lunedì 31 ottobre 2016

Bastoni a colazione, birra e vino la sera: Traversella Climbing Days, 3/3

Altroieri qui e ieri qui.
La sveglia per andare a correre di nuovo l’avevo puntata, ma ho girato gallone: oggi c’è da rientrare in pianura a un orario decente per poi fare serata, voglio massimizzare il tempo di arrampicata. E meno male (o forse no?) che ho girato gallone, perché quando mi sveglio davvero e mi tiro su dal letto.. la testa risente un po’ di ieri sera.
Colazione sempre ricca, tante risate, e poi in marcia per nuovi settori, con l’appuntamento di ritrovo per le 14e30 nel caso ci perdessimo di vista. Io e Stefania saliamo verso la Parete degli Eroi, ma viste le bastonate di ieri, oggi partiamo dalla prima parte di questo settore, dove abbondando i 3a 3b 3c. Che si rivelano davvero essere questi gradi, non come ieri.
Dopo poco arrivano anche Roberta e Mattia, con la prima che realizza il suo primo tiro da prima! Noi si sale a fianco, partendo da terra all'ombra e trovandosi dopo pochi metri al sole: al sole si sta da Dio, a me che piace essere libero nei movimenti mi tolgo la maglietta, ma il secondo lancio lo realizzo esattamente sopra un ramo.. riprenderla sarà dura..
Beh dai, questi tiri scivolano bene, spostiamoci verso destra a cercare di alzare un po' l'asticella su dei 4b di 30m. Ma porca miseria, niente a che vedere col 4b di partenza di ieri!! Mi consolo un pochetto, il morale si rialza. E si alza in volo un falco che deve aver messo nido sopra di noi, in mezzo a quel caos di roccioni dove comunque vediamo passano delle catene.
L'aria di fa meno limpida, l'orizzonte si sfuoca, le montagne “vicine” pure: arriva la perturbazione. Infatti ben presto inizia a esserci freschino per stare “liberi”. Osiamo: i 4b sono andati lisci, proviamo un 4c. Ribastoni! Ma che strapiombo ai primi metri, resting immediato a cercare di capire come e dove diavolo si passa.
Peggio sarà lo strapiombo su, che non può essere un 4c: in questo momento non può nemmeno essere un tiro, perchè dopo vari tentativi riesco ad alzarmi, ma una volta che ho superato il duro..la terra e la vegetazione non rende possibile trovare il minimo appiglio per proseguire! Scendo e traverso verso la sosta del tiro vicino..
Un altro tirello, e si fa ora di scendere, per un'abbondante pranzo a base di polenta taragna, formaggio, verdure grigliate, chiacchiere e risate. L'autografo del Caio, due parole sullo stato delle cose per la continuazione della gestione attuale, e poi si scende. Stasera seratone m'aspetta.
Tre bellissimi giorni, passati con vecchi e nuovi amici, in un posto nuovo che (almeno a me) ha abbassato le orecchie ma insegnato molto; poi sì, sono convinto che quei gradi..siano poco reali. Conosciute belle persone che spero rivedere presto (gestori e Caio) e un luogo dove chissà, forse un giorno porteremo tanti altri amici!

Qui altre foto.
Qui la guida.

domenica 30 ottobre 2016

Bastoni a colazione, birra e vino la sera: Traversella Climbing Days, 2/3

Ieri qui.

Io che fermo non so stare, mi sveglio prima per andare a correre sul sentiero delle anime: 5e30 suona, ma fuori vedo ancora buio. Dopo un po' idem. Alle 6 anche. Ma..le persiane saranno aperte? No, ecco perchè non vedevo l'albeggiare!
Messe le scarpe parto. La luce è ancora poca, e gli inciampi sono numerosi, meglio procedere con calma.. Il bombardamento di castagne poi continua, ma il bosco cambia abitanti e ben presto mi trovo in mezzo a vari passaggi tra sassi, ruscelletti, felci, funghi rossi da evitare, e ogni tanto un po' di panorama sulle montagne che si illuminano di fuoco e la pianura che resta nella nebbia.
Freschino ma molto meno di quello che temevo, coperto come sono per questa tosse che non mi lascia. Giunto al giro di boa, levo i tacchi per chiudere l'anello che non voglio far aspettare i miei amici! Un cane che mi abbaia a pochi metri, un asino, e poi giù in mezzo alle felci gialle.
Chissà se il sentiero è giusto, ma la direzione di certo. Qualche scivolone sul fango e poi di nuovo in mezzo al campo minato di ricci che mi punge i malleoli e mi entra nelle scarpe, e una fame esagerata che mi guida vero una risalita. Pane e marmellata a volontà mi aspettano.
Le vie di oggi sono le classiche, ci rechiamo verso il Settore delle Placche Nere, carichi come delle molle, ignari di ciò che stà per succedere. Mentre siamo intenti a prepararci, Caio (il re di Traversella, quello che insieme a suo fratello, gestore del rifugio, ha reso questo posto quello che è) si cala in doppia e attrezza una fissa per fare dopo delle foto a una ragazza ipovedente ma campionessa d'arrampicata. Chapeaux.
Io sulla Diretta Placche Nere con Roberta, Stefania con Mattia su Placche Nere e Anna e Roberto su Alias. Senza sapere cosa mi aspetta, intanto canto e canto Mannarino a squarciagola con "Mary Lou". Parto, su un 4b, grado che ieri mi mangiavo: oggi ci sudo come se fosse un 6b, su Moonbears  ho fatto meno fatica.
Mamma se è duro, il tempo scorre senza che me ne accorgo, in qualche punto una pausa a osservare Stefania arrancare di fianco a me: ma che è sta roba?! Va bene esser scarsi, ma qui c’è un problema coi gradi, troppo diversi da un settore all’altro. A chi sta sotto urlo “Bastoni a colazione!”
La falesia si popola: un corso CAI, una cordata con una campionessa ipovedente, tanti privati, un elicottero che presta soccorso distante (ma non troppo) da noi. In sosta me la godo al sole, ma con le bastonate sui denti che fanno ancora male, mentre noto che nella cordata Stefania-Mattia c’è stato un cambio al timone..
Ed è tutto da ridere il seguito. Stefania da L1 si è calata lasciando il passo strapiombante a Mattia che lo ha superato bene. Ora Stefania su L2 sale agilmente una placca sulla quale poi Mattia arrancherà: gli opposti!
A me aspetta un tiro più piacevole dove godo nel trovare delle belle orecchie di roccia, buoni appigli coi quali l’aderenza viene aiutata notevolmente! Recupero Roberta mentre i nostri quattro amici vanno verso il prossimo settore dove si può salire un’altra via, foto di via e li raggiungiamo.
Dopo i bastoni sul 4b, il 5a dello Spigolo Biletta lo lasciamo ad altre cordate, e mentre Stefania sale una via non presente sulla guida, io sbruffoneggio e convinco Roberta a provare a fare Pig, primo tiro di 4b: se è come la via di prima, andiamo a casa!
E invece no: beh certo non è il 4b che ho salito fino a ieri, ma ad esclusione di un passo in strapiombo sul quale occorre passare sul versante opposto di una grotta, il resto si sale senza troppi patemi (ricordo bene la sudata al primo tiro di oggi!!!). La mia compagna di cordata mi raggiunge faticando, ma arriva.
Intanto le foto spettacolo alle altre cordate si sprecano: alla fine solo io non avrò belle foto, come al solito. Ma almeno posso riprendere a cantare giulivo su questi tiri più abbordabili.
Il secondo tiro di Pig è un bel fessurone più o meno ammanigliato da salire nei modi più disparati: placca, diedro, dulfer, spaccata, sostituzione, un bel tiro completo! Questo me lo godo e risollevo un po’ il morale per il futuro della giornata. In sosta mangiucchio qualcosa con Stefania e Mattia che poi se ne vanno verso il Secondo Salto a esplorare.
Ecco Roberta riemergere da questo mare di gneiss, pausetta e poi anche noi verso l’ultima parete da salire di oggi. Parete bella intrisa del corso della Scuola della Valle dell’Orco: ci si mette in coda e s’aspetta facendo un altro book fotografico.. agli altri.
Tocca a noi. Una bella vena di quarzo di spessore mezzo metro e più rappresenta il passetto più ostico della salita, che procede ancora su difficoltà nei miei limiti. Stefania invece si ritrova in difficoltà su un altro strapiombo.
Non posso concatenare, troppa gente sopra, mi fermo e meno male. Mentre recupero Roberta, noto Stefania in difficoltà, alchè scherzando “Ste, ti lancio una corda?” lei mi guarda e “Sì!”, “Ma come sì?!”. E scatta la foto della perculatio a vita.
La mia compagna di cordata inizia a esser cottarella, vediamo come procede la via, se mai ci caliamo che non c’è problema: invece la finiremo. Il secondo tiro scema parecchio come difficoltà, solo il traffico inizia a essere importante, tra cordate che convergono dai lati e altre che si calano in doppia.
A S2 tocca aspettare parecchio. Fischietto "Mary Lou" e la mia meraviglia è tanta quando uno degli istruttori del corso segue a fischiettare la strofa successiva “Ma allora la conosci anche tu!” “Sì ziocaro, me l’hai messa in testa!”.
L3 la saliamo agevolmente, e come Mattia, opto per raggiungere S4 concatenando, così poi scendiamo per sentiero e buonanotte, che l’orario avanza, chiama la panza, e ormai è finita la danza. Solo che gli ultimi 15m sono praticamente in free, gli spit sono troppo scostati e la corda tirerebbe troppo.
Siamo in cima, recuperiamo le nostre compagne mentre noto che.. mi sa che non c’è il sentiero a scendere. Stefania arriva, da un’occhiata e conferma. Mattia e Stefania si calano in moulinette, noi vediamo quando arriva Roberta. Intanto il sole cala e le temperature si fanno frizzanti.
Dopo aver interrogato Stefania su come ci si cala in moulinette, loro vanno, e il secondo di loro che si cala scopre che si arriva fino alla piazzola sotto di noi, dalla quale poi un sentiero c’è. Roberta attrezza la doppia ma..il suo peso piuma e il pitone di corda mal si conciliano e fan troppo attrito.
Roberta si cala con la corda di Stefania e Mattia, io invece col mio peso birra scendo che è un piacere, mentre quelli sotto si fanno mille selfie. Trovare Mattia che fa su la corda sul collo di Stefania perché lei tutte quelle spire non le riesce a tenere in mano.. è un po’ come il soccorso di prima.
Si scende per tracce un po’ impervie, pensare di risalirle domani mi lascia un po’ pensare. Poca luce e tanti scivoloni, mille chiacchiere e una salamadra. Il cambio dell’ora però consente di arrivare in rifugio con un buon margine per bersi una meritata birra!
La cena scorre da Dio come ieri: si mangia l’impossibile, si beve un vitigno intero, e tra risate e rivelazioni, chiacchiere col vicino e filmati, il tempo scorre fino a che i gestori ci dicono “noi andiamo a letto, dopo chiudete”.

Qui domani.

Qui altre foto.
Qui la guida.

sabato 29 ottobre 2016

Bastoni a colazione, birra e vino la sera: Traversella Climbing Days, 1/3

“Tre giorni in falesia? Te?!” chi mi conosce lo sa che è alquanto strano che mi dedichi all'attività di falesista (e infatti son pure scarso ad arrampicare), figurati quando gli ho detto che ci dedico 3 dei 4 giorni del ponte del primo novembre! Di Traversella me ne hanno sempre parlato bene, si paventa che tutto potrebbe cambiare nei prossimi tempi, si è tirata su una compagnia che pare buona (e si dimostrerà tale), il meteo è ottimo, quindi perchè no, andiamo!
Mattia, Roberta, Stefania, io, Roberto, Anna.
Già l'arrivo al paese denota quale sarà lo spirito del weekend: mangiare a più non posso! In centro troviamo un alimentare che fa panini e pizzette ottime e a prezzo superbuono. Poi è ora di incamminarsi, dai mo che c'è qualcuna che vuole mettere su un grado secco.. Ma già fin dai primi passi emerge un altro spirito del weekend: la risata. Pantone Arancio Pellegrini, Parco Giochi, castagneto tremando sotto la bombardata di ricci..
Arrivo al Rifugio Piazza, in completa scialla per uno come me sempre frenetico di fare fare fare. Solo alle 11 iniziamo a tastare la roccia di Traversella, qualcosa che dovrebbe essere simile a Rocca Sbarua, ma che si rivelerà ben più ostico di quello che credevo. Ma i gradi, sono mezzi fasulli eh.
Partiamo dal Settore delle Masche, un po' di monotiri dalle blande difficoltà siccome mi hanno messo in guardia di partire con calma qui. Li saliamo un po' tutti, con la continua paura dei ricci dal cielo, Mattia che sale anche da prima, Stefania che litiga coi pantaloni a vita bassa: siamo solo noi al momento, spettacolo. Sole alto e possente che consente di arrampicare in libertà senza maglietta.

Con la fame che continua a mordere e i panini che presto finiscono, ci spostiamo al Settore della Cotoletta, dove ci sono già Roberto e Anna annoiati dalle troppo facili vie delle Masche. Partiamo io e Stefania su un 5a che..fischia se duro! Alla faccia dello strapiombante senza una mazza. E bastoni sui denti.
Andiamo a provare altre cose un po' più facili, ammirando piuttosto quelli bravi che salgono dei 7a e dei 5b che già vedo col binocolo. Già sul 4c si suda parecchio..va beh dai, domani andrà meglio! Un bel 5a in spigolo ma da secondo, per preservarmi per domani appunto, e poi ormai sotto sera si rientra verso il rifugio.
Birra sì birra no, birra eccerto anche prima di una cena che incombe! Cena dove ci mangiamo anche gli occhi e dove si beve a spron battuto, volano risate, canzoni, due chiacchiere coi vicini, e poi a nanna che domani si fa sul serio.

Domani qui e dopodomani qui.

Qui altre foto.
Qui la guida.

sabato 22 ottobre 2016

La cordata della salute: Moonbears

Quando si dice “arrampicare in buone condizioni fisiche” occorerebbe fare esempio di questa giornata: al contrario. Io che dopo il triathlon dei poveri e la nottata di sabato ho passato una settimana di mal di gola e assenza di voce. Giorgio reduce da due giorni di malattia. Stefania che sta bene, ma inizierà a tossire oggi. La cordata della corsia d’ospedale.
Io Moonbears in realtà l’ho già salita tempo fa, ma siccome Giorgio la vorrebbe fare, andiamo, che meglio la compagnia che la via. Quando poi la compagnia si presenta con la crostata per rimpinguare la colazione e gnocco e formaggio a fine gita, come dirgli di no! Poi ci sarebbe anche la mezza voglia di concatenarci “Le strane voglie di Amelie”, ma in tre sappiamo che questo sarà difficile.
Partiamo prestissimo visto che quella parete è una delle più affollate della valle (e dopo ciò che ho visto sulla Bellezza della Venere..), i primi due tiri sono in comune con due delle vie più frequentate della Valle del Sarca, affollamento, untezza, la sintesi del perché Arco non mi va a genio (avessi il 6c, forse troverei vie meno unte e meno affollate).
E infatti mentre ci incamminiamo, dall’altra parte della strada marcia una squadra di concorrenti, armati fino ai denti, corde e ferraglia, casco già in testa, sono in 6. Acceleriamo il passo, ci manca solo che ci sia già gente anche all’attacco, ed è appena l’alba! Ma quando arriviamo alla cancellata scopriamo di essere i primi. Almeno. Siamo in tre, c’è il forte timore di essere sorpassati con tutto il caos di corde e salami incrodati che può seguirne.
Parte Stefania, che si è già divisa i tiri, ai lei i primi tre, i più facili ma anche i più unti. E infatti già lasciare il piedistallo della cancellata è un affaire mica da ridere: la vedo cincischiare e mi dico “mammai mia, se andiamo così su questi gradi, chissà dopo” e invece quando dopo Giorgio toccherà a me, capirò il perché. Zero appigli e appoggi saponati.
Secondo tiro in completo traverso, io e Giorgio raffreddati come siamo temiamo fortemente questo freddo che attanaglia: la valle spara vento e il cielo non spara sole. Ma non mi sto a vestire nella speranza esca la palla di fuoco, e chi visse sperando..ciaone.
Da S2 le strade di Moonberas, Orizzonti Dolomitici e Amazzonia si sperano: bene, speriamo di trovare della roccia meno consumata, ma non ci spero. Le cordate sotto di noi (di fianco a dir la verità) sappiamo fanno altro, vediamo quelle che verranno.
Dopo i tre tiri iniziali, tocca a noi “vai tu o vado io, vado io o vai tu” faccio decidere a Giorgio e parte lui: solo Stefania ha studiato la relazione, io la via l’ho già fatta ma tanto non la ricordo, e Giorgio l’ha proposta. Che gentaglia. E nonostante di quelli che tocca a lui questo sia il più facile, lo si vede pensare parecchio a come uscire da un passaggio.. Annamo bene.
E invece dai, annamo. Giorgio su L5 ci mette il tempo che gli serve, ma sale senza colpo ferire quello che ricordo essere un tiro bello tosto, a sfruttare questa fessura il più possibile in diedro, ma con qualche passo in Dulfer: piuttosto fisico e da fidarsi di piedi che poggiano su saponette. Stefania ringrazia, o meglio ringraziano le sue braccia.
Ultimo tiro per Giorgio, il malato in guarigione. Molto più malato il sole, sempre dietro una coltra di nubi che non lo lascia andare, e noi al freddo. Infatti non mi sento più le dita, arrampicare così, e su questa roba poi, è fantastico. Tiro meno continuo, ma un paio di passaggi in placca rendono il “un ci passa manco ‘no spillo”, toscanismi..
Ed eccoci a S6, cambio della guardia, finisco io la via! Intanto un’occhiata giù rivela che ci sono cordate che ci inseguono, formichine su tutta la parete e addirittura anche all’attacco! No vabbeh, ma se fossi alla base andrei da un’altra parte.. Il mio primo tiro è piuttosto semplice, preludio invece a una tempesta di verticalità.
Ahimè non canto, ogni seconda parola è strozzata dal mal di gola, finisce del pozzo senza fondo delle ugole malate. Ma per questo tiro provo a farmi forza e canticchiare. Lo strapiombo iniziale viene superato relativamente bene, le braccia non sono troppo cotte dai tiri di Giorgio. Ma la placca successiva senza piedi..dura! E poi mi scappa, mi scivola, sempre la mano destra, ma perché?! La guardo. Ah.
Il dito medio è avvolto da una sciarpa di sangue che non ho chiesto, e oggi scopro che il sangue è un ottimo lubrificante! Ma qui mi serve dell’aggrappante! Butta la mano nella magnesite, pulisci, di nuovo un tuffo, la presa, unta di rosso, scivola, maledetta. Prova, riprova, continua a sanguinare. Ho capito, azzerata o non si passa.
Superata la placca verticale le difficoltà calano, ma non troppo, a sinistra di un diedro vegetato che poi lo si riprende dopo un traversino dove esser bassi è meglio (Stefania, visto?). Ora ricordo anche questo di tiro dall’altra volta con Nicola e Marco! Diedro liscio e sosta all’ombra di un albero: ma io vorrei del sole! Il libro di via..non c’è, siccome manca il coperchio della scatola, inutile tenerci un libro da pucciare nell’acqua piovana.
Arrivano i miei amici, ora sono ben più allegro e canterino, ma Giorgio mi sfotte il mal di gola e inizia lui a intonare le mie canzoni, bastardo!!! Parto per l’ultimo tiro, avventurandomi su uno strapiombone: one non tanto perché sia a tetto, ma perché è tanto da abbracciare! Vorrei essere il terzo di cordata per godermi la scena di Stefania che non arriva alla presa buona e si ghisa, e invece..
Salto la sosta ufficiale e continuo fino alla rete di contenimento, ora sì che il sole è uscito e si sta bene! Fame e sete, mentre recupero i miei amici gli do sfogo, la mia povera gola.. Eccoli che arrivano, foto di gruppo e poi “Che famo? Giù alla birra o su alla via?”: due conti sugli orari, Stefania che ne ha abbastanza ma ci dice di andare tranquilli, Giorgio che non vuole essere a casa tardi..birra in compagnia!
Scendiamo con calma ammirando i sirenetti del Lago di Toblino, una bella birra e spuntino al solito bar delle Placche Zebrate sognando già altre arrampicate: magari con della salute in più però!

Qui altre foto.
Qui e qui report.
Qui relazione.