sabato 10 ottobre 2015

Poche aspettative e poi gran giornata: Torre Juac, Via Victoria

Il tepore autunnale mantiene alta la voglia di arrampicare in dolomiti, le previsioni meteo buone fino a pochi giorni prima alimentano questa voglia, le previsioni che man mano peggiorano avvicinandosi al sabato fanno calare la libido. Senza nessuna pretesa e aspettativa, consci di partire per la Val Gardena e poi magari tornare indietro a Brentino o Arco, alle 4 ci troviamo a casa di Nicola
Finalmente dopo tanto tempo riesco a tornare ad arrampicare con questo uccel di bosco che ormai per robe sotto al TD non punta manco la sveglia. Invece oggi incredibilmente la punta anche per vie di III/IV. Già, perchè oggi date le temperature basse e il sole che potrebbe fregarci e non comparire, arrischiare su vie di una certa difficoltà con le dita gelate, o discese complicate, o vie lunghe, non sa da fare. La combricola è completata da Fiorella e G.
Lunga colazione (in perfetto stile Nicoliano) e poi su verso la Val Gardena, la via decisa in auto (eh beh, tre dei quattro non han studiato ieri!) su una serie di proposte, e la Via Victoria alla Torre Juac. Saliamo verso il parcheggio, Nicola pesta una merda esplorando un papabile parcheggio non però ancora quello giusto, ed eccoci al fresco dell'alba dolomitica ottombrina. La neve ha dato una bella sploverata al Sella, e il Sassolungo resta nelle nubi.
Ci incamminiamo che sono le 8, cielo a tratti sereno a tratti nuvoloso, ma comunque non è sereno sulla linea che congiunge noi e il sole, ergo siamo al freddo. Partiamo male. Ma la vista del Sassolungo versione pandoro con una spruzzatina di zucchero a velo, è un bell incentivo all'arrampicata. I piacevoli prati che conducono al RIfugio Juac sono un momento di relax che smorza ogni tensione.
Tante foto e la convinzione che il sole arriverà, basta aspettare, ci fanno salire con calma e osservare il gran ambiente che ci circonda: gruppi dolomitici maestosi, la valle laggiu, i prati versi e gli alberi a tratti verdi a tratti gialli. Le Dolomiti: "sassi in mezzo ai prati", la definizione di qualcuno. La nostra meta spunta tra gli alberi.
Si segue il sentiero verso il Rifugio Stevia, e una volta usciti dal bosco ecco il ghiaione da risalire per l'attacco. La parete non è al sole, sembra più un ovest che un sud-ovest, ma proviamoci. La salita sui sassolini che una volta stavano lassu ci scalda, e una volta all'attacco vediamo che il sole inizia a illuminare i prati alla nostra sinistra. Arriverà.
In cordata con Nicola, questo è davvero un molestatore nel continuare a dire "dai sbrigati, fila la corda, prepara la roba" e mamma mia, manco fosse una via da 30 tiri! Alle 9 parte, iniziando a insultare la via dopo pochi metri, per finire di farlo..non credo abbia già finito. Eh ma lui, poverino, è abituato al VI. Parte lui per primo, G seguirà me in cordata con Fiorella. 
La via risulterà essere già attrezzata: spit qua e la, soste con anello cementato, cordini in clessidre più o meno naturali (alcune sono trapanate). Avevo visto gli spit sullo schizzo, visto che Bernardi come materiale dava "6 rinvii", ma non credevo che non avremmo giù nulla a parte robe che ci si porta anche in falesia.
La prima parte è di roccia buona alternata a qualche tratto in cui sembra sbriciolarsi ma non lo fa. Grado facile con qualche passo divertente, ma proprio qualche passo. Una via alla ricerca della roccia in mezzo ai pratini delle cengie, ma va dato atto di un bel lavoro di fiuto da parte dell'apritore. Finalmente al secondo tiro mi ritrovo al sole, e meno male, le dita sul primo iniziavano a ricordarmi il tiro del grappolo della Sorarù. 
Ci si gode il panorama, ci si gode il sole che adesso permette di stare in maglietta (evviva!), ci si godono le risate. Si cerca di complicarsi la vita nei tratti di roccia che lo permettono, si arriva al ceppo del trasferimento alla seconda parte nella speranza che quel bel paretone presenti novità strabilianti, orca che le temperature e il cielo sereno ci permetterebbero di osare di più. 
Una conserva corta su terreno friabilmente franoso ci porta all'attacco della seconda parte. Fiorella e Paolo ci raggiungeranno presto. Dal ceppo osservavo quella bella fessura che in alto finisce in un diedro giallo strapiombante lato sinistro, ma con possibilità anche a destra. Chissà se e quante vie possibili su quella parete. Chissà, chissà..
Non troviamo il chiodo alla base del quinto tiro, ma una clessidra in alto ci rende fiduciosi sulla correttezza del proseguo della via, riparte di Nicola che ha sbofonchiato sul fatto che sia toccata a lui la conserva. Sale e lo vedo divertirsi di più, vuol dire che la bellezza della via sta aumentando, ottimo! 
Anche il sesto tiro si rivela essere divertente, più continuo dei precedenti ma sempre ben ammanigliato, un'arrampicata tranquilla e senza patemi. Il settimo torna invece a essere più facile, ma almeno ciò ci permette di iniziare a intuire che il ritorno a casa sarà a un orario tale da consentire una piacevole sorpresa a mogli e morose.
All'ottavo tiro mi "tocca" il passo forse più duro della via, ma capiamoci, niente strisce marroni nelle mutande. Peccato solo che la sosta sia su un cordone in clessidra di dubbia identificazione di bontà, non è integrabile. Alla veloce aggiungo un friend, Fiorella aggiungerà anche lei qualcosa suscitando le ire del suo compagno di cordata che aspetta giù.
Nicola riparte per un esposto nono tiro, la via dopo aver regalato il tratto più interessante di arrampicata, passa a regalare il tratto più estetico visto che oltre proseguirà in spigolo. La corda sta finendo, lo urlo al mio amico che scoprirò non essersi fermato alla sosta ufficiale ma aver proseguito per risparmiare tempo.
Lo raggiungo sullo spigolo finale per la cima, paolo invece fa sosta sul piannacolo caratteristico che dall'alto è davvero..pisano. Veloce scambio di materiale: in realtà siamo super attrezzati rispetto a quello che era necessario in questa via. Nicola fa il brillante dicendomi di prendere tutto, anche i friend: la realtà è che vuole essere alleggerito.
Ah sì? Ok prendo tutto..e metto gìù tutto! Friend in posti inutili, il blu del 3 che non riesco a metter giù e quindi lascio appeso al rinvio nello spuntone: "ci sono proprio delle brutte persone su questa via". Alle 12e30 siamo entrambi in cima, abbiam fatto presto rispetto ai soliti canoni (almeno, ai miei..), ma il non dover cercar la via, il trovare già tutto pronto (soste e protezioni) facilita non poco sui tempi.
Il sole c'è ancora, ma le nuvole lo stanno mangiando: sono ancora stratificazioni alte, ma si vede che qualcosa di più cospicuo arriverà. D'altronde davano pioggia alle 15. Siamo stati fortunati, abbiamo beccato una delle poche zone che tutto il tempo è rimasta al sole, e ciò ci ha permesso di passare una bella giornata.
Proseguiamo verso un punto poco più alto sulla via di discesa, ci si rifocilla, ci si sistema il materiale aspettando gli altri due, Kitkat tarocco di vetta, ci si svacca a terra. Ci piazziamo tutti comodi sul pratino al sole. Si ride e si scherza ammirando l'ambiente che ci circonda, sognado vie sul Sella, Sassolungo, sulle Odle, maledetti e numerosi sogni! Immancabile un massaggio che poi evolve a massaggio "cinese", ovviamente il massaggiato è quell artritico di Nicola e il massaggiatore quel ninfomane di G. 
Scendiamo per pendio a tratti erboso a tratti ghiaioso (ma almeno con sotto qualcosa di non paragonabile a lastre di roccia compatta), alzando gli occhi alle pareti che ci sovrastano. Discesa ancor più comoda una volta sul sentiero che ci porta rapidi alla macchina.
Via senza lode e senza infamia, facile ma divertente, estetica a tratti, ben protetta, ottimo ambiente. Va data lode all'apritore. Oggi non si poteva osare di più, e nel nostro osare dal punto di vista metereologico,  andata di lusso!
All'auto immancabile terzo tempo con le birre di Nicola e i panini del bar da datare col C14. Ma questa sosta non basta, bisogna fermarsi anche prima di entrare in A22 per dare sfogo alla fame ma sopratutto alla gola. SI sa che le arrampicate con Nicola finiscono per essere una giornata di degustazione.

Qui altre foto.
Qui report.

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