sabato 21 febbraio 2015

Ride bene chi ride ultimo: Fontanazzo dx (alta sx)

Meno male dopo una settimana di sole passata sulla scrivania (e sul divano malato), i giorni che si potrebbero passare all’aria aperta sono intrisi dell’ennesima perturbazione del weekend. Complice il coprifuoco pressante, il caldo anomalo (ormai normale se si prendono in considerazione gli ultimi anni), non resta che lanciarsi verso quelle cascate dallo scarso avvicinamento e facilmente piene in giornate belle. Fontanazzo arriviamo. 
Sempre sentite citare, mai salite ne nemmeno viste, c’è chi me le consiglia per bellezza e per difficoltà (son scarso). Inizio quindi a documentarmi sul web, e scopro una confusione sulle Fontanazzo.. Destra, sinistra, chi sale di qua, chi ne da una di grado 3 e chi 4+, chi ne da una 4 e un altro 5, chi le da entrambe 4. Ma possibile? Un post su un forum dedicato proprio a questo casino! Non resta che andare a vedere.
Si parte di buon ora, io poi avevo in programma di andare a letto presto, così come avevo promesso a Riccardo, ma all’ultimo momento rispunta una cena, e le ore di sonno si riducono un po’. Colazione triste in autogrill, ma meglio che niente, e quando ancora deve albeggiare siamo al parcheggio della Dolciaria Fassana, nella quale bramiamo di far sosta finita la cascata.
Alle 7 siamo in cammino, su questo lunghissimo e tortuoso avvicinamento. Oddio, non è proprio da prima vita messa dal finestrino dell’auto ma quasi. La Fontanazzo sx si vede bene lassu, ma per oggi meglio lasciarla stare, partiamo dal facile. Pista da fondo, sinistra, 100 passi ed ecco una traccia che sale (chi è quel coglione che ci ha cagato sopra poi..), costeggi ruscello, bivio, destra e in breve si vede del ghiaccio. 
Si, ma che ghiaccio. L’acqua scorre, pendenza blanda, camminabile con solo un muretto appoggiato piu su. Va beh ma lo sapevo che i primi “tiri” sono ben evitabili, prepariamoci di tutto punto ma andiamo in slego per ora, anche perché la corda finirebbe di certo in una poccia e avrebbe l’effetto viagra.
Sperando nessun ponte di neve o ghiaccio crolli, andiamo verso quel muretto (il torrente qui è largo), Riccardo sulla destra io sulla sinistra a cercarlo un po’ più lungo. Una volta superato ognuno prosegue e dall’alto vedo che il mio amico prima cerca di passare sotto un tronco orizzontale, poi sopra, poi ci pensa, ma che diavolo fai? “è troppo alto per me, ma troppo basso per piegarmi”. Risolto un altro grande problema delle Alpi, possiamo andare.
Si svolta a destra nella gola, in vista finalmente di ghiaccio un po’ più serio e di una conformazione a forra affascinante. Solo che tocca ancora fare zigzag tra le finestre aperte sul mondo dell’acqua liquida sottostante. E una di queste finestre sta pure sotto il salto di ghiaccio che ci apprestiamo a salire. Ancora una volta, non vogliamo bagnare le corde, sembra si possa salire slegati, andiamo. 
E una volta sopra, ecco un bel ciccione di ghiaccio visto di profilo (di profilo perché li c’è da girare a sinistra), ok ora possiamo legarci. Parto io, secondo i miei calcoli e la relazione che mi ha fatto Nicola (che l’ha salita due settimane fa) dovrei così trovare i salti più difficili e carini io, lasciando così riprendere confidenza col ghiaccio al mio amico. Ma no, o circa.
Risalendo questa parete di ghiaccio cerco di complicarmi la vita alla ricerca di difficoltà maggiori, ma facendo ciò mi ritrovo con anche il secondo appoggio indice (l’accessorio delle quark che in cascata non uso, ma in canale) spaccato, porca paletta!
Pittoresco arrampicare il ghiaccio vedendo l’acqua sotto che scorre impetuosa.. Fammi salire alla svelta va la, che inizio ad avere paura che non riusciremo a uscirne da questa forra. Una sosta a spit sulla sinistra è invitante, ma meglio farla vicino a dove salirà il mio amico dopo, perciò cammino verso quella pancia sdraiata di ghiaccio, scavo scavo e trovo ghiaccio decente per le viti. Vai Riccardo!
E mentre sono li che lo recupero, guardo questa parete di ghiaccio davanti a me, più larga che alta, o siamo li. A sinsitra scorre acqua, al centro le meduse pisciano e sembrano di cristallo luccicante, a destra..ma no! È quella foto di Nicola dove saliva in camino diedro ghiaccio roccia! Volevo farlo io questo tiro.. Ma a ben vedere, la parte bassa di ghiaccio non c’è più, non è più igenico salire di li..
Eccolo Ricky, avanti te! Cerca il punto più facile sopra di noi, solo che litiga col ghiaccio cercando quello idoneo per infiggere una vite, sembra una barzelletta. Provo qui, provo li, stendo la, torno qui, che ridere. Poi prosegue, il ghiaccio spiana ed è fatta.
Lo raggiungo con lui già che se la ghigna “adesso tocca a te”, oh ma cosa avrà mai visto??? Ah ecco. Inizio pure a comprendere la fonte della confusione di tante relazioni. Si vede si un bell’anfiteatro lassu, ma anche del ghiaccio piu a sinistra, che sembra piu estetico. Oltre che piu facile.
Inizio a salire questo trasferimento su neve, guardo l’anfiteatro, ma ispira di più la colata, andiamo a sinistra che sembra più carino, e comunque tracce ce ne sono in entrambe le direzioni, perciò tutto si sale. Poi dai, se facciamo presto prima saliamo di li, poi ci caliamo e saliamo di la. Essè. Intanto la perturbazione in ritardo ci consente una vista sul Sassolungo, il Canale Moppo, bei ricordi.
Eccoci alla base, qui il ghiaccio sembra ottimamente plastico bagnato, piccola sminza sosta e parte Riccardo che sembra più facile questo tiro che quello dopo. Mentre Ricky sale, con calma e ancora senza longe sulle picche, guardo ancora più a sinistra, chissà che non ci sia qualcosa da esplorare anche in la. 
Riccardo supera le difficoltà iniziale, poi aumenta la sua velocità di progressione. Tocca a me, come si pianta bene tutto quaggiù, ma su è più spaccoso, peccato. E cosa vedono i miei occhi: che muro la peppa, che delicato, che colonnette o candelette. Ma ce la faccio? E Riccardo un po’ se la ride..
Alla base di questa bestia ricordo le parole di Nicola “più facile della Madre, più difficile della Jahrzahlwand”, e penso al fatto che al di la di questa ultima parte, la cascata è un po’ una ciofeca, saltelli intervallati da passeggiate. Ma ride bene chi ride ultimo! E la cascata sta per ridersela bene.
Inizio a salire, ho visto che verso sinistra è più facile, o meglio più lavorato, sopra in alto sono candele verticale saldate tra loro, poi però mi sa che toccherà uscire a destra ancora di più. I primi metri sono già allegri, ghiaccio fragile per i piedi e un po’ di stillicidio dall’alto. Le chiappe iniziano a stringere! Altre voci alle nostre spalle ci indicano che non siamo più soli.
Piantare chiodi diventa dura, mi sa che sto osando come grado, ma porca miseria mi sembra ben più difficile della Madre! Abbandono il sogno iniziale di salire dritto, anche perché piantare le punte in mezzo alle candelette mi sa sarebbe una pessima idea, servirebbe il monopunta. Devio a sinistra verso la roccia, passaggi di cordate precedenti ancora un po’ visibili.
Fortuna un po’ di agganci ci sono, perché inizio a sentirmi un pelino impiccato. Sarà la malattia non ancora passata del tutto, sarà che non mi aspettavo questa sorpresa. Ma sono qui, tocca uscire, meglio traversare verso destra adesso, a meno che non voglia salire candele per raggiungere le quali dovrei lanciarmi. E il traverso è sempre un’emozione, inoltre le viti iniziano a scarseggiare.
Una bella pancia da salire, ma chi mi ha superato è stato tutto a destra, dove è tutto ben più lavorato anche se esile.. Andiamo che comincio a essere cotto. Siamo ancora abbastanza verticali, forse anche un pelino di più se non vedo i miei piedi. Quanto sono arrugginito porca vacca. E che freddo, forse non sono ancora guarito, ma speravo nella cura adrenalinica!
Arrancando un pochino esco alla ricerca di ancora qualcosa dove piantare le picche, ed ecco l’albero dove arrivare a fare sosta! Scambio due chiacchiere con chi è salito più a destra mentre recupero il mio amico, che per fortuna prima mi ha detto essere già contento così senza calarsi e fare anche l’anfiteatro. Bene, perché adesso ho un freddo! Stanco no, ma se dovessi ricominciare a trazionarmi mi sa che duro poco.
Eccolo Riccardo, ha pure iniziato a nevicare, debole ma ha iniziato. Peccato non averlo visto salire però. Non è nemmeno mezzogiorno, mettiamo via le nostre cose con calma, ci vestiamo che io ho davvero freddo (insolito per me, molto insolito) e soprattutto mangiamo e beviamo che ne abbiamo di sete.
Via giù adesso, verso il dolce! Una volta sul sentiero, lisciatina e ci togliamo i ramponi visto che la poca neve fa affiorare i sassi sotto. Così facendo ci ritroviamo come gatto Silvestro a scendere brevi tratti di neve dura dura, con uno dei due che cade e ognuno pronto a ridere dell’altro, che asini.
Purtroppo arriviamo giù che la dolciaria ha gia chiuso, cuori spezzati che adesso dovranno vagare alla ricerca di birra e panino, sognando e ammirando le altre cascate della valle. Una giornata in cui non si poteva chiedere di più! Almeno abbiamo salito una delle cascate più frequentate del trentino quasi da soli.

Qui altre foto.
Qui report.

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