domenica 14 luglio 2013

A zonzo per il Lagorai: Cauriol e Castel d’Aie

Un’uscita al di fuori del nostro solito: si parte tardi, si torna tardi (beh, questo a volta succede), si parte con l’idea di dover usare solo le gambe. Eh lo so, il weekend sarebbe stato buono per qualcosa di più, ma sono ancora convalescente dalla Verte, probabilmente anche nello spirito, chissà. Il Lagorai darà spazi aperti per riflettere.
Partiti tardi temiamo già di scioglierci al sole, e invece il caldo non sarà nemmeno così angusto, complice un venticello fresco che permetterà al mio collo di diventare bordeaux. La partenza è da una prateria con annesso rifugio, malga, bestiame, automobili della domenica. Breve tratto nel bosco e la vista corre subito la in fondo dai Cauriol.
Camminiamo convinti, anche perché ok arrivare in cima al Monte Cauriol, ma quello è solo un passaggio, dopo il quale vorremmo allungare per aggiungere km e dislivello al giro. C’è da allenarsi. Arrivati nei pressi del bivio della Via Austriaca, prendiamo questa, in modo da compiere un anello e rendere il giro più vario possibile. Alla faccia del vario! Una pietraia maledetta!
Camminiamo sui pietroni, risaliamo perdendo il sentiero, e ben presto siamo al passo tra i due Cauriol, dove via Italiana e Austriaca si incontrano. Sono molto ignorante, ma se combino il fatto della prima guerra mondiale, di due vie con nazionalità diversa su un monte che non è certo un 8mila, capisco che qui si è fatta la storia.
Via dritti verso la vetta, dove arriviamo dopo due ore dalla partenza. Per fortuna Marco mi offre una piadina delle sue (io gli offro poi il dolce, non è che gli tolgo il cibo di bocca!) e ci rimpinziamo prima di partire. Il sole è alto, ma in giro un po’ di nuvolaglia c’è. Laggiù la possente Cima d’Asta col suo versante nord, che in invernale sarà da salire, dalla parte opposta Catinaccio, SassoLungo, Sella. Adamello and company sono avvolti dalle nuvole.
Giù al passo tentiamo la salita al Piccolo Cauriol, ma dopo poco desistiamo. Sentiero non c’è, gendarmi invece si. Vai indietro e scendiamo dal versante opposto dal quale siamo saliti, direzione passo Sadole. Ambiente tipicamente Lagoriano, prati e boschi a valle, pietre in cima, desolazione e un pizzico di selvaggio. Ma ancora non è niente. Osserviamo la parete del Piccolo Cauriol, sognando di aprirci una via.
Al Passo Sadole decidiamo che è troppo presto per tornare alla macchina, vogliamo fare il giro del Castel d’Aie, magari salirci in cima. E vogliamo farlo in senso antiorario: e invece finiremo a farlo in senso orario, meglio così. Marco davanti si ferma e mi propone di passarci io davanti per farmi qualche foto: peccato che Cima d’Asta è dietro, e le foto belle sarò io a fargliele! Quel pigrone.. Io con una macchina fotografica dei puffi, lui con quella bella, e le foto devo farle io..
Dubbiosi saliamo al Passo delle Aie, bello spettacolo dall’altra parte, ma sulla cartina di Marco il sentiero c’è, sulla mia no. Infatti partiamo, interpretando le curve di livello visto che traccia non ce ne è. Finiamo su pietraie varie, un po’ di neve, e poi saliamo decisi verso quello che dovrebbe essere il passo per scollinare di la. Ma chissà, molto dubbiosi, “torniamo indietro?” “no ormai andiamo avanti” e finalmente vediamo lassù qualcuno.
Lo incrociamo che scende, e vediamo il sentiero, che forse stava più alto, chissà (ma tanto il tizio è salito dall’altra parte, da dove noi scenderemo, e da dove avremmo voluto salire..): ha con se due cagnini, tosti sti cagnini a fare questa salita! Usando un po’ le mani (il braccio sta meglio di quello che temevo) arriviamo in cima, anche su questa.
Qualche foto veloce poi giù, Marco deve andare al concerto di Elio, e le nuvole non devono sopraffarci! La prima parte di discesa ci sorprende, come han fatto i cagnini a passar di qua senza finire in mezzo ai buchi tra i sassi?! (c’era una variante più in basso). Continuiamo a scendere, sentiero poco battuto questo, selvaggio e impervio, mica male! Ma dove si scende? Siamo su un crinale affilato.. Poi si scende.
Terminiamo il giro a un orario insolito per noi. Ma questo ci permette di goderci un po’ la pace del tardo pomeriggio (di solito ci godiamo la solitudine della mattina presto, o della notte). Si ringrazia Drudi che tutto il giorno ci ha fatto canticchiare la prugna.

Qui altre foto.
Qui report coi tempi.

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