mercoledì 17 agosto 2016

Alta Via 2 delle Dolomiti: giorno 5, Rifugio Treviso - Rifugio Boz

Dietro ogni curva, c'è un altra curva! Sintesi perfetta dell'ultimo estenuante tratto. Oggi poi che sono previsti temporali fin dal primo pomeriggio, questo estenuante "non arrivo più" è psicologicamente straziante! Probabilmente anche la fatica accumulata si fa sentire..
Oggi la colazione c'è, ringraziando il gestore del Rifugio Treviso, e alle 6 riesco comunque a essere operativo e in partenza: fuori il sole ancora non si vede e la valle delle Lede è piuttosto cupa. Su e giù per il bosco bagnato, la vista dei primi raggi di sole che colorano Sass Maor e Cima di Lastei, e poi il vallone sopra il quale giace Forcella d'Oltro.
Bella salita, che mi mangio in breve tempo, poco dopo le 7 sono già sulle sue pendici: una nuova porta, come tanti passi attraversati in questa traversata dolomitica, una porta che mi chiudo alle spalle su pezzi di vita vissuta, e un'altra porta che invece si apre su pezzi di vita da vivere. Pale di San martino bye bye, Dolomiti Feltrine arrivo!
Ma prima occorre arrivare a Passo Cereda. Altra ripida discesa, con la vista che spazia già sulla prossima salita (che non capisco bene dove passerà, ma da qualche parte passerà), e che poi diventa un nuovo traversone in quota, di sali e scendi in mezzo a ripidi prati, infida erba bagnata e pezzi franati sostituiti da ghiaia e terra poco aggrappata.
Curva e curva, ma non si scende, lunga la vita. Residui di grandine, un prato dove i Menhir crescono come funghi, e un gregge di pecore maledette che per scappare da me sale su terreno franoso scaricandomi sul sentiero pietre e sassi! E una di loro, una di quelle nere, che mi segue: ora, ok che è una pecora, ma sono su un pendio che se scivolo volo a valle, e questa che diavolo vuole a 1m da me?!
Con altra discesa ripida e passaggi pittoreschi in piccole rughe della montagna, rientro nel bosco, fresco ma con l'afa che avanza. Sull'asfalto mi ritrovo su un altra foresta, una ex foresta, che adesso è tramuta in cataste di tronchi di legno ai lati della strada.
Alle 9 sono a Passo Cereda, fatico a trovare qualcosa di aperto, finalmente lo trovo e due fette di torta e altro non me le toglie nessuno. Povero il mio scarpone, non mollare! Provo a metterci del nastro adesivo, ma nulla può..
Ok..e adesso? Devo cercare l'801, ma se posso evitare l'asfalto è meglio. Dei cartelli mi confortano, la successiva strada forestale meno: non si prende mai quota, anzi si perde! Ancora fatica mentale e stress, roba che non fa bene visto che il fisico si regge solo perchè la testa glielo impone: se ci molla lei, è la fine.
Finalmente trovo il cartello giusto che mi fa iniziare una salita inizialmente nel bosco, ma che ben presto ne esce e mi fa esclamare "ma dove cavolo si passa desso?", contorte le Dolomiti Feltrine. E di nuovo il naso a sanguinare, copiosamente, se incontro qualcuno prende paura. Ma tanto, di gente ne incontro quasi mai!
Segue una faticosa risalita fino al Passo del Comedon. Passo che non arriva mai (dietro ogni curva..). Per prati, poi per ghiaie, sopra uno spuntone dopo alcuni tratti metallici, le Pale di san Martino che mi salutano, ragni dolomitici verso il cielo, in "pochi" infiniti metri si concentra un sacco di roba!
Una placca liscia che se piovesse sarebbe da uccidersi, traversi esposti, cavo metallico, ombra sole, rocce piscianti e ghiaia. Un ometto lassu mi lascia ben sperare, ma una volta raggiunto..dietro questa curva, altra salita! ma porca vacca! E dai stringi i denti, che i temporali oggi arrivano presto..
Alle 12 sono a questo irraggiungibile e faticoso Passo del Comedon, dal quale le Dolomiti Feltrine svelano il loro cuore: rocce che affiorano da ripidi prati, versanti ripidi e ben presto..nebbie da valle.
"Ma di strada ce ne è ancora tanta sai!" "Sì lo sò" (nord su ovest est, 883). Ricomincia a traversare sul versante assolato ("traversare" non deve trarre in inganno, non si tratta certo di camminate in piano), inizialmente su bianca pietra che mi fa desiderare gli occhiali da sole (li ho con me, ma mi tira il c**o fermarmi), e dopo una discesa ghiaiosa, un po' di prato.
Bivacco Feltre, quello che poteva essere un riparo e la sosta per la notte se i temporali m'avessero preso entro qui. Ma il meteo regge ancora.. Faccio il pieno d'acqua, nelle borracce e nel corpo. Due chiacchiere con una coppia (e daje con 'ste coppie lui e lei) che rivedrò al rifugio stasera. E dopo aver ammirato in quale pace giace questo bivacco, riparto.
Porca miseria, quasi subito mi tocca passare a fianco di invitanti scrosci d'acqua chiara e pulita, piscinette di cui immagino la fragranza e freschezza, perfetto contrasto con la mia "mascolinità" e surriscaldamento. Ma ahime, anche a queste devo dire di no perchè il meteo e le previsioni non mi consentono soste aggiuntive.
Un passaggio in mezzo al bagno turco dei mughi è preludio di un tratto esposto in traverso su rocce un po' insidiose, sulle quali il naso ricomincia a esser fontanella di liquido rosso: ebbasta! Ricapitolo la serie di problemi fisici che mi attraversa: il naso che sanguina, il collo abbrustolito, l'irritazione all'interno coscia, le vesciche, il male ai piedi. Avanti!
Il Col dei Becchi finalmente arriva, con una salita che pensavo peggio, anche se..vabbeh lasciamo stare. Ma la strada è ancora lunga, un andirivieni continuo dentro e fuori, dietro ogni curva indovina che c'è? Il sentiero lo si vede tutto, fin lassù, sali scendi, pratoni scoscesi dove alla fine a momenti m'ammazzo: già perchè qui se non metti i piedi su questa striscia larga una spanna, ti sposti un pelino sull'erba e sotto..il vuoto!
Il Pas de Mura è un miraggio, ma un miraggio che poi tocco. E ancora il rifugio non lo vedo ma sò che è li sotto, deve essere lì sotto. Un'occhiata alle mie spalle, e poi giù di corsa finchè non trovo il sentiero maciullato dalle vacche e dal fango, tocca rallentare, poi eccolo, il Rifugio Boz. Mi fermo qua, inutile proseguire, anzi, da folli proseguire. Tanto ormai, quello che ormai agognavo da un paio di giorni, lo vedo vicino: finire in 6gg, nemmeno in 7.
Alle 14e30 mi svacco sulla panchina, la rifugista chiacchiera con una coppia (daje) che sta salendo l'Alta Via anche loro (da Passo San Pellegrino). Dopo un po' mi intrometto perchè vorrei la mia guadagnata birra e panino, farmi una doccia e riposarmi (ma non riesco a riposare, incredibile. Farò pure fatica a prendere sonno, e questa cosa mi spaventa).

A cena mi ritrovo al tavolo con la coppia trovata al Bivacco Feltre e quella trovata al rifugio, quattro persone simpatiche con cui le chiacchiere spaziano dalla montagna (soccia, scoprirò solo al rientro in treno con che bestia dell'arrampicata mi sono ritrovato al tavolo!) ai pastafariani, e alle solite domande rivolte e me "ma sei da solo?" "ma perchè lo fai?" ecc ecc, con qualche complimento che non prendo troppo in considerazione visto che le mie motivazioni non le auguro a nessuno. Però sì, sono fiero della mia resistenza fisica e mentale.
Ora a letto che domani è un altro giorno, l'ultimo: la Pedavena si avvicina, l'accettazione si avvicina, il rientro si avvicina. Che sarebbe anche più facile prendere sonno se la testa non macinasse, il fisico non trepidasse, e questi maleducati maledetti usassero la frontale invece che la luce dello stanzone e non facessero casino! Provo ad ascoltare un po' di musica come tutte le sere, ma stasera non funziona.

21.05km, 8h40min, 1516m D+, 1429mD- (dislivelli ricavati dalla guida di Paolo Cervigni).

Qui altre foto.

Qui la guida del Buon Paolo Cervigni, ottima, contiene già le immagini delle mappe, così si può fare a meno delle cartine.

Link alla pagina generale.

Nessun commento:

Posta un commento