È già tardi quando partiamo, mea culpa, e ciò mi porta a
pensare che non ce la faremo: c'è un caldo boia, la neve sarà pappa con lo zero
termico a 4000metri, e nel pomeriggio arrivano temporali. Ma ormai siamo in
ballo, balliamo: al massimo arriveremo prima alla Forst. E balliamo per la
Palla Bianca, Weisskugel, 3739m. La vidi
per la prima volta in una gita col CAI di Sassuolo alla Cima Lago Bianco, e mi
restò impressa. Poi dopo averla rivista dalla Punta Oberettes,
la registrai nella lista degli obiettivi: tra l'altro, col nostro andare e modo
di fare, si può fare in giornata.
E così alle 3e30 ci incamminiamo dal parcheggio di Maso
Corto, io e Riccardo. Un po' ci stupiamo di non vedere nessun altro che tenta
la cima come noi (cioè direttamente da valle), ma va beh, saranno tutti in
rifugio a fare colazione, pronti a partire. Saliamo senza particolari emozioni
fino a quando non arriviamo nei pressi del Rifugio Bellavista: ormai la luce
illumina in modo chiaro e definito le cose. Anche se la nostra meta non si vede
ancora, ma la Punta di Finale sì.
Via allora verso la normale alla Palla Bianca, ma già nel
primo tratto di sentiero puntinato, ci sbagliamo: troppa fretta di salire, così
invece che traversare verso ovest, puntiamo a salire verso la cresta. Dopo un
po’ di metri, “ah ma è laggiu il sentiero!”.
Curve curvette, ma la cima non si fa vedere. È così lontana?
O è solo coperta dalla cresta di confine? Scopriremo dopo che è davvero
lontana. Giungiamo all’arrivo della funivia, si pesta la prima neve, con felice
sorpresa non è messa così male come temevo, mi rincuoro, possiamo farcela. Ma
ancora non vediamo nessuno, che strano. Anche alla funivia, la frenesia e
l’eccitamento mi spingerebbero a salire subito in cresta, ma no, bisogna
continuare a traversare!
Qualche traverso su nevaio, sfasciumi a finire, e arriviamo
in cresta. E c’è lei che ci aspetta, con vista su tutto il ghiacciaio dell’ Hinter… E nessuna anima
viva in giro..mah. Riccardo sbaglia la salita, invece che prendere verso
sinistra, sale delle placchette a destra “pensavo di morire”, mannaggia, ma
come hai fatto a perderti?? Iniziamo a sentire il vento, previsto forte per
oggi, non l’ideale per tratti di cresta, ma almeno ci rinfresca dal sole
carontiano!
Maciniamo strada e finalmente giunge l’ora di legarsi per
scendere su ghiacciaio: ma la disfatta è li dietro l’angolo. La neve è buona,
la traccia marcata, ma nessuna pesta recente..dove sono tutti? Inizamo a
scherzare sul fato che saliremo una vetta inviolata, a meno di trovare Whimper
proprio sulla cima. Che sia morto qualcuno ieri e abbiano chiusa la Palla
Bianca? Mah.. Intanto il buon compagno inizia a accusare la fatica: qualche
breve pausa e si riparte.
Beccati che seracchi, e c’è da passarci sotto, “Riccardo,
quando saremo la sotto, saremo ben svelti!”. Ormai sento che la cima può esser
nostra, siamo abbastanza in orario, il tempo regge, la strada di ritorno è
abbastanza chiara anche in caso di scarsa visibilità, la neve regge. Invece,
arrivati sotto i crepacci, “basta, torniamo indietro, mi fa male questo muscolo
di merda a sollevare la gamba, non voglio rovinarmi per il prossimo weekend”
“ben detto!”.
Finalmente vediamo una cordata, che scende verso il Pio XII.
Solo una cordata..un po pochini. Ma mentre siamo li che ci riposiamo, a 3330, e
mentre torniamo indietro con molta calma, arrivano tutti gli altri, fior fiore
di cordate, ma solo una dal Bellavista. Certo però, noi saremo poco normali a
farcela in giornata da Maso Corto, a 2000m, ma anche questi qui a salire così
tardi! Se ero io in rifugio, alle 7 ero in vetta, mica alle 10!
Scendiamo un po’ sconsolati, un’ora ci mancava alla cima, ma
capita. Pazienza, saremo più assettati sulla Barre! Lo sprofondare nella neve
per Riccardo è un supplizio, cerco di fargli delle buone peste, ma certi tratti
sono davvero ostici. Scendiamo per lo stesso itinerario fino alla funivia,
tentai di anticipare la discesa per l’altra valle, ma non sapendo come sia
desistiamo. Alla funivia però, tiriamo giù dritto per dritto, Riccardo vuole
eliminare assolutamente ogni metro di salita possibile. Sciamo un po’ sui brevi
nevai (video) e ci
inzuppiamo nei ruscelletti (qualcuno testa il grado di impermeabilità delle sue
nuove scarpe).
Guardinghi al fine di evitare la temibile marmottona
gigante, scendiamo scendiamo, in un caldo che ci fa sognare la birra della
Forst, vero miraggio di tutta l’uscita. Si ride e si scherza, non ce la siamo
presi a male per la non conquista della cima, e si parla già delle prossime
mete, di come ripetere questa (arrivare in cima all’alba) e di come ci siamo
comunque allenati per il prossimo weekend. Già, perché comunque almeno i nostri
1400 di salita li abbiamo fatti, il gps si è fermato quando eravamo a 20km, ma
poi ne avremmo fatti almeno 7-8 da dove si è fermato alla macchina.
E poi ci aspetta la pausa alla Forst, perciò giornata
l’abbiam fatta comunque!
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