sabato 25 marzo 2017

Placche a Bastoni, Strapiombi da Leoni: via Helena

Dopo tante gioie su neve e ghiaccio in Appennino, questo giorno doveva arrivare: tornare su roccia. A dir la verità ne avevo anche voglia: zaino leggero, sveglie più tardi, protezioni meno aleatorie, temperature ben più gradevoli. Già domenica scorsa avrei rimesso le scarpette volentieri, ma Stefania aveva fame di neve, e come non accontentarla con pure l'apertura diuna (breve) variante di uscita a un itinerario classico?
Oggi invece, roccia sia: tra l'altro che nuova acquolina me l'ha messa Manolo ieri sera, che con le sue immagini e parole mi ha richiamato a una visione della vita che in parte condivido a pieno. Sono con Giorgio, che consiglia il buon vecchio Arco: zona che io continuo a conoscere molto meno di quello che dovrei. Una serie di vie papabili a San Paolo (sole e vie corte, visto che abbiamo il coprifuoco), e dopo anche il consiglio di Nicola, si parte per la via Helena.
Via ben al di sopra del mio grado: quel VI, ma anche già V+ lo vedo un miraggio. Speriamo solo che sia azzerabile e protetta bene, se no temo già un nuovo bis stile Piccola Piramide. Si parte presto visto il coprifuoco, e date le gradevoli temperature fin dalla prima mattina, questa si rivela una scelta azzeccata. Alle 7:45 il mio amico ha già le scarpette sulla roccia.
E già i primi passi lasciano presagire che non sarà una passeggiata. Un po' di unto, una prima protezione lontana, po' di strapiombo. Almeno al momento siamo soli: non lo resteremo a lungo, ma riusciremo sempre a esser quelli davanti: e la cosa è un vero sollievo, nessuno che ti tira in testa roba, e te che puoi salire con tranquillità. Esce pure il sole a illuminare questa roccia variopinta. Giorgio sale, lo vedo tentennare su passaggi che da sotto non paiono così duri: oggi mi sa che usciamo a orecchie basse! Sol che usciamo.
Secondo tiro, e tocca a me. E c'è della placca. E di V+. VdM. Devo imparare a partire senza guardare il grado che mi aspetta, farmi informare solo su lunghezza del tiro e sosta che mi aspetta. La relazione testuale che abbiamo unisce due tiri di quelli descritti sugli schizzi, ne vengono fuori 45m di patimenti e godimenti. Un'azzerata brutale nella prima parte, poi basta: ma quel passo in traverso dove tocca scendere leggermente mi impegna non poco.. Chiappe strette, vari tentativi, poi la chiave di volta: ma se spostassi prima il piede sinistro? E le difficoltà si risolvono subito.
Terzo tiro, il chiave: sulla carta come difficoltà coincide con altri due che farò io, ma quelli saranno in strapiombo, tutt'altra minestra. Parte Giorgio, sereno, da basso non sembra nemmeno ripida quella placca spaventosa. E invece, seppur non ripida, è levigata come una lavagna: una volta che vedo anche lui azzerare, mi dico "oh cacchio". Finita la placca, il resto della salita è ben più serena. Mentre stò per arrivargli in sosta, lo sento distintamente dirmi "Oh però il prossimo tiro, non ti invidio per un cazzo. Oppure sì".

Mentre il mio amico saliva, arriva un elicottero del soccorso. Poco prima un'ambulanza a sirene spiegate. Cala due persone vicino alla strada di accesso alle pareti, se ne va, torna poco dopo e cala un operatore con la barella. Torna via, rimanendo poco distante in hovering. Poi però si allontana, atterra in un campo piuttosto lontano. Spegne le pale. Non si sentono ambulanze ripartire a sirene spiegate. Un film già visto. O è andata benissimo (ma difficile che non trasportino lo stesso via il ferito visto che tanto ormai l'elicottero è già qui) o malissimo. Sono situazioni che ti riportano alla realtà, ti aprono davanti agli occhi quello che comunque già sapevi: che è un'attività pericolosa. Mi si "inumidiscono" gli occhi. Forse un sesto senso su un altro incidente che sta accadendo in questi stessi istanti.
Arrivo dal mio amico, mi tocca il traverso strapiombante che è piaciuto pure a Nicola: il fatto che gli sia piaciuto, lui che ha il grado, mi fa paura. "Gio, dimmi lunghezza ma non voglio sapere il grado" "Tanto quello lo sai già, comunque sono 20m". Mi spoglio, mi tolgo la maglietta intima a maniche lunghe rimanendo solo in maglietta leggera: ci sarà da sudare.
Parto, traverso inizialmente facile, non si vedono molte protezioni ma in realtà ci sono. Si vede bene quanto spancia però. Come si dice? Chiuso flash a vista: e son soddisfazioni! Non son certo bravo ad arrampicare e quindi non mi vanto e non posso farlo, ma qui godo come un riccio. Belle prese per le mani, piedi che spingono e addominali che lavorano: chiappe strette ma non per la paura, quanto per necessità motorie. Piegato a rana per stendere le braccia mentre rinvio, continuo il traverso, ringrazio i boulder della Totem, abbraccio la lama di un vascone e mi isso sulla sosta. Beh, già fatto?!
Sosta espostissima, mi sbilancio per vedere il mio amico mentre sale e fargli qualche foto. Riparte lui ora, per la stupenda placconata a clessidre, sale comodamente come una lucertola al sole: mi mancava il tepore della palla infuocata sulla roccia, anche se..che sudate su certi passaggi oggi!
Ora mi si presenta davanti un bel diedro stretto stretto, e poi il muro bianco duro. No, il muro bianco è sul tiro dopo, ho visto male. Del mio tiro, solo il diedro offre qualche difficoltà, ma il resto è un traverso facile facile per portarsi sotto la direttiva del tiro finale. Diedro divertente, dove "danzo" dentro la fessura con un piede sopra l'altro in alternanza, veloce per fare poca fatica.
Ed eccoci all'ultimo tiro, e la mente vola alla Piccola Piramide: no eh, da qui calarsi sarebbe davvero dura! Parte il Giorgio, tranquillo ma armato fino ai denti: la classica diatriba "ah a te sono toccati i tiri più belli" viene utilizzata da entrambi, gelosi e lusinghieri l'uno verso l'altro. Ma uffa, speravo farlo io questo tiro, non so perchè. E infatti.
Il mio amico arrivato al tratto duro, dopo metà tiro, incespica un po': qualche resting, un paio di voli (avvisati eh, non improvvisi), il tentativo fallito di una staffa sullo spit. Rivedo la Piccola Piramide, sento il rumore dei moschettoni degli imbraghi delle cordate che ci seguono. No eh.. Il mio amico ormai si è cotto le braccia, rien ne va plus. "Andre, vieni a provare te?" "E certo, non c'è scelta", mi faccio coraggio stavolta.
Giorgio lo reputo bravo come me ad arrampicare, se non di più (e infatti sul terzo tiro è stato molto più bravo di me): se non passa lui, la vedo dura farcela io. Lo raggiungo, rinforziamo la sosta, e parto per questo passo strapiombante. Un po' meno flash del quarto tiro, ma salgo che è una bellezza: probabilmente meno cotto e ghisato del mio amico, e con la "fortuna" di trovare meglio le prese buone, riesco a portarci fuori dalla via, non dopo qualche altro passo interessante.
Ed eccoci alla fine della via, ognuno bastonato a suo modo, chi dalla placca, chi dallo strapiombo. E vabbeh, chissene frega, l'importante è divertirsi e portare a casa la pelle! E le articolazioni, e i muscoli, ecc ecc. Ci spiaggiamo in "cima", prima di mettere a posto il materiale e toglierci le scarpette cui non eravamo abituati da un po'. Via divertente, e che apre la stagione in ottimo modo!
Discesa a chiacchiere su già i prossimi sogni, con una sete e una fame che La Lanterna placherà in modo ottimale: oddio, mi mangerei una forma intera di formaggio e berrei un fusto intero di birra, ma meglio che mi tengo un po' per stasera suvvia! Che poi, il rientro, non sarà per nulla piacevole..sigh.

Qui altre foto.
Qui e qui report.
Relazioni a bizzeffe su web.

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