sabato 12 agosto 2017

Dal Basso all'Alto che non vuol lasciarci: Via Hartmann al Campanile Alto

Venerdì partiamo da Vallesinella piuttosto tardi, alle 21e15. In meno di 1h45 arriviamo al Rifugio Brentei, ma sotto l'acqua. Sapevamo che oggi sarebbe piovuto, ma evidentemente la perturbazione è in ritardo. Piove tanto, continuerà a piovere, lavando via quella che era la nostra meta programmata: il Campanile basso, bramato da Giorgio, temuto da me, ma ormai mi ero convinto ad affrontarlo.
Altre cordate desistono, e prima di andare a letto fotografo la fotocopia della relazione di Iacopelli dello Spigolo Ovest al Campanile Alto, che mi ispira un tot: e poi è spigolo, rispetto al diedro asciugherà molto prima. Vediamo domani..
Suona la sveglia, colazione, partiamo carichi. Carichi ma a orecchie basse. Giorgio è davvero determinato, alle 7 contempliamo il panorama fuori dal rifugio, il secco Canalone Neri, il freddo, il vento, le nuvole non del tutto sparite. vacca boia se partiamo male!
Ci incamminiamo vero il Campanile Basso, superiamo l'Alto, proseguiamo ma..i dubbi (sopratutto miei) non lasciano scampo: il Basso non sa' da fare. Ho parecchia paura della severità della via, del freddo, del bagnato. Anche una cordata forte ha desistito, manco si è svegliata. Dai, andiamo a fare la via Hartmann al Campanile Basso.

Ziocca che via!
Risaliamo faticosamente verso l'attacco, con noi abbiamo relazioni un po' scarne. Lo schizzo del fantasioso Iacopelli (che percorre varianti), le descrizioni della guida TCI (ermetica come Quasimodo), un report recente su on-ice che fa ben sperare. Ho capito, tiriamo fuori chiodi e martello.
Troviamo la cengetta con l'ometto che segna l'attacco della via, e parte Giorgio: squadra che vince non si cambia. Bene, così facendo a me tocca su L2: la fessura in dulfer. Fa un freddo cane, siamo vestiti ma le gambe tremano e le mani hanno scarsa sensibilità. Timorosi dei gradi brentiani, ci mancavano pure le condizioni meteo.
Vado, ci penso un pochetto, poi riesco a superare il passaggio dopo qualche passo falso: resta da percorrere una cengia detritica e arrivo in sosta facile. Beh dai, allora andiamo bene! Non dire gatto che manca ancora L5.. Ammiriamo il paesaggio intorno, ma meglio muoversi. L3 e L4 vengono superati bene, e ancora trovando la via.
Il diedro di L5 è piuttosto evidente, non si può sbagliare. Ed è pure piuttosto sostenuto: infatti ci perdiamo parecchio tempo nel vincerlo.. Tocca al mio amico, che impiega il suo tempo e supera con soddisfacente fatica i vari passaggi che la montagna offre. Salta pure la vera sosta, e così facendo (come mi aspettavo) iniziamo a interpretare la via a modo nostro.
Passo anche io, cercando di scaldarmi le mani col fiato. Riparto, e finalmente sbuchiamo al sole: godiamo, ma davvero. Vacca boia che freddo! Siamo così sulla prima spalla, probabilmente la cengia che ci raccontava il ragazzo incontrato in avvicinamento. Libera interpretazione, vedo un ometto molto a destra e ci vado (tiro con della conserva in mezzo).
Pare logico qui, e c'è pure un chiodo. Integro e recupero il mio amico già partito da un po'. Sale lui ora, ma mi pare stia troppo a destra, e quando vado io mi convinco sempre più di ciò. Si potrebbe dire che siamo finiti fuori via, ma la verità è che credo che ogni cordata che ripete questa via..la faccia un po' a modo suo.
Giunto in sosta devo capire come tornare sullo spigolo, molto più a sinistra di noi. E per farlo, quale miglior soluzione che andare verso destra? Ahah! Ma dritto e a sinistra sono rocce gialle, lascia stare va. Non che la nostra variante sia all'acqua di rose, direi che del IV con iva lo abbiamo salito: ma che roccia tagliante!
Tirando la corda come un ossesso (Giorgio è già partito in conserva, gulp) raggiungo due chiodi che direi mi indichino che andiamo bene. Intanto osserviamo delle cordate che raggiungono la cima della Torre Prati: foto molto estetiche! Dai cerchiamo di darci una mossa che la strada è ancora lunga.
Con un tiro di corda il mio amico arriva sulla seconda spalla. Ma siamo sicuri sia la seconda spalla? Non ci capiamo più una mazza, buttiamo via la relazione e andiamo a caso che facciamo prima. Intanto devo sorbirmi un tiro su una cengia verso sinistra, tornando all'ombra e dovendomi fermare trovata una clessidra e un chiodo perchè la corda non viene. Bel tiro, già già.
Giorgio va a scalare la parete sopra di noi, lo spigolo resta a destra. Via dello spigolo, non so se abbiamo fatto nemmeno un metro di spigolo! Anche a lui la corda tira, si incastra, e niente, gli tocca far sosta prima di quello che sperava. Intanto le nuvole si fanno molto più presenti e iniziano a minacciare. Doveva essere una bella giornata..
Interpretazione personale, salgo dritto che almeno cerchiamo di capire a che altezza dello schizzo siamo finiti. Faccio sosta, e finalmente qualcosa ci capiamo: siamo sulla terza spalla, tocca fare la calata pure, mi sa che la dietro c'è il profondo intaglio e davanti a me sull'altra sponda c'è il cengione che però può farci scappare verso le Bocchette in anticipo.
Arriva Giorgio, va avanti qualche metro, in effetti c'è la calata: alleluja sappiamo dove siamo! Cala me in moulinette, faccio sosta del ghiacciato intaglio (c'è la neve di stanotte), lo calo anche lui, e gli pavento la via di fuga della cengia sopra.
Parte per il nostro L13, incappa in un cuneo spolto e ben presto esce mentre cade qualche goccia. ma noi siamo tranquilli perchè lasciamo qui la via. In fondo Iacopelli la lascia qui: zommo la foto e si vede chiaramente una frecciona sul suo schizzo verso dx sulla cengia!
Pisciatina, e con calma parto a camminare sulla cengia. Si scorre per un decine di metri, vacca boia che camino pauroso, ma andiamo avanti verso la salvezza, verso la discesa! Verso sto cazzo. La cengia finisce cieca. Riguardo la foto dello schizzo, zoomo, mi sposo a dx e vedo che la freccia era di trasferimento: Altri 4 tiri per arrivare all'intaglio di discesa e altri per la cima. Il Campanile Alto non ci vuole abbandonare.
Recupero Giorgio e gli do la notizia. Lasciamo stare la guida TCI, seguiamo Iacopelli che va su più facile: di nuovo andiamo a sentimento personale. Torna indietro, passa il camino pauroso, sosta, spacca l'imbraco col martello che si incastra in una roccia: ma porca vacca!
Parto per fare un tirone, e infatti mi proteggo poco, ma voglio concludere presto questa avventura. Vado finchè la corda non è quasi finita, dove riesco a fare una sosta con un buon spirito di fantasia. Recupero Giorgio e lo faccio partire presto. Siamo un po' demoralizzati per via della via di fuga cannata. In più, mi sta venendo il dubbio che invece quella fosse davvero la discesa: questa parla di un camino gigante.. Ma ormai siamo qui, amico sali all'intaglio e vediamo.
Va per rocce non troppo solide, tanto detrito, ma con un tiro unico arriva all'intaglio. Lo raggiungo, rileggiamo la relazione e no, la discesa è dall'altro versante: meno male! Mangia qualcosa in fretta, sono le 18! Nessuna idea di salire in cima (altri 4 tiri?!), già volevamo ritirarci prima.. Cambio scarpe, e di nuovo il Campanile Alto non vuole lasciarci andare: a Giorgio cade la macchina fotografica nel canale risalito. Calalo a recuperarla, e ora scendiamo!
Qualche passo di disarrampicata esposta, e poi ecco una calata nel caminone gigante. A questo punto non ricordo se abbiamo fatto 2,3,4 doppie, ne quanto lunghe: probabilmente una con mezza corda e poi due con entrambe.. Fatto sta che ne abbiamo fatte finchè si poteva, giungendo fino alla Bocchetta degli Sfulmini, tra accidenti al vento che mi spostava le corde quando le lanciavo giù..
Arrivare alla bocchetta, vedere il cavo d'acciaio del percorso ferrato delle Bocchette Centrali..sollievo. Nebbie che salgono dalle valli, si infilano in mezzo alle guglie, il silenzio, le ombre, le luci: paesaggio suggestivo e che ora che ci sentiamo relativamente al sicuro possiamo apprezzare. Ma che avventura!
Percorrendo gli untissimi metri di una delle ferrate più famose al mondo (e si vede), giungiamo sotto al Campanile Basso, lo aggiriamo, ci spostiamo sotto la Brenta Alta e possiamo ammirare la vertigionosa parete del siluro che doveva essere la nostra prima scelta di oggi. Cavolo che impressione che fa questa parete..
Abbeveratici alla fonte Detassis, arriviamo nei pressi della Bocca di Brenta che il sole illumina ancora tutta questa magnificenza: beh dai siamo fortunati, alla fine coi nostri tempi siamo riusciti a fare pure la discesa senza traffico, senza intoppi, senza schiamazzi. Una sosta per avvisare i nostri cari che stiamo bene (uno scherzoso "Campanile Basso is for boys, Campanile Alto is for Man" al maestro Nicola), e poi via verso il Rifugio Brentei, affamati come lupi!
Ripassiamo sotto il Campanile Alto, ne osserviamo il profilo, cerchiamo di districarne la via percorsa, di capire se e dove abbiamo sbagliato. Sbagliato? Che brutto termine. "Capire dove abbiamo personalizzato" suona molto meglio! Arriviamo al Rifugio Brentei alle 21e15, giornata lunga, e mentre tutti sono dietro a sbevazzare il post cena, noi birra, minestrone e formaggio come se non ci fosse un domani.
Che facciamo domani? Beh dopo oggi vediamo qualcosa di più tranquillo. Il mio amico va a letto, me ne esco a cercare qualche stella cadente, che ho bisogno di una mano dal cielo per districare certi pensieri. Ripenso anche alla via di oggi: come battesimo in Brenta, niente male..

Qui altre foto.
Qui report.
Relazioni sulla guida di Iacopelli e sulla CAI TCI.

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