sabato 31 ottobre 2015

Un fresco sabato plaisir: Spigolo Soldà al Cornetto

Le temperature e la stagione ormai inoltrata richiedono qualcosa che sia al sole. La voglia di plaisir richiede qualcosa che sia corto e non difficile. La voglia di passare comunque una giornata in montagna richiede qualcosa di vicino. la voglia di riempire occhi e polmoni di spazio aperto richiede però di vivere una giornata piena. Le Piccole Dolomiti fanno al caso nostro. 
Dopo una mediazione sull'orario di partenza che vede insolitamente me dalla parte del "facciamo più tardi dai", ci ritroviamo io e Stefania a imboccare l'A22, l'autostrada dei monti. Colazione e mentre albeggia saliamo a Passo Campogrosso, osservando i versanti rocciosi delle montagne infuocarsi come mai mi era successo in via mia, passando in rassegna tutte le sfumature possibili. ma la macchina fotografica è nel baule.
Alla via scegliamo di unire anche un trekking ad anello, perciò parcheggiamo direttamente al Passo di Campogrosso e imbocchiamo il sentiero che costeggia il versante ovest del Sengio Alto. Una passeggiata in piano tra faggi (fantastico quello che neunisce tre), e poi si sbuca in una radura, dove la vista di linee rigide sulla superficie di una pozzanghera fa sperare in un inverno di ghiaccio.
Intanto lo spigolo del Cornetto è già la che prende il sole. Si inizia a salire su tipico sentiero careghiano tra terra, rocce e mughi, per poi infilarci dentro alle gallerie del 176. Mi viene in mente Nicola che guaisce mentre si piega per entrare e percorrere questi cunicoli, alcuni dei quali davvero bui, e uno dei quali provvisto di provvidenziale carriola per la rimozione dei detriti, cautelativamente lucchettata ma..senza ruota.
Eccoci fuori, quasi in alto, con gli occhi all insù alla ricerca della nostra via. Giungiamo così al Passo degli Onari sferzati da un fastidioso vento, leggiamo la relazione e scopriamo esser andati troppo avanti, dietrofront. Si cerca e trova una traccia, si risale, ed eccoci sotto al camino del primo tiro.
Parte Stefania, per un tiro di patimento. Al sole si arrampica bene e confortevolmente, ma all'ombra no: e siamo all'ombra. Il camino non è certo difficile, ma con le dita gelate è un altra cosa. Le faccio sicura sperando solo che il tepore arrivi presto, finalmente mi dice che posso salire, scheggio! Ma tra dita ghiacciate e bacchette che si incastrano ("ah ecco perché sentivo quegli accidenti volare") arrivo su che devo fare una "pausa stufa" al sole.
Una volta caldo, o meglio, una volta meno freddo, parto per quello che mi han detto esser il tiro più sostenuto della via, e in effetti mentre lo si sale e una volta che lo si vede da S2..c'è il suo perché in questa affermazione. Un tiro bello verticale, ammanigliato ma con qualche tratto dove occorre spostarsi di qua e di la in traverso.. E la roccia delle Piccole mette sempre una certa soggezione psicologica vista la nomea che si porta dietro.. Chiodi ce ne sono, più di quelli che ci aspettava, e infatti questo mi fa dubitare a ogni ritrovamento di essere in sosta, ma no. Eccoli i tre che fan sosta.
Al sole si sta bene, ma tira vento. E il wind chill è pesantissimo a basse temperature, ma lo sentiremo bene dopo. Il passo in strapiombo di V del prossimo tiro ci fa optare per farmi rimanere primo di cordata, vado! Me ne avevano parlato come un "è solo un passo, una volta fatto non ti accorgi nemmeno di averlo compiuto": ma io da buon tempone, arrivato sotto al passaggio, provo a stare a sinistra, complicandomi la vita. Una volta su Stefania mi dirà "ma se salivi dritto era una cazzata".
Da S3 (che è su spit, visto che il mugo è secco) si potrebbe aggirare in traverso l'anticima e recarsi al proseguo della via evitando un tirello e una doppia: ma se Soldà è salito, saliamo anche noi! Facile ma esposto, la sosta è sul cucuzzolo, ottimo panorama ma siamo in balia del vento. Vento che mi aveva fatto abbandonare l'opzione Appennino proprio per non patirlo!
Le operazioni per allestire la doppia durano un tempo sufficiente per farsi venire i geloni, mannaggia. Intanto me ne osservo il panorama, sognando il bianco ghiaccio delle lontane cime, ma anche il bianco candore sul Baldo. Dai dai, basta vento e vai col sole.
Eccoci finalmente in mezzo ai massi dove si trova la sosta per far sicura su L5. Va di nuovo Stefania, sale i massoni e poi sotto la fessura, dove la vedo salire non troppo fluida: come io su L3, anche lei si è complicata la vita salendo in parete invece che aprendosi in diedro. Un po' per uno.. Intanto sento smartellare a fianco. Quando inizio a salire io sento che mi chiedono se mi trovo sulla Soldà: han sbagliato l'attacco dopo esser saliti con la Super Mario, avercene..
L'ultimo tiro è quello dove si cammina sulle uova. Uova che hanno le sembianze di sassi pronti a rotolare su chi sta sotto. Calma e delicati, a cercare la roccia salda a lato e metter protezioni che possano tenere la corda sollevata. Ormai in cresta decido che un nut voglio metterlo giù oggi: ed eccoci, lo piazzo, ci molla, riprovo, mi pare vedere una scintilla, ok.
Arrivo a 3m dalla croce di vetta che la corda non viene più, aspetto un po' che Stefania parta perchè voglio assolutamente sostare sulla croce. La recupero e sento che si ferma per un tempo lungo: ma che è?! Ah forse il nuts scintillante.. Le parole che non mi prendo dietro quando arriva in cima anche lei!
Panorama spaziale tutt'intorno, fame che viene placata e sole che scalda a dovere. Vacca che freddo patito in certi momenti!
Si scende "per l'unico sentiero che scende dalla cima", peccato che arrivati a un bivio c'è un cartello ma ne manca un altro. Così scendiamo troppo, convinto io che "ma no, se c'è un bivio con due sentieri deve essere indicato" (salvo vandali). Risaliamo, esploriamo, troviamo quello che ci porta alla Forcella del Cornetto, dopo un entusiasmante parete con catena.
Chiudiamo l'anello col sentiero di arroccamento, ovvero in mezzo al labirintico sistema di guglie del Sengio Alto versante est: gallerie (carriole con ruote!), panorami, finestre rocciose sulla valle, la pala del Baffelan che ancora ride di me perchè non l'ho salito, passaggi attrezzati dove la lunghezza delle mia gambe aiuta, mentre c'è chi annaspa..
Scendiamo per il Boale del Baffelan (accidenti, ho sbagliato, potevo proseguire e scendere di la), ultimi tratti non da escursionisti alle prime armi, catena finale e poi la strada diventa facile per birra e panino finale al Rifugio Campogrosso!

Qui altre foto.
Qui report.
Qui relazione.

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