sabato 31 marzo 2012

Cavalcando il Diavolo (di Tenda), con una bella rincorsa


Tutta colpa di Nicola: mercoledì sera a farmela annusare, a mettermela davanti, senza ritegno, senza pudore. E detta così sarebbe un brutto inizio trattandosi di un “Nicola” e non di una “Nicole”: ma parlo della Nord della Presanella, agognata dall'estate scorsa con Marco e Riccardo. Il giovedì mattina son già lì cerco di incastrare tutto, ma la telefonata di Marco al rifugista e il fatto che i due soci lavorano sabato mattina, smonta tutto. Ma son tutto ingrifato, devo sfogarmi.
Venerdì sera ottima cena con Ferra, Luca, Jessica, Fillo, Natasha, Sne, Elena, al Porto del Lupo (ottimo posto, lo consiglio), mangiato come se non ci fosse un domani, ma col lambrusco mi tocca contenermi. Già, perché finita la cena, è ora di partire per le Orobie!
La meta è il Diavolo di Tenda, 2915, elegante montagna a piramide, per la via più facile, una cresta di II grado: son da solo, ma è fattibilissima, c'è solo un discreto avvicinamento.. Poco male, ho i miei nuovi Hanwag da provare, e una crestina di roccia fa proprio al caso mio!
Lungo la strada mi fermo a dormire 4-5 volte, sono abbastanza assonnato e la cena mi ha appesantito un sacco. Volevo essere al parcheggio per le 4, in modo da arrivare al Calvi per l'alba (ipotizzavo tre ore di marcia), e invece mi incammino verso le 6e20, con le primissime luci.
Come dice un post che ho letto, si parte con “7 km di rottura di palle orobica”, una carrozzabile fino al Calvi (che il mio gps conta 8,15km, non 7).. Ma va bene dai, ci metterò 2 ore per arrivare al rifugio, non male, ma già da poco prima del rifugio scorgo il Diavolo: cazzo quanto è lontano!
Più che altro noto che c'è ancora neve intorno a me, sopratutto sui versanti nord ma non solo, pensavo che il caldo anomalo avesse sciolto tutto, e invece in salita incontro uno che va a provare il canale del Cabianca. E infatti questo bergamasco che parte per il canale mi stuzzica, avrei voglia (per ghiaccio, sempre!) ma oggi voglio provare questa cresta rocciosa.
E il bergamasco quando gli dico la mia meta, “però, è lunga”. Al Rifugio mangiucchio qualcosa (la cena di ieri sera la sto ancora digerendo) e altri due mi dicono “beh fino la?”. Bando alle ciance, si riparte. Non incontrerò nessun’altra persona fino al ritorno al Calvi.
Il paesaggio orobico è severo, penso che assomigli un po' al nostro Appennino, fino a 2000, poi dai 2000 in su è più simile al monte Bianco. E la meta di oggi è una tra le più facili della catena..
Salendo ripenso alle frasi più belle che ci siamo sentiti dire durante alcuen delle nostre tirate.
Alla Marmolada, a luglio 2011, ci chiedono “Ma voi dove avete dormito?” e io, Marco e Ivan in coro “noi non abbiamo dormito”.
Sul sentiero Dibona a fine luglio, prima giornata della vacanza dolomitica: “ma perché avete fatto il giro così? Avete allungato un casino!” e Riccardo prontamente risponde “perché noi non siamo mica normali”.
Lo scialpinista che salendo a Punta Oberettes chiede a me e Riccardo “Ma voi con cosa scendete?”
Rido da solo.
Se sulla Marmolada mi sentivo solo, qui sono da solo. Che silenzio, che pace. Sole, niente vento, montagne, neve, pura e sana fatica, ma per un appagamento interiore senza possibilità di essere descritto.
Superate le cascate del Brembo giungo sulla neve: mii quanta ce ne è! Rispetto a quella che mi aspettavo, si intende: rispetto a quella che dovrebbe esserci, scarseggia un tot! Davanti a me un solitario tenta il canale del Grabisca: bel canale, segna. Altri tre nel canale del Poris: segna. Prossimo inverno tre giorni con base al Calvi: segna.
La neve è infima, tiene a stento, qualche sprofondata non me la toglie nessuno, ma almeno non si ravana (per ora! Il ritorno sarà altra cosa). Il Diavolo si avvicina, è davvero una bella piramide, infinite possibilità di salita, ma la cresta che voglio percorrere..mi accorgo sempre più avvicinandomi che è bella bianchiccia!
Ma va bene, mi allenerò su un po’ di misto! Gli ultimi metri per giungere alla bocchetta di Podavit sono davvero lunghi. Son stanco: sarà la cena pesante di ieri sera (in tutta la giornata mangerò solo 2 banane, 5x3 cm di cioccolato e un sacchetto di albicocche secche), sarà che ho dormito quasi niente, sarà che sono 2000m di dislivello, sarà che sono 15km andata e 15km ritorno, saran le scarpe nuove, sarà sarà, ma resta che le pause sono numerose. Ma non mi dispiace, apprezzo il paesaggio, la calma e la quiete nonostante l’imponenza di questi monti.
Come temperatura si sta bene, ottima la mia scelta di calzare i pantaloni da trekking estivi! Ma ora che sono alla bocchetta di Podavit, tocca pure ai ramponi. Tracce poche, e non seguono la cresta, mentre io sì. Ricordando la relazione che la dava PD, sono partito a cuor leggero, ma poco dopo devo ricredermi. La neve è buona, i ramponi mordono bene, ma la pendenza non è certo un 40°! E oggi il CCCC è obbligatorio, non si scappa. A scendere non ci sarà da scherzare.
L’adrenalina entra presto in circolo, la concentrazione è massima, il divertimento è un po’ soffocato da una sana paura (ma come dicono i saggi, la paura è fondamentale), non me ne accorgo, o forse sì, ma la salita si impenna man mano. Uno sguardo giù, oh la peppa! Ma ormai son qui, c’è da salire. Vedo la fine della cresta, che ormai non seguo più ma me ne sto più defilato sul pendio, davanti ai miei occhi non c’è più solo neve o roccia, ma il cielo, spettacolare.
Toh, il Redorta, la prima escursione orobica con Marco, che weekend anche quello! Ma..non sono in cima, la cima è là, dopo..una cresta affilata! Alla faccia del PD, la neve qui complica tutto. A destra neve dura, a sinistra neve ventata, da entrambi i lati uno scivolo senza fine. L’adrenalina ripompa!
L’affilata cresta finale la passo un po’ sulla destra in traversi (alcune volta appoggiandomi sulla roccia), un po’ proprio sulla cresta, alcuni tratti come se fossi a cavallo. In corrispondenza di una bella cornice (più estetica che pericolosa) compio l’ultimo traverso e vedo che peste che salgono da basso: bene, son più tranquillo, dopo scendo da qui, mi pare migliore.
Ed ecco la croce, missione compiuta! Nemmeno le 12, direi che come tempi sono andato bene, temevo peggio quando vedevo il Diavolo così lontano, e quando sulla neve mi sentivo così stanco. Direi che in discesa dovrei avere il tempo di fermarmi al Calvi e in mutande fare una bella dormita e prendere il sole: relax!
Spettacolo, Bernina, Disgrazia, Redorta, laggiù tutte le cime del Monte Rosa (sarebbe bello saperle tutte e capire quella cuspide chi è..). Non tira vento, non ci sono nubi, appena qualche velatura, cosa si può volere di più?! Qualche foto, poi giù, che non sarà banale scendere, e chissà la neve baciata dal sole in che stato sarà!
Dalla cornice scendo per dove altri prima di me devono essere saliti (si vedono deboli tracce, oltre a scariche di valanghine..), e dopo un 70m penso “cazzo, non ho fatto il filmato di vetta!”, per oggi pazienza.. Giù giù, con un bel tratto faccia a monte, neve in alcuni punti davvero ghiacciata, ma le scarpe si comportano bene. Torno sulla via di salita per gli ultimi metri, e alla bocchetta cambio ramponi-ciaspole!
Prima di ripartire fisso il Diavolo: bella montagna, devo tornarci per la traversata Diavolino-Diavolo e per la Baroni-Pellegrini (non posso non salirla!). E inizia l’agonia.. Anche con le ciaspole si affonda, quando non si affonda se ti trovi sul ripido una patina di pappuccia molle ti fa scendere come se avessi gli scii. Tratti di ciaspolate sull’erba e sassi, toglie le ciaspole, rimetti le ciaspole, arrivo così al Lago Rotondo, dove incontro un ragazzo, Marco, con cui scambio due chiacchiere: per lui gli ultimi metri per il Calvi saranno davvero duri senza ciaspole!
Ed è ora della sdraiata sull’erba, in mutande no, resto coi pantaloni che accorcio prontamente. Poi non dormo per nulla, mi godo il panorama, scambio altre chiacchiere con Marco e poi giù. Una delle discese più lunghe della mia vita, coi piedi doloranti (scoprirò all’auto ben tre vesciche, di cui una davvero brutta) ma alle 17 arrivo all’auto.
Che dire, giornata piena, vari paesaggi, vari terreni, vari attrezzi, varie difficoltà. Le Orobie sono davvero un bel mondo, peccato averle scoperte tardi, ma si recupererà! Le scarpe: a parte le vesciche bene, ma avendole martoriate per 30km, 2000 di dislivello, 10h abbondanti di marcia, ci può stare. E sull'A22, un bel tramonto infiamma una nube alta.

Qui altre foto.
Qui relazione sul forum.

domenica 25 marzo 2012

Ailing Fortress Rocks: semplicemente, si torna in sella!

Dopo la ripresa ad arrampicare di ieri, avrei un'altra attività che vorrei riprendere..in mano. Mi manca quel ritmo, quella fatica che sembra non portare a nulla e che ti fa pensare spesso “ma cosa cazzo lo faccio a fare, adesso scendo”, quella gamba che sfotte la sorella sfortunata in sforzo fingendo di non sapere che tra mezzo giro si invertiranno i ruoli, quelle schizzate di fango, quell'aria veloce che ti scorre sulle orecchie, quell'adrenalina in discesa mentre domi una cavalla pazza..
Detto fatto, la mia voglia viene colta al volo da Mazzi con un commento su Facebook, e l'appuntamento è preso. Sveglia di lusso alle 8 (beh le 7 vecchio orario) e si parte, dopo incontro con gli Mazzi, Mirella, Enri, Filippi, ci si dirige sul pulmino (pulmino, non furgone, perché trasporta bimbi che vanno al parco giochi) giallo verso i Sassi di Roccamalatina, dove ci aspettano Gianluca e Enrico, Nausicaa e Gledis.
Si parte, un bel pezzo di bitume, ma non è che si possa chiedere tanto alla zona, è un giretto di allenamento e di ripresa della confidenza con la bestia rossa. Passiamo vicino ai Sassi di Roccamalatina, deviamo per la Pieve di Trebbio, dopodiché non so più dove siamo.
Si alterna asfalto a sterrato a terra, sali scendi, single track, tutto molto vario, perfetto dopo tanti mesi di assenza da questo campo. Salutiamo le due ragazze che scendono e ci dirigiamo sotto una leggere pioggia verso Zocca. Per fortuna schiviamo l'acquazzone, e ci godiamo due tigelle al bar in centro alla città di Vasco. Pardon, non tigelle, crescentine, che se no si incazzano!
Poi bel single track per Monte Riva, e verso la fine un toboga. Mi mancava questa scarica di adrenalina: non che in alpinismo non ce ne sia o non si affrontino pericoli maggiori, ma qui è tutto più concentrato. Ecco il perché della faticaccia in salita. Bisogna sempre ricordarsi che dopo una salita c'è una discesa, e dopo una grande salita c'è un'infinita discesa!
Alla fine quasi un millino per 35km, piacevole, salite e discese abbastanza alternate, varia soste relax e tanta chiacchera! Ma sempre rispettando i limiti, sotto i 50km/h: infatti velocità di picco 47.

Qui  qualche foto, ma ne ho fatte ben poche oggi!

sabato 24 marzo 2012

Il tradimento a Amelie costa caro.. Via Cinque Stagioni (5c dove?!)


Voglia di arrampicare.. Appagato dai giri passati (Punta OberettesMarmolada, ...), conscio della neve in inesorabile scioglimento e schifio bagnato, temporali in arrivo al pomeriggio, via di scarpette! Riccardo suo malgrado accetta di scendere di livello e abbassarsi al mio, grazie Ricky! Dopo la mia proposta di Rita o Claudia alle Placche Zebrate, lui decide per Le Strane Voglie di Amelie al Piccolo Dain.
Via, dopo tanti sabati e domeniche un orario per la sveglia estremamente tardo: le 5! E io mi ero abituato alle 2.. O all'1.. O a niente. Si parte, io inizio a sfogliare la guida, constato che per il mio grado di spittate ce ne sono davvero poche, passo per la Rupe Secca e leggo Cinque Stagioni: abbordabile, un 5c. E Riccardo l'ha segnata come una via che vuole fare.
Adieu Amelie, optiamo per le Cinque Stagioni, meno avvicinamento, vicina ad Arco, coi miei problemi di orario di ritorno ci sta che ci permettiamo un giretto per negozi dopo la via. E all'uscita ci sono tre tiri interessanti da provare (“lama stupenda” dice la guida).
In cerca di un tabacchino dove fotocopiare la pagina della guida (che è meglio tenere bene in fondo allo zaino per non rovinarla) ci imbattiamo in uno scorbutico tabaccaio. Va beh. Come solito, quando la via la temo per il grado, da buon ing pianifico di partire io per lasciare il tiro più duro a Riccardo, o i più duri, per procedere comunque alternati, ovvero svelti.
Parto io, e concateno due tiri. Ci sta, roba facile e divertente, è bello tornare sul calcare (sarà più bello provare il granito!). Riccardo mi raggiunge in sosta, che da cuore alpinista faccio sull'albero invece che sui due spit sulla roccia. Giù un'altra cordata si appresta a salire, e..hanno le nostre stesse corde! Si potrebbe cambiare la rossa dopo che la nostra è qualche metro più corta per eliminare la mia piccozzata.
E via che parte Riccardo. Gli rido da lontano mentre vedo arbusti muoversi al suo passaggio. Mi risponde “poi vedrai!”. Continua ad arrampicare, la corda scorre, la corda è poca, la corda finisce, meno male si ferma in sosta. Parto io, anche se ci si sente a fatica coi comandi.
Bello, divertente, non difficile, passaggi atletici, un traverso nella prima nicchia. Ma..la nicchia era ben avanti. Arrivo da Riccardo. Maledetto. Ha concatenato ben tre tiri, ora restano solo gli ultimi due, i più duri! 5C entrambi!
Va beh, proviamo. Rampetta facile, e sono alla base del muretto. Oh come strapiomba lassù.. ma gli spit son davvero vicini, dai che si azzera al massimo. Mmm, duretto pezzo. Ve beh, mi tiro su sul rinvio, non ce la fo. Anche sull'altro. Cazzo se è duro. Cazzo se strapiomba. Niente mani. Piedi piccoli. Ma che cazzo di 5c è?!
Ok che son scarso, ma qui qualcosa non va. Un arresto. E un altro. Non c'è modo di tirarmi su, nemmeno coi rinvii, mi mancano 20 cm. “Riccardo, cala!” E sceso di nuovo alla sosta “mi spiace, te lo sgugi te!” Ma anche lui si traziona sui rinvii, se lo fai lui è davvero dura.
Anche da secondo fatico non poco, mi sa che qualche appiglio è venuto via qui, e anche il socio pensa lo stesso “è un 5c stronzo, peccato, giù era bella la via”. E poi rimaledetto mi cede l'ultimo tiro, ancora 5c. E che cazzo, se è un 5c come sotto, trono giu alla svelta!
E invece si va, da stare attenti ma si va. Sosta e recupero anche Ricky, che soffre un sacco ai piedi per le scarpe. Fine, di li vedo che si va negli ulivi, poi vedremo se fare anche quei tiri strani “io vengo poi su con le scarpe da ginnastica da secondo, con queste ho troppo male” dice il socio. È presto, bene.
Ci mettiamo comodi, scarpe cambiate, cibo, acqua, ce la prendiamo con calma, la via è finita. Facciamo per scendere e aggirare la parete di fianco alla rete, ma..la rete è saldata sulla parete! Ma che cazzo, rivestiti, ricalza le scarpe e sali per lo spigolo. Non che mi dispiaccia, ma a saperlo aspettavamo a svaccarci!
Tiro facile, in realtà ne concateno, perché arrivo abbastanza su, infatti devo fare il tiro alla fune per avere un po' di corda. Recupero Riccardo che sale con le scarpe da ginnastica e si mette in posa per una foto da corso dal titolo “come appendersi alla sosta”. Riparto e.. dopo 5m tutto finisce. Ma porca.. potevo continuare! Sali e altra sosta, la più ravvicinata della storia.
Vediamo l'anello di calata, ma ci facciamo un giretto per salire un po e esplorare, tanto per fare. Torniamo all'anello, e c'è l'altra cordata che ci seguiva e con la quale siamo stati insieme sulla sosta prima del 5c stronzo. Visto che Paolo ha già fatto questa via, chiediamo la calata quanto sia lunga, visto che la nostra 60m rossa è in deficit lunghezza. Molto gentilmente ci propongo di calarci anche noi sulle loro, davvero gentili. Vado io per primo, a sgugnarmi i grovigli di corda e i nuovi lanci, e arrivo giù che c'erano ancora 7-8 metri di corda: beh meglio esser stati sul sicuro.
Scende Riccardo e mi dice che se vogliamo andare lui ha già ringraziato lassù i nostri compagni di calata, però mi dispiace, vorrei dirgli qualcosa anche io e offrirgli una birra. Guardo l'orologio: 14:40, cosa?! Via giù di corsa! È tardi! E non so quanta strada ci aspetta per tornare all'auto!
E invece, non era l'orario ma il cronometro.. Tempo abbondante. Se Paolo e socio stanno leggendo, chiedo venia, una birra e un grazie ve lo devo ancora!
Immancabile gelato di Arco, da ghisarsi l'avambraccio, e un giretto per le scarpe nuove, e i primi chiodi. Amelie, torneremo presto da te.. E intanto stasera davanti al mio pc scopro la storia del penultimo tiro..

Qui  altre foto.
Qui report su on-ice.
Su web trovate tutte le relazioni che volete, tipo questaquesta. Attenzione però a questo e questo. Tra l'altro rifletto ora su un cordino troavto per terra tranciato alla base del tiro chiave: mi sa che era attaccato a uno degli spit sul passaggio duro per azzerare.

domenica 18 marzo 2012

Un Corno nella nebbia, un canale secchino (ma tanto non vedimmo)


Giornata di corso A1 del CAI di Carpi e di Castelfranco, e da quest'anno sono istruttore della Scuola Montanari che presiede questo corso, quindi oggi destinazione Rifugio Cavone del Corno alle Scale. Anche Gianluca e Mirko sono neoistruttori, ma hanno le cartucce contate per le uscite in montagna, perciò già da settimane si parlava di partire prime per farci un canale in souplesse e poi essere operativi per gli allievi del corso. Detto fatto.
Nonostante le previsioni inclementi e peggiorate col passare dei giorni, alle 2e20 ci troviamo al parcheggio, e si parte per il lontanissimo Rifugio Cavone. Una bella dormita in auto non me la toglie nessuno (insomma, stanotte ho dormito un'ora, ieri 4, mi serve), ma la parte finale dal bivio con Fanano non finisce più. Arrivati al parcheggio, piove e tira vento, e sono le 4e15.. Cazzo se è presto! No no, non si può partire ora, dormiamo un po': in tre più gli zaini a dormire in Panda..che comodità!
Alle prime luci, le 6, ci incamminiamo, non piove più, ma non si vede a 20m. In breve arriviamo nel vallone dal quale partono i canali, ma la neve non è buona, fuori traccia si sprofonda. Non si vede a 20m, perciò non si capisce se i canali siano ben coperti o meno, e io temo siano scoperti un tot! Ravanare e poi ramponare la terra..sound no good!
Seguiamo una traccia e ci infiliamo in un impluvio, che canale sarà? Il secondo, il terzo, o il quarto? Spero il quarto, il terzo l’ho già fatto e il secondo è troppo facile.. Sali sali, ma non si capisce: io non lo riconosco come terzo, Gianluca non lo riconosce come quarto, Mirko ha solo voglia di salire! Inizia a piovere..meglio coprirsi, pioverà e smetterà per tutto il tempo, e tanto quando non piove l’umidità delle nubi ci bagnerà ugualmente.
Seguiamo le peste di chi ci ha preceduto qualche giorno fa, deviamo sulla sinistra per salire su un dosso, si inizia a pestare erba.. Ma andare su dritto voleva dire un passaggio su roccia scoperta. Gianluca inizia a dire “mi ricorda qualcosa” e so che si riferisce al Vajo Battisti. In ogni caso non si vede a più di 20m, perciò ogni scelta di itinerario diventa un terno al lotto!
Torniamo dentro al canale, si riesce a salire anche se la consistenza della neve non è il massimo, qualche passo giù fino alla coscia.. Poi, da metà canale in poi, la neve inizia a scarseggiare vistosamente, e diventa.. ghiaccio. Oh le picche se mordono! Ma siamo davvero al limite della percorribilità. Poi vuoi le condizioni di scarsa visibilità, vuoi che sia davvero così, quando ci si gira per guardare giù sembra davvero pendente!
Gianluca esce, son le 8, ultimi 6-7m su sola terra, un quasi passo del gatto per uscire. Ti accorgi di esser fuori solo dopo che lo sei, come da quando siamo partiti la visibilità è nulla! Una volta fuori riconosco quello spit su quella roccia, visto l’anno scorso quando uscimmo dal terzo canale, e capisco che lo abbiamo ripercorso. Ma che differenza di condizioni, irriconoscibile, senza parole.
Via verso la croce, tutto scoperto, tutta terra e fango, e nubi ovviamente. Poi giù verso la porticciola: percorriamo tutto il baratro sulla parete nord per cercarla, non c’è altro modo visto che non si vede nulla! Si scende su neve da sprofondare, ma chissene, siamo in discesa.
Sentiamo le prime voci, mi pare quasi che qualcuno mi chiami, e appena la nebbia lo consente vediamo il corso che arriva al pianoro: che tempismo! Ore 9, inizia la lezione.

Qui altre foto, ma stavolta non sono un granchè.
Qui relazione tecnica del canale in forma.
Qui invece una veloce relazione della giornata odierna.
Qui video di vetta.