martedì 1 marzo 2016

Appiattire la mente: Baldo by night

Ci sono quei periodi, quelle giornate in cui ti senti scoppiare, oppresso dai troppi impegni (che non hai ma che dovresti mettere a calendario), trenta cose da gestire (non tue magari, ma che devi gestire lo stesso). Corpo stanco ma mente di più, e la mente si ricarica quando il corpo lavora. E la mente disse al corpo "zitto schiavo, lavora che io riposo!"

Complice il non far torto a nessuno tranne che al mio sonno e alla mia auto che invecchia, l'idea si realizza, la medicina si avvicina, dopo lavoro dritto in A22 direzione nord. La classica salita da Prada a Costabella, al buio, da solo, ma con meteo buono e..neve chissà. Niente sci, timoroso della quota neve e di trovarla marmorea in alto. Tutto previsto.
In cammino dal parcheggio, un po' di fretta, con un cagnolino che inizia a seguirmi e che verrà insieme a me fino in cima, sbucando di qua e di là facendomi prendere un colpo ogni volta. Salita diretta sotto gli impianti, zero neve tanto fango, brutta annata. Sbucato fuori dal bosco, il bianco inizia, una debole brezza mi fa tirare su la zip, salire svelti che si fa tardi.
La neve è già dura, non da ramponi certo, ma almeno nemmeno da ciaspole, che non calzerò nemmeno dopo quando un po' da affondare ci sarà. Il panorama che si apre alle mie spalle, la "civiltà" sotto di me, luminosa, caotica, stressante. Qui solo il bianco vige, una visibilità limitata dalla frontale (luna non pervenuta), una testa china per far avanzare le gambe senza far loro vedere dove sta la meta.
La mente si disinfetta dalla frenesia quotidiana, non che salga lentamente e mi fermi ad apprezzare il posto, ma qui l'unico pensiero è salire. Una sorta di meditazione. salgo dritto, linea di massima pendenza, tante tracce, ma quando non vanno dove voglio, ne faccio di nuove. Sbuco al RIfugio Fiori del baldo, luce accesa ma non per me. Il vento ha lavorato, ma anche il loro tosaneve, e ci sono muri di 1-2m.
Salgo verso la cresta, presto al Chierego, neve dura e qualche zolla affiorante. I classici piccoli passi sulla cresta sono piallati dalla neve, il cane avanza e io con lui, ma dietro. La salita verso la pace, ed ecco la cima, col suo indicatore di vette lontane semisepolto dalla neve: ma allora ce ne è! Peccato solo da 1400 in su.
Mi vesto, contemplo, qualche foto, il tentativo di una dove dovrei disegnare forme con l frontale, e poi..che freddo a star fermi! Meglio scendere! Addio pace, "civiltà" sto tornando.Ogni volta che appoggio lo zaino, il cane viene a vedere se ho qualcosa da mangiare. Soccia che fame, vorrei anche io avere qualcosa nello zaino oltre ad acqua e giacche!
Scendendo sfondo una trappola di neve creata dal vento, gamba tutta giù e mano congelata che poggia in malo modo, un dolore che temo essermela rotta, ma porcavacca! Non scendo più correndo ora, ma camminando finchè non arrivo al rifugio. E poi giù, sconsolato di tornare alla realtà, ma almeno ci torno un po' più leggero.

Qui altre foto.

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