domenica 30 settembre 2012

Wild Altissimo, dove non osano i camosci


Doveva essere un giro probabilmente palloso, fatto giusto per fare della gamba e sfruttare questo weekend nonostante le avverse condizioni meteo. In una zona un po’ selvaggia del Baldo, alla ricercadell’orso, ma pur sempre sul Lago di Garda, ultra frequentato e quindi turistico. E invece..
 Percorriamo l’odiata gardesana che il sole ancora non si vede, ma le nubi minacciose si. Ci gustiamo una pasta comprata poche ore fa mentre ero fuori con amici (stanotte ho soggiornato nel mio letto giusto 1h30) sulla riva del Lago di Garda, mentre osserviamo ragazzi che si mettono la muta per poi fare kitesurf o qualcosa del genere: il commento è “ma chi glielo fa fare con sto freddo e vento”, senti da che pulpito..
Poi invano cerchiamo di salire fin dove la cartina dice che sia possibile, fin verso quota 350m, giusto per guadagnare un po’ di dislivello (c’è da arrivare ai 2071 della cima dell’Altissimo di Nago, e essere a Carpi per le 19). Gira di qua gira di la, vediamo due cinghiali, ma questa strada è inaccessibile in auto: si parcheggia pochi metri sopra il lago, i 2000m di dislivello a questo punto sono assicurati..
Poi si parte nel bosco. Per fortuna la temperatura è quasi perfetta (la perfezione non esiste) e ciò ci consente di non sudare come dei trichechi. In più il sentiero sale lento lento.. Beh questo ci rompe le palle, perché più sale lento, più km e tempo saranno da percorrere! E ovviamente in giro per questi sentieri non c’è nessuno..
Ogni tanto dopo qualche tornante, il diradarsi momentaneo del bosco ci regala scorci sul Lago di Garda, ma io penso già alla fattibilità di percorrere questo sentiero in MTB, aggressive. La vista del ricovero sul sentiero 6 è desolante, che schifo e che decadimento, peccato. Ma come, si scende?! Ma quanto ci mettiamo a fare sto giro?! Sto già calcolando i tempi alle tappe che ci consentano un rientro nei tempi stabiliti.
Finalmente si inizia a salire più ripidi, era ora, anche se il fango che troveremo appena prendiamo il sentiero 8, ci costringerà a delicatezza nel muoversi. Fango sul Lago di Garda?! Prima volta che lo vedo. Il sentiero 8 sulla cartina è puntinato, ma vista la zona in cui siamo questo non mi preoccupa, sarà comunque tutto ben tracciato e segnato. Ed eccoci capitare su una cengia esposta: inizia il wild.
Questo lato dell’Altissimo è impervio, pareti di roccia, cenge erbose esposte, canaloni ecc. Anime vive solo le nostre, più i camosci. Ci guardiamo intorno e capiamo che salire verso l’alto non sarà da semplici trekker, perché l’asprezza del luogo è piuttosto ragguardevole. E infatti iniziamo ad avvistare camosci, sintomo di poca gente che passa di qui, anche se il sentiero è ben segnato. Ci ritroviamo in un canalone da salire un po’ su ghiaione merdoso, un po’ su erba umida lunga, un po’ su sentiero.
Il canalone si restringe e alla nostra sinistra una parete rocciosa strapiombante piscia acqua. Segni CAI procedono sotto di le verso l’alto, una traccia non segnata sulla destra percorre una tranquilla cengia, ma che non si sa dove vada, io giungo davanti a un grosso masso che da lontano vedevo riportasse una scritta un po’ sbiadita: mi avvicino e scopro che è un teschio con le ossa incrociate e una freccia verso l’alto. Noi dobbiamo andare verso l’alto..
Ma si dai, i segni CAI son nuovi, il teschio è vecchio, andiamo, nel wild! Marco fatica sui gradini terrosi più alti di lui, ma ci divertiamo, abbiamo dato un pizzico di pepe a un giro che doveva solo esser lungo. Poi giungiamo al bivio tra sentiero delle Mandriole e 8: il primo dovrebbe salire più ripido e arrivare a nord della cima, il secondo più tranquillo e giunge a sud della cima. Andiamo sul primo se vogliamo fare un anello!
Ma già da qui vediamo che i segni sono rari e sbiaditi, dall’altra parte nuovi. Due camosci ci osservano da sopra, proprio dove sembra passare il sentiero delle Mandriole (altrove è troppo impervio): scappano verso l’alto, poi tornano giù, ci passano vicino per fuggire verso ovest. Perché son scappati? L’orso? Impervio? La dove non osano i camosci, noi saliremo.
E il pizzico di pepe diventa una buona abbondanza, qui si fatica, saliremo su 45-50° di pendenza, sul roccete, erba bagnata, terra, mica comodo! Ma ci godiamo il sole che illumina le pareti rocciose della sponda ovest del Lago di Garda. Tanto indietro di qui non si torna, perciò saliamo. E nonostante il tempo perso a cercare una traccia, un passaggio, l’equilibrio, si sbuca fuori sui prati e boschi di mugo a nord dell’Altissimo.
Ci districhiamo nei mughi alti e nell’erba possente per cercare il sentiero che sale al rifugio, che troviamo dopo un po’. Marco è cotto, gli prometto una birra su in cima per alleviare le fatiche. L’esultanza è alta nello scorgere il tetto della struttura, anche se purtroppo le nubi han preso possesso della cima e il panorama è tipico da pianura padana autunnale.
Birra alla goccia, panino e poi giù, che il tempo stringe, e finora il meteo è stato clemente. Usciamo dalle nubi e già si fantastica sui 4mila da salire la prossima estate: ma si può non essere mai sazi? A Bocca di Navene iniziano gocce grosse, per fortuna c’è una tettoia, mi ci rifugio sotto, giro l’angolo e vedo una cuccia con una catena che ci entra dentro..via da qui!
E la merdosissima discesa gardese inizia: pendenza, sassi smossi, ghiaia taglia grande, rocce scivolose, terriccio infimo, e piove. Col mio ombrello non manco di stile, ma Marco mi deride “la prima cosa che insegnano a escursionismo è avere le mani libere!”, però non mi voglio bagnare, o meglio, non voglio bagnare la macchina fotografica. Invidiamo i due che scendono sparati in bici, bardati di armature (e ci credo cazzo, guarda che discesa!).
Verso quota 1000m saluto Marco, voglio scendere veloce per andare a mettere gli scarponi nel Lago e poter dire “dall’ acqua del lago di Garda alla cima dell’Altissimo”. Due o tre ruzzoloni su questo sentiero infimo non me le evito,anche perché corricchio con l’ombrello in una mano. La pioggia si attenua, poi scoppia un bel temporale, adesso sì che piove!
Dai dai, è quasi fatta, ma cosa vedo?! Il biker che porta giù la sua bici a spinta perché ha forato: pazzo, ma cambia la camera d’aria! Non ce l’hai? Altro che pazzo, scemo! Scopro che dall’auto all’acqua del lago ci sono 30m di dislivello: faccio la mia minchiata, foto con gli scarponi immersi nell’acqua, e risalgo ad aspettare Marco. Temporale finito, esce quasi il sole, è tempo di pizza e birra cazzo!

Qui altre foto.
Qui relazione coi tempi.

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