Salvando capra e cavoli. Le previsioni meteo mi avevano
fatto preoccupare parecchio: gran temporali venerdì pomeriggio e notte, e
strascichi di pioggia debole sabato mattina. Per fortuna poi la perturbazione è
passata prima, più veloce, e meno intensa del previsto, con previsioni meteo
che al venerdì a pranzo mi hanno di molto confortato. Stare da questa parte del
fosso, e con questa responsabilità.. cambi i modi di vedere le cose.
Gatti che odiano l'acqua, malati e dormiglioni. Dura opera
di convincimento per spiegare a due gatti (un gattone e una gattina) che ciò
che hanno salito o provato a salire a Marciaga è nettamente più duro di quello che
faremo questo weekend. Il malato che il giorno prima ci conferma non venire
perchè febbricitante, e così può venire Stefania. Il dormiglione che invece che
dalla sveglia viene destato dalla chiamata di Stefania.
La sveglia. Le scontate lamentele sull'orario di partenza
(che poi nel 2014 partimmo appena mezz'ora dopo, e solo perchè il bar alla domenica apre un'ora
dopo), ma non voglio rischiare di beccare gente davanti o altri corsi (infatti
nel 2014 avevamo 18 cordate davanti a noi), vorrei evitare i temporali
pomeridiani (vedi 2016),
e vorrei arrivare al Platano per ora di cena senza correre.
Ed eccoci alla terza uscita del Corso A1 2017 del CAI di Carpi. Soccia che
impegno!
Alle 5 partiamo dal parcheggio, carichi a molla grazie al
miglioramento del meteo e curiosi di vedere come potrà essere cenare e dormire
in un posto dove finora abbiamo solo fatto spuntini ma..di qualità. Peccato
solo AndreaGu sia rimasto a letto..ci raggiungerà al bar. Colazione da re, 2
paste, la veneziana ("ma cosa fai?! si mangia con le posate!"), latte
macchiato e caffe.
Qualcuno che erroneamente mi "accusa" di
conoscerle tutte le pasticcerie, senza sapere che non è certo farina del mio
sacco e che io anche la colazione la farei al sacco. Ma dov'è Andrea?! Ci tocca
aspettarlo a lungo, e le birre da offrire lievitano di numero. Poi eccolo che
arriva, possiamo andare, affrontando quella curva stretta che "ogni anno
mi dico che voglio salirla senza manovre, ma non ci riesco".
Al parcheggio solo noi, meno male. Temperatura ideale, cielo
velato, condizioni ottime per affrontare una salita che di solito o ti cuoce
come una zucchina alla griglia, o ti bagna come una palma nella foresta
equatoriale nella stagione delle piogge.
Inizia la salita, prendo "sotto braccio" Francesca e Gioele, miei compagni di
cordata di oggi per ripassare un po' ciò che ci servirà per affrontare la
giornata di oggi. I segnali da scambiarsi verbalmente o in altro modo al
momento della sosta e del recupero, come si progredisce, ripassare la conserva,
ribattezzata "la condensa" da Ilaria. E parlando in salita, i primi
fiatoni iniziano a sentirsi: li mettiamo già alla prova.
Al ghiaione ci si separa tra chi attacca la parte bassa e
chi attacca la parte alta. Io, Federico, Gianluca, Roberto e Stefania si scende
coi nostri, mentre Alfredo, Dario, Davide e Luca salgono. All'attacco un veloce
scambio di informazioni, di materiale, le ultime cose dette mentre già
arrampico, e parto per primo. Non frettoloso, ma ottimizzatore: temo la folla
in parete, gli immancabili miscugli di corda di Gaino.
Non sono un gran fan del Lago di Garda, ma devo ammettere
che arrampicare su buona roccia, plaisir, vista lago, ha il suo fascino. Chiamo
i miei dopo aver fatto sosta, essendo in altre cordate di amici in parete, il
passaggio dei segnali verbali può esser fatto anche da loro, e così sarà.
Recupero i miei compagni, salgono svelti, ma il "duro" arriverà al momento eseguire le adeguate manovre in sosta. E infatti riesco a cogliere le facce perplesse dei due con un paio di scatti: ma in realtà sono bravi i miei, temevo solo che l'esposizione e l'ambiente potessero metterli in soggezione, e invece li vedrò abbastanza a loro agio durante l'ascesa e la discesa.
Riparto, tirello con difficoltà nettamente inferiori
rispetto al primo tiro, cerco di stendere tutta la corda e così sarà. O almeno
mi sembrerà dalle urla che mi arrivano, un paio di alberi per attrezzare una
sosta su due punti, anche se esagerata con questi tronchi. Inizia a venirci del
fisso, Gianluca mi raggiunge e Federico è appena sotto.
Un po' di didattica non si nega a nessuno, chiedere è lecito
e rispondere è cortesia, mentre faccio ciò Gianluca ci supera e le sue corde
iniziano a svolazzare al nostro fianco, così come quelle di Federico. Riparto,
e allora sai che c'è? Me ne vado tutto a sinistra a esplorare l'altro lato
dello spigolo della cresta. Cavolo che roccia affilata e ruvida che trovo!
Un traversino, difficoltà comparabili, e sento il mio amico
Gianluca dietro una roccia chiedermi "ma dove cavolo sei finito?".
Arrampico con a sinistra un bel vuoto di parecchie decine di metri, tipo
Spigolo Piaz alla Torre Delago (va beh, forse un po' esagerato), poi mi tocca
rientrare "in via" per forza di cose. Affrontare un bel passaggio in
dulfer, e poi fare una sosta li dove sono perchè la corda è finita.
Meno male quella clessidra poco visibile e quello spuntone
che posso controventare alla bruta con un nut incastrato! Chiamo i miei, che
tanto tutt'oggi non mi sentiranno, vitaccia. Meno male gli amici sparsi per la
parete possono fare il passaparola. Giunto il loro momento del dulfer, li vedo
pure divertirsi e affrontarlo bene e disinvolti. O no?!
Si riparte, ora direi che la conserva non si scappa. Peccato
solo che finita la corda, questa non viene. Aspetta, tira, il gluteo destro che
inizia a patire, ma perchè non smontano e non salgono? Avevo dimenticato di
dirgli che il nut in sosta..era già li, non era da recuperare!! E invece ci
provano finche non mi urlano che non riescono "scusate, lasciatelo li, non
è mio!".
Finalmente posso ripartire, mi aspetta il tratto di cresta
che con sali scendi porta alla sella della metà, dalla quale si può scendere e
dalla quale siamo scesi l'anno scorso. Era meglio fare conserva media qui,
accidenti se tira la corta, mi calo quasi a peso morto nei tratti di discesa,
sia io che Federico. Cerco di evitare sovrapposizioni di corda, ma riuscirci
mettendo giu qualche protezione non è facile, e infatti..
Supero la sella, proseguo (il cielo pare tranquillo, dai che
possiamo tentare l'integrale se anche il tempo dell'orologio lo consente) e
vengo avvisato da Federico che non c'è piu quello spit tanto utile visto il
tratto delicato. Ma ormai son salito, e non trovo modo di fare sosta. Il passo
in effetti è delicato: facciamo che io passo, ma loro passeranno solo se assicurati!
Avanti tutta, verso la placcona bianca su cui camminare
senza nemmeno una mano, e poi sotto alla variante di V. La guardo, mi
garberebbe, ma non credo i miei compagni sarebbero d'accordo, perciò sgattaiola
a destra verso il camminamento. Camminamento duro alla morte, vacca quanto tira
la corda. Appena dopo la svolta osservo altra roccia invitante a sinistra
ma..andiamo a fare sosta su quella pianta, così i miei salgono tranquilli il
passo delicato.
Famona, mangio panino mentre li aspetto. Sento che il
passaggino, sopratutto per le gambe non lunghissime di Francesca, li impegna, e
sento che pure sulla placca si fanno dare consigli da chi è li. Avanti, eccoli
arrivare e "ora però ci fai mangiare" "ma certo! mangio anche
io", mentre rispondo a mille domande..
Si riparte, dopo aver osservato che comunque alla mia destra
pare esserci tanto bosco per poter scendere verso il sentiero. Ma dopo poco, la
corda è troppo dura da tirare.. Basta, se andiamo avanti facciamo conserva media,
se no qui muoio di fatica. Sosto su un alberello a una mini sella con veduta
sui nuvoloni che si stano formando a nord ovest.. No buono..
Recupero ed eccoli. Facciamo due conti: Gianluca e Roberto
sono sicuro scenderanno, Federico lo sento che ostia perchè i suoi due non
riescono a salire la variante. Noi in conserva siamo o lenti. Sono le 13 e tra
un paio d'ore sarebbero previsti i possibili temporali. "Ragazzi, io
scenderei, perchè beccarmi un altro temporale anche quest'anno non mi va".
Non ho bisogno di convincerli, sono già d'accordo.
Peccato, mi spiace, ma d'altronde non possiamo nemmeno far
aspettare gli altri che han fatto una metà al parcheggio. Ne approfittiamo
magari per fare della didattica qui, e domani arrampichiamo come se non ci
fosse un domani. E infatti le domande partono a fiotti, per fortuna in un
qualche modo riesco a cavarmela. Anche quando mi chiedono "Ma siccome
siamo in piastrina, se ci fosse necessità di calarci, come fai?".
Oh però, devo pensarci.. Prusik con cordino sulle corde di
cordata, moschettone, cordino alla sosta con mezzo barcaiolo con asola e
controasola (cordino di alleggerimento mi pare si dica), perno sul gigi per allentare
le corde, corde in mezzo barcaiolo con asola e controasola, sciolgo il cordino
di alleggerimento, sciolgo asola e controasola sulle corde di cordata, e ora vi
calo sul mezzo. Moc fadiga!
Due ragazzi in slego ci superano e mi dicono che poco piu su
c'è una via di fuga, altrimenti da qui dovremmo scendere scomodamente.. Ok
allora, ripartiamo! O meglio riparto. Altra arrampicata, sali sali, roccia
bella e vedo Gianluca e Roberto laggiu. Sento una cordata lassu. 45m saliti, ma
non vedo vie di fuga, e a vedere come continua la montagna..non mi pare ce ne
siano vicine.
Che cazz, questo cielo non mi piace, si alza il vento. Amen.
Disarrampico. Ecco, tra fare free solo o scendere disarrampicando senza sapere
come si comporteranno i miei due compagni, non so cosa sia peggio. Per fortuna
capiscono che devono recuperare senza tirarmi giù. Qualche bel passaggio e inizio
a vederli, fiuuuu.
Li calo un tratto, poi camminiamo fino alla piazzola della
sosta precedente dove abbiamo picnicato, ma anche qui non vedo chiare e sicure
vie di fuga. Federico ci passa a fianco e prosegue verso la cima. Abbiamo
ancora le scarpette, torno indietro per vedere se si riesce a scendere bene ma
dopo un po' ritrovo una paretina che "ho fatto sosta, venite da me che poi
vi calo che è meglio", e io disarrampicherò.
Bon dai, da qui si scende direi. Cambio pneumatici, e con
calma si può andare, ora che il cielo pare pure meno cattivo ma..verso il lago
non è limpido. Bosco un po' scosceso, ma non mi aspettavo diverso. Certo, non
siamo sulla traccia della sella di metà ma più in alto, perciò ci si inventa
dove andare e si va a naso. A naso e lingua viste le chiacchiere che si fanno e
gli interrogatori che subisco: povero me! (Scherzo Francesca).
La quantità di sassi e pietre aumenta ora che ci avviciniamo
al ghiaione, ed ecco il sentiero chiaro. Chiaro, si fa per dire. Ma le scivolate
sono già tante, i sassi smossi, Francesca che "io muoio adesso" e
Gioele che scivola e si rialza orgoglioso "no no niente". Finchè lei
cerca pure di attentare alla vita del "Capo Supremo", che deve
saltare prima con la gamba a monte e poi quella a valle per evitare
l'amputazione di entrambe le caviglie da parte di un massone smosso da lei!
Ma quanto siamo saliti?! Ghiaione infinito, ma finalmente
ecco la traccia di stamani, e poi con più tranquillità andiamo verso l'agriturismo,
assetati e affamati. Il cielo si è pure sistemato, ma il Pizzocollo ha sempre
il cappello.
Spaparazzati al tavolo a bere e cercare di mangiare
qualcosa, con due cagnoloni che giocano allegramente, noi che si ride e si
scherza e si aspettano Alfredo e Federico. Spiaggiati e polleggiati come non
mai, spostandosi lentamente verso il sole dove qualcuno schiaccia pure un
pisolino: dura la vita dell'alpinista eh?!
Come noi che dopo la salita ora ci riposiamo, pure i
cagnoloni dopo i giochi si accasciano al suolo. Arrivati gli ultimi, un'altra
mezzoretta e poi meglio partire, che quei matti del Platano ci aspettano. Doccia, pisolino
tentato e poi noccioline, frizzantino, e il matto del paese che ci intrattiene,
ma ben presto arriviamo quasi alla molestia..
Una cenetta buona anche se non abbondante (va beh, non faccio
testo, io che ho sempre fame e sono un pozzo senza fondo), la tavolata ben
divisa con la "zona del disagio" (vegetariani e celiaci), e i due
gatti che si rivelano tigri. Ma d'altronde al paragone "io e l'arrampicata
siamo come un gatto e l'acqua" già gli avevo risposto "le tigri sono
ottime nuotatrici!".
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