sabato 9 febbraio 2013

Montagnards e Appeninisti: Canale Ovest Monte Gomito

L'Appennino, questa bestia tanto mansueta d'estate quanto severa d'inverno. Chi si aspetterebbe di trovare certi itinerari qui? Beh, dopo il Canale dei Bolognesi al Corno alle Scale ormai me li aspetto, anche se non credevo di poter trovare un'altra sfida simile. E invece il buon Montorsi e Fabbri con la loro guida, ci svelano un sacco di segreti di questa bestia. Il problema è solo trovarli in condizioni. Solo.
Nicola, con Mirko, si è già avventurato poco tempo fa su questo versante per tentare la salita dello stesso canale, ma gli è andata male: troppo magro e per questo ha valutato che fosse un altro il percorso da seguire. Ha già voglia di ripetere il tentativo, e io, Gianluca e Roberto gli facciamo da complici. Che arduo sacrificio.. Oggi speriamo vada meglio, ragionando un po' il freddo che fa dovrebbe aver giovato. Previsti -15° a 1500m..
Arriviamo al parcheggio delle piste: da qui si parte. La sola pecca di questo itinerario è questa, la condivisione con le piste della Val di Luce. Alle 7e30 siamo in cammino, per fortuna non ci sono gli sciatori, e ciò rende il paesaggio meno casinista. Abbandonando le piste e iniziando a salire il pendio alla base del canale, si inizia a ravanare. Mmm, condizioni buone, speriamo su sia meglio! Ma così ci scaldiamo presto, quale -15°, la fatica scalda, eccome!
Sali sali, entriamo man mano nell'imbuto, sopra roccia, ma dove si andrà? Non sarà facile. D'altronde, io una difficoltà del genere su ghiaccio e misto non l'ho mai affrontata. Qualche cascata sì, ma se no canali e vie alpinistiche di AD. Oggi qui c'è un D/D+, e in cordata siamo io e Gianluca, quindi due “alla pari” come esperienza, nessun esperto. Speriamo bene, la carica è tanta, e d'altronde la testa è già al Couloir Couturier. Questo è allenamento.
Ci si lega non ci si lega, ma dai saliamo a quello spiazzo li. Nicola e Roberto si son fermati più in basso, io e Gianluca saliamo di più. Poi è ora di fare sul serio. Ci si lega e via, sopra di noi il primo salto ghiacciato, poi chissà cosa c'è. Nicola mi affianca, e dice “l'altra volta qui sopra era tutto secco, e siamo andati li a destra per prendere la cresta”, “cioè, in pratica non avete fatto nemmeno un metro del canale!”.
La neve è migliorata, a tratti si sprofonda bene, a tratti in punta di ramponi. Salto ghiacciato delicato visto l'esile strato di acqua solida che ricopre le rocce sottostanti, e poi altro tratto di pendio nevoso. E siamo nell'anfiteatro ghiacciato.. Questo è un ambiente davvero spettacolare, sembra di essere..in montagna! Peccato girarsi e vedere alle proprie spalle e sotto si se gli impianti da sci..
Sostiamo su fittoni, io ne uso uno di Nicola, che per confermarmi che i suoi tengono ci si slancia per bene..fiducia! Intanto gli faccio notare “Nico, ho messo giù più protezioni di te, tiè!” “si ma il primo tiro lo avete fatto in slego voi!” Sopra di noi l’anfiteatro presenta numerose possibilità di salita. Chiaramente Roberto e Gianluca sceglieranno quella più difficile, ottima scelta! E come al solito il picconatore Gianluca mi farà dolcemente scivolare un blocco di ghiaccio addosso, stavolta sul petto: quasi asportato il capezzolo sinistro, e una botta di mancanza di fiato per qualche secondo. Rischi del mestiere.
Il tiro di Roberto e Gianluca è forse il più bello, delicato sul ghiaccio con movimenti al limite della tecnica insegnata e poi pendio di neve bella dura. Infatti con Nicola commetto “peccato, il tiro più bello lo fan loro” e lui “eh no, c’è la goulotte finale”. Arrivo in sosta con le mani ghiacciate, sento già li le lacrime di dolore per quando si scalderanno. Ma ho visto anche la goulotte finale, e la voglia di ripartire è tanta!
Via che si va, scaldate le mani, scaldati i motori, pronti alla finale! Nicola è sicuro che con un tiro di corda usciremo, mah, mi sembra un po’ lungo.. Delicato traverso iniziale e poi la rampa è sopra di noi: pendenza buona, roccia strapiombante sulla destra, la fine della montagna sulla sinistra, uno scivolo nel vuoto sotto di me, e le cornici sopra di me. Uauh! Saliamo davvero con calma questo pezzo, anche perché la neve si intervalla da molto buona e molto shittosa. Che stronzo l’Appennino, ma si può? A distanza di un metro una variabilità di condizioni così esagerata! Penso a quello che si dice dell’Aguille Verte (obiettivo di giugno):"sulla Verte si diventa montagnards”, Rebuffat. A Nicola gli dico “ok, la Verte, ma anche in Appennino si diventa alpinisti mi sa!”
Dio benedica i fittoni. Mai usati, oggi me ne mancano. Uno sguardo in giù, le corde scorrono, che bell’immagine. Che vertigini. La corda ormai è finita, e ci saranno altri 15 metri almeno. Nicola grida “Roberto, parti! Vai di conserva”. E io, urlo uguale. L’uscita si rivela complicata. Ultimi tre metri di neve inconsistente, farinosa, senza appoggi che reggano, e sopra a sinistra delle cornici. Picche inutili, meglio acquasantiere precarie ma che almeno scaricano un po’ il peso dalle gambe. Gambe, una sulla neve, la destra a cercare in spaccata a roccia!
E poi, la luce, fuori. Escono tutti, sono solo le 11, quanto è presto: tanto che la moglie di Roberto alla chiamata “siamo fuori dal canale” “di già?!”. Ce la polleggiamo mangiando e bevendo, i -10° del termometro non si sentono, oppure sono io che ormai ho la pelle dura (non sulle mani però): Gianluca sembra una mucca la pascolo: tutti i fittoni li ha raccolti lui, e adesso fa un rumore di campane come un perfetto bovino che bruca avido.
Diretti verso la croce, che decido di scalare non appena siamo soli (la croce è metà di qualche utilizzatore dell’impianto appena sotto per poi partire per dei fuoripista): il solito cretino, ma ci sta. Osservo il crinale, e la mente corre alla traversata di quest'estate: nel 2013 cosa farò di analogo?
Decidiamo di scendere evitando gli impianti, quindi puntiamo alla valle che sta a nord ovest. Discesa in neve fresca, con parte finale che nasconde qualche buco dove cado fino all’inguine: ma perché solo io? Gli altri passano leggiadri e io che ho?!
Alle 13 siamo già alla macchina, alpinisti oggi appenninisti in mezzo a sciatori. Parliamo e diciamo cazzate come se fossimo da soli, ci cambiamo d’abito. Qualcuno passa, vede il materiale steso e commenta. Un maestro di sci ci chiede “ma eravate voi lassù prima?” “eh si, non credo che ci passino in tanti..”. Bella giornata, fisicamente facile, tecnicamente no: le fiducia per il grado che posso innalzare in montagna aumenta. Uno scenario di itinerari papabili si apre ai miei occhi, e ai miei sogni.

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Qui le foto di Nicola.
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