Tutto il crinale modenese e reggiano in
un colpo solo, senza soste se non per mangiare, bere, …, al massimo
dormire 15minuti. Tutto, ma proprio tutto eh! Ce la farò?
Chi mi conosce lo sa che non sono
normale: a chiacchiere ne sparo tante, come dico sempre “sognare
non costa nulla”. Chi mi conosce ancora di più, sa che però se
alle chiacchiere faccio seguire un certo studio del progetto e
continuo a parlarne..allora prima o poi ci proverò. È giunta l'ora
di questo momento.
Dopo un primo tentativo andato male per
il meteo stavolta potrei avere le buone carte: i trasporti
pubblici sincronizzati, il sole, la luna piena, vento debole, Marco
alla domenica a darmi supporto morale e automobilistico. Manca solo
l'ultimo asso: la forma fisica e mentale, ma quella si scopre nel
mentre!
E così parto. Sono tre settimane che
lavoro 10-11-12 ore al giorno, che ne dormo 5-6, ma tutte le altre
carte ci sono, è l'occasione buona. Certo avrei fatto meglio a stare
a casa venerdì sera, ma un'uscita con gli amici non si nega: e così
vado a letto che è l'1e20, per svegliarmi alle 3e30.. Su treni e bus
riuscirò a dormire un oretta. Sarà dura stare svegli, ma finché
cammino non dovrei addormentarmi..almeno spero.
La paura delle vesciche mi porta a
cospargere i piedi di vaselina, come ogni maratoneta che si rispetti,
e questo funzionerà, alla fine nemmeno una veschica piccina piccina!
Nello zaino un po di magliette di ricambio, giacca impermeabile,
giacca antivento, varie cosine di vestiario, barrette su barrette,
2,5l di acqua (ho contato che tra fonti e bar, farò fuori più di
12litri di liquidi..), scarpe da ginnastica che non si sa mai,
accessori e elettronica, e il copri sacco a pelo per bivacco di
emergenza. Non prendo i guanti, e me ne pentirò. Uno zaino che
comunque i suoi 7-8kg li fa: sono maggiorato di almeno il 10% del mio
peso corporeo.
La mia questione più grande è se
reggerà la testa. 24H da soli, sotto la fatica, la paura del buio
(perché il bosco al buio da soli fa paura, provare per credere),
sperduto sull'appennino, che certo non è il deserto o la Patagonia,
ma se ti perdi ti perdi, e il cellulare non prende. Niente leoni, ma
lupi e cinghiali. Non mi interessa, voglio provarci.
Perché lo fai? Me lo chiederebbero in
tanti. Cosa gli rispondo? Hillary quando gli chiesero perché voleva
salire sull'Everest rispose semplicemente “perché è la”, e in
effetti è così. Una prova di forza? Si, sono onesto, anche quello
(ma per sfida contro me stesso, non contro gli altri), un mettermi
alla prova fisicamente, ma sopratutto mentalmente. Fin dove posso
spingermi?
Parto. Fa un caldo fottuto. Meno male
sul crinale tira vento, più di quello previsto, ma non si vola via
almeno. Che Appennino sarebbe senza vento.. Al Passo dei Tre Termini
l'avventura inizia ufficialmente, è questo il confine tra modenese e
bolognese. Fino al Libro Aperto conosco il tracciato, e comunque è
giorno, quindi non mi preoccupo. Spero solo che quando il buio
arriverà riuscirò ad esser in zone che ho già battuto. Per fortuna
qualche weekend fa ho fatto un giretto intorno al Passo Radici, la
zona che mi mancava e che rischia di cadere nell'oscurità.
Sono carico, penso di potercela fare.
Scambio due chiacchiere con tre ragazzi armati di tenda che supero:
fanno la traversata anche loro, da Cantagallo a Pradarena, ma in tre
giorni. Non mi chiedono dove vado, tre persone in meno dalle quali
sentirsi dire “ma te non sei normale”. Soste brevi e fugaci, mi
fermo, bevo qualcosa, tiro fuori la barretta e riparto, mangiandola
in cammino: non voglio perdere tempo, e son troppo gasato.
Non crediate che marcio a testa bassa:
mi guardo intorno, apprezzo e mi inebrio dell'Appennino. Ma se
dovessi raccontare tutti gli squarci di paesaggio, di questi 70 e
passa km di paesaggio, non finirei più..
Abetone, prima tappa cruciale, prima
possibilità di fuga con mezzi pubblici. Compro dell'acqua e riparto.
Rifugio Selletta chiuso, sognavo già una birra cazzo! Ma al rifugio
della funivia del gomito, una birra, una Redbull e una pasta me le
faccio. Poi si riparte per il tratto più divertente, fino al Giovo:
un po di I grado sparso. Un minimo di tecnica oltre che di fisico.
Alla Foce Giovo mi fermo a parlare con
due ragazze mentre aspettiamo che la fonte riempia le nostre borracce
e le nostre arse gole. A loro dico da dove son partito, ma non dove
voglio arrivare e come, alla domanda “ma te dove dormi?” rispondo
“sotto le stelle”: non sarebbe male. Da adesso diventa solitaria,
non incontrerò più nessuno fino al Passo di Pradarena, più di 12
ore dopo.
Sul Giovo respiro odore di selvaggio,
un odore strano in Appennino, insolito. Sento sempre più che posso
farcela, assaporo già la vittoria, ma non devo, troppo presto.
Secondo i calcoli forniti da materiale su web, il Passo Radici è a
metà strada, con 50km percorsi e 50km da percorrere: il passo è li
dietro l'angolo (circa..) ma ancora non raggiunto.
Un gregge di pecore, un maremmano che
mi abbaia contro. Non gli sto simpatico..mica verrà giù ancora per
cercare il sapore del mio sangue?! Mica potrà finire così
quest'avventura?! Per fortuna no..proseguo. Il sentiero scende sul
versante toscano, ciò mi fa sentire ancor più lontano da casa. Temo
la solitudine, sopratutto di notte. Per questo ho pensato di portare
l'auricolare per telefonare a qualcuno e approfittare per fare due
chicchere e ascoltare la radio, ma alla fine non farò nulla di tutto
ciò, il tempo passerà anche troppo veloce.
Il tramonto lo perdo perché nel bosco,
peccato. Ancor più peccato pensare che mi toccherà fare da Passo
Radici al Passo Forbici al buio, in quel tratto di bosco non facile
come orientamento, e dove infatti molte volte tornerò sui miei passi
alla ricerca del giusto sentiero. Ma eccoci al Passo Radici, cazzo,
il rifugio chiude giusto quando arrivo, niente coca cola ne pasta di
lamponi, uffa. Mi sento con Marco, concordiamo per il giorno dopo.
Forse lui non lo sa, ma la sua presenza garantita è per me un grosso
sollievo e quindi fonte di tranquillità. Gli dico per gli orari e
altre questioni logistiche “Marco, fai quello e come vuoi, basta
che non mi inculi!”.
Al Passo faccio una bella sosta. Il gps
segna 43km, meno del previsto, e sono le 21e30: sono 12h scarse che
sono in giro. È già buio fondo, ma la luna è sorta e illumina un
sacco: beh, illumina le praterie, non certo il bosco, che a tratti è
abbastanza buio anche di giorno.. Ma quando metto piede sulle
forestali, mi giro per controllare che non arrivi un'auto talmente la
luce della luna è forte. Arrivare al Passo Forbici per la mente e il
fisico è uno scherzo, ma li commetto un errore. Mi fermo.
Mi cambio, sosto un attimo, mi accascio
dentro il santuario. Oh che sonno. Il vento tira e senza sole fa
freddo, qui sono al riparo, si sta bene.. Dai, dormo un po, punto la
sveglia, mi concedo 15 minuti. Ci metto un'ora a schiodarmi da questa
nicchia, finalmente riparto, ma dopo 100m torno indietro per mettermi
le prolunghe ai pantaloni. La salita al Prado si rivela un'agonia.
Non so cosa mi prende, c'è la luna, ci sono le stelle, cosa voglio
di più?! Ma la fatica, forse più il sonno, mi fanno barcollare. Ho
voglia di mandare un sms a Marco per dirgli di venire a prendermi a
Febbio, non ce la farò mai ad arrivare al Cerreto. Mi pare di
metterci ore e ore per arrivare in cima, e invece impiego 1h40. Ma
allora ce la posso fare!
Le gambe iniziano a dolere, ma non
nelle salite, no, in discesa. Il tibiale è alle stelle, la pianta
dei piedi mi dice “aho!” a ogni appoggio. Non sembra, ma il
crinale di dislivello ne fa con tutti i suoi saliscendi. Arrivi su
una cima, scendi, e poi ti tocca risalire subito su un'altra: dietro
l'angolo c'è sempre una nuova salita.
In cima al Prado scatto comunque una
foto che rappresenta la mia sofferenza, ma per fortuna sarà l'unico
momento “buio” dell'impresa. Scendo, e osservo delle frontali che
partono dal battisti per dirigersi al Cusna, dal quale osserveranno
l'alba: è un momento in cui mi sento un attimo un po' meno fuori dal
mondo. Le pause si fanno più frequenti, sia gambe che schiena
iniziano a essere stanche, ma la testa regge.
Dopo il passo di Romecchio mi aspetta
una cresta verso il Sillano. Il vento tira, il sonno si sente, e così
mentre cammino non so perché, ma all'improvviso decido che basta, mi
fermo qui dove sono e dormo 15minuti: e così faccio, mi metto sulla
cresta sottovento con lo zaino che mi ripari un po' e punto la
sveglia. Che non suonerà, ma io per fortuna mi sveglio prima. Sono
circa le 4. già da un po' ho deciso che mi fermerò al Cerreto,
niente Lagastrello. Quel tratto presenta tratti un po' delicati,
oltre a uno che non conosco ma che mi hanno sconsigliato se tira
vento. Non sarebbe bello arrivare in tratti difficili non lucidi. Il
Cerreto basterà, e avanzerà! Quindi decido anche di prendermela più
con calma, oltra alla stanchezza non ho più quella frenesia che in
un batti baleno mi ha portato dal Corno alle Scale al Giovo.
Riparto, e dopo una mezzora mi
riaccascio. Sono in un punto panoramico sul Cusna, mi son perso il
tramonto, non vorrei perdermi l'alba mentre giro sulla sud del
Sillano. Ma non considero i tempi.. Sì, si vedono le prima luci, ma
l'alba è lunga. Aspetterò un'ora, in cui spigozzerò un po', ma
patirò anche freddo in quanto non riesco a ripararmi dal vento e mi
tira il culo tirare fuori la giacca, e nonostante aspetti, poi mi
rompo le palle e riparto senza aver visto il sole spuntare dietro al
gigante. Lo vedrò più avanti.
La solitudine con la luce del sole si
placa. Non ho acceso la radio, non ne ho sentito il bisogno, la
marcia mi ha tenuto concentrato. Adesso col sole mi sembra quasi
un'escursione normale: non fosse che ho 60km sulle gambe. Mi stupisco
di non vedere nemmeno all'alba un animale: anche durante la notte
nessun avvistamento, solo una lepre. Ciò mi ha dato un senso di
desolazione. Ma con la luce de sole passa.
Dal Sillano, Pradarena è la prossima
importante tappa, il passaggio obbligato attraverso l'umanità dopo
il Passo delle Radici. Ma non arriva mai.. Praterie e forestale e poi
finalmente eccolo. Intanto ho avvisato marco di venire al Cerreto,
non al Lagastrello, e qui a Pradarena sono accolto dal trambusto..del
mercato! Sosta al bar per una coca cola che sogno da ieri sera e una
pasta, poi si riparte.
Ultimo tratto, ultima salita
importante, ultima cima, La Nuda. Ormai è fatta, mi manca solo
questa decina di km, poi ce l'ho fatta, e negli ultimi potrò
scherzare e parlare con un volto amico. Arrivo al Passo Belfiore come
pattuito, e aspetto come pattuito. Ma aspetto facendo cosa? Tanto
vale che mi sdraio e dorma..detto fatto. Niente sveglia, perché
tanto sono in mezzo al sentiero e quando marco arriverà non potrà
fare altro che calpestarmi. Mi sveglio dopo un'ora e mezza..ma dove
sei Marco?
Ha sbagliato la salita, mi dice che è
già sotto la nuda, che mi viene incontro. Riparto e dopo un po' ci
troviamo. In salita sono stanco, ma le mie gambe vanno ancora
affamate di dislivello: è in discesa che implorano pietà. Chi dice
che in discesa tutti i santi aiutano, in vita sua non deve aver sceso
più di 100m. In discesa si fa fatica, a meno che tu non ti spacchi
le articolazioni sbattendo i piedi senza testa.
La Nuda, eccola, ci siamo, poma. Inizio
ad assaporare il sapore della vittoria sempre più vicina, nonché
della birra. Da ieri sera sogno una media fresca e un panino con la
salsiccia. Poche ore e saranno miei entrambi! Sosta sulla cima, due
chiacchiere, un panino. Nel mio zaino ho messo solo dolci e barrette
per un rapporto peso/energia al massimo, ma ho una voglia di
salato..e Marco ha il salato. Poi giù, e in discesa come fanno i
bimbi piccoli chiederò a Marco “quanto manca?”. Manca poco, ma è
un'eternità. Poi il bosco finisce, sbuchiamo su una strada. Marco a
destra verso Cerreto laghi dove ha messo l'auto, io a sinistra verso
il Passo:è fatta.
Ore 12e53: arrivo al Passo del Cerreto,
dopo esser partito dal parcheggio degli impianti del Corno alle Scale
alle 9e38 del giorno prima, aver percorso 73km (dice il gps) per
quasi 5000m di dislivello (conti con cartina alla mano, potrebbero
essere di più, ma se uno sale tutte le cime diventano molti di più),
aver dormito (spigozzato) un paio d'ore scarse. L'ultimo terzo l'ho
preso molto con calma, si poteva tirare di più e metterci meno
tempo, a spanne togliendo le pause lunghe (quelle da più di
15minuti) ho camminato poco meno di 24h. Mi sento forte, nella testa
e nel fisico. Stanco, assonnato, affamato, assetato.
Sono arrivato, sono contento. E penso
già alla prossima. Insaziabile. Sono sbronzo di Appennino, voglio
sbronzarmi di Alpi.
In questa immagine i tempi.
Qui le foto.
Qui relazione.
Per chi volesse essere più normale di
me, consiglio di spezzare in due tre giorni e godersi lo spettacolo,
io alla fine tutti i posti o quasi già li conoscevo. Possibilità di
rientro con mezzi pubblici (a seconda della stagione e dei giorni
feriali e festivi) da Abetone, Passo Radici, Passo del Cerreto, Passo
del Lagastrello (Rigoso-Parma).
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