domenica 21 gennaio 2018

Giornate ghiaccio-strane: Via della Roccia Rossa al Monte Giovo

Quando le cose partono storte.. Va beh dai, "storte" è esagerato: diciamo "strane". Arrivare alla base della parete sulla quale corrono diverse vie, ancora dubbiosi se salire quella o quell'altra, o magari quell'altra ancora. Aprire lo zaino, tirare fuori la guida (la guida, non le fotocopie della relazione, perchè a noi piace portarci dietro tutta la guida), e..scoprire di averci messo dentro quella sbagliata.. 

Le condizioni trovate ieri in Appennino non possono che spingerci a tornare da lui, e la zona del Lago Santo è la zona giusta: varietà, bellezza del posto, dislivelli contenuti (ieri ci ho dato, oggi posso risparmiare). Inoltre quella parete la sogno da quando la vidi l'anno scorso, e oggi dovrebbe esser buona. 

Ci incamminiamo da un parcheggio già affollato, ma io e Stefania abbiamo scelto una zona ben meno affollata dei classici canali del Monte Giovo. La salita al Rifugio Vittoria è insidiosissima, mettiamo i ramponi dopo pochi metri, e la frontale può già esser spenta: siamo in ritardo. Risalito il pendio dopo il rifugio, percorso un tratto di bosco, i primi raggi di sole infuocano la nostra meta. 

Davanti a noi tre alpinisti che poi continuano verso la parete nord, lasciando la NordEst tutta per noi: però, da vicino non sembra male, ma a Stefania avanzo un "magari riusciamo a salire anche senza legarci". Ma il casco sì, poso lo zaino, tiro fuori ciò che mi serve, la guida..la guida mi serve ma è quella sbagliata! Che facciamo ora? Oh, io le altre relazioni non le ricordo, ma quella della Roccia Rossa sì.. 

Attraversiamo il vallone per poi risalire il cono valanghivo, col cole che lascia già scollare un po' di ghiaccio dalle rocce e il sole che lo aiuta, facendo cadere pezzettini a valle. Stefania m'aveva mandato in avanscoperta per vedere da vicino se quello scivolo che pareva magro poteva esser salito. Bello ed estetico, col ghiaccio sulla placca rocciosa, dai si può fare! 

Si può fare..insomma. Ghiaccio sottile e all'uscita neve brutta: una volta che ci sei in mezzo non puoi fare altro che continuare a salire e sperare di uscirne presto, ma a lei le dico subito "ti lancio giù la corda dopo". Già, ma serve una sosta. 

Uscito dal budellino, le pendenze sono sui 55° e totalmente ghiacciate (tanto che provo a mettere giù una vite, che quasi tiene): impossibile fermarsi, togliersi lo zaino e allestire tutto, devo continuare a salire un po'. Dai che lì sopra spiana. No. Dai che lì sopra spiana. No. Cazzo ma non sarò salito troppo per far arrivare giù la corda alla Ste?

Ghiaccio, pendenze, mi tocca arrivare alle rocce e sperare in fessure per i friends e un pelino di addolcimento pendenza per esser meno impiccato sulle punte dei ramponi. La scalata me la son goduta forte, ma ora viene la parte dura.. 

Proprio fin sotto la roccia rossa per metter giù un paio di friends, perdere la frontale che rotola verso valle mentre apro lo zaino, allestire la sosta. La parete scarica un po' di roba (il forte vento aiuta questo processo) ma la nostra zona sembra più risparmiata di altre.

Lancio giù la corda, che scorre benissimo sullo scivolo ghiacciato. La vedo scomparire dentro il budellino (ci sono un po' di curve) e aspetto. Ma non succede nulla. Urlo, ma non ci sentiamo. Mi tocca scendere per vedere.. Machard e disarrampico "in sicurezza", per 25m, fino a vedere che la corda è ben al di sopra del tratto duro. Mo son cazzi: i 55m della corda non arrivano dove devono.

Recupero la corda, e comodamente in punta di ramponi (non posso manco appendermi, non sono sulla verticale della sosta) cerco di allungare "la cosa". Ah niente, tutti i cordini, moschettoni, friends che ho, li metto in serie per guadagnare quei metri che mancano, anche se temo ne manchino troppi. Cala la catenella, ma nulla.

Recupera di nuovo, ci aggiungo i due rinvii che mi legavano al machard, sostituiti col moschettone di un friends, ricala. Sento che Stefania mi dice che manca ancora un po'. Ultima chance, appendersi alla corda per sfruttarne l'elasticità. Problem solving alle stelle. Provo. Sento che deve aver afferrato il "capo della corda-catena", e infatti il mio machard è bloccato! 

Ma devo risalire per farle sicura con la piastrina (quella l'ho tenuta). Ma non riesco a salire, tira troppo, e ciccia, mi slego e via su veloce! Inizio a recuperare, finalmente dei segnali che preannunciano il ricongiungimento della cordata. La vedo sul pendio neve-ghiacciato, sale coi polpacci in fiamme, con la catenella a penzoloni.

Arrivata in sosta "io e te dobbiamo parlare", azz. Non mi dirà mai di cosa, ma il giorno dopo per messaggio mi confesserà "penso a come è andata ieri, e nonostante tutto ho la scimmia!". Però Stefania capisce che non sono serenissimo: nonostante lei rida io sono piuttosto serio, anche se adesso posso rilassarmi.. Che bell'inizio di via! E anche lei perde del materiale verso il basso: a questo punto è deciso, una volta sù torniamo giù per la normale a sperare di recuperare vite da ghiaccio e frontale.

Imbastita a dovere la zona della sosta, preso tutto il materiale (i cari buoni e vecchi fittoni all'imbraco che fanno effetto campanaccio delle mucche), riparto per il secondo tiro, sgusciando in traverso a sinistra della roccia rossa, per poi risalire il tratto più ripido del tiro, e con neve peggiore.. Calma e sangue freddo, riporto le mie propaggini metalliche a mordere con forza l'acqua solida. Madonna che specchio!

Il pendio spiana leggermente, mantenendo la pendenza giusta per ghisare i polpacci. Spero solo di riuscire ad arrivare in una zona comoda per fare sosta, ma ahime temo di no. Beh, i primi 5-6m di tiro sono in traverso comodo, posso guadagnare quelli muovendoci in conserva. 

Le pause forzate in cui la mia compagna di cordata disattrezza la sosta o compie altre manovre che non consentono alla corda di continuare a salire, e quindi mi obbligano a fermarmi, sono da maledizione: polpacci che implorano pietà, e io non posso fare nulla. 

Lassù vedo il pendio spianare, magari su neve più morbida. Mi rassegno al fatto che ci muoveremo in conserva protetta, anche se avrei sperato farle salire il tratto più duro sorretta da una sosta (che vuol pure dire, con me sorretto da una sosta). 

Spiana il terreno, pure bene, ma Stefania è ormai fuori dalle difficoltà. Una sosta con piccozza piantata e recupero a spalla è più che sufficiente. Eccola che arriva! Esausta per lo sforzo insolito degli arti inferiori, con le punte dei ramponi che mordendo bene, ma solo loro, obbligano a un gran lavoro muscolare. 

"Dai Ste, anche se ormai non restano più che 30°, portami fuori tu": parte e sale, dopo poco pure io, e infine siamo sulla cresta ovest del Monte Giovo. Ma non prima di essermi perso ad ammirare pendenze e cornici della parete posta proprio sotto la croce: uno scivolo che mi fa sognare, che mi fa sperare di tornare qui presto.. 

Il vento sferza, ma ormai siamo relativamente al sicuro. Impressionanti crepe sulla superficie, come nelle cascate di ghiaccio. Fatte su le cose, lei va verso la cima mentre io devio alla ricerca di qualche muro di neve dove sfogare gli ormoni che si sono caricati a dovere. Ne trovo uno misero, sopra il quale un bel pratone di giochi di neve e ghiaccio fa riflettere di quanto può esser divertente la natura. 

In vetta troviamo altre persone, dopo una pausa confermiamo di scendere per la normale: tocca andare a vedere se riusciamo a recuperare qualcosa di quello che abbiamo perso. Peccato, avrei chiuso con la classica traversata Giovo-Rondinaio ma amen. 

Che poi anche la discesa non è comoda: questo ghiaccio che impregna tutto rende ogni passo da dosare bene anche sui 30°. I ramponi vanno sferzati per piantarsi, le caviglie non godono di certo: primi metri a faccia a monte, e poi concentratissimi nello scendere. Sempre ammirando la parete dei sogni.. 

Traverso verso l'attacco della via, ma non vedo nulla. Perlustro io in alto, lei in basso, ma sto perdendo le speranze.. Lei trova la mia frontale, ma io non la sua vite.. Meglio che nulla. Che poi se fosse stato nulla mi darei pure incazzato perchè tanto valeva stare in giro di più!

Qui altre foto.
Qui report.
Qui la guida.

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