giovedì 6 luglio 2017

VD day2: Vagando nel Pisciadù: Via dalla Chiesa al Mur de Pisciadu Orientale

"Ieri niente, ma alle 16 voglio esser alla macchina per andare a fare la doccia!" sì capo! Io però ho il prillo di questa parete, che dovevo giàsalire l'anno scorso: ma siccome il mio amico Giorgina si accorse di aver lasciato il casco in macchina a Passo Gardena solo una volta giunto all'attacco, dovemmo desistere e cambiare meta. Dopo aver ripreso il casco. 

Sempre per non fiaccare la mia amica, devo però proporre la via più facile del Mur de Pisciadu Orientale: quella via Dalla Chiesa (ma i sentito questo alpinista) su questo spigolo che solo più tardi leggerò essere uno sperone: non posso lamentarmi se non era così facile trovare la via, siamo più su una parete che su uno spigolo. 

Parcheggiato a Passo Gardena, io sempre il più lento a fare lo zaino "ma cosa devi fare lo zaino che è uguale a ieri?". Assolati fuggiamo verso l'ombra, salendo alla vista di alte torri dai grandi sogni, scorrendo sotto la Val Setus dalla quale speriamo scendere presto, e poi sotto le pareti che almeno una via me l'hanno regalata

Noi avvicinamenti veloci no eh? "Dai sarà la dietro". "Dai sarà la dietro" "L'ho già sentita questa", scorri, sali, scendi, ammazza se si gira qua sotto, ammazza quanto è grande il massiccio del Sella! Poi ecco che diventa chiara che quella è la Val de Mesdì e non possiamo esser lontano dal nostro obiettivo. Si risale un ghiaione con erbone, ed eccoci! 

Chiarissimo il traversino da fare, meno la fessura da risalire, ma non può che esser quella però. Parto io, così Stefania tasta questo IV- e valuta se se la sente o meno. Io salgo, famelico di roccia, di arrampicata, di divertirmi. Salgo senza punti di riferimento, ma la linea dice di andare dritto. "Metà corda!" ok, posso andare ancora un po' avanti a cercare il chiodo di sosta. "10m!" ops, troppo. Azz, e ora? Mi invento una sosta dove sono perchè non vedo che altro possa fare. Ah ma oggi ne inventiamo di soste! 

Stefania mi raggiunge dubbiosa anche lei su dove proseguire. "Dai amica, trovami la strada!" e in effetti dopo qualche metro di salita trova un cordone in una clessidra, meno male, così tanto sbagliato non è allora! Mi segnala un cordino da scarpe rosso in una clessidra, ma io quella sezione misera non la userei manco per le scarpe. E intanto già la vedo svettare verso il cielo. 

L3, ritocca a me, un bellissimo tiro ammanigliato ma verticale, non obbligato. Qualche cordone ad aiutare a trovare il percorso, il sole che ci cuoce parti del corpo già cotte da ieri. Tutti tiri belli lunghi per questa via, in media sui 45m. Spettacolo, e sempre da soli: cosa che fa anche un po' paura questa.. 

Riparte la mia amica, l'ultimo tiro con del IV- (ma impareremo che Bernardi un po' sottograda..), a salire e infilarsi in una fessura con qualche passo pepato. La metà corda arriva, glielo urlo, sale ancora un pochetto, trova una clessidra e sosta. D'altronde il tiro chiamava 30m, ma arrivato lì capisco che non può esser questa la sosta, troppo scomoda. Intanto la rinforziamo col mio provvidenziale kevlar da sciogliere facile. 

Va bene, mi aspettano 50m, me li voglio godere! Ma dopo poco trovo la vera sosta e.."Ste, quanti metri ho fatto?" "poco più di 10" azz, e ora? Continuo? Rischio? Ma sì dai, se no facciam notte. Tiro non difficile grazie alle belle manette, ma mica tanto appoggiato. In lontananza scorgo i chiodi "Ste 4m e sono in sosta!" e per un pelo ci arrivo. Due chiodi nella stessa fessura e distanti 10cm: mmm. 

"Oh dai, abbiamo superato i primi 4 tiri, anzi 5, quelli con le difficoltà maggiori, ora dovrebbe essere una passeggiata": in questa vacanza, e sopratutto oggi, impareremo che "mai dire gatto finchè non ce l'hai nel piatto". 

Riparte la mi amica, dovrebbe salire un pochetto, poi traversare su comoda cengia verso sinistra e in seguito trovare un facile canale che sale per rampa verso destra. Ma la cengia pare non trovarla, piega troppo a destra. Finisce su roba più difficile del previsto, disarrampica, ci caca in mano. Ricerca a sinistra, va, urla un "molla tutto" un po' troppo presto. Ahia, ho cattivi presagi.

Infatti S6 me l'ha fatta su una clessidrina sulla cengia. Trovarsi in piena parete, senza punti di riferimento, dopo aver disarrampicato dei gradi che hai fatto fatica a salire: una mazzata psicologica. Doveva diventare tutto più facile, invece è più difficile. "Ste, vado avanti a vedere, ma siccome te hai fatto sosta troppo presto..mi sa che prima che arrivi io a S7, ti toccherà partire in conserva lunga protetta".

Riparto in testa. Io sono compensativo: se mi ritrovo con una persona agitata, mi calmo. QUindi, con tranquillità, salgo, e rivolto alla mi amica "Ste mi sa che dovevi salire di qui, è facile". Ma il I grado dichiarato non è poi così I grado: manco IV ok, però.. Delicato continuo la mia salita su un terreno insidiosamente mosso e ricco di sassi e ghiaia. Ecco la torre alla base della quale ci dovrebbe esser la sosta. 

La corda tira da matti, 60m e sentirli, giri strani in spuntoni che ho cercato di evitare il più possibile, ma tutto non si riesce a fare. Mah, io di clessidre non ne vedo, ma la zona deve esser questa: un bello spuntone panoramico per la mia S7. 

Stefania arriva, psicologicamente provata dal fuori via di L6 "Pelle, vai pure avanti tu va", e lo sa che di certo non mi fa mica un torto a dirmi ciò. D'altronde ho pure imparato oggi che questa è la quinta via dolomitica che fa.. Due al corso AR1 del CAI di Carpi, una alla Torre del Sella, poi la Hurschka l'anno scorso con me, e queste di questi giorni: alla faccia della terapia d'urto! 

La parete pare uniformemente lavorata. Dove salire? "seguire la parete grigia", vabbeh, facile eh. Ma sono carico, fiducioso delle mie possibilità, piego un po' a sinistra e poi salgo lo sperone appena a lato canale che separa dalla punta. Probabilmente non dovevo andare di qua viste le difficoltà che incontro. Nessun cordone in nessuna clessidra, ma vabbeh, riesco a integrare.

"Metà!" e intanto mi ritrovo a salire dei tratti ben maggiori di III, un piccolo strapiombetto. Ma tutto sommato si sale bene e su roccia ancora buona. "10m!" orco can, qui c'è da fare sosta! Ma spuntone non ne vedo.. Che cacchio, mi devo inventare qualcosa di nuovo.. Una brutta clessidra, meglio salire ancora un poco. Eccone un'altra! Ma mica molto meglio.. 

Però.. Sto buchetto.. Famme vede'.. Passerò i prossimi 10min a ripulire un buco dalla terra, dai sassi, a impazzire a infilarci un kevlar (ma perchè li fanno così morbidi i kevlar adesso?!), e finalmente riesco a metter giù anche questa clessidra, dall'aspetto ben più solido. Sto meglio. 

Arriva la mia amica, che non vede l'ora di uscire. Probabilmente il fatto di rendersi conto che anche stasera non faremo in tempo a fare una doccia, rende il suo animo femminile particolarmente irascibile.. Meglio lasciare presto questa sosta. 

Su per L9, a naso, a cercare la via migliore. Non la più facile, ma quella con roccia più solida, anche se questo vuol dire..un altro strapiombetto, per la gioia della Ste. "belli i prati facili di I, ma dove cavolo sono?!" mi dirà quando sarà a tiro di chiacchiere, quando sarà a tiro di ingiurie. Io intanto me la rido, devo esser rilassato e far vedere che andrà tutto bene, che sta andando tutto bene. 

Riparto ancora io per l'ultimo tiro, c'è solo da uscire, anche perchè i tiri precedenti li ho ben allungati rispetto alla relazione della guida. E infatti ben presto sono sui prati "sommitali" (non siamo su una cima) a caccia di uno spuntone su cui attrezzare una scomoda sosta. Ecco la mia amica, stremata da una via che doveva esser plaisir e invece è stata impegnativa più del previsto.


Tempo di svacco sull'erba, di mangiare, di bere, di riprendersi, di ridere e scherzare. Di capire che è tardi, che il bagno al Lago Pisciadù non potrò farlo (e io che avevo preso il costume nello zaino..), e che è tardi anche per la doccia e anche per la birra. 

Ci avviamo verso il rifugio, mi pare più logico scendere per la Val Setus che non per la Val de Mesdi (sempre a far di testa propria 'sti giovani). Ma dopo pochi metri quel "al rifugio non fermiamoci che è tardi" soccombe presto al "dai facciamoci una birra al rifugio". 

Dopo esser passato per le sponde dell'agognato lago, giungo al Rifugio Piascidù dove mi spoglio subito, finendo sotto lo sguardo di una bionda milf teutonica. Poi arriva Stefania a rovinarmi la piazza. Accontentiamoci di una bionda tedesca schiumosa che sta in un boccale: in un boccale per breve tempo! 

Ora di rientrare, per fortuna il cielo è ancora bello limpido e non si vedono temporali in giro. Scendiamo soli soletti per la Val Setus, per l'unta ferrata che scesi già l'anno scorso e risalii l'anno scorso. La mi amica inizia a mostrare amore per queste discese, che nei prossimi giorni saranno incubi. La vista del triangolo rosso col 2 dentro mi risveglia memorie, "anniversari", dolori e rinascite. C'est la vie. 

Aver appena finito una via e già sognarne altre. Questo posto è troppo pieno di pareti rocciose, di vie mitiche, di sogni e progetti. Ovunque ti guardi c'è una linea da salire: se ne sei in grado. Arrviamo a Passo Gardena alle 19e45, troppo tardi per la doccia, troppo tardi per la spese. "Ste, andiamo a mangiare fuori, dai te lo devo".

Qui altre foto.
Qui report.
Qui la guida di Bernardi.

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