lunedì 30 aprile 2018

Ripieghi di lusso, di placche e diedri: Gran Diedro a Santa Massenza

Accidenti ai debiti. Oggi mi tocca sopportare le voglie del mio amico Giorgio e acconsentire a tornare al Dain. Oggi è il 30, come quel brutto 30 settembre: già sono in soggezione qui, figuriamoci nello stesso giorno di quella caduta. Ma pace, le cose si superano, vanno superate.

Partiamo presto per avere del tempo davanti, parcheggiamo e notiamo di esser soli, va beh. Ci si incammina allegri (ma io un po' teso lo sono), si passa frutteto, vigneto, la traccia a destra nel bosco e via su. Solo che sembra che ci allontaniamo dalla parete. Dopo poche decine di faticosi minuti, un'occhiata alla relazione: appena entrati nel bosco, dopo 20m c'era da prendere la traccia a destra. Torniamo giù. 

La prendiamo, ma dopo 50m cartelli di "proprietà privata" "trappole di caccia" "area videosorvegliata" ci fanno desistere. Torniamo a salire e sperare di traversare più su. Inizio a esser dubbioso, qui rischiamo di vagare in questa scoscesa sterpaglia a lungo, arrivare all'attacco tardi, oppure non arrivarci e non fare in tempo a fare qualcos'altro. 

A un certo punto traversiamo verso destra su una debole traccia che ben presto si perde. Ma guarda che bel quarzo gigante! No, è un granone di sale, una trappola di caccia. Ehi guarda, siamo giusto in uno spiazzo e sul raggio d'azione di quel capanno di caccia laggiù! Andiamo via! Riconosco la sassaia, e infatti ben presto arriviamo all'attacco della Baldo-Groaz

Scendi, traversa, rumina nel fogliame, vaghiamo con la speranza, non di fare beneficenza alle zecche, ma di trovare presto l'attacco. Ma nulla. Dei bolli gialli, ma che portano a salire uno zoccolo marcio, e non mi pare nella relazione parli di roccette marce di II grado. No no, dobbiamo andare ancora più in la. Si scende scoscesi, non risaliremo mai più di qua, traversa, troviamo corde abbandonate e penzolanti dalla parete, uh la la. Nulla. 

Niente, amen, torniamo indietro e scendiamo e speriamo avere il tempo di fare qualcos'altro. SI apre il bosco, cazzo, siamo troppo a nord! Ma ormai pace, se non abbiamo trovato prima, non lo troveremo manco se proviamo a tornare in su (se ci riusciamo). Si scende alla bruta, non si sa bene per dove: si scorre sotto al capanno, si salutano i contadini sperando non ci diano cazziate "cosa fate li?!" e si corre verso la macchina. 

"Andiamo a fare il Gran Diedro a Santa Massenza? Io lo rifaccio volentieri" "Io lo avevo in programma prima o poi, quindi ok!". La prima volta che misi piede e scarpetta a Santa Massenza fu proprio per un ripiego con Nicola, quando andammo a fare la via dei Due Spigoli. Speriamo oggi soffrire meno, perchè quelle cazzo di placche ancora me le ricordo! 

Svirgoliamo verso la piazzola d'attacco superando delle cordate che stanno salendo inspiegabilmente un masso: devono essersi confusi con l'avancorpo dello Spigolo Nascosto. Attacca Giorgio, e il primo tiro è già croccante. Non voglio sapere i gradi, un po' come sabato non voglio sapere km e D+. Saliamo e bona. 

E anche il secondo non è male, cacchiarola. Parto io quasi sereno, poi però sto cavolo di passaggio non è facile, scomodo. Protezioni alpinistiche, quella roccia che pare crepata. Uff, sospiro e andare, e va. Dai che tanto Gio diceva che i più duri sono i primi 4 tiri, poi diventa molto meglio ("molto" non è un numero, e frega). 

Terzo tiro, sicuramente il chiave. Duro, tecnico, continuo, da integrare, e con alcuni chiodi che non mi fiderei nemmeno ad appenderci lo zaino (va bene che i miei zaini pesano sempre tanto, però..). Tocca a Giorgio, e io già penso a come diavolo farò a salire di li: io forse in strapiombo me la cavo meglio di lui, ma su placca e diedri no. Io gorilla, lui libellula (oddio cos'ho scritto!). 

Ci impiega del tempo il ragazzo, ma va bene, ci sta. Pensa io quanto ce ne metterò. Però..tutto liscio. Piedini messi bene, opposizione, tecnica di diedro, di placca, son quasi commosso di cavarmela così bene. Ma non dire gatto finchè non ce l'hai nel sacco. Sta calmo e non emozionarti come all'Ultra Trail degli Dei.. 

Parto per il quarto tiro, con quella pianta secca da qui penzola un cordone vecchio, che pare l'unica protezione in loco. Ed è così! Peccato che la pianta sia secca in quanto non più unita al terreno: quando, a fatica, ci arrivo sotto la trovo in bilico. Non posso disgaggiarla se no finisce in testa a Gio, e Chiara non sarebbe contenta. La supero leggero, spero solo la corda non la faccia cadere, se cade sulle corde, tira giù pure me. 

Sosta che sembra scomoda, mi ricorda la S3 di Chiodi Rossi: invece spettacolo, mi metto a sedere e recupero il mio amico, che appena tocca la pianta gli resta in mano e scansa giù all'urlo "pianta!". Che però si ferma a lato della S3. Occhio a chi ci va, e tener presente che ora su L4..non c'è nulla di protezione in loco. 

Beh dai, 4 tiri fatti, ora tutto in discesa! E quel "molto" diventa un "appena più". Il tiro parte bene, poi torna a sfruttare il diedro, la fessura, la placca: arrampicata di certo elegante e piacevole, ma quei piedi sulle caccoline, o in aderenza con mezza dulfer, danno emozioni. 

Madonna che freddo patito alle soste di precedenti:  vedere il sole sul prossimo tiro mi riempie di gioia! In più sembra essere un comodo traverso di 15m, e dopo un tiro da 30m, "Giorgio io li unisco dai". Questa parte è in comune ai Due Spigoli, e ricordavo esserci un bel tratto in spigolo verso, aereo ma non difficile. Esposto, come piace a me. 

Dai mo Gio, vai per l'ultimo tiro, che parte pure bene con un mezzo strapiombo che pare comunque si possa salire bene sfruttando la forma a diedro. Belle foto estetiche prima che il mio amico scompaia alla mia vista. Spettacolo, da soli in via, senza patemi. 

Arrivo alla sosta e..ma, c'è un altro tiro?! Come mai me ne ricordavo 8? "Meno male ne ho concatenati due cane, se no tu te ne facevi uno più di me!" Stica, che placconata con di nuovo il diedrone fessurato a fianco: ma le difficoltà sono ben più blande che il terzo tiro, e scorro tranquillamente verso l'uscita della via. 

Arriva anche Gio, ho una fame e una sete che svuoto di variati chili il mio zaino. Stracontento, non ho azzerato nulla oggi! Evento raro per la mia non bravura (che suona meglio che dire "per la mia inabilità"). Cerchiamo di ottimizzare i tempi sistemando il materiale mentre beviamo e mangiamo, una dedica sul libro di via dove troviamo pure quella di Natalia e Andrea di ieri, e poi giù! 

Giù, in realtà su: prima si sale un po', poi si traversa, si vaga di nuovo, ma una bella traccia rende sicuri del percorso, e entrambi conosciamo già la strada.. Il maledetto si mette pure a corricchiare in discesa e..chi sono io per non assecondarlo: voglia di trail! Ecco come fanno i sassbaloss a dare dei tempi di discesa tanto brevi..

Qui altre foto.
Qui report.
Qui e qui relazione.

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