domenica 29 dicembre 2013

Partiam con calma: esplorando la Valnontey

Le ferie forzate al lavoro mi offrono la possibilità di non limitarmi a uscite in giornata nel periodo natalizio capodannale, e vorrei approfittare di ciò.. Il problema è il clima. Non fa freddo, a Sottoguda crolla tutto, in Val Daone non sono formate, oltre i 2000m c’è troppa neve per un avventuroso trekking. Maledetto global warming! E maledetta voglia di andare..
Dopo la riflessiva falesiata di ieri, le riflessioni non hanno ancora portato a molto. Io e Riccardo siamo molto indecisi su dove andare, perché del solo andare siamo abbastanza decisi. Ci solleticava la Val d’Aosta, le sue famosi valli fredde paradiso degli ice climbers, ma..le valanghe? Le cascate saranno formate? Andiamo a vedere.
È proprio il timore di fare un giro a vuoto che ci spinge a prendercela con calma, partire tardi (le 6e00, ma così ci godiamo il Monte Rosa tingersi di..rosaall’alba), uscire a Quincinetto (per non essere mecenati delle autostrade della VdA), fare colazione con calma e fermarci a comprare i viveri di sopravvivenza: bottiglie d’acqua, cracker e mezzo chilo di formaggio.
Ci addentriamo nella valle di Cogne, e l’inverno appare ai nostri occhi: tutti i pini belli carichi di neve, freddo all’ombra ma un bel sole che ti scalda quando ti concedi ai suoi raggi. Verso le 11e15 arriviamo a Valnontey, parcheggiamo e ci prepariamo per il giro esplorativo della valle. Obiettivo di oggi è andare in avanscoperta per “capire” la valle, in modo che quando torneremo con gli altri (che non capiscono il nostro sacrificio di oggi) sapremo già come muoverci. Ah già, e vogliamo vedere cosa poter fare domani!
Tanta gente, sciatori di fondo, gente che passeggia nelle trincee scavate dai ripetuti passaggi nella neve. Gran bella valle questa, esserci quando in giro non c’è tutta questa popolazione vacanziera deve essere superlativo. Al parcheggio un cartello ci segnala che ci sono molte più cascate di quelle indicate sul libro di Riccardo (non a caso si chiama “le più belle cascate delle Alpi” e non “tutte le cascate delle Alpi”).
L’esplorazione abbia inizio. Bello bello bello, non ci sono altre parole. Ti giri a destra, ti giri a sinistra, guardi dritto, spettacolo.
Scorriamo le varie cascate che i cartelli arancioni indicano: Sentinel Ice (sulla quale c’è una cordata), Thoule (ma dove sia poi..), Sentiero dei Troll (sul quale non si vede nessuno e non si vedono tracce di avvicinamento..), Sogno di Patagonia (ce ne manca prima che la candela tocchi terra). E scorrendole, salendo lentamente, pian piano abbandoniamo il caos della gente che limita le proprie passeggiate a pochi km.
Seguiamo delle tracce che portano alla Gran Val, sembra molto bella come cascata, non difficile, peccato solo che si fermi presto, tre tiri, ma anche a quest’ora (le 13 passate) quattro cordate la stanno salendo. Ci piace, ma osservo che alla base sembra esserci un bel cono e tutti gli alberi sono spezzati. Chissà come mai..
Osserviamo dei camosci, anche loro annaspano nella neve fresca, e capiamo che da qui, dopo la Gran Val, non si va nessuna parte, occorre tornare indietro e passare dall’altra parte del torrente per arrivare a Patri e sorelle. Tento un taglio nella neve fresca, ma dopo aver sommerso il mio bacino intuisco che si fa prima a tornare indietro.
Dopo aver incrociato persone che poco a che fare con la montagna ma che ci chiedono indicazioni per le cascate per andarle a vedere (mah), prendiamo la traccia giusta, e l’esplorazione continua. Mille foto alle cime la in fondo (Punta di Ceresole and company) sulle quali splende il sole ma tira un vento pazzesco con nuvole di neve che si alzano verso il cielo. E il bosco è sempre più candido e incantato ora che non ci sono rumori.
Ed eccola Patri, lassù, andiamo a vedere! Sembra bella, anche se intuiamo sia molto discontinua, e rispetto alle foto che si trovano sulle guide..quanta neve! Varie cordate la stanno salendo o scendendo, ma qui si scala fino a buio?! A saperlo si partiva un’ora prima, ci si sbrigava, e si saliva Gran Val oggi. Pazienza, va bene così, prossima volta.
Più a destra scorgiamo Monday Money e Repentance, decidiamo di continuare a esplorare, si scende tornando indietro sui nostri passi per poi prendere la traccia che proseguiva,e che porta al ponte sul torrente dal quale osserviamo meglio Erfolet e Di Fronteal Tradimento, ma che con questa neve non si capisce bene come e dove continuino. Però belle!
E lassù, Monday Money (anche lei alla nostra portata) e il sogno proibito di Nicola, Repentance. E una bella linea bianca alla sinistra di questa, chissà cos’è?! Una traccia incerta dal ponte parte verso queste cascate, oddio, sono le 14e30 e vediamo una cordata impegnata su Monday Money (chissà a che ora scenderanno..), ma noi torniamo a verso valle, al sole ancora per un po’.
Scendendo incrociamo vari cascatisti coi quali scambiare qualche informazione sulle condizioni, finché un ragazzo non mi dice “ma te hai una barba conosciuta”, chi è? È un alpinista del lambrusco, un gruppo di ragazzi di Formigine anche loro qui in giro, che poi ritroveremo più tardi. Si torna nel casino di gente, pazienza, ora sappiamo che domani tenteremo la salita di Patri.
Al parcheggio cerchiamo di preparare più roba possibile per domani e per stasera, c’è un bel freddo adesso, e il tour dei bar ci aspetta. Già perché son le 17, e di tempo da far passare ce ne è. Prima del tour, andiamo a sentire per la cena, da settimane mi trascino la voglia di polenta e salsiccia, e vedo che Riccardo è ben disposto anche lui. Abbiamo la scelta tra lo spender nei soldi nella cena, oppure cercare un posto caldo per dormire: dormiremo in macchina.
Si inizia con una cioccolata per scaldarci un po’, si cambia bar e leggendo le relazioni ci beviamo una birra media per compensare. Nel bar troviamo tutti gli alpinisti del lambrusco, che ci riferiscono che Patri è parecchio bagnata, che loro domani se ne vanno nella valle a fianco. Noi continuiamo a dir stronzate, leggere relazioni, finché alle 19 le bariste ci invitano a toglierci dalle balle che vogliono chiudere: orari di montagna. Usciamo e i ragazzi ci offrono un bicchiere di lambrusco: lo stappano, lo versano, e la spuma si congela all’istante! Che frio!
Andiamo a cena, gioia del palato. Antipasto di affettati misti e polenta e salsiccia, poi dritti in macchina che il cinema apre. Ci guardiamo un pezzo di film infilati nei freddi sacchi a pelo (Riccardo rinforza la temperatura con la copertina della mamma), e poi a nanna, col ghiaccio già formato sui vetri. Ci sveglieremo a -16°C..

Qui altre foto.
Qui report.
Qui la giornata di domani.

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