“Che facciamo domani?” la domanda
della sera prima. Non facciamo in tempo a organizzarci per trovare
una via di arrampicata, la sera piove un po’, perciò meglio fare
l’altro trekking che Riccardo vorrebbe solcare: alla scoperta del
Latemar!
E così sia. Itinerario preso da gambeinspalla, che ci
fornisce questi due dubbi/difficoltà: il rientro (su sentieri non
segnati avventurandosi un po’ nel bosco) e la durata (9h30-10),
vedremo! Il primo lo si risolve allungando un pochino (ino ino) il
giro, il secondo non ha soluzione se non il bivacco nel bosco! Ma
partiamo.
Arrivare al luogo designato per
l’abbandono della macchina è già di per se una complicazione: ZTL
a Moena, ma solo in certi orari (riusciamo a entrare, ma a che ora
potremmo uscire?!), e districarsi per le vie del centro non è
semplice. Ma ce la facciamo, e così ci mettiamo in marcia per un
sentiero che parte davvero bene come pendenza! Quasi 800m in un’ora..
Ma da Forcella Peniola si gode un panorama e dei paesaggi appaganti e
rilassanti.
Verde, tanto verde di prati, ma anche
bianco, bianco di roccia: il verde del relax e il bianco dell’azione!
Sappiamo che il dislivello non è ancora a metà, perciò meglio
rimboccarsi le maniche, o i pantaloncini, e riaprtire. Così
scopriamo un paesaggio abbastanza selvaggio, un sentiero poco
marcato, nessuna vista di attività umana e di umani. Che bel posto.
Poi altra piacevole scoperta, una roccia variegata.
Alla Forcella Piccola del Latemar
troviamo ometti mulatti: già perché per metà sono di sassi bianchi
e per metà di sassi scuri, credo roccia vulcanica. E ora via verso
il divertente sentiero 18, sempre in quota, senza il verde dei prati,
e con le mani da usare ogni tanto. Ci iniziamo a rendere conto che il
giro è davvero lungo, alla nostra sinistra non si è ancora aperta
bene la Valsorda, dalla quale dovremmo scendere (a meno di
ritirate..). E su questo sentiero la roccia bianca è ogni tanto
interrotta da colate marrone scuro, che visione insolita.
Ed ecco la croce dello Shenon, unica
cima che dovremmo toccare oggi, perciò andiamo, è a due passi.
Laggiù un elicottero rotea nell’etere, sembra impegnato in
un’operazione di soccorso, brutta storia. Poi invece ci viene
incontro, e nonostante ci passi davvero lontano, parte un vento
pazzesco! Altra scoperta.
Scendere al Bivacco Rigatti è davvero
tortuoso e brutto, ma ci tocca, i Campanili sono la che ci aspettano,
e siamo curiosi di scoprirli. Ma a posteriori direi che quel tratto
non è il più bello del giro. Il tratto ferrato è breve e
discontinuo, nessuna parte aerea, nessun salto nel vuoto, insomma mi
aspettavo di più! Ma abbiamo fretta e voglia di arrivare alla
Forcella dei Campanili per il panino..
Dalla forcella, dobbiamo solcare un
piccolo paesaggio lunare per la successiva ripida discesa in
Valsorda. Una fortunosa fontana ci rifocilla l’arsura. E poi è un
altro divertente districarsi tra piccoli canyon in mezzo a torrioni
di roccia contornati da verde, canyon variopinti: ma quanti tipi di
roccia diversa ci sono?! Bello bello.
E si torna al caldo.. Finché nel bosco
non tira vento, l’afa è tanta, uff! Ed eccoci a Malga Valsorda,
adesso c’è da trovare il sentierino disperso nel bosco, adesso
viene il difficile, proprio verso la fine (beh, fine, dalla
descrizione dell’itinerario, come tempi siamo a 3/4). Ma per
fortuna notiamo due persone abbeverarsi alla fontana di fianco alla
malga, gli chiediamo indicazioni e ce le danno abbastanza accurate.
Poi metterle in pratica sarà un’altra cosa, ma riusciremo a
farcela, per fortuna!
Il rientro sembra infinito, poi ecco
scorgere il cartello del sentiero CAI ufficiale che deve riportarci
all’auto! Ma, ci mancava solo questa, una scalinata bella lunga, e
le nubi nere che si addensano. Ma alla macchina arriviamo in tempo
per iniziare a sentire i tuoni, e vogliosi di torta e birra corriamo
poi verso il centro di Moena!
Alla fine invece delle 9h30-10 che dava
il sito, ce ne abbiamo messe 7h30..
Qui altre foto.
Qui report coi tempi.
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