sabato 26 gennaio 2013

L'illusione nelle nubi: Corno alle Scale

E dopo una settimana di lavoro, aspettarsi un bel sabato di sole, anche se freddo, in montagna, in mezzo a tanta neve fatta settimane scorse: che bello! Ok, sarà una giornata dedicata all’insegnamento trattandosi della prima uscita del corso AG1 del CAI di Carpi, ma va bene. Quando poi Nicola in macchina illustra le sue intenzioni, mi stupisco della quantità di moto che si potrà fare! Evvai!
Ma in macchina mi addormento, come al solito, e avendo dormito poco stanotte, ben normale che dormo di gusto. Mi svegliano sparlando di me quando siamo ormai a pochi km dall’arrivo, e al risveglio mi attende una brutta sorpresa: mi han messo il dentifricio sulla barba? No. Mi hanno fatto un tatuaggio di nascosto? No. È tutto nuvolo. Dove cazzo è il sole?!
Al parcheggio ci si veste, imbraca, si saluta Paolino che è li per testare il ginocchio. Poi si parte. La giornata inizia male, freddo, nuvolo, vento. Poi stupore nel constatare che dall’ultima nevicata nessuno è salito verso il piano sotto i canali del Corno alle Scale: mm, brutto presagio, oltre che una sudata assicurata per tracciare tutto! 20-30cm di fresca ci sono, e si sentono. Solo io ho le ciaspole, come al solito, ma sono troppo solidale per usarle.
Il passaggio sui ponticelli è quasi da brivido, già che io con questi passaggi ho un certo trauma arretrato. Al pianoro non si vede nulla, visibilità che oscilla tra i 50-60m in orizzontale e i 5-10 in verticale. Ci si lega e ci si arma di picca e ramponi per un ripasso dei passi base e la salita di un canale. Già, ma quale canale? Non sappiamo nemmeno se sia il secondo o il primo, ma andiamo su. Vedo Gianluca affogare nel mezzo del canale, perciò dico a Federico che ce ne stiamo un po’ defilati sulla sinistra. Tanto siam davanti noi, scegliamo noi.
Per fortuna la neve è anche meglio di quello che temevo. Oddio, si ravana eh, però c’è anche qualche bel tratto duro duro. Mi giro a guardare le formichine che salgono, che affollamento. Diciassette persone, sette cordate. Ma in men che non si dica siamo fuori: ma come, già finito?! Tira vento, nubi, freddo. Grazie Appennino. Paolino passa, mi fa una foto che è almeno da una birra pagata.
Pian piano tutti escono, e saliamo verso l’uscita del quarto canale, dove un palo piantato consente una sicura supplementare a soste fatte su fungo di neve o fittoni. Un bel po’ di teoria, e un sacco di freddo. Fortuna che sono mezzo malato, non può che farmi bene tutto ciò. Penso a domani, il bel giro che ho in mente, sarò ancora vivo?!
Dopo ore e ore qualche sprazzo di sereno, ma che dura poco. Finalmente, verso le 13e30, il sole esce, le nubi si abbassano, alleluia. Salgo verso la croce per scaldarmi: la croce è un pugno in un occhio, gigante, di ferro, fredda e nuda. Ma con la neve e il ghiaccio che la ricoprono di bianco massiccio, diventa quasi bella. Gianluca mi segue, Mirko ci raggiunge. Tre asini in cima, per fare i fighi ci spalmiamo la faccia sulla neve per fare l’effetto barba himalayana.
Poi venne il tempo dell’esercitazione ARTVA. Mentre finiscono le spiegazioni delle calate, si provano delle risalite su pendio ripido con sicura dall’alto, io Mirko e Roberto creiamo valanghe, sotterriamo, e scivoliamo sulla pala a mo di slittino. Iniziata l’esercitazione, nascondiamo l’ARTVA sempre più su, finché all’ultimo gruppo non tocca trovarlo sulla croce: che burloni.
Intanto, un sacco di sole. Prima freddo, vento e umido, adesso secco e sole. Le mie labbra e la mia faccia ringraziano, stasera sarò morto di stanchezza. Ma non prima di una birra e una polenta al rifugio del parcheggio.

Qui altre foto.
Qui le foto di Nicola.

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