martedì 23 dicembre 2014

Spindrift vista Cervino: Alpe di Cortox di Destra

“Martedì cascata, ci sei?” “Ed è da chiedere?!” Ma non ne ero convinto fino all'ultimo, ok che l'avevano ripetuta a metà mese, da allora chissà quanto erano cambiate le condizioni.. Tuttavia la voglia è tanta, poi si prospetta una lunga giornata in compagnia, di quelle che seppur faticose anche in termini di viaggio, poi ti restano nella memoria. Quando al lunedì leggo che l'hanno salita ieri, allora mi tranquilizzo.
Ore 2e15 passo a prendere Nicola, alle 3 è la volta di Cristian, una nebbia della madonna che ci segue fino in Val d'Aosta. Una sosta all'ultimo autogrill piemontese, dove dopo Nicola è il mio turno di guidare: dopo qualche km al volante noto con sonora e vibrante soddisfazione che sullo specchietto laterale c' è dell'acqua solida: che Dio ti benedica!
L'ultimo ostacolo al raggiungimento del parcheggio è un cervo enorme che mi attraversa la strada all'ultimo minuto, dopo l'inchiodata sì che sono sveglio. Passiamo la “strettoia” di Saint Jacques, e poi contiamo i bivi, uno, due, ecco ci sarà da girare qui. Andiamo ma torniamo indietro, siamo titubanti. La relazione parla del secondo ponte a sinistra, però a questa “rotonda” c' è pure un mausoleo in mezzo, perchè non l'hanno segnato? Eppure è questo.
Parcheggiamo la macchina senza salire oltre la segheria, uno strato di ghiaccio invade la strada, anche a piedi sarà una certa “impresa” risalirlo. Iniziamo a prepararci, viti da ghiaccio di qua, piccozze di la, che bello ritirare fuori certi arnesi! Porca paletta, arriva un'altra auto, normale, una delle poche cascate formate, report su web, folla garantita.
Alle 7e40, inizia a rischiarare, ci mettiamo in marcia, mi metto in marcia, visto che gli altri due sono già partiti da un po'.. Risalgo la strada, arrivo a un bivio, ma è troppo ripido perchè Nicola lo abbia risalito, continuo in compagnia di due componenti dell'altra macchina e sblim, cascone per terra scivolando sul ghiaccio! Nulla di rotto..
Si arriva a uno spiazzo nel bosco, provo ad avanzare ma la strada non sale più, cerco i miei amici ma non li vedo, mi hanno seminato! Torno indietro e risalgo il pendio erboso, al termine del quale vedo Nicola e Cristian che mi aspettano. Cristian, già precedentemente agitato e frettoloso alla vista di altri concorrenti per la colata di ghiaccio, affretta il passo nel vedere che sono dietro di me i concorrenti.
Uno sguardo oltre le punte degli alberi, ed ecco il Polluce che appare: mi ero scordato che siamo in mezzo ad alte cime, mica bau bau micio micio. Abbandoniamo la strada, a torto, per iniziare un bel traverso che ci addentri nella valle: non fa freddo, penso quasi sia meglio così magari oggi evito il classico tremolio in sosta dopo la sudata sul tiro e il gelone alle mani.
Termina il sentiero, si scorge quella che potrebbe essere la bastionata dove giacciono le colate, e le orme risalgono, quindi avanti tutta in mezzo a gradoni di roccia e sassoni mobili su fondo sdrucciolevole..era meglio stare sulla strada, ecco che dopo decine di metri di risalita la reincontriamo..
Degli altri tre nessuna traccia, dove saranno finiti? Ma Cristian non demorde, dai muoviamoci! Intanto spunta il sole, ancora non ci illumina ma rende splendente la poca neve che ci circonda, e spunta il Cervino, la gran becca, che Nicola brama e con la quale si eccita alla sola vista su riviste “pornomontigrafiche”.
Si risale il pendio nevoso che in caso di rischio valanghe non deve essere proprio una sicurezza, ma oggi siamo abbastanza tranquilli, c'è solo da sprofondare un po' in certi tratti, e poi finalmente al sole, a scaldarci prima di finire nell'anfiteatro ombroso della cascata. Sbregoretex è già in vista da un po', ora che ci passiamo sotto avvertiamo che sia magrina, la nostra Alpe di Cortox di Destra resta ancora nascosta, ma dopo poco vediamo anche lei e ne risaliamo l'ultimo erto pendio nevoso dove rimpiango non aver ancora i ramponi ai piedi..
Voilà, siamo alla base. Una cascata di 4 per iniziare la stagione, direi che la inizio con il mio limite, ma va bene, altrimenti chissà quanto ci sarebbe da aspettare con questa stagione balorda.. Poi sono con due boss, in una botte di ferro!
Dopo quasi due ore dall'auto, ci piazziamo sulla destra, dove c'è una sosta cui potersi assicurare, d'altronde sotto di noi abbiamo uno scivolo a 50° che non permette errori, e sopra di noi un vento birichino ci procura continue docce di neve ghiacciata che si infila dappertutto: fortuna ho la mia giacca giallo polenta di on-ice col cappuccio. Spindrift, che fastidio, ma ancora è niente.
Nicola e Cristian fingono di litigarsi il primo tiro, alla fine parte Cristian. Il primo tratto non sembra difficilissimo, ed è uno spettacolo vedere come piazza bene le viti in uno zigzag appena accennato. Poi quando arriva in prossimità del candelotto la musica cambia: poco ghiaccio e delicato, da aggirare sulla sinistra e muoversi con calma. L'altra cordata osserva in attesa di partire anche lei.
Ohibo, tocca a noi. Vado prima io, dal basso della mia scarsezza lascio Nicola dietro, così all' occorrenza il materiale lo recupera lui e io trovo ghiaccio migliore. Quanto mi mancava questo movimento del polso che lancia la picca per dargli poi un colpetto finale a cercare di conficcarla nel ghiaccio migliore.. Ma anche a cercare i buchi di chi mi ha preceduto.
Intanto gli spindrift sono un goduria, testo la visiera del nuovo casco ma non mi ci trovo un granchè bene. La parte iniziale finisce, ora tocca a me la parte più verticale, dove tocca muoversi un pochino a mo' di diedro ed essere atletico. Con le mani che iniziano a gelarsi a modo, e la neve che sul tratto verticale scende copiosa a oscurarmi la vista. Nicola amico mio, cerco di darmi una mossa, ma se non riesco ad alzare lo sguardo..
Pezzettino nevoso ed ecco Cristian alla sosta, un bel grottino con una parete di roccia e una di ghiaccio. Ma io penso alle mia mani supercongelate, doloranti e in attesa del gelone che le renderà ancora più sofferenti: fa parte del gioco, ma questo dolore e sensazione di vomito provocata da esso, non mi mancava poi troppo.. ah!
Istanti interminabili e passa, oggi non tornerà più almeno. Ma quanto è suggestiva questa sosta, per non parlare del fatto che poi c'è da risalire il candelone davanti a noi, molto fotogenico. Arriva anche Nicola, così come l'altra cordata, e Cristian si riappresta a partire.
Eccolo in azione, con la sua parte narcisista che ogni tanto gli fa dire “fotina” rivolto a Nicola. Non vedo ma immagino sia un bel tratto, che poi toccherà ben presto a me visto che in fondo questo tiro non è lunghissimo e la sua difficoltà si concentra su questi 5m di candela. Metri che saranno una doccia continua di neve, maledetti spindrift!
Seconda sosta, meno pittoresca dell'altra ma con bella visuale sulle difficoltà successive, che spettano a Nicola. Almeno adesso le mani stanno meglio, niente geloni! Il panorama è sempre mozzafiato, le ore di macchina per giungere fino qui acquistano un significato.
Nicola parte bello arzillo, lo seguiamo con lo sguardo finchè possiamo, ma superata la candelona ne sparisce alla sommità. La corda continua a scorrere mentre anche l'altra cordata si ricompatta alla sosta che stiamo occupando. Una sbirciatina al “solito” panorama col quale stiamo condividendo la salita..
Oh bene, arriva il nostro turno. Si parte senza grandi difficoltà, ma ben presto la verticalità aumenta, ma sopratutto aumenta la doccia di neve farinosa che si infila dappertutto, nonostante il cappuccio mi sento anche l'ombelico “fresco”! Mi dispiace far aspettare chi sta dietro di me, ma non riesco nemmeno ad alzare lo sguardo, faccia bella ghiacciata dal bagnato e dall'aria gelida e occhi da pianto..
Finalmente spiana un po', il che mi rallegra non tanto per le difficoltà quanto per la neve che adesso scivola sotto le mie picche, non sulla mia testa! Arrivo in sosta, finiti i giochi sigh. Nonostante quello che pensasse Nicola, avevo abbastanza chiaro che si trattasse solo di tre tiri, ma va bene così. Sosta vista 4mila: Cervino, Roccia Nera, Polluce, Castore, e la dietro quelle gobbette secondo me sono i Lyskamm.
Ma c'è chi ha fretta, perciò iniziamo a preparare le doppie, e dopo aver aspettato che un po' di gente salisse, Cristian inizia la discesa, seguito a ruota da me e Nicola. Siamo veloci a scendere, ma non sapendolo ci fermiamo anche alla seconda sosta, quando in realtà dalla terza si poteva scendere già alla prima!
Ben presto siamo alla base, mi rifugio frettoloso verso la sinistra orografica che dall'alto scende roba solida dalla quale è meglio stare lontano! Cristian ha ancora fame, e come dargli torto, quindi scendiamo a ci spostiamo verso Sbregoretex, con anche qui un po' di roba che scende dall'alto per una cordata che si sta calando.
La cascata è secca, la goulotte a sinistra appena accettabile. Cristian parte, bello delicato, anche lui stavolta non lesina protezioni e sale con molta calma: il freddo dello star fermi inizia a farsi sentire, mentre faccio due chiacchiere con Nicola mangiando biscotti, il nostro amico sparisce alla vista.
Già la cordata che avevamo dietro sull'Alpe di Cortox di Destra ci aveva avvisato che le soste di Sbregoretex fanno cagare, Cristian quando ci arriva lo conferma. Siccome nessun altro sale, deve scendere lui: armeggia parecchio, fa passare la corda nella sosta e in una clessidra di ghiaccio, poi scende disarrampicando!
Tra salita e discesa ci ha messo un'ora e mezzo, ma ci sta tutta! Ora però meglio scendere, o la frontale che sembrava esagerata oggi diventerà d'obbligo! Ci buttiamo giù per il pendio fino a ritrovare la strada, io e nicola per dove siamo saliti mentre Cristian ben più a sinistra. Alla strada ci spogliamo di tutto l'armamento e iniziamo la separazione dei beni, tra una battuta e l'altra.
E ora non resta che incamminarsi seguendo la strada, che però non scende e quindi ci fa titubare, ma dai che è questa, e quando ormai abbiamo perso le speranze, una serie di tornati fa scendere velocemente, gustandoci anche un tramonto sui 4mila della Val d'Ayas. Davvero inaspettato per questo periodo dell'anno!
Alla macchina per fortuna il buon Nicola ha pensato bene di portare un po di dolce e una buona birra delle sue, impareggiabile come sempre! Sono poi le 17e30, meglio che ci mettiamo alla guida adesso!
E mentre sono li che penso al fatto che fuori dall'auto siamo stati 10 ore, mentre di viaggio ce ne vogliono 8 in tutto, allora la giornata è riuscita! Una nebbia fitta fitta come all'andata,e a Piacenza la sorpresa: tutto fermo, camion in fiamme. Arriviamo così a casa alle 22, e le ore fuori dalla macchina pareggiano quelle dentro la stessa, ahimè.

Siamo qui a lamentarci della sfacchinata, ma siamo già pronti e vogliosi di farne un'altra!

Qui altre foto.
Qui relazione.
Qui report.

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