venerdì 4 gennaio 2013

Un'assolata candida (quasi) giornata: Monte Cusna

I progetti erano in grande, una due giorni a sciropparsi canali a tutto spiano. Peccato che le condizioni della neve e il caldo anomalo non indicassero questa come scelta ottimale. E quindi, al motto di “minima spesa massima resa” via verso l’Appennino Reggiano! Quando poi vengo a conoscenza del fatto che marco non è mai salito sul Cusna..il gioco è fatto!
Partiamo presto, si vuole sfruttare un po’ questa luna che non siamo riusciti a goderci negli ultimi giorni dell’anno quando era davvero possente. Ma la sorpresa che ci rivela il tratto iniziale di bosco è davvero triste: piove. Ma non dal cielo, dalle piante! La neve si sta sciogliendo a una velocità paurosa, e sono le 6e30 del mattino a 1000m: quanto caldo fa..
Pazienza, vorrà dire che ci abbronzeremo: le previsioni sono buone, ma abbiamo imparato che l’Appennino frega, perciò siamo sempre allerta di vistosi cali di visibilità e vento impetuoso. Per fortuna oggi non sarà così. Le prime luci iniziano a illuminare le cime innevate (spolverate), le rare velature in cielo si colorano di rosa e rosso, la palla infuocata inizia a fare il suo mestiere. God bless the sun!
Forza su, usciamo dal bosco che voglio ciaspolare (beh, la vista delle “pareti” di Sasso Fratto, Prado e Cipolla, mi fa venire poi voglia di picca e ramponi) e pentirmi di non aver portato la crema da sole! Non so il perché e il per come, ma perdo la traccia principale che va alle bandierine, e mi ritrovo sulla neve candida non ancora pestata. Si fatica di più, ma che soddisfazione. Il sole non ancora troppo alto colora la neve di una luce fioca, è tutto così rilassante.
La neve è davvero poca, crinali spelacchiati, erba affiorante, creste con versante invernale e versante estivo. È una tristezza vedere tutto ciò, soprattutto ricordando l’inverno 2008, quando si faceva fatica a vedere i segni del CAi sugli alberi (che d’estate sono a un’altezza di 1,5-2m da terra). Va beh, prendiamo quel che viene, siam figli del meteo.
Il Cusna è laggiù, ma ce la facciamo dai, sole alto, caldo (siamo in maglietta), niente vento (una leggera brezza), non possiamo non sfruttare questa giornata, che chissà quando ci ricapita! E inoltre c’è pure poca poca gente in giro..
Raggiungiamo il crinale del gigante, saliamo svelti sulla cresta per osservare il panorama, che c’è visto che scorgiamo distintamente Baldo, Carega, e tutte le Alpi e Prealpi Lombarde. Spettacolo. Ci mancherebbe solo un bel canale ghiacciato di 500m da risalire coi polpacci in fiamme e le i bicipiti in tensione. Ma non si può avere tutto dalla vita.
All’arrivo degli impianti le tracce che seguivamo finiscono: da adesso terreno inesplorato, traccio io! I traversi con le ciaspole non sono il massimo (tantoché al ritorno Riccardo conierà una nuova progressione per il traverso con ciaspole faccia a monte) e quindi la faccenda si (ma di poco) più ardua dovendo seguire tutti i sali scendi della cresta: beh non male, tutto ciò ci ricorda il Lyskamm..
Al passo del Morto (mi pare si chiami così) dobbiamo scegliere se le roccette o il traverso sul versante nord: accendiamo l’adrenalina, vai di roccette! Ma la neve è davvero uno schifo, quasi sempre pappuccia, andiamo di misto! E di piccozzate nella terra.. Un traverso interessante che da emozioni, qualche altra roccetta e siamo in vetta. Vista Monte Rosa, spettacolo.
Riusciamo a goderci la cima, non c’è vento, c’è sole, perciò per una volta possiamo fermarci e mangiare nel punto più alto dell’escursione: che lusso.
Per scendere ripercorriamo a ritroso lo stesso itinerario dell’andata, un po’ di allenamento sul misto in vista dei grandi progetti 2013. Il cielo si vela un po’, e ciò crea nuovi colori sui pendii imbiancati, oltre che permettermi di togliermi gli occhiali da sole per evitare il pandismo (fenomeno per il quale la facci diventa scura, ma intorno agli occhi resti bianco) e la fascia paraorecchie per evitare lo zebrismo (ovvero la fronte di due colori ben separati).
Come tre marmocchi ci mettiamo a lanciarci la neve addosso: ormai abbiamo imparato una tecnica particolare grazie alla quale non ci si bagna le mani e sono sufficienti due bastoncini con rondella. E c’è chi viene preso anche bene..
Devio per passare dai flauti della croce del Passone, tappa obbligata ogni volta che passo di qui.
Nel bosco ormai la neve è diventata fango: mamma che tristezza. Ci vuole una bella birra fresca, una pizza mini e un magnum bianco per finire la giornata: venti minuti dopo esser arrivati all’auto, avremo anche quella!

Qui altre foto.
Qui report.

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