un fresco piacevole, con il canale d’Adige che scorre inesorabile e incurante della nostra presenza, noi con gli occhi all’insù verso le pareti: alle 8 siamo già all’imbocco del sentierino di acceso alle vie, segnalato da un bell’imbuto verde (tutte le targhette non ci sono più..vandalismo o vecchiaia?!). E fa già caldo, io me ne lamento, Marco mi da della suocera.
Volendo fare i criceti ignoranti che vogliono solo salire, salire e salire, trovata la prima via ci leghiamo e partiamo. Via Cipriani Sitta, avanti la prima. Qui tutte le vie si prestano bene a protezioni veloci, clessidre, buconi, alberelli, ecc.
Con tre tiri invece che sei, usciamo dopo poco meno di due ore, già carichi per un altro giro in giostra! Intanto la zona inizia a popolarsi di altri arrampicatori, non ci troveremo mai a dover sgomitare sullo stesso tiro, ma a fianco o poco dietro di noi ci sarà sempre qualcuno.
Passa una mezzoretta dall’uscita dalla prima via all’attacco della seconda, Via del Porce, ufficialmente la seconda che si incontra (in realtà scopriremo che poco prima se ne trova un’altra non presente sulla nostra guida). Il primo tiro è già un po’ fisico, ma riusciamo ancora a essere nelle difficoltà che possiamo affrontare. La roccia è circondata da arbusti e fiori, il vento li accarezza.
Marco mi raggiunge e parte per il secondo tiro, arrivo da lui e mi dice “mah, vedo che anche di la c’è qualcosa, prosegui a sinistra”, va bene, tanto non sembra difficile e finiamo così sulla Via Marmitte dei Giganti, della quale termino il mio tiro proprio in corrispondenza di questa chicca geologica glaciale. 
Poi Marco riparte ma presto si butta a destra per tornare sulla Via del Porce, e usciamo affamati: è ora di mangiare qualcosa. Dai, c’è tempo per provarne un'altra, scendiamo e arriviamo a un altro attacco di una via. Avrei voluto fare Il Cappuccio del Fungo, la più conosciuta della zona, ma Marco “dai facciamo questa che sembra carina”, si tratta di Cip&CO1, la più dura.
Parto e mi spaeso subito, al secondo spit fatico ad arrivarci, poi mi pianto senza capire come proseguire, un po’ di minuti li fermo, poi mi decido e supero senza ansimare troppo: proprio un blocco psicologico. La varia possibilità di soste ci porte a fare più tiri del dovuto, ma me ne rendo davvero conto solo quando arrivo alla sosta in cui Marco mi dice “beh dai, se quello è il tiro col V siamo a posto direi” “mah, mi ricordo qualcosa altro in realtà”. 
E infatti, parto e lo supero agevolmente, poi arrivo a far sosta a quello che mi ricordavo essere davvero il tratto di V. Quando arriva anche Marco si opta perché prosegua io. Parte il giardiniere. Seguendo lo spigolo sulla sinistra invece che la placca in mezzo, finisco in mezzo a un groviglio di arbusti, ma almeno seguo quello che hanno salito gli apritori! 
Disbosco e non senza fatica arrivo a far sosta dove la roccia spiana lasciando la verticalità per inclinazioni più dolci. Quando marco arriverà, non gli resterà che uscire.
Beh, ormai direi che la giornata può finire, in realtà più che altro perché io devo andare, anche se a Marco non dispiace troppo essendo stanchino. Alla macchina cambio veloce, perché almeno una birra fresca ce la vogliamo fare, col sole di oggi ci sta da Dio.
Poi si torna verso la pianura, che ben presto abbandono per risalire sopra il livello del mare ma verso sud, destinazione Pietra di Bisamantova, a godermi un tramonto con una compagnia ben più piacevole e meno pelosa di Marco. Programma roccia 1.0 ha iniziato a girare, ma servono dei Service Pack.


Qui altre foto.
Qui una guida.

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