giovedì 18 agosto 2016

Alta Via 2 delle Dolomiti: giorno 6, Rifugio Boz - Feltre

E la frenesia scorre. Sentire l'obiettivo vicino, sapere che posso farcela, che ormai ce l'ho fatta, che porco c***o testa e fisico ci sono! ma stiamo calmi, finchè non arrivo in stazione tutto può essere, in fondo mancano più di 30km ancora. Andiamo per gradi e non dire gatto finchè non ce l'hai nel piatto (proverbio vicentino, dai sù scherzo). Dietro ogni curva, c'è un altra curva, atto secondo! mamma mia le Dolomiti Feltrine!
La paura di non prendere in tempo il treno (e lo vorrei prendere perchè adesso m'è salita la voglia di stare in mezzo alla gente e agli amici) mi fa optare per partire a buio: per fortuna il rifugio mi lascia sul tavolo la colazione, che faccio fuori con avidità. Mi preparo, vesto, qualche precauzione, riempio l'acqua, frontale, e alle 5e30 si parte, al cospetto di una luna splendida.
Molto meno splendido è il sentiero vaccoso fangoso da percorre e buio, cercando di capire quale zolla galleggia e quale affonda. Arrivare a Passo Finestra sembra un percorso di guerra, ma ci arrivo vincitore che il sole deve ancora sorgere. Ma le sue luci già tingono il cielo di quella luce che ha odore di rinascita.
E con l'alba che progredisce nelle sue varie fasi, comincia il lungo sentiero esposto verso la mia prossima meta, di nuovo andirivieni, ampie curve a seguire i lineamenti della montagna: tanti km da camminare a fronte di pochi in linea d'aria. Ma la bici l'ho voluta io, e direi che la sto sfruttando bene.
Gran foto per grandi giochi di luce, montagne aspre e selvagge che anche sui sentirei si fanno dare del voi. Respect. Inizio a guardare un po' con nostalgia il triangolino con dentro il 2: un'esperienza che mi è servita come speravo. A Feltre mi compro la maglietta (ma non ce l'hanno!).
Per superare le asperità di queste montagne, anche le scale scavate nella roccia. Vari strappetti di salita che mi lasciano pensare "ma oggi non dovevo scendere?". Tratti in mezzo a rocce, sentieri verso il cielo, pareti che mi sovrastano minacciose, ma se avessi le scarpette vi minaccerei io (eh, eccome).
Altra curva, e dietro altra strada: guardo in lontananza, ma non capisco bene fino dove devo andare, dove sarà il rifugio dal quale parte la discesa e da lì fine dei giochi. Le nebbie che prima stavano a valle, iniziano a salire verso di me, ma si tengono sempre a debita distanza.
Pratoni intervallati da roccia, tappeti d'erba con sotto pochi mm della roccia scivolosa che mi tre in inganno: o forse sono gli scarponi che davvero non ce la fanno più..reggete ancora qualche ora bimbi! Rivedo le Pale di San Martino, le saluto prima di ripiombare dentro le Dolomiti Feltrine: ghiaioni e prati in alternanza.
Branchi di camosci ovunque. Raggiungo l'apice della solitudine quando con convinzione mi metto a fischiare con una marmotta, insomma a cercare di parlarci. Ma nulla da fare. Urge tornare dagli amici. Urge anche arrivare a valle, visto che di nuovo a momenti m'ammazzo scivolando su dell'erba ripida, chissà come ho fatto a fermarmi, ma non porti domande quando le cose vanno per il meglio.
Vallone ella Malga Pietena. Minchia, quindi devo farne ancora un altro prima di raggiungere l'ultimo passo e poi essere al rifugio. Dietro ogni curva.. Intanto il paesaggio si fa tipicamente feltrino, le nebbie salgono da valle e sembrano una lingua che entra nella valle soprastante. Ma il tutto mi resta distante, puro spettacolo.
Vallone della malga delle vette Piccole, ultimi sforzi e ci siamo, daje! Incrocio le prime persone, e io avanti, ultima salita signori, Passo delle Vette Piccole ed ecco il rifugio! Rifugio dal Piaz, ci arrivo poco prima delle 10 e una fetta di torta e un caffe non me li toglie nessuno! Dai dai che ci siamo Andre!
Ok, tempo di ripartire, ho solo più di 1600m di dislivello da scendere.. Le nebbie offrono un'ottima vista, col sentiero taglio il più possibile la forestale, due chiacchiere con un signore che scende anche lui e che mi offre un passaggio da Passo croce d'Aune a Feltre, ma "no grazie, voglio farla TUTTA pulita", only by fair means! Signore che dopo un po' mi saluta con un "scusa ora vado che prendo freddo" e inizia a correre.
Un selfie col triangolino che sto per lasciare, un compagno di pochi giorni che mi ha donato un significato di vita. O meglio, me l'ha fatto maturare. Spesso è tutto merito di noi stessi. O anche colpa, dipende.
Noiosa forestale che non si può correre data la scarsa pendenza, poi nel bosco aumenta e posso lasciarmi prendere dallo sblisgo. Ormai non capisco più niente, voglio solo arrivare alla fine, poter esultare, dire "ce l'ho fatta" ma anche "ho finito". In 1h scendo i 900 e passa m e alle 11 sono a Passo Croce d'Aune. Dai che ce la faccio a prendere il treno e non rimanere una notte in più fuori!
In fondo adesso ho solo 14km di asfalto che mi separano da Feltre. 14km. Mi sparo. Ma non posso nemmeno prendere il percorso alternativo che consiglia Paolo Cervigni, perchè rischio di non passare per la Pedavena, e io voglio passarci: è la carota del viaggio, quella simbolica in realtà, l'obiettivo è un altro.
Corricchiare non si riesce, troppo poco ripido, i piedi cotti, a metà faccio pausa in una piazzola, continuo. Ohmmm, mente resisti. E dopo una curva, l'oasi, il paese; dopo altre svariate curve, il cartello d'ingresso al paese di Pedavena. In centro chiedo al prima passante indicazioni per la birreria "segui la strada, mancano 500m", d'un Dio grazie. Eccola.
Alle 12e45 abbandono il mio zaino e tutto puzzoso entro al bancone, sento già che per mangiare c'è da spettare un casino quindi capisco subito che dovrò accontentarmi di un panino: sol che mi dai la birra. Mi accoglie una prosperosa ragazza che per dare un po' più di risalto alla mercanzia si è fatta un pearcing sullo sterno: bella topa, ma tiratela meno che non ce l'hai solo tu.
Mentre aspetto il panino, la mia birra media finisce, quando arriva il panino "mi fai il pieno di nuovo?". Esco fuori, al tavolo, panino e birra, e occhi umidi, non di sudore.
La meritata pausa finisce, forza e coraggio, ripartire. Le due medie sono state rapidamente assorbite dal mio corpo, e le sento che mi fanno traballare. Ma l'attività fisica annulla l'effetto in pochi minuti: beh alcune decine. E ripigliatomi, entrato a Feltre, gli occhi diventano lucidi: sto lasciando l'Alta Via numero 2 delle Dolomiti, sento che sto lasciando anche un pezzo di me e della mia vita. Un pezzo piuttosto bello e importante.
Vago per Feltre, seguendo i cartelli, incontro il signore del " scusa ora vado che prendo freddo " che mi fa i complimenti. Gli chiedo indicazioni su dove sia l'ufficio turistico che voglio la mia spilletta: ci sono di fianco. Non sono nemmeno le 14, ho pure 1h30 di pausa prima che apra, e il treno delle 16e20 lo prendo di sicuro. 
Cerco la piazza, mando foto a chi da casa mi seguiva. Sono fiero di me, oltre che per l'impresa fisica, anche per quella mentale.

Mi butto in un bar a rifocillarmi e cambiarmi: bombolone, smoothie, centrifuga, caffe. Ricomincio a chattare col mondo, dopo 6gg di assenza da social e messaggi (o quasi, qualche "sto bene" a casa dovevo mandarlo).
Scarponi.
Piedi.
Il resto delle fatiche fisiche non lo fotografo. Apre l'ufficio, firmo, ricevo spilletta: vorrei la maglietta ma non ce l'hanno. Dai a posto, verso la stazione. Di nuovo in treno, di nuovo su uno dei mezzi di trasporto più tristi e malinconici che esiste: ma rispetto all'andata, siamo una coppia meno affiatata.

31.25km, 8h, 1011m D+, 2469m D- (dislivelli ricavati dalla guida di Paolo Cervigni).

Qui altre foto.

Qui la guida del Buon Paolo Cervigni, ottima, contiene già le immagini delle mappe, così si può fare a meno delle cartine.

Link alla pagina generale.

2 commenti:

  1. Ottimo trek sulle Dolomiti, avere percorso l'Alta Via in solitaria gli dà un valore aggiunto (le sensazioni si amplificano,rafforza la stabilità psicologica e la perseveranza a non mollare il proseguo)

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