domenica 9 luglio 2017

VD day5: Finiamo col botto (non a botte): Via Cipriani alla Torre Dellantonio

Ora posso anche bruciare Stefania. No dai scherzo, ormai l'obiettivo è vicino, mancano pochi tiri, e una via vale l'altra (o quasi). Anzi, propongo due cose corte, tranquille all'apparenza, lascio scegliere lei, e come con la Rossi Tomasi questa scelta sarà errata (beh in realtà non si può sapere se fossimo andati sull'altra se sarebbe andata meglio). Non devo bruciare Stefania, ma se lei è masochista.. 

Dopo il temporale di ieri sera il risveglio è fresco: eli già spera che tutte le pareti siano bagnate, e invece.. Solita doppia colazione bar più pasticceria, e via verso Passo Pordoi, così dopo il Gardena e il Sella li abbiamo fatti quasi tutti. Parcheggiamo e partiamo alle 8e45, che oggi hanno messo meteo instabile, meglio non rimanere fregati per un soffio. 

L'avvicinamento è per traccia, più selvaggio degli scorsi: anche la zona è poco frequentata, lo ricordo dalla TorreFosca: 1h di avvicinamento, da soli in via, lontano dal mondo (beh, maledetti rombi di tuono delle moto), l'arrampicata che ci piace. Tracce di sentiero che seguiamo quasi alla perfezioni, con sempr eil "dai dietro l'angolo ci sarà la via", dietro vari angoli.. 

Qualche passo di I per arrivare alla S0. Parto io, così testiamo questo IV di Cipriani: dato che la via è sua, confido anche che sia attrezzata con cordini in clessidre e magari qualche spit. Non che c'ho mi piaccia particolarmente, ma almeno metto più tranquilla la mia amica. E invece.. Il tratto duro del primo tiro non è proprio banale, a confermarlo è il friend 0,3 incastrato nella fessura.. 

A confermarlo è anche Stefania "se il IV è quello, col cazzo che io ne faccio oggi dopo che mi hai stancato coi quattro giorni scorsi!". Ma parte lei ora, fiduciosa di poter superare quel "-": sale guardinga a cercare la via, non che ci sia da perdersi su una parete uniforme, però.. Un bel tiro lungo e vario, che ci conclude con un "secondo me per oggi io ho finito di tirare da prima". 

Vado. I panorami sono stupendi, e il cielo seppur non sereno è comunque magnifico e invita a stare all'aria aperta, a vivere la natura e ciò che essa ti può offrire. Salgo L3, famelico, voglioso, fiducioso di me stesso a tal punto che quel diedro a metà tiro che sarebbe da aggirare a destra mi chiama, mi invoglia, finchè non penso a lei. E prima di poter pensare a lei, lei mi urla "non pensarci nemmeno". ok, sgroppata verso la sosta.. 

"Ste allora riparti tu? C'è del IV sul prossimo tiro" "vai vai, sfogati e divertiti" ok capessa! Simpatico il passaggio sul blocco di roccia che fa ponte, e una sosta intermedia che ignoro e proseguo. Bello lo spigolo, io amo gli spigoli.. Arrivo in sosta e già guardo il tiro successivo: grande esposizione! 

"Ste ci sarebbe da andare di la" "bene, vai", non avevo dubbi. Lo speravo anche.. Non sembra difficile da lontano, ma quando ci sei dentro ti rendi conto che c'è un pezzo dove tocca allungarsi molto e spingere parecchio per superare una sorta di salto. Ma quanto deve essere fotogenica una foto qui.. Miracolo dei miracoli, la mia amica tira fuori il telefono e qualche foto me la fa. Quanto mi diverto, inizio a fare il pirla, "senza mani!". 

Salgo a cercare la sosta, due chiodi nemmeno troppo belli. Sopra di me sembrano esserci molte possibilità di salita. A sinistra una bella punta isolata e a destra un bel paretone. Il prossimo pare pure essere un tiro interessante, il più duro della via, e come il resto della stessa, senza una protezione intermedia. E infatti, Stefania che non sa nemmeno lei come abbia fatto a superare il passaggio esposto da allungarsi (lei che avrà quasi mezzo metro in meno di estensione rispetto a me), mi lascia andare. 

E che tiro ragazzi. Parte tranquillo, ma poi non ci molla: meno male ho i friend con me, se no sarebbe dura arrivarci in cima, considerando anche la bontà della sosta sotto. Bellissimo diedro, leggermente strapiombante, ammanigliato ma non sempre e quindi tecnico. Quella prima deviazione presa a sx a cercare il facile, ma poi quella seconda che ignoro. 

Chiappe strette, un bel friendone dentro, e via che si va. Duretto sto tiro, ma bello bello bello, e tutto tradizionale senza nemmeno un cordino in giro. Arrampicata di soddisfazione, un tiro che vale la via. Già penso a quanta fatica farà la mia amica, ma in fondo è l'ultimo trio della vacanza, può spremere tutte le sue ultime forze. 

E le spreme. Arriva stremata, cotta fisicamente e psicologicamente. Un buffetto sul casco, un "brava Ste, non era mica facile, forse anche ben più di IV! Mi porti fuori te ora, mancano 18m" "aspetta un attimo che mi riprendo, c'ho la risata isterica vicina eh!". Parte lei, ovviamente la roccia non è di buona qualità e il suo stato psicofisico non può che risentirne. Arrivo in sosta che è davvero detonata. In crisi. 

Pausa. Sosta per rimettersi in sesto e riappacificarsi col mondo. La obbligo a mangiare e bere qualcosa. Ciò che la mette in crisi ora, è la discesa: non siamo su una cima, siamo a una forcella esile dalla quale occorre partire per andare a cercare un varco nei ripidi prati a est della via. 

Dopo un bel momento di ripresa, minuti che non bastano mai, riparto, legato in modo che anche lei si senta più tranquilla. Qualche protezione su questi traversi esposti (non è mica stata una brutta idea tenere le scarpette e le corde attaccate), il caratteristico passaggio nel buco e..ma sotto è tutto franato. Infatti la traccia prosegue verso est, e porta a una corda doppia. 

Sarà un sollievo per la mia amica! Mentre la recupero le formiche mi mangiano vivo, maledette, sarò vegetariano ma a voi vi schiaccio tutte: se devo scegliere tra me e voi, indovinate chi scelgo. Arriva Stefania, provata, giornata dura per lei, e non è finita. Vorrei portarla giù il prima possibile, una bella birra e cibo per dimenticare (quasi) tutto. 

Mi calo con entrambe le corde, ma non ricordo se poi scoprimmo che ne bastava una. Un'altra doppia laggiù, andiamo a prenderla. "Ste ci sei? dai resisti ancora un po'" Altra calata, con entrambe le corde, che magari arriviamo alla base della parete e siamo salvi, senza dover disarrampicare ci depositiamo sui ghiaioni erbosi.

Così è infatti, ma al recupero delle corde, incastro. Ziocca. Prova e riprova ma non viene. Sicuramente quel nodo maledetto passa per una V perfetta. Machard e salire, "Ste sta qua, vado a recuperarti le corde". Salita con qualche passo di II, ghiaia e zolle ripide, mado' se poi ci devo scendere. Arrivato a 20m dalla sosta di calata, ecco che scende tutto. Faccio scendere la blu, mi resta la gialla in mano, almeno qualche altro metro di calata posso rifarlo.

Cerca spuntone, clessidra, qualcosa da cui fare un'altra calata e correre meno rischi. Nulla. Mi rassegno, recupera la corda, falla su in un piccolo terrazzino, e scendi con calma, delicato, ripido. Eccomi di nuovo dalla mi amica, faccia scura ancora, non è finita. Basta roccia, ma ghiaie e prati ripidi ne abbiamo. Cotta fuori e cotta dentro, scendere sarà ancora più dura e lunga di ieri. ma che forza d'animo la mia amica, e che pazienza la mia.. 

Il cielo si è pure incupito, qualche goccia già scesa, il vento, il tutto a complicare una discesa già non banale, una discesa davvero dolomitica. Poi finalmente il sentiero, il sollievo, lei che torna a ridere, alleluja. Allora domani non mette tutta l'attrezzatura su ebay.. 

2h30 per arrivare alla macchina dall'ultima sosta della via. La mia amica che si sdraia sulla staccionata, stremata dall'esasperazione della via e della discesa, che si aspettava molto più abbordabile "Ste, ma le relazioni le leggi? Sopratutto quando sei tu a proporle o sceglierle tra una rosa di possibilità?". Qui ci vuole un bel pasto, una birra, una pausa alla Dolciaria Fassana, e un altra a mangiare delle patate da Michele. E chi c'ammazza? Adesso dico.. 

Finiamo col botto, e facendo quasi a botte! Si scherza suvvia..

Qui altre foto.
Qui report.
Qui la guida di Bernardi.

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