martedì 30 dicembre 2014

Avevano ragione i vecchi: cercando ghiaccio in Val Daone

Partiti carichi per far qualcosa su ghiaccio, man mano gli animi si spengono tra scazzi generali, lasciando a bollire in pentola me, Giorgio e Roberto. Dove andare dove non andare, sembra che in Val Daone qualcosa si riesca a fare, Placido dice che Macchu Picchu si sale, perciò dai proviamo ad andare la, mal che vada faremo quella, io l'ho già salita, loro no.
Colazione in un barrettino di strada e poi ci sfoghiamo anche sulla torta della moglie di Giorgio mentre ci vestiamo: ne rimarrà un pezzo che in ogni modo non uscirà dalla valle. Decidiamo di comune accordo (accidenti, in realtà si affidano a me che in fatto di cascate risulto essere il più esperto, poveri noi) di provare a salire in Val di Leno a tentare Proxima Centauri, piuttosto che finire nell'ingorgo delle cascate più giù.
Scorriamo sotto un bel cascatone subito dopo la centrale dell Enel, che bella! Ma è mezza liquida, non è che piscia un po', è proprio che non è formata! Ma noi saliamo, fiduciosi, una mulattiera che si inerpica ripida sul versante e che dovrebbe depositarci nella valle dei desideri. Qualche tratto ghiacciato ci fa camminare con circospezione, ora il sole filtra tra gli alberi e ci illumina in pieno, ma dura poco, meglio così.
Il sentiero spiana, siamo sopra il cascatone di cui sotto, è un ruscello contornato di bianco, un po' ghiacciato, ma che scorre ancora bene. Azzo, realizziamo che è la Regina del Lago, quella che Placido aveva detto che si stava chiudendo: alla faccia, io sarò inesperto, ma qui credo ci vogliano parecchi giorni prima che si chiuda! La storia ci inizia a puzzare..
La Val di Leno è almeno un bel posto, siamo in mezzo alla poca neve che è scesa dal cielo ma che qui si conserva non vedendo mai il sole. Piano piano il bosco si dirada, stiamo per arrivare a uno spiazzo, direi che ormai manca poco alla malga e quindi anche alle cascate, ma ancora non vedo tracce di gente che sia scesa per salire sull'altro versante verso gli attacchi.
Ecco le cascate, ma quale sarà la nostra? Sulla guida di Cappellari non ci sono foto, e noi non ci siamo documentati a dovere probabilmente. Di certo vediamo che non ci sembrano proprio in forma: vari buchi, tratti esili, placche scoperte. Di certo per essere sicuri di ciò sarebbe il caso di andarci sotto a vedere, ma se facessimo questo saremmo sicuri di non avere altre chanche con le cascate tipo Macchu Picchu, quindi optiamo per scendere da lei per andare sul sicuro. Troppo insicuri, troppo inesperti? Piò essere.
Ci rimane di certo un bel ricordo della Val di Leno, dovremo tornarci, e forse salire anche più su al Circolo del Gelo. Scendendo incrociamo due ragazzi carichi come muli che pensano (sperano) stare via due giorni bivaccando alla Malga del Gelo. Li ritroveremo alla macchina, la malga è una catapecchia e le cascate su sono troppo magre.
Rieccoci sotto la Regina del Lago, che spettacolo, spero salirla quest'anno, senza pinne e boccaglio ovviamente.. Ci si guarda intorno per capire le altre cascate in vista cosa siano. Oh mio Dio, quanto deve essere dritta il Sogno del Gran Scozzese! Dai dai, diamoci una mossa che magari qualcosa riusciamo a portarlo a casa. Siamo già partiti sapendo che poteva andare davvero male, ma così tanto anche no.
Sulla strada incontriamo una comitiva di bambini, nessun ghiacciatore, o sono già tutti su o chissà, non c'è nessuno?! Siamo fregati. Scorriamo sulla strada della speranza, passiamo sotto le cascate a destra (tipo Vai Mo) tutte scariche, praticamente solo qualche candela. Sulla sinistra idem. Inizio ad essere davvero dubbioso.
Eccoci a Macchu Picchu “Ragazzi, è il momento della verità, li dietro c'è lei”. Giro l'angolo ed eccola, quanto è magra. Già quando venni a farla qualche anno fa, Nicola mi disse che così magra non l'aveva mai vista, ora è pure peggio. Ma ci sono due cordate, forse tre in base agli zaini alla base, vorrà dire che si sale lo stesso. Dai che andiamo!
Fuori le viti, fila le corde, metti i ramponi, scalda le mani, prepara le picche, sono pronto, vado. La cascata non è certo difficile, solo un muretto di 4-5m, per il resto è appoggiata, ma oggi il ghiaccio è pochino e bagnato. Il piccozzabile è già spiccozzato, mi meraviglio di non trovare fori di chiodi, io qualcosa metto giù anche se vista la consistenza del ghiaccio non ci faccio gran affidamento.
Arrivo alla prima sosta, ma ho fatto troppi pochi metri per fermarmi, salgo alla prossima, col muretto da affrontare un po' su ghiaccio e un po' in spaccata su roccia, mamma se è magra e se è bagnato il ghiaccio! Ecco la sosta, dopo un 45m di salita, almeno non ho avuto troppi patemi per salire, mi sento in forma: la mia parte ce la metto.
La sosta è incredibilmente scomoda, segno che manca almeno un metro di ghiaccio sotto i piedi. Recupero gli altri due, ma c'è un tizio che si cala, ecco il ghiaccio che mi arrivava addosso da chi arrivava. Almeno ha la cortesia di chiedere scusa, ma che doveva per forza calarsi perchè uscire per il sentiero è un casino. Mmm, anche questo mi piace poco, ma tanto siamo l'ultima cordata, che ce frega.
Altri due si calano, vedo Giorgio spuntare alla prima sosta, do un'altra occhiata ai prossimi metri che dovrò salire dopo, ricordavo una placconata di ghiaccio continua, ora solo rigagnoli. Vedo anche Roberto, si vede che non hanno troppa confidenza con la materia, ma ci sta, se torno indietro con la memoria quanto ero titubante io!
Giorgio supera il muretto, poi anche Roberto (col telefono che squilla) ed eccoci tutti in sosta, ad arzigogolarci per i giri di corda che possono esser nati nella salita. Bene, ora tocca ripartire. Vado, metto giù un paio di viti, un po' troppo bagnato questo ghiaccio, do una piccozzata che crea un rumore tipo “splash”: non mi piace. Guardo su, piscia tanto, il ghiaccio non sembra bello, non vedo nemmeno bene se sulla sinistra si riesca a passare o se tocca fare del misto.
“Ragazzi, a me non gusta molto”, non mi ci vuole tanto per convincerli, “Andrea, se non sei convinto tu che sei quello con più esperienza, scendiamo e fine! Anche perchè noi tanto non saliamo da primi”. A posto, disarrampico (!) e arrivo in sosta di nuovo, foto di abbandono e iniziamo a preparare la doppia, tanto ne basta una.
Va beh, almeno un tiro da primo l'ho fatto, e anche loro qualcosa han fatto. Roberto calandosi ha pure un problema al machard, ilare situazione, considerando che già alla sosta ci aveva deliziato rispondendo al telefono “no non mi disturbi, sto facendo una cascata di ghiaccio”. Infine tutti alla base dopo aver fatto scintille coi ramponi sulle placche di Daone!
Scendiamo scoraggiati da questo inverno che non arriva (e coi vecchi che avevano ragione a dire di non essere convinti!), e anche un po' da indicazioni un po' troppo ottimistiche che ci sono state fornite, ma magari siamo noi che abbiamo attaccato tardi per una serie di eventi. Almeno, come al solito, le risate non sono mancate! E ora filiamo verso Arco, l'esperienza ha insegnato a Roberto di cambiare scarponi e a Giorgio ramponi, alè.

Qui altre foto.

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