domenica 28 gennaio 2018

Sembra bella linea..andiamo là: Canale della Vela con Variante Diretta sulla Vela

"Ma perchè non andiamo all'Alpe di Succiso?" non c'avevo pensato, ma Giorgio ha avuto una bella idea. Ok, più avvicinamento rispetto ad altri itinerari, ma di certo meno bolgia umana, condizioni più sicure data l'esposizione e la minor quantità di roccia, e un parco giochi dalle difficoltà ampie. Peccato sia un po' a casa di Dio, ma pace. 

La combricola di oggi è variegata, l'alzataccia notevole: 2e30 per me, ma ben prima per altri/e.. La guida sportiva del pilota ci fa arrivare ben presto a Succiso Nuovo, pronti per una colazione al sacco senza patire freddo. Speriamo ce ne sia abbastanza per avere un terreno di gioco idoneo: ice ice baby. Alle 5e40 siamo in marcia per un avvicinamento piuttosto noioso, ma che il buio rende meno.."visibile" anche su questo aspetto. 

Solo noi in zona, e c'era da aspettarselo. Al Rifugio Rio Pascolo ci cambiamo d'abito e ripartiamo allegramente verso la valle del parco giochi. Parecchio allegramente. "Guardate l'Appennino che si tinge di rosa!" e via di perculate.. Perle ai porci.. 

I ramponi mordono con ingordigia la neve ghiacciata: non credevo che le condizioni fossero ancora così buone nonostante il rialzo termico, ma d'altronde il weekend scorso (qui e qui) avevo visto e assaggiato un ghiaccio che..mamma mia prima di scioglierlo ce ne vuole! 

I miei amici salgono nel vallone, io scavalco sopra a seguir eil sentiero (tutto innevato, ma so che è qui) per avere una visuale migliore da un'angolazione leggermente più spostata. E piano piano la parete nord schiude i suoi segreti ai miei occhi, lasciandomi il tempo di sognare quale linea salire. 

Le linee papabili da provare a salire oggi sono il Canale della Vela o il Canale della Placca, scorriamo sotto la parete Nord dell'Alpe di Succiso e iniziamo la consultazione per capire dove possano girare questi itinerari. Scorgiamo una possibile via di salita, e in base alla guida potrebbe essere il Canale della Vela, ma non siamo sicuri. 

La vela sarà quella? O quella più in basso? Ma nella foto della guida c'è talmente tanta neve che chissà.. Però questo nome lo avevo in testa da ieri sera.. la linea che scorgo e condivido coi miei compagni sembra logica: strettoia iniziale e uscita su canalino di neve in piena parete: bella, andiamo la! 

Dritto di fronte a noi, un pendio iniziale di quelli bastardi con queste condizioni: entrano quasi solo le punte, e se non si vuole progredire in frontale tocca scavigliare bene a modo. Le picche d'altronde non possono trazionare per la scarsa pendenza. Insomma, i polpacci iniziano già a godere, e la corsa verso la fascia rocciosa basale serve per raggiungere un punto di riposo. 

Avrei l'acquolina in bocca per il ghiaccio a sinistra..ma oggi non è il caso, si va verso destra, ma comunque a infilarsi nella strettoia di neve e ghiaccio tra le rocce. Avrei proposto, pattuito, imposto che le cordate siano io con Roberta e Tommaso e Giorgio con Mattia e Stefania ("No, io con quei due cavalli da corsa non ci sto!"), e mi avvio per valutare le condizioni e la salita di quel tratto ("Dai che magari manco ci leghiamo"). 

Daje de picca daje de punta quanto è bona la neve raggiunta! Son partito troppo spanizzo ("Avevo già rivisto il solito film!") ma comunque sereno di cavarmela. Io. Su questo tratto il ghiaccio è spaccoso, e quella che sembra neve è in realtà quasi ghiaccio: insomma, mica banale, e dalle buone pendenze, e col misto Appenninico di terra, erba, roccia, ghiaccio, neve. Superato il tratto "Ragazzi faccio sosta e vi lancio la corda". 

Continuo a salire su buone pendenze e con condizioni che necessitano un discreto impegno di forza per lanciare le piccozze, sferrare calci coi ramponi, e poi faticare da matti per l'estrazione degli attrezzi. Che spettacolo.. Sol che raggiungo quel poco di roccia che affiora per far sosta, se finisce davvero come il film già visto weekend scorso

God bless the padellone: fortuna mi sono preso con me il friend blu del 3.. Lui, suo fratello minore, e un bel fittone per assicurarmi e recuperare i miei due compagni di cord..ma Tommaso che fai qui? Ormai è quasi in sosta.. E Mattia laggiù che sale fuori dal tratto chiave. va beh, faccio scendere la corda per Roberta. 

E ci si lega Mattia perchè Roberta e Stefania sono già legate con Giorgio che sta seguendo Mattia. Qualche allegro e simpatico sbraito verso il basso, e Giorgio che mi dice la frase riferita dalle due innocue fanciulle  "Ma sì, ma tanto va sempre così. Te lasciali fare, che poi le cose vanno come diciamo noi". Sale di 10m, e poi la sua voce si trasforma in quella di un formidabile e talentuoso Eunuco "Datemi corda che mi segate i maroni!" 

Giorgio sale a fare sosta oltre, io mi appresto a ripartire per puntare quella riga di neve che si vedeva bene da basso e che ci ha ispirato la salita. Neve..ghiaccio travestito: sembra tutta bella bianca, ma appena mezzo cm sotto è dura come..è dura. Ma che figata. 

Raggiungo la base rocciosa con all'attivo una vite e un fittone di protezione: un po' pochino per far partire i miei in conserva, che già mi avvisano "5m!". Sol che qui non ci va una mazza su "roccia": sgaggio il ghiaccio dalle fessure, ma son troppo svase, in quella il chiodo non entra, il fittone trova roccia a metà infissione, che palle! Evvabeh, "Ragazzi smontate che salgo più su!", magari la qualcosa riesco. 

E invece questa scarsa e poca roccia è solo scenografica. ma quanto è scenografica.. Chissà cosa stiamo salendo.. Il bello di questo tipo di attività è che a seconda delle condizioni tutto può cambiare, possono apparire salite fantasma o scomparire salite classiche: è il top della fantasia e dell'avventura (in formato mignon, lo ammetto). 

Qualcosa metto giù, ma nulla che mi soddisfi a tal punto da dire faccio sosta. Intanto tutti e sei siamo a portata di voce, schiamazzi, perculate: tanta tantissima allegria. Sopratutto quando i secondi di cordata arrivano in sosta a riposare i polpacci.. Sosta, ecco un bello spuntone che fa la caso mio! 

Spuntone, parolone: anche Giorgio quando passerà tra poco mi dirà "ma è uno spuntone o un sasso appoggiato?", meglio non saperlo, sembra reggere. E comunque il fittone che ho messo giù potrebbe reggere un tir! Non esageriamo, e non cadiamo. 

Arrivano i miei, ormai con questo lungo tratto di conserva mi sa che è rimasto poco da salire. Riparto arzillo e contento, mamma mia se mi sto divertendo, altro che alpinismo inflazionato sotto il quale prendere il numerino e poi mettersi in fila per poter salire: siamo solo noi, in tutta la valle (forse, per ora). 

Ultimo tiro, sempre scenografico, sempre su neve ghiacciata con le braccia che faticano di più a estrarre che a infiggere: con che potenza stiamo lanciando queste picche, per la paura che non ci reggano bene i piedi! Ben presto il pendio spiana, il sole mi prende, un grido di gioia verso il basso e quasi la corsa verso la cresta (divento quasi Eunuco io). 

Sostone da manuale, ma scomodissimo a terra: e allora mi sdraio a terra pure io mentre recupero i miei, che ben presto arrivano tutti festanti soddisfatti della salita e del sole che ci scalda le membra (non che ci sia freddo, anzi, ma sempre piacere). 

Arriva  pure Giorgio, che nel tratto finale lascia fluire verso l'esterno tutta la sua bimbesca felicità: contento come un bimbo affamato davanti alla tetta! Per la nostra cordata inizia lo svacco (dopo delle buone strette di mano), ma non prima di aver ripreso e diviso tutta la promiscuità di materiale, implicita nel legarsi in cordata, ma che non deve protrarsi per i giorni a venire. 

Ecco le due fanciulle in dirittura d'arrivo, Roberta poverina con dei problemi a un dito, Stefania che a fronte dei nostri "Daje che è fatta" ci risponde con un "Perdindirindina che fatica di cacca!". Beh, non proprio usando questi termini, ma mica voglio farmi bannare il blog.. 

Si spiaggia pure la cordata di Giorgio, ma in modo molto più plateale ed esilarante; e nemmeno tutta la cordata a dire la verità, ma non diciamo la verità. Va bene dai, ora però basta cincischiare, c'è da raggiungere la cima "Se volete lasciate pure zaino o corda qui, tanto ci ripassiamo. Però se lo fate non è che siete arrivati davvero in cima eh..", e tutti sei prendono tutto con se. 

Fantastica la visuale dall'Alpe di Succiso: si vedono le Alpi Marittime, il Monviso, la Est del Monte Rosa, forse il Bernina, Adamello, Carega, e più facilmente le Apuane. Cima dove torno sempre volentieri, io che sono un figlio del Secchia, sono quasi figlio suo.. 

Com'è che si dice? L'appetito vien mangiando? Mado' che appetito che ho.. Corricchio sulla cresta nord per andare su quel pulpito a trottare, sperando di rientrare per qualche pendenza. Ma intanto per farmi fare una bella foto. Un'occhiata alla secca parete ovest (meno male non ci siamo andati) e al canalone Nord Ovest

Torniamo dai miei amici a fare la foto di vetta, tentando pure una foto artistica con tutte le piccozze piantate davanti a noi. I miei amici sono allibiti che la mia già notoria stupidità possa spingersi in composizioni artistiche strampalate. Ma mi lasciano fare, che cari.. 

Basta con le ciance, si torna sui nostri passi, ripercorriamo la cresta est, ci spogliamo: che caldo assurdo.. Non avrei creduto di trovare queste condizioni con questo caldo! Un solitario sale la parte finale di Anni Settanta, e porcocane che appetito! 

Arriviamo alla sella, Mattia già scende, le due signorine si avviano, io, Giorgio e Tommaso ci si guarda in faccia "Io se ci state ci salirei al Casarola!", e allora via che si va, così possiamo avere una vista migliore sulla parete nord dell'Alpe di Succiso. 

In cima troviamo pure un simpatico signore (ragazzo non posso dire, con la barba grigia che ha) col quale scambiamo parecchie chiacchiere "Ah io alla vostra età se ero in voi, con queste condizioni, ne facevo un altro di canale!", e allora uccidimi! 

Scendiamo per la cresta nord del Casarola, per poter ammirare ancora di più questa parete magnifica e sognare altre salite, altre linee, chiedendoci ancora cosa abbiamo salito oggi "secondo me la vela è quella" "a me sembra quella" "io ne vedo tre, pensa te!" 

Discesa per canalone fin dentro il vallone principale, verso il Rio Pascolo dove troviamo gli altri nostri amici. E ora la terribile discesa su pietraia, lunga, lunga, sempre lunga la discesa. Quando sali sai che vai a divertirti, la digerisci meglio; magari la fai pure a buio, così non la vedi. Ma quando scendi, sai che vai a casa, sai che è finita, la vedi tutta. 

Vedi bene anche l'arrivo all'auto, il lambrusco, la torta avanzata dalla colazione, il gnocco, la fontana fredda dove immergere i piedi. E l'auto che si accende e ti porta verso il ristoro, meritato, alla Foresteria: tocca, perchè a qualcuno (a) si è stato menzionato un tiramisù ieri, leva potentissima per farle dire "va bene qualsiasi cosa, basta che mi date il tiramisu!". 

Gran giornata di Appeninismo, con nuovi Appeninisti?

Qui altre foto.
Qui report.
Qui la guida.

1 commento: