Ci risiamo, ci abbiamo preso gusto, si
arrampica. Ma prima tocca spettare che si asciughi.. Già perché
stanotte ha piovuto parecchio, e seppur la parete sia a sud la via
che ci siamo preposti sta all’ombra. Così al mattino decidiamo di
farci un giretto per negozi, ignari della coda che poi ci toccherà
fare in auto.. Maledetto traffico della Val di Fassa!
E così finisce che attacchiamo la via
tardi per i nostri standard: alle 12e30! Davanti a noi una cordata a
tre di ragazzi dell’est. Osservo la parete. Data la mia
inesperienza su roccia “non addomesticata”, la cosa che mi
spaventa di più è non trovare la via (vogliamo fare la Rossi-Tommasi): non
disponendo di chiodi e martello non possiamo nemmeno improvvisare una
sosta nel caso di smarrimento della via. Perciò, non essendo questo
uno spigolo, sono un po’
perplesso.
Primo tiro della guida ignorato salendo
a piedi tra erbetta e roccia facile, poi sosta e ci si arma di tutto
punto. Stavolta parte Riccardo, e meno male, così i tiri più duri
se li sbriga lui. Prima di partire ho pensato bene di fotografare le
pagine della guida con la via, così non serve tirare fuori dallo
zaino la stessa più volte.
La giornata è buona, la cordata
davanti a noi nonostante sia a tre va abbastanza spedita, oppure
siamo noi lenti, chissà. Beh, poi a molte le soste siamo insieme,
non è che ci scappino, tantochè a un tiro addirittura mi dicono, in
un inglese precario, “restate li, la sosta è stretta, massimo due
persone”. Ragazzi, non piace a nessuno stare scomodi, ma nemmeno
prendere l’acqua!
Già, perché con sto caldo tutti i
pomeriggi sono a rischio temporali, e non è bello. Ma oggi non sarà
il caso, meglio così. Arriviamo al tiro chiave, e il loro
capocordata si vede che fatica alquanto, poi non trova nemmeno la
sosta, tantochè ci chiedono se conosciamo la via: “eh no”. Io
già da un po’ di essere finito altrove, visto che non mi pare che
la descrizione sia rispecchiata, poi quello lassù trova la sosta.
Parte Riccardo, fatica un po’, poi lo
vedo che tira il cordone dietro alla sporgenza: bene, mo’ lo faccio
anche io dopo! Il passaggio, preceduto da un cuneo di legno ancora in
posizione, non è mica comodo, e capisco il perché del cordone! Mi
sembra un po’ tirato questo tiro.. e anche quello che dopo tocca a
me mi fa scalpitare. Ma ci divertiamo, come sempre, come bisogna.
La sosta prima dell’uscita è sotto
un bel tetto: meglio, ci ripara dai sassi della Cengia dei Camosci.
Va Riccardo, traverso delicato, sul quale dopo mi alzerò troppo,
costretto a scoprire quanta forza ho nel bidito sinistro.. Poi
troverò Riccardo appena sotto l’uscita, ad approfittare di una
sosta all’ombra per non stare al sole. Vado io allora su quella che
diventa l’ultima lunghezza, vagando alla ricerca di una sosta che
non trovo, e che farò di fortuna.
Finita, vorrei stringere la mano a
Riccardo, ma saggiamente mi dice “quando siamo alla macchina”.
Quante stelle alpine sulla Cengia dei Camosci! E tra i buchi della
roccia al altro del sentiero, una marmotta a distanza ravvicinata mi
tramortisce col suo fischio, bast.. Ci aspetta un divertente
passaggio angusto, che ravviva la discesa, che poi non ci presenterà
particolari difficoltà.
Dopo le doppie, un altro incontro con
un roditore, per nulla timoroso di noi che si lascia avvicinare.
Osservo la parete, chissà che via abbiamo fatto. Ma adesso è ora di
correre giù al supermercato, per comprare i canederli per cena!
Cocente delusione: comprati nello stesso posto, cucinati nello stesso
modo, si disferanno completamente durante la cottura..tristezza.
Adesso da casa, leggendo e cercando le
vie vicine alla Rossi-Tommasi: mmm, la Via delle Guide corre alla sua destra, e ricordo che all’uscita
l’ometto era a sinistra invece che a destra. Leggo la relazione a
partire dall’ultimo tiro. Beh, direi che intorno a metà parete
siamo finiti su questa! Cerco un immagine: no, è proprio dall'attacco che siamo andati su questa via! E
ovviamente, la via su cui siam finiti è più dura.
Qui altre foto.
Qui report coi tempi.
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