sabato 11 gennaio 2014

Di nome e di fatto: Vajo Invisibile

Pensavo ci fosse più neve, o lo speravo. Pensavo ci fosse più sole, o ci speravo. Pensavo fare prima, o ci speravo. L'importante è poter pensare e sperare anche oggi.
Stabilito il ritrovo per le 3e30 al parcheggio, riempiamo la macchina a più non posso destinazione Carega, zona Campogrosso. Non mi sono preparato correttamente per l'uscita, non ho studiato, ma Nicola è una garanzia, o forse è solo questione che non voglio rischiare di dirgli “ma te sei fuori, io quella roba li non vengo a farla”. Oggi lo accontentiamo, così poi verrà il turno di accontentare me! Non che sia questo gran sforzo accontentare lui, mentre il viceversa..
Arrivati al nuovissimo e scintillante parcheggio del Rifugiola Guardia, è tempo di colazione. Già col giro di mail di ieri sembrava di partire per un tour gastronomico piuttosto che per una giornata di alpinismo, ma ora che imbandiamo ogni spazio del vano automobile con muffin, torte, thermos, pane..ma che alpinisti siamo?!
Pronti e carichi ci insinuiamo nel caldo (!) buio del sentiero delle Mole. Lo ricordo per l'anno scorso, la ravanata finale del corso AG1: oggi non finirà certo uguale! Saliamo saliamo, con calma visto che il caldo: sono solo con l'intimo, mi sono fatto il risvolto ai pantaloni per far respirare lo stinco, ma grondo di sudore. Mi si incita a rallentare il passo, ma sto già andando con calma.
Al Passo delle Buse Scure decidiamo che portarci con noi le ciaspole ancora a lungo non è il caso, e le mettiamo a nanna sotto un pino, sperando di ritrovarle al ritorno. Intanto le preghiere che ho fatto durante tutta la salita non sono state esaudite: il tempo è una merda. Fa caldo e non si vede una cippa, cielo coperto e nuvole basse. Salvo qualche secondo di miracolo, sarà così tutt'oggi, delusione..
Iniziamo la traversata per dirigerci al Boale dei Fondi, accidenti, ho studiato bene! Credevo ci fosse da salire verso il Pra degli Angeli! Inizia a fare giorno, anche se l'impressione è che il tempo si sia fermato in quegli istanti in cui la prime luce arriva, ma non si capisce da quale fonte: tutto uniformemente illuminato, tutto uniformemente grigio nebbia. Un colore cui noi di pianura siamo abituati, e da cui in genere cerchiamo di scappare proprio innalzandoci di quota!
Il versante è solcato dalle valanghe, neve dura e compatta, questo è di buon auspicio! Ma iniziamo a pensare che trovare l'attacco sarà una bella gatta da pelare. Si chiama Invisibile per un motivo, oggi il motivo è facilitato. Ma vediamo altre persone che stanno salendo dalla strada, magari loro hanno qualche idea.
Sicuro che quello al di la di questa base rocciosa sia il Boale dei Fondi, andiamo e saliamo, sentiamo le parole di quei tre sopra di noi ma non li vediamo. Ci scambiamo due battute, anche loro cercano l'Invisibile. E finalmente, in un secondo in cui la visibilità passa da 40 a 60m, intuiamo l'attacco, confermato dalle peste di chi ci precede.
Si doppia la mezza corda, casco, imbraco, picche e via andare. Ma..io ho l'alpenstok: in realtà volevo salire con entrambe le picche tecniche e la picca classica, sicuro che la classica sarebbe servita nei tratti facili per piantarla di puntale, ma le derisioni sull'armadio che mi porto sulle spalle dei miei compagni mi han fatto desistere. Li maledirò nei passaggi duri.
Parte Nicola, Ivan gli fa sicura, ma tanto il primo tratto è semplice. Ma le picche fanno già un bel suono. Io seguo Nicola, Giorgio fresco di ramponi nuovi mi fa sicura. Con poca corda che avanza arriviamo a un chiodo e osserviamo la cordata sopra di noi procedere. Aspettiamo finiscano il tiro, perché la prossima sosta sembra strettina..
Intanto Nicola decide di trovare qualche minuto per se, e spavaldo decido di partire. Alla faccia, c'è da incastrarsi in un camino di neve dove non riesco a passare, non ci vuole lo zaino! Va beh, passo a destra per poi riportarmi a sinistra, tutto delicato sulle punte, ma il bello ha da venire. Da sinistra occorre riportarsi a destra, primo passaggio tosto, dove ringrazio l'alpenstock che, incastrato in una fessura a sinistra, mi tiene mentre scivola il piede. Che palpitazioni questi due tre passi, poi si torna sul facile raggiungendo la sosta.
Sì ma dalla sosta vedo che non sarà facile il dopo. Procediamo con calma, aspettandoci, anche perchè non stiamo facendo una passeggiata (relativamente al nostro livello alpinistico..). Nicola fa sosta poco sotto dove c'è un chiodo, e ne aggiunge un altro. Giorgio arriva e lo faccio accomodare nella nicchia sotto il salto di roccia che occorre affrontare per uscire dalla sosta. Ma quanto siamo incassati?! Che ficata.
Quasi pronto a partire, arriva una bella scarica di neve, non guardo verso l'alto, sento Nicola che la chiama, mi butto verso la nicchia, sento il peso sullo zaino, e la mente corre a quella brutta giornata. “Ragazzi non mi piace questa cosa”, ma prima che la paura folle prenda il sopravento, parto. Azzero spudoratamente sulla fettuccia in loco, ma non me la sento di rischiare. La scarica di neve, la mente non libera perché so che devo essere a casa presto, sapere che se scivolo allargo il sorriso di Giorgio..no non mi va.
Poi magari per come mi son tirato su, ho fatto più fatica che se l'avessi fatto pulito, anzi ne sono quasi convinto. In posizione quasi orizzontale ho dovuto fidarmi della presa delle picche e tirare su un piede ad altezza cintura. Ma è andata, voglio solo arrivare alla sosta prima che una scarica arrivi su di me. Chiodo sulla destra bello alto, e poi da quei sassi incastrati mezzi coperti di neve. Scavo un po' e nel buco trovo una fettuccia di sosta, ma ci metto il cordino di Giorgio, mentre uno dei suoi, ahimè, scivola nel buco buio.. Sorry.
“Giorgio puoi partire, e in bocca al lupo”. Arriva anche lui, dopo aver aspettato che Nicola superasse il passaggio, e gli propongo di tirare lui il prossimo tiro, tanto resta solo questo saltino di misto della sosta e poi il canale spiana. Accetta ben volentieri, e supera con apparente tranquillità il passaggio. Io invece che ho spento il cervello faccio più fatica che se fossi da primo, misteri della psicologia umana.
Ora le difficoltà sono finite, si può procedere in conserva, un fittone ogni tanto (ma considerando che ne ho solo due.. più ogni che tanto), e con piacevole pendenza si risale verso le torri di roccia che indicano che l'uscita non è così lontana. La credevo anche più vicina, ma di pendenza di neve in queste condizioni ne posso fare dei km (sborone).
Purtroppo non sempre riesco a vedere Giorgio per la sinuosità del vaio, e nemmeno a sentirlo, ma procediamo bene. Sto per mettere il naso fuori quando il vento che arriva dall'altro versante mi fa capire che il tempo è peggio di quello che credo! Un'occhiata fugace verso l'Obante, che bella cresta.
Arriva anche Giorgio, nessuna notizia di Nicola e Ivan, ma arriveranno anche loro a prendersi questa dose di freschezza di vento. Io con la mia giacca/maglia/pile nuova di on-ice sto bene. Ma non così tanto da aspettare a lungo! E il tempo per me stringe..
Una stretta di mano, complimenti reciproci, il trenino per sistemare la piccozza sullo zaino del compagno, e via giù, sempre immersi nella nebbia. Tra il mio passo e la mia fretta, prendo il largo, ma quando il traverso per tornare al passo inizia, non resisto a spogliarmi, troppo caldo, e così Giorgio mi raggiunge.
Al Passo delle Buse Scure molto gentilmente prendo le ciaspole anche di Nicola, e inizio a scendere. Poco dopo un bivio, che stamattina al buio non avevo notato: ma mi pare logico ci sia da andare giù, non a sinistra. Aspetto un po' per vedere se Giorgio arriva per far vedere la mia scelta, ma nulla.
Mentre scendo inizia una serie di spari, numerosi, assordanti, non credo siano spari, ma non capisco cosa siano. Boh. Fatto sta che arrivo all'auto, mi spoglio che non ne posso più, ma almeno resto coi pantaloncini. Meno male, perché di tempo davanti a me ne ho visto che i tre hanno sbagliato sentiero e dopo mezzora li vedo che scendono per la strada! Intanto mi sono mangiato i miei panini vista gruppo Zevola-Tre Croci. Vista scarsa, date le nubi basse.
Per la birra non c'è tempo, vado a comprarne dentro al rifugio, ce la berremo in auto o mentre sistemiamo il baule. Baule che incredibilmente si riempie meglio dell'andata: semplicemente incredibile, qualcosa che la scienza non può spiegare.

Qui altre foto.
Qui report e relazione.

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