martedì 31 dicembre 2013

2013 Adieu et merci

Il video di composizione automatica di google mi offre la possibilità e lo spunto per questo breve post, col quale voglio salutare un anno che in montagna mi ha regalato un sacco di soddisfazioni, e nel privato..sono fatti miei, il blog non è fatto per questo! 

Un grazie a tutti gli amici coi quali ho condiviso cime, canali, creste, vaji, cascate, 4mila, trekking, ferrate, falesie, vie d’arrampicata, viaggi, risate, pianti, successi, ritirate, birre, rifugi e bivacchi. Compagni di cordata, ma anche amici. Auguri di buon anno, speriamo che l’anno a venire sia ancora più ricco di soddisfazioni e più povero di preoccupazioni.

In particolare (in politicamente corretto ordine alfabetico) Andrea, Gianluca, Marco, Mirko, Nicola, Riccardo, Roberto.

lunedì 30 dicembre 2013

Ora si fa sul serio: Cascata Patri

La fase di esplorazione è finita, ora vediamo di concludere qualcosa finché siam qui! La sveglia suona, ma chi ha voglia di uscire dal sacco a pelo? Ghiaccio ovunque.. L’acqua nelle bottiglie è granatina. Io ho pure dormito male, scomodo. Riccardo accende la macchina, segna -16°C. Wow! Almeno vorrà dire che la cascata sarà bella formata! Insomma..
Niente di caldo per colazione, non ci siamo organizzati, solo un po’ di panettone e acqua fredda ghiaccia. Che freddo fa, meglio iniziare a muoversi! Ligi come siamo a levatacce per trovare le meglio condizioni degli itinerari, mi aspetto con timore che la nostra pigrizia ci abbia messo davanti molte cordate, e invece saremo i primi. E per parecchio tempo anche soli. Mah.
Salutiamo gli alpinisti del lambrusco conosciuti ieri, che stanno scaldando i motori per andare a Lillaz, mentre noi ci apprestiamo e ripercorrere il sentiero solcato ieri, ma oggi con altra motivazione. Ben presto i peli del mio pizzetto vengono inspessiti di una coltre bianca.. Fa freddo. È la prima volta che abbastanza seriamente (ma non del tutto) ci chiediamo “ma chi ce lo fa fare?”.
In solitaria, osservando la luce lentamente illuminare la Valnontey, ci dirigiamo verso l’attacco di Patri, classicone della valle, e se è classica ci sarà un motivo. Dopo un’ora e mezza abbondante di marcia ci siamo, ci togliamo gli zaini e iniziamo la preparazione, ci armiamo di tutto punto. Intanto le cime in fondo alla Valnontey si illuminano di sole: oggi non fumano.
Si parte, o meglio, parto sul primo tiro di Patri, preso sul lato più facile. Ci avevano avvisato che pisciava, ma credevo solo al pomeriggio, non all’alba con -16°C a valle! A un certo punto, mentre pianto un chiodo, sento freddo al ginocchio destro, lo guardo, tutto bagnato, ma porca vacca! Mi sbrigo a piantarlo e scappo via. Accidenti, se mi si congela occorre telare via!
Meno male lassù vedo un bel cordone da sosta in quella nicchia sotto le rocce. Ci arrivo con delicatezza, ma vedo che per arrivare a prenderlo mi servirebbero 10cm in più di altezza. Ma vaffa, vado più avanti a cercare l’altra sosta, troppo scomoda questa! E gattonando con delicatezza su ghiaccio esile..fiuu, esco.
Dopo i primi palpitamenti (la qualità del ghiaccio, il freddo, la solitudine, le mani) riesco ad assicurarmi col fedele barcaiolo. Controllo la gamba, non è congelata, ma i rinvii e i chiodi che si sono bagnati..ora sono congelati! Ma quanto deve fare freddo.. Fortuna che sono vestito bene.
Recuperando il mio amico vedo le corde indurirsi e assumere una bella barbetta bianca dopo esser passate dentro il Reverso. Mai vista una cosa simile! E Riccardo mi maledice per il chiodo piantato proprio dove il bagno era assicurato..sorry!
Il muretto del secondo tiro è forse la parte più verticale della salita (o forse affrontarla da secondo mi da tutto un altro approccio), ma sono pochi metri, evitabili sulla destra, ma non vogliamo evitarli. Tutta questa neve copre molto ghiaccio e accentua la discontinuità di questa salita. Siamo ancora soli, senza nessuno che ci pressa alle spalle e nessuno che ci bombarda dall’alto. Soli al cospetto del Gran Paradiso.
Parto per il terzo tiro, un paio di rampe di ghiaccio ma il resto è una trincea di neve. E sotto queste rampe di ghiaccio si vede distintamente scorrere l’acqua. Ma come sia possibile con questo freddo, non lo capisco. Che sia la neve che tiene relativamente caldo il suolo? Mistero, godiamoci il panorama intanto. E osserviamo il catino di raccolta neve che convoglia tutto il suo potenziale carico dentro la Gran Val!
Il quarto tiro è solo un trasferimento all’anfiteatro finale, al cospetto delle colate di ghiaccio imponenti. Ma facciamo prima a restare legati e amen. Arrivato sotto, oh però, che imponenza! Ma sembra pisciare un po’anche qui.. Beh dai, ieri la salivano varie cordate al primo pomeriggio, sarà ben fattibile anche ora!
Chiedo a Riccardo se non voglia tirare lui l’ultimo tiro (credo che sia l’ultimo, ma mi sbaglio, sono due) ma declina l’invito e parto, fiducioso e spavaldo. Forse troppo. Dopo i primi metri il ghiaccio peggiora, bagnato spolto, quindi si entra con piacere, ma non sai mai quanto tenga.. E ci si bagna. Ah, ci avevano avvisato! Diciamo che non si sale molto tranquilli, provi a metter giù qualche vite ma chissà se tiene.
Un po’ più su ghiaccio migliore, ma chissà. Arrivo sotto delle rocce, e ora? Devo traversare in la? Intanto sono arrivate un po’ di persone alla base, e saggiamente aspettano di vedermi in sosta prima di partire.. Boh, proviamo a metter giù una vite e traversare verso destra, ma non mi piace molto. Possibile che su queste rocce non ci sia un anello di calata o una sosta? Dopo un passo di equilibrio, mi guardo indietro: ah ecco due spit! Ma vaffa..
Che gioia questa sosta. Ma da qui si procede dopo? Inizio a recuperare Riccardo. Guardo in la. Boh, a me sembra troppo delicato questo traverso, io lascerei stare. Arriva Riccardo che mi dice che i due sotto alla vista della colata han detto “mai vista così magra”, e a noi che sembrava grande! Gli dico che io non ho mica tanta voglia di proseguire, se lui se la sente, avanti. Facciamo presto a decidere di calarci. E poi, spra le nostre teste pendono parecchi candelotti di ghiaccio, speriamo restino li!
Aspettiamo che ci raggiunga il primo dell’altra cordata prima di calarci, siamo educati. Anche lui sta valutando se continuare. In seguito osserveremo il suo socio muoversi lento e con cautela sul traverso.. Ma noi saremo già giù.
La cascata si è affollata, un paio di cordate alla base delle colate finali, altre due stanno salendo. All’ultima persona chiediamo se ci siano altre persone dietro, e ci dice di no. Allora optiamo per calarci in doppia invece che scendere per sentiero, magari facciamo prima e un po’ di allenamento in doppie e manovre non guasta mai. E poi, solo sul secondo tiro possiamo intralciare qualcuno, se lei dice non c’è nessuno..
Iniziamo a scendere e..mamma mia quanta gente! Ottima scelta di timing la nostra.. Alla seconda sosta aspettiamo un po’ vedendo che il secondo della cordata attualmente in salita fatica. Ma dopo venti minuti cerchiamo di andare stando molto a destra (faccia a monte) in modo da non intralciare un Thierry in notevole difficoltà. Altre cordate superano il muretto via canale sulla destra (faccia a monte).
Nella calata dell’ultimo tiro tremo all incastro della corda su uno sperone sulla destra, ma recupero e viene. Intanto Riccardo osserva uno stambecco che sopra Patri guarda ridendo questi bipedi che con finti artigli cercano di salire ghiaccio verticale. Alle 12e20, quindi 4 ore dopo l’attacco, siamo di nuovo alla base. Con una fame e sete della madonna. Mangiamo quei pochi dolci che ho nello zaino, ma sogniamo cracker e formaggio in macchina. Apriamo borracce e bottiglie per bere ma..quasi tutto congelato!
A casa cercherò qualche foto per capire meglio se fosse magra o meno: cazzo se era magra! Irriconoscibile! E infatti la sosta da cui ci siamo calati di solito è ben nascosta da uno strato cospicuo di ghiaccio, e quel traverso.. molto più ghiaccio lo rende molto più abbordabile. Va beh, prossima volta. Maledetto global warming.
Veloci e affamati torniamo in mezzo alla civiltà, dopo queste ore passate in solitudine abbracciati dalla montagna. Disfiamo i nostri letti e sistemiamo un po’ gli zaini mentre cominciamo a ingurgitare famelici le leccornie che riserva il nostro campo base. Si riparte, dopo aver apparecchiato il cruscotto con vari pacchetti di cracker aperti e con pezzi di formaggio in mano. Mai apprezzato tanto il formaggio in vita mia!
Sarà un viaggio lungo il rientro a casa. Ma la valle ci è rimasta dentro, presto torneremo coi nostri finti artigli! Ma ora dedichiamoci al capodanno.

Qui altre foto.
Qui il racconto di ieri.
Qui report.

domenica 29 dicembre 2013

Partiam con calma: esplorando la Valnontey

Le ferie forzate al lavoro mi offrono la possibilità di non limitarmi a uscite in giornata nel periodo natalizio capodannale, e vorrei approfittare di ciò.. Il problema è il clima. Non fa freddo, a Sottoguda crolla tutto, in Val Daone non sono formate, oltre i 2000m c’è troppa neve per un avventuroso trekking. Maledetto global warming! E maledetta voglia di andare..
Dopo la riflessiva falesiata di ieri, le riflessioni non hanno ancora portato a molto. Io e Riccardo siamo molto indecisi su dove andare, perché del solo andare siamo abbastanza decisi. Ci solleticava la Val d’Aosta, le sue famosi valli fredde paradiso degli ice climbers, ma..le valanghe? Le cascate saranno formate? Andiamo a vedere.
È proprio il timore di fare un giro a vuoto che ci spinge a prendercela con calma, partire tardi (le 6e00, ma così ci godiamo il Monte Rosa tingersi di..rosaall’alba), uscire a Quincinetto (per non essere mecenati delle autostrade della VdA), fare colazione con calma e fermarci a comprare i viveri di sopravvivenza: bottiglie d’acqua, cracker e mezzo chilo di formaggio.
Ci addentriamo nella valle di Cogne, e l’inverno appare ai nostri occhi: tutti i pini belli carichi di neve, freddo all’ombra ma un bel sole che ti scalda quando ti concedi ai suoi raggi. Verso le 11e15 arriviamo a Valnontey, parcheggiamo e ci prepariamo per il giro esplorativo della valle. Obiettivo di oggi è andare in avanscoperta per “capire” la valle, in modo che quando torneremo con gli altri (che non capiscono il nostro sacrificio di oggi) sapremo già come muoverci. Ah già, e vogliamo vedere cosa poter fare domani!
Tanta gente, sciatori di fondo, gente che passeggia nelle trincee scavate dai ripetuti passaggi nella neve. Gran bella valle questa, esserci quando in giro non c’è tutta questa popolazione vacanziera deve essere superlativo. Al parcheggio un cartello ci segnala che ci sono molte più cascate di quelle indicate sul libro di Riccardo (non a caso si chiama “le più belle cascate delle Alpi” e non “tutte le cascate delle Alpi”).
L’esplorazione abbia inizio. Bello bello bello, non ci sono altre parole. Ti giri a destra, ti giri a sinistra, guardi dritto, spettacolo.
Scorriamo le varie cascate che i cartelli arancioni indicano: Sentinel Ice (sulla quale c’è una cordata), Thoule (ma dove sia poi..), Sentiero dei Troll (sul quale non si vede nessuno e non si vedono tracce di avvicinamento..), Sogno di Patagonia (ce ne manca prima che la candela tocchi terra). E scorrendole, salendo lentamente, pian piano abbandoniamo il caos della gente che limita le proprie passeggiate a pochi km.
Seguiamo delle tracce che portano alla Gran Val, sembra molto bella come cascata, non difficile, peccato solo che si fermi presto, tre tiri, ma anche a quest’ora (le 13 passate) quattro cordate la stanno salendo. Ci piace, ma osservo che alla base sembra esserci un bel cono e tutti gli alberi sono spezzati. Chissà come mai..
Osserviamo dei camosci, anche loro annaspano nella neve fresca, e capiamo che da qui, dopo la Gran Val, non si va nessuna parte, occorre tornare indietro e passare dall’altra parte del torrente per arrivare a Patri e sorelle. Tento un taglio nella neve fresca, ma dopo aver sommerso il mio bacino intuisco che si fa prima a tornare indietro.
Dopo aver incrociato persone che poco a che fare con la montagna ma che ci chiedono indicazioni per le cascate per andarle a vedere (mah), prendiamo la traccia giusta, e l’esplorazione continua. Mille foto alle cime la in fondo (Punta di Ceresole and company) sulle quali splende il sole ma tira un vento pazzesco con nuvole di neve che si alzano verso il cielo. E il bosco è sempre più candido e incantato ora che non ci sono rumori.
Ed eccola Patri, lassù, andiamo a vedere! Sembra bella, anche se intuiamo sia molto discontinua, e rispetto alle foto che si trovano sulle guide..quanta neve! Varie cordate la stanno salendo o scendendo, ma qui si scala fino a buio?! A saperlo si partiva un’ora prima, ci si sbrigava, e si saliva Gran Val oggi. Pazienza, va bene così, prossima volta.
Più a destra scorgiamo Monday Money e Repentance, decidiamo di continuare a esplorare, si scende tornando indietro sui nostri passi per poi prendere la traccia che proseguiva,e che porta al ponte sul torrente dal quale osserviamo meglio Erfolet e Di Fronteal Tradimento, ma che con questa neve non si capisce bene come e dove continuino. Però belle!
E lassù, Monday Money (anche lei alla nostra portata) e il sogno proibito di Nicola, Repentance. E una bella linea bianca alla sinistra di questa, chissà cos’è?! Una traccia incerta dal ponte parte verso queste cascate, oddio, sono le 14e30 e vediamo una cordata impegnata su Monday Money (chissà a che ora scenderanno..), ma noi torniamo a verso valle, al sole ancora per un po’.
Scendendo incrociamo vari cascatisti coi quali scambiare qualche informazione sulle condizioni, finché un ragazzo non mi dice “ma te hai una barba conosciuta”, chi è? È un alpinista del lambrusco, un gruppo di ragazzi di Formigine anche loro qui in giro, che poi ritroveremo più tardi. Si torna nel casino di gente, pazienza, ora sappiamo che domani tenteremo la salita di Patri.
Al parcheggio cerchiamo di preparare più roba possibile per domani e per stasera, c’è un bel freddo adesso, e il tour dei bar ci aspetta. Già perché son le 17, e di tempo da far passare ce ne è. Prima del tour, andiamo a sentire per la cena, da settimane mi trascino la voglia di polenta e salsiccia, e vedo che Riccardo è ben disposto anche lui. Abbiamo la scelta tra lo spender nei soldi nella cena, oppure cercare un posto caldo per dormire: dormiremo in macchina.
Si inizia con una cioccolata per scaldarci un po’, si cambia bar e leggendo le relazioni ci beviamo una birra media per compensare. Nel bar troviamo tutti gli alpinisti del lambrusco, che ci riferiscono che Patri è parecchio bagnata, che loro domani se ne vanno nella valle a fianco. Noi continuiamo a dir stronzate, leggere relazioni, finché alle 19 le bariste ci invitano a toglierci dalle balle che vogliono chiudere: orari di montagna. Usciamo e i ragazzi ci offrono un bicchiere di lambrusco: lo stappano, lo versano, e la spuma si congela all’istante! Che frio!
Andiamo a cena, gioia del palato. Antipasto di affettati misti e polenta e salsiccia, poi dritti in macchina che il cinema apre. Ci guardiamo un pezzo di film infilati nei freddi sacchi a pelo (Riccardo rinforza la temperatura con la copertina della mamma), e poi a nanna, col ghiaccio già formato sui vetri. Ci sveglieremo a -16°C..

Qui altre foto.
Qui report.
Qui la giornata di domani.

sabato 28 dicembre 2013

Mira o sole quant'è bello: Monsummano Terme

Quando si dice aver voglia di caldo. Ma siamo a fine dicembre, e nonostante il clima bizzarro che non ci permette di salire cascate, questo non ci permette nemmeno arrampicate a petto nudo a sudare sotto il sole. O no..
Sono anni che voglio andare a vedere questa falesia, decantata da Nicola e prossima a dei miei parenti, pensa che combinazione. Allora andiamo, con anche Riccardo e Gianluca.
Il primo approccio è ottimo grazie alla sosta al forno e al bar (Nicola è meglio della guida Michelin, ogni posto in cui vai ha il suo pusher di cibo), poi il primo contatto con la roccia è freddo e umido. Ma ben presto esce il sole.
La falesia si popola di una moltitudine di persone, riconosciamo anche gente di Parma e Mantova: sa nord dell'Appennino solo nubi!
Gran risate nel constatare come Nicola quando fosse in forma aveva degradato molti tiri di questa falesia, e ora che li ripete si chiede come mai.. Gran risate nel constatare che in tutto l'anfiteatro della cava rossa si sente solo Gianluca e le sue madonne. Giornata goliardica. In attesa di domani..
Peccato per quel maleducato in moto che in mezzo al vigneto viaggia veloce, e al cenno di rallentare fattogli con la mano, di contro accelera e ci passa a lato. Se un sassolino pestato dalla sua ruota fosse schizzato contro una nostra delle gambe, anche una delle sue dopo ne avrebbe risentito.

Qui altre foto.
Qui guida della falesia.
Attenzione, ogni volta che Nicola torna in questa falesia, scopre nuovi crolli! La cava rossa è un po' “debole”.

venerdì 27 dicembre 2013

Un po' di aria aperta: Baldo Slow

Gli ingozzamenti di Natale e il grigiore della bassa invogliano più che mai a spostarsi un pelo verso nord, alla ricerca di un po' di sole (tanto spero) e di neve (una quantità giusta spero).
Partiamo tardi, tanto oggi è tutto slow, e saliamo fino al parcheggio a quota 1250 senza che le ruote pestino neve. Credevo ce ne fosse di più, e invece.. Avevo scelto di non salire per Prada anche per il rischio valanghe, ma forse oggi non ci sarebbero stati problemi. Va beh, siam qui.
Partiam nel bosco in veste autunnale, finchè non arriviamo al sole fa un po' paesaggio triste.
Ai Baiti di Ortigara giungiamo dopo aver ardentemente superato un tratto di sentiero invaso da alberi segati, scorgiamo la nostra meta, lassù si che neve ce ne è.
Saliamo verso l'alto a cercare il crinale o la strada, così da non tagliare pendii, ma anche su la neve non è tanta ed è già bella trasformata e dura! 
Spettacolari i candelotti di ghiaccio che colano a lato della forestale sommersa di neve.
Arriviamo al rifugio, oggi entrerei anche, ma è pieno, allora spuntino e poi giù. Il sole va e viene, in Appennino si vede bello grigio tutto, qui almeno un po' di raggi ci colpiscono.
E lentamente, dopo aver percorso tre stagioni (mancava solo l'estate) torniamo verso l'auto.
Ammirando le cime alte.

Qui altre foto.