Io per queste vacanze ho avuto (mi sono
preso) il compito di studiare la traversata del Rosa (qui, qui e qui): adesso in Val di Fassa sta a Riccardo sciorinare
gli itinerari che auspica da tempo. Oggi quindi si sale la Roda di
Vael, partendo da Pera di Fassa.
L’anno scorso durante la nostra
vacanza in dolomiti, in una settimana girammo un sacco, calcolando
oltre 9mila di dislivello complessivi, un sacco di cime di 3000m
(Civetta, Pelmo, ..) e partendo sempre a buio. Quest’anno “tola
dolsa”. Più o meno..
Alla partenza non vediamo la nostra
meta, e meno male, rischieremmo di accorgerci che è tremendamente
lontana.. Si parcheggi di fianco al cimitero: brutto auspicio, ma
almeno c’è la fontana! E nel bosco si sta abbastanza
freschi..finché non si inizia a sudare! È dal gran Paradiso che non
camminiamo più, non mi dispiace riprendere: la voglia di scoprire è
tanta, la voglia di mondi “lontani” cresce.
Ma che succede?! Arriviamo a un bivio:
il giro del Ciampedie. Ma sei volessi arrivarci diretto senza girare
come una trottola?! E invece no, il sentiero diretto non si trova
più, e tocca percorrere un semicerchio..grr. Ma quando arriviamo ai
primi rifugi (già fin troppo popolati), il Catinaccio si apre
davanti a noi..la dolomia.. Incontriamo due suore, vietato
comportarsi male..finché siamo sotto la loro vista.
Dai dai, non c’è tempo da perdere!
Il sentiero prosegue bellino, un bosco piacevole, roccia qua e la.
Giungiamo sotto strane conformazioni rocciose che assomigliano alla
Pietra di Bismantova ancora spigolosa. Poi si aprono i pratoni sotto
la est della Roda di Vael. Ma che sete! Arriviamo al Rifugio Roda di
Vael, e al gestore del Pederiva chiedo se ci siano fontane: “no, ma
se vuoi riempire le borracce vai pure in bagno che è potabile”,
davvero gentile. Mangiamo qualcosa e siamo pronti a ripartire.
La cartina da una ferrata per salire e
scendere dalla Roda di Vael, ma Riccardo mi ha detto che è una
ferrata facile, perciò per essere più leggeri e agili (e dare posto
alle borracce) non abbiamo l’attrezzatura per la ferrata. Ma tanto
ultimamente le facciamo molto in slego, perché con le distanze che
percorriamo la velocità è importante. Quindi mentre tutti quelli
davanti a noi si vestono e imbracano, noi tiriamo dritto. La prima
parte ci obbliga a un passaggio stretto in camino con scala, poi
evitiamo di prenderla larga per tutta la cresta del Masarè e
puntiamo alla cima. Ma qui ci aspettano una ventina di metri belli
esposti e faticosi su roccia verticale: figata!
Poi si corre verso la cima, scoprendo
sempre più panorami e gruppi dolomitici: il Latemar coi suoi
Campanili (e Riccardo “anche li mi piacerebbe andare, ma c’è un
giro lungo”), il Catinaccio, la Marmolada, le Pale di San Martino,
il lungo Lagorai, la cicciona Cima d’Asta. Ma soprattutto, la
delusione Lago di Carezza: io che pensavo che fosse disperso nei
boschi! E invece a lato della strada..dddd.
Dall’alto Riccardo si rende conto che
forse il giro che ha pensato è un po’ lungo: scendere di la,
passare da quella parte, rimontare di qui e passare di la..
Accorciamo un po’. Vorremmo scrivere due cose sul libro di vetta,
ma non è rimasta una sola pagina vuota o un buco libero in quelle
piene: mai visto un libro di vetta finito.
Via giù dalla cresta nord, anche lei
attrezzata ma senza passaggi di forza o verticali. In molti ci
chiedono se si scenda anche dall’altra parte e come sia: ma avere
una cartina e o una guida no?! Un signore sulla 60ina coi suoi amici
ci pone le stesse domande e ci fermiamo a rispondere, quando a un
tratto ci dice “beh, ma mentre parliamo attaccatevi coi moschettoni
al cavo..ma non ce li avete! Scellerati, non dirò niente alle vostre
madri, ma andate giù, ciao”. Gente che inizia la ferrata a
mezzogiorno, sotto il sole con questo caldo: pazzi.
Scorgiamo pareti in ogni angolo: dopo
la prima via dolomitica di ieri,
che voglia di salire e arrampicare ancora! Invece ci accontentiamo di
una bella camminata oggi (ravvivata dalla ferrata), che prosegue
prima al cospetto della est della Roda di Vael, e poi tagliando sotto
le guglie e rocce che ci separano dalla valle del Gardeccia. Poca
gente lungo questi sentieri, possiamo sbizzarirci a fare gli asini!
Ma, cosa vedo..una marmotta gignate! Bianca! Pietrificata! Sarà di
certo una marmotta gargoyle..
Temiamo i nuvoloni e i temporali, e per
questo fino ai primi rifugi di stamattina non ci fermiamo a mangiare
il secondo panino. A questi rifugi è il festival dei trekker della
domenica. E io che concepisco la montagna come un momento di pace e
silenzio..va beh! Però almeno l’ambiente offre panorami aggiuntivi
che stamattina non abbiamo visto..
Scendiamo, e ci ritroviamo immischiati
in questo maledetto giro del Ciampedie! Ma memori di stamattina,
tagliamo per una pista da sci, e evitiamo di girare come dei pirla in
cerchio. E così scopriamo un lato del gruppo del Catinaccio che
l’anno scorso abbiamo sfiorato, e saliamo una cima che a una
proiezione organizzata dal Cai di Carpi anni fa mi mostrò per la prima volta un filmato di
arrampicata su dolomia. Bene così!
Qui altre foto
Qui relazione coi tempi.
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