sabato 13 aprile 2013

Via di corsa da qui: Vajo Stretto di San Paolo


Con tutta la neve che ha fatto gli amati vaji devono essere belli pieni. Con quello che ha slavinato, devono essere belli duri. Con la temperatura e lo zero termico che c'è..mamma paura! Ma andiamo, se no che facciamo questo weekend? E poi il Vajo Stretto di San Paolo lo punto da un po', e se l'uscita è bella colma deve esser da godere.. 

Alle 4e30 siamo già in marcia (beh, già, potevamo partire anche prima, sarebbe stato più suggestivo). Subito ciaspole che non voglio spendere energie inutili, anche perchè uscito dal Vajo vorrei salire lo Zevola, traversare fino al Tre Croci e scendere per Passo, e la neve sappiamo la troveremo squaccuera! 

Saliamo per la strada verso il Rifugio Battisti, e la in fondo vediamo delle frontali: che sia Bellò verso Canna d'Argento? Alla partenza il gruppetto di Facebook è partito prima di noi alla volta della Ruga dello Zalica, due ragazzi dietro di noi verso il Fratta Piccola. A ognuno il suo oggi! E il sole è ancora bello basso, e all'orizzonte i colori sono sottili sottili, mentre sopra di noi tanti puntini luccicanti. 

E si vedono già tutti gli slavinamenti.. Dai c'andom, è già tardi, è sempre tardi. Dal Battisti traversiamo passando alla base di tutti i vaji, scoprendo valanghe consistenti, che da attraversare ciaspole ai piedi non sono comode. Mi pare che due ragazzi che andavano vero la Ruga tornino indietro, spero niente di grave! Ma se son due, vuol dire che gli altri due stanno salendo.. E infatti ecco le frontali. 

I due del fratta Piccola ci seguono che gli indico l'attacco (sono un esperto dopo questa e questa), noi continuiamo, arrivo fino a uno slavinamento immenso che mi pare il Ristele, perciò, indietro, ed ecco i muri di roccia verticali che sormontano il nostro vajo di oggi, e ci accompagneranno per mano.. Cambio gomme e si parte. Si parte in CCCC, poi si vedrà, tanto siamo armarti fino ai denti come al solito. 

Marco sale, sarà slavina ma non regge molto questa neve, come temevo, sarà da ravanare! Me lo scriverò sul casco, “the ravanator”. Ma non ce l'ha ordinato il medico, perciò vuol dire che ci piace. Il sole è lì lì per sbucare da dietro una nube, ma meglio che resti la finché non ci incassiamo, così l'irraggiamento lascia stare la neve che pestiamo. Toh, un camoscio vajista, di cui seguivo le tracce.. 

Bello bello, adesso si vede bene dritto dritto tutto il vajo che si incassa, e parto spedito smanioso. Abbiamo attaccato alle 6e30, speravo prima, temo il caldo. Troviamo certi tratti di neve dura da punta di ramponi, ma sono pochi. Mi maledico, dovevo prendere la picca classica anche.. Per l'inconsistenza della neve tocca progredire in piolet traction..a 50° di pendenza! 

Ma saliamo allegri e spensierati, come sempre. Il vajo si incassa sempre più, con pareti alte ai nostri lati. Pareti che scaricano un po' di roba, perciò a costo di farmi odiare dal compagno “dai Marco, su. Si vede che ho smania?” “si vede sì, sei sempre 50m avanti a me!”. Pesta qui, vai giù fino all'inguine, cambia di la, ok sembra tenere, e si va avanti così. 

In vista dell'uscita un divertente muretto opzionale a sinistra, più facile a destra. E dove salgo? A sinistra ovviamente! Insomma, un po' di pepe! Saranno 75°, ma non da punta di ramponi e punta di picca.. Aspetto Marco sopra, e scrutiamo l'uscita. Il tempo è volato! In realtà siamo volati anche noi, nonostante il fondo, in 1h15 siamo a 30m dall'uscita. Peccato che l'uscita di un vajo, come al solito, è un'avventura a se stante. 

Davanti a noi un'uscita ampia, con rampetta sotto rocce a destra. Però un po' al sole. A sinistra goulottina stretta all'ombra: proviamo! Salgo fiducioso, corda macché (e il pensiero vola all'uscita del Fratta Piccola): la neve fa cagare, farina pesante, ma con delicatezza e sforzo si sale. Arrivo a 5m dall'uscita, nella sezione più stretta, 1m, ma niente da fare, non si va. Ho imparato la lezione, giù. 

Marco dietro di me scende e traversa, lui prova tutto a destra. Io testardo come un mulo, o come un basco (euskadi!), sto più a sinistra, sui 75°. Sarà migliore la neve? Mah, vedremo. L'importante è accorgersene quando ancora puoi tornare indietro.. Vado, pian piano si impenna, con Marco ci scambiamo battute, un po' meno ilari ora che siamo sul filo del rasoio, ognuno sulla sua uscita. Onestamente, inizio ad avere smania e fretta di uscire per poi calare una corda a marco, che mi sento responsabile.. 

Ma la neve, tiene poco. Calcia coi piedi a pressare o a cercare la terra (ti prego, la roccia friabile no), vai di picca (di puntale, non di punta!) a schiacciare e poi anche col guanto. Fatica e ravana, spera non ceda, arrivo all'ultimo metro, al sole, e porca vacca non tiene. Dai tira, e riesco a uscire. Sempre al cardiopalma le uscite da un vajo.. “Marco tutto ok? Vuoi la corda?” “Mah, se me la lanci non mi fa schifo”. Mi ricorda la Marmolada, la sua nord. 

Giù corda ed esce anche lui. 45min per la sola uscita. Mangiamo qualcosa che ce lo meritiamo, contenti di aver messo nel sacco anche questo vajo. Anche se quest'anno la loro grassezza li rende forse più facili tecnicamente, anche se meno fisicamente. 

Dai, proviamo a realizzare il progetto originale. Ciaspole e verso nord, dove troviamo i due ragazzi che escono dal Fratta Piccola. In lontananza avevamo visto i due uscire dal Ruga Zalica e scendere veloci verso il Fratta Grande. Andiamo, passiamo l'uscita del Fratta Grande, ma dopo un centinaio di metri desistiamo. Neve troppo pesante e bagnata da salire con le ciaspole, si rischia. E se è così adesso, col sole che batte tra un'ora sarà peggio. 

Dietrofront, sul crinale ventato, saluti a due ragazzi, scrutiamo quattro persone dentro al Fratta Piccola, e via verso il Passo Ristele. Che contrariamente a quanto sembrava dalla base qualche ora fa, non ha scaricato proprio tutto tutto.. Infatti mentre scendo per primo, due valanghine a debole coesione dal lato sinistro scendono dopo che la roccia si è scaldata dal sole. “Marco, giù di corsa” ma lui è cotto, dopo due giorni a bere solo birra.. 

Intanto tutto si annuvola. Ma non da perturbazione, sono classiche nuvole che avvolgono il Carega d'estate quando fa caldo. E si sente ovunque rocce che scaricano.. Ho sol voglia di arrivare all'auto! Con la calma dovuta alla stanchezza dell'ubriacone, arriviamo alla macchina, felici di esser giù perché oggi di rischio ce ne è se non si fanno le cose fatte bene. 

Ultimo vajo della stagione? Mah, forse quelli a nord se si trasformano.. Ma per il momento meglio lasciar riposare! Intanto ci concediamo un gelato caro ma massiccio osservando il passeggio sulla strada principale come due vecchi.

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