martedì 1 novembre 2016

In un cielo poco nitido: Rocca Pendice, Bianchini e Carugati

Dopo i bellissimi tre giorni a Traversella (qui, qui e qui), ricchi di risate e bastonate, e dopo la serata di Halloween, come non chiudere 4 giorni di weekend lungo senza un’altra arrampicata? Non si può. Giorgio c’è, il meteo pure pare, ma di guidare molto non se ne ha voglia: Arco o Rocca Pendice? Vince quest’ultima, visto che non ci si va spesso e il meteo stabile delle giornate passate dovrebbe aver asciugato quella spugna che è la Trecheite.
Ma lungo la strada la nebbia è tanta, e pure all’arrivo in zona non smette. Qualche buco nel grigiore ci fa sperare, per poi richiudersi e temere. Infatti, parcheggiato al cimitero dopo lauta colazione, non è che ci sia tanto sprone ad uscire dall’auto e prepararsi. Ma lo si trova, nella speranza che il tepore arrivi: non arriverà un granchè.
Ci incamminiamo verso il paretone, proviamo la Bianchini oggi, una via che si brama da tempo ma che per difficoltà o Falco Pellegrino abbiamo rimandato. A differenza di altre volte, mi sono studiato un pochetto la via e diviso i tiri per beccarmi quelli che sulla carta sono i più belli: non che gli altri facciano cacare però! Siamo solo noi in giro, noi, la nebbia e l’umidità. E la felpa addosso dopo giorni a petto nudo..ueh!!!
Faccio partire Giorgio. Salita delicata e un po’ in traverso su roccia umidiccia e a tratti coperta da muschio. Però ben protetta (rispetto ad alcune relazioni passate, hanno attrezzato la via rendendo sufficienti solo rinvii) e si sfruttano gli spit dei monotiri attraversati. Qualche divertente passo delicato, e poi delle belle mani per issarsi, anche se a volte suonano un po’ a vuoto. Sosta su bel balcone.
Cambio, riparto io, finiti i traversi ascendenti ora si sale dritto per dritto, tra placchette, quasi su spigolo, riscaldato dal primo tiro. Un primo strapiombetto lo supero agevolmente, forse i tre giorni passati mi hanno insegnato qualcosa e oggi vado benino. Ma giunto al passo più duro.. No vabbeh, ma questo non può essere solo V+. Mi tiro su a fatica, ma la prossima mano è troppo lontana, quelle che ci sono svase e i piedi zero. Se volo attero su un terrazzo e mi faccio fuori le caviglie. Tre tentativi, e ci scatta l’A0.
Facendo sosta sulla pianta, regalo a Giorgio qualche metro in più di arrampicata, ma facile. Prosegue nelle viscere della parete dove non posso vederlo e dove da giù non si poteva immaginare si passasse di lì. Intanto scruto la parete, offuscata e resa poco nitida dalla nebbiolina: si vede il cielo azzurro, ma non così limpido.
Il quarto tiro è di certo il più entusiasmante della via: ho fatto bene a dividerli così! Verticale, strapiombante, diedro, dulfer, spaccate, placche, uno spettacolo: godo! E mentre il mio amico mi sente gemere per il piacere di questa arrampicata tecnica e fisica allo stesso tempo, mi maledice “Eddai Gio, di solito decidi te come dividerci i tiri!”. Mosso dalla compassione, sono un animo gentile, faccio sosta quando alla fine del tiro mancano ancora 10-15m, per lasciarli a lui.
E così con cinque tiri usciamo dalla via, un ultimo tiro bellino e che poi si divincola in mezzo alle rocce più pulite che si possono trovare nella parte alta. Foto di via, spuntino, un pelo di sole pallido da prendere e..si scende per una nuova avventura. Mo vacca che sonno che c’ho!
Lo Spigolone me lo ricordo un po’ troppo tosto per ripeterlo oggi che mi sono tirato su di morale e che voglio rientrare in pianura a un’ora decente per dormire e recuperare un po’ di sonno, perciò si opta per la classica Carugati. Sembra non ci sia nessuno, beh una cordata lassù ma è due tiri avanti a noi, andiamo tranquilli. E invece..
Parto io, alla fine mi becco quasi gli stessi tiri della mia prima volta. Il camino iniziale è reso un po’ insidioso dal muschio sparso e dal fatto che è sempre umido quaggiù, ma me lo ricordavo più duro, non meno divertente però. E stavolta non mi faccio fregare, la sosta so dove si trova e non provo a continuare verso l’alto!
Sempre panoramica S1, Giorgio scompare veloce dietro lo spigolo per andare a cercarsi un po’ di bella parete e poi quel traverso su placca verde muschio che conduce in sosta. A de scriverla così capisco che invoglia poco..ma lo faccio per ridere, andate!
Notiamo però che le cordate davanti a noi sono due e piuttosto lente. No dai, non voglio arrivare a casa tardi.. Parto per il terzo tiro, con l’intenzione di concatenare ma meglio desistere, ci sono già quattro corde davanti a me.
Recuperato il mio amico, chiediamo se possiamo andare, tanto vediamo che c’è molta attesa in alto, magari noi facciamo sosta più su. Aderenza e diedro, poi ricordavo un passo in strapiombo ostico che, sarà perché oggi sono da secondo qui, trovo nemmeno tanto impegnativo. Certo che le corde che girano un po’ ovunque rendono un po’ ragnatela il tutto.
Mi spetta l’ultimo tiro, una formalità, reso particolare dal fatto che si sale alla fine su un muretto di cinta cementificato: e per fortuna l’hanno cementificato, se no con tutte le trazioni che ha subito sarebbe già venuto giù da un pezzo! Nuova foto di via, e finalmente al sole al calduccio!
Dai, 10 tiri portati a casa, una via nuova e una ripetuta ma comunque belline, e i bastoni di Traversella un po’ dimenticati. Poi, come avvenne per la Baita Jimmy, la fame ci frega e finiamo in un posto dove tanto per rendere l’idea il caffè costa 2 euro. Mnagiatoe e bevuto bene, però stica i prezzi.

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