sabato 30 maggio 2015

Apuane Rocks: KO su Heidi (forse), ok su Dinko

Dai che forse oggi riesco a tenere a freno quello scalmanato di Nicola, che ormai sotto al 6b non punta nemmeno la sveglia (vedasi qui e qui). Dai che forse riesco a rimettere il naso in Apuane dopo il Diedro Sud (e vari trekking), posto che mi piace anche se automobilisticamente un po' scomodo. Dai che facciamo una bella giornata, e dai che recuperiamo Tiziana! 
Quasi. Si parte alla volta di una delle autostrade più brutte del nord Italia, curve su curve che non mi fanno dormire e che poi aumentano una volta che ci divincoliamo per le strade comunali. Infine eccoci al Rifugio Donegani per una colazione salata, ma voluta. Ci prepariamo e finalmente possiamo partire.
Parcheggiare la macchina qui ci permette un avvicinamento circa equivalente a quello da Vinca, ma un rientro senza paragoni. Certo, se si arriva in cima: e di questo inizio già a dubitarne visto che quel traditore di Nicola in auto ha detto che "puntiamo ad Heidi". Io che vedevo Dinko l'unica fattibile: ma è l'ultima volta che mi freghi.
Claudio e Paolo partono spediti in mezzo al bosco che ben presto finisce lasciandoci ammirare un Pisanino che oscura il sole, e le cave di marmo che scempiano la zona. Si continua, ci si smarrisce un pelo, e poi ci si rimette nel bosco, salendo svelti e frettolosi, che oggi ci se ne ha da fare! Dal Passo Giovo il panorama si apre, e mentre aspettiamo Nicola e Paolo (che oggi non farà altro che parlare di..donna) io e Claudio contempliamo.
Poi giù spediti alla ricerca dell'attacco, il tempo vola per la voglia di mettere le scarpette, e in breve (breve?) siamo al canale d'attacco, confermato da tre cordate che salgono Dinko: voi sì che state bene. Nicola inizia subito a sbrogliare la corda, ma io e Claudio siamo perplessi che l'attacco di Heidi sia qui. Secondo me c'è da scendere di più, ma dei fix si vedono.
Alla fine nel dubbio, e visto che le relazioni riportano che non sia una cattiva idea saltarli, evitiamo i primi due tiri risalendo il canale detritico ostico, fino a portarci su un tappeto inclinato di Paleo e una pianta. E ora? Destra o sinistra del diedro erboso davanti a noi? Dai, sembra chiaro sia a sinistra. Paolo parte, e dopo poco anche io.
5b, va beh, io faccio già fatica, e tra me e me penso "ma che cazzo ci faccio qui". Con movimenti placcosi che non sono proprio il mio forte, riesco molto lento ad arrivare in sosta, che praticamente Claudio mi sta alle calcagne. E il secondo tiro è li che ci osserva.
Parte Nicola mentre parte anche Claudio, mi curo poco del mio secondo, sono più preoccupato per quello che mi toccherà dopo.. Osservo quello che tra noi quattro è di certo il più forte. Un pilastro rugoso nero superato senza problemi, e poi traversino e si mette piede su un altro colore poco augurante: il giallo bianco.
"Paolo occhio eh", la frase che da Claudio non mi sarei mai aspettato, che se la dice lui mi ricorda Davide quando alle Torri del Monzone disse "secondo me oggi facciamo monotiri". Frase che ripete due o tre volte, lo vedo in difficoltà, rinvia ma è impiccato. Claudio! Si vede una maglia rapida nello spit che ha davanti a se: osservo dove si trova. Tutto svaso, leggermente strapiombante, oh mio Dio. "Paolo io qui non passo, torno indietro".
"Vieni Nicola vieni! grido al mio amico. C'è poco da discutere, se non passa lui.. Enrico mi aveva detto che il secondo tiro era sottogradato dalle guide, è in realtà un 6a+, ma Claudio ha il 6b liscio.. Infatti siamo ancora qui che ci arrovelliamo per capire se eravamo sulla via giusta, e sembra di no, che fossimo più alti. In ogni caso non si discute, se non passa lui si scende tutti e si prova a fare Dinko. Ma mi sa che Tiziana salta anche oggi.
Doppie doppie per incomprensioni scontate e poi l'altra ideona di Nicola una volta giunti alla base: traversiamo verso la parete di Dinko. Intanto Paolo e Claudio scendono a piedi, e ovviamente faranno prima di noi e più comodamente. Nicola va a camminare sul paleo, arriva vicino alla roccia, trova una sosta, mi recupera, e ora tocca scendere da qui in doppia. Scorciatoia ste balle.
Mi cala, poi provo a calare lui, ma la corda finisce presto, ovviamente, se a me ne era avanzata poco a lui in moulinette non basterà. "Nicola, ormai non ti resta altro che scioglierne una, recuperarla, usare quella da primo e andare solo quella." "ok!" Tic tac il tempo scorre. Parte a metà tiro ma non si sa bene di che tiro visto che gli altri due sono molto più a destra.
Cerca di recuperare l'altra corda e invece smuove un lavandino che si rompe roteando verso me e Paolo: momenti da cuore in gola. La corda chiara sta li, vai solo con quella scura che poi la recupero io. Ma non lo vedo così agile, col cavolo che è un 5b questo tiro! Infatti quando poi toccherà a me sarà da marrone nelle mutande: 70° di placca ma liscia.
Recupero corda e primo tiro fatti, gli altri due han già preso il largo, diamoci una mossa, vado io. Tiro facile, ma trovo un passaggio boulderoso che mi ostino a voler passare, e passo. Altra variante? Chissà, d'altronde dopo non trovo fix fino alla sosta.. Il tempo è poco, la nebbia incombe, non ci preoccupiamo tanto di leggere relazione o guardare i gradi. 
Va Nicola su un terzo tiro interessante solo nei primi 5m sopra la sosta. Il tiro successivo che spetta a me è invece entusiasmante! Verticale ma ben appigliato su roccia ottima! Solo un "saltino" per buttarmi sulla parete si dimostra ostico, ma poi si viaggia bene. Nicola arriva in sosta e gli dico chiaro "sognati di proseguire su Heidi dopo, finiamo Dinko", conosco i miei polli.
Il mio amico si becca il tiro di trasferimento, che parte con un po' di arrampicata ma prosegue con una camminata, scivolosa con le scarpette da arrampicata. Corda finita e parto anche io, e sbucando sulla cengia vedo una parete ancora affollata dalle cordate che stavano sotto: il bello deve ancora venire.
Sento Paolo che dice a Nicola di farmi fare il tiro dopo. Ci sto, è un 5b obbligatorio questa via, dovrei farcela, devo farcela! E forse per continuità questo risulta essere il tiro chiave. Partenza dritta, ben ammanigliata ma poi non più. Un po' di diedro dulfer, ma c'è da usare bene i piedi. E alla fine un bel traverso di 7-8m al cardiopalma: non troppo difficile ma bello esposto (e con clima nebbioso da ambiente ostile) e su dita. La sosta è come l'acqua nel deserto.
Nicola ovviamente supera brillantemente tutto il tiro, poi vediamo se dopo sarà così spanizzo! Lo sarà, visto che nonostante il passaggio successivo sia più duro, poi le difficoltà calano. Ormai gli altri li abbiamo persi, e non è facile orientarsi su questa parete ricca di vie alternative, con spit lontani non sempre visibili e con le nuvole che ci avvolgono con prepotenza.
Arrivo dal mio amico affamato, ma meglio continuare, lo snack dopo, ormai altri due tiri e siamo sul secondo trasferimento. Certo che sti toscani, altro che S2.. Il tiro successivo è un traverso facile è vero, ma spesso bagnato, e con fix a quasi 10m uno dall'altro. Però ammetto che su queste difficoltà e su questa conformazione di via mi diverto.
Dai Nicola spicciati, che abbiamo quello che sarà l'ultimo tiro! Gli ho già detto, sempre conoscendo i miei polli, che "Tiziana salta anche oggi: già così saremo a casa alle 22, non voglio arrivare all'1". Sale dritto poi obliqua, lo sento parlottare a urla con gli altri due. Lo raggiungo e mente si mette le scarpe, salgo nella nebbia il canalone. A metà mi fermo e lo recupero (siamo ancora legati), così lui sale a sentire Claudio.
Han provato, ma con l nebbia che c'è non si trova ne il proseguo di Dinko ne Tiziana (che secondo me sarà fradicia visto il meteo, la stagione, e le piovute della settimana scorsa): si sale per un canalone per arrivare in cima e amen. Risaliamo tornando a sentire Paolo che parla di..donna.
Claudio e Paolo praticamente sono già partiti a scendere, siamo alla selletta tra cima e anticima, "Nicola, la vetta vera è la, ci andiamo vero?". Cima del Pizzo d'Uccello, con sotto di noi un mare di nuvole splendido! Mangiamo e beviamo, contempliamo un po' il panorama, ormai siamo qui, godiamocelo.
Ora di scendere, di rituffarsi nella nebbia e di percorrere una normale non proprio escursionistica. Arrivati a Giovetto siamo fuori dalle nuvole da un po', ma nel bosco che segue c'è quasi buio, e siccome Nicola è una talpa "seguimi Nico, sarò i tuoi occhi". Belle le Apuane, selvagge, sentieri segnati ma poco battuti.
Raggiungiamo gli altri due fantasticando di friend come protezione per salire il monotiro del diedro della cava, follia. Claudio forse un po' abbattuto per non essere passato su quel 6a+, ma l'indagine prosegue e pare che non fossimo su Heidi, perciò altro che 6a+..
Eccoci all'auto, e mentre ci cambiamo quel maledetto finestrino si blocca giù. Oh mio Dio, se devo pensare tutto il viaggio di rientro con il finestrino aperto.. Andiamo dentro a mangiare e bere qualcosa al volo, tanto è chiaro che prima delle 21e30 non siamo a casa, e anche per chiedere un telo e scotch per il finestrino. Ma per fortuna il tocco di Paolo lo ritira su..con le buone.

Qui altre foto.
Qui e qui e qui report.

domenica 17 maggio 2015

Due passi in (lunga e faticosa) libertà

Mi mancava un'uscita del genere, e questo era il giorno giusto: coprifuoco di rientro, morosa altrove, sabato sera senza impegni, meteo che dovrebbe esser buono. Dall'arrampicata del sabato torniamo più tardi di quello che credevo, ma non mi abbatto. Preparo tutto di corsa, due fette di pizza al taglio divorate in macchina prima di partire, e poi eccomi in viaggio verso sud. Destinazione Case di Civago.
Arrivo al parcheggio di Case di Civago con un sonno della madonna, non c'è problema: abbassa il sedile, fuori il sacco a pelo, giù un po' i finestrini, e il letto è pronto. beh certo non è come dormire sul materasso di casa, ma non si sta male, e poi sono abbastanza spartano io.
La sveglia puntata per le 5: suona, apro gli occhio, sembra ci siano nuvole basse.. Va beh dai, un altro quarto d'ora. Driin, idem. Alla fine "mi tiro giù dal letto" alle 6:15, con già la luce fuori ma un cielo coperto. Colazione fugace a gran cereale (la pizza di ieri sera non mi ha lasciato tanta fame), scotch protettivo sulle dita dei piedi (oggi prevedo farne di km), e sono operativo. Alle 6:40 lascio il mio "hotel".
Come ormai d'abitudine, da qui parto per risalire la cresta del Monte Ravino, quindi torno indietro alla ricerca del sentiero che inizialmente si divincola tra le case, per poi sfociare in un erba alta che mi bagna subito fino a metà coscia. Non c'è caldo, ma inizio già  a sudare, e cerco di impormi di darmi una calmata, avrò tempo per correre.
Abbandono presto la civiltà per infilarmi sotto un arco di rami verdi, che poi mi porta su letti di foglie millenarie su su per il bosco. Qualche scorcio tra i faggi mi rivela il mio presentimento: nubi basse all'orizzonte. Almeno qui sono riparato dal vento!
In breve arrivo al buon caro vecchio attraversamento franoso torrentizio dove è facile perdere il sentiero. E infatti lo perdo: attraverso, risalgo sul ripido, ah eccolo! Ricomincia la traversata nel bosco. L'umidità inizia a farsi sentire, anche il vento inizia a scuotere le frasche che mi stanno sulla testa. Arrivo all'incrocio con la strada che porta alla sbarra del Rifugio Battisti. Sosta cibo e bere, meglio spesso ma poco.
Si riparte, ma il bosco dura poco e ho già capito che ben presto sarò in balia dell'aria in movimento. E ahimè, anche in mezzo alle nuvole. E infatti, cvd. Ah buon caro e vecchio Appennino patagonico! Va beh, son qui ormai, proseguo, vedrò il da farsi dopo. Volevo fare della gamba oggi, ma se deve esser così..
Qualche chiazza di neve a lato, un vento impetuoso che risale il versante nord, e ben presto in cima al Monte Ravino. Niente pause, la cresta chiama, si prosegue. Ecco, magari visto il vento segue il sentiero quando questo gira a sud, così sto un po' più riparato. è vero però che poi il sentiero non sale all'Alpe di Valestrina, ma ci sta sotto. Beh poi vedo cosa fare.
Al Passo della Volpe il vento si porta in spalla le nuvole dalla valle, per un attimo vedo il sole ma è qualcosa di molto fugace. Avanti tutta e..cresta sia, frega niente se non si vede nulla, vento, nuvole, umidità (sono bagnato..), la cima sarà mia! La conquista dell'inutile.. Eccola anche lei!
Giù adesso, osservando la parete nord ovest e la in fondo qualche canale di neve del Sassofratto, ultime lingue sopravissute a uno scarso inverno. Inizio a corricchiare in discesa per guadagnare tempo, ma qualche scivolata mi fa calare il passo. 
Al Passone i flauti fischiano, il laghetto è bello pieno, e io proseguo verso la schiena del Gigante, con condizioni meteo immutate. Anzi, peggiorano. Giunto sul crinale vero e proprio inizio ad avere male alle braccia per il freddo, e pensare che ieri avevo caldo e doveva essere viceversa.
Avanti tutta senza pause! Trovo pure neve sulla cresta, nulla di che, ma questi 50m non me li aspettavo. Mi aspetto invece da un momento all'altro quel dosso roccioso sulla destra che potrà ripararmi dal vento e concedermi una sosta, ma non arriva mai, e le dita iniziano a non essere contente.
Finalmente lo trovo, mangio bevo e metto i guanti, che freddo! Però resto a maniche corte.. I cavi della seggiovia fischiano come non mai, non me ne curo, voglio arrivare in cima e decidere che fare. Ma le rocce che trovo scivolose non sono amiche. E al solito pezzettino poco segnato, con oggi visibilità a 30m, titubo sulla direzione. Ma la trovo.
Discesa fino al passo prima delle roccette, che ovviamente non mi lascio sfuggire. Però non sono così gustose oggi, sarà I, massimo II-, ma bagnate sono comunque da prestare attenzione. Dopo 3h dalla partenza sono in cima, con un panorama assolutamente invidiabile. Toh, non c'è nessuno in cima.
Bon, ora se scendo verso sud ricordo che il sentiero non si vede benissimo, e con scarsa visibilità mi perdo sicuro. Ma ci provo. Per fortuna si vede che le nuvole un po' si stanno alzando, e prima di finire nel tratto ostico i miei occhi riescono a vedere lontano i segni e seguirli. Il vento scuote e scuote, guardo il crinale di fronte a me e penso che non so se ho voglia di andarci.
Altra pausa cibo, con un timido sole a scaldarmi, traverso sulle rocce e mi rituffo nel bosco, verdissimo. Ma prima uno sguardo dietro, dove l'Appennino ha la sua cima ancora turbolente.  Scendo in velocità, circa, la forza di gravità aiuta a prendere velocità, ma le gambe poi devono lavorare per frenare e spostare il piede nei punti più adatti.
Incontro qualche persona adesso, punto giù a Presa Alta, e osservando il laghetto mi vene voglia di tuffarmi dentro. Oddio, in realtà col freddo preso su berrei anche un the caldo, ma i piedi quelli si che vorrebbero refrigerio.
Eccomi a Presa Alta, ovvero nella valle opposta a quella da qui sono salito. E intanto mi viene in mente il prossimo progetto.. Ma pensiamo ad adesso, che faccio? Risalgo stando nel bosco e puntando al Passo di Lama Lite (qui) o stavolta tento il Prado per il Passo di Romecchio (l'altra volta non scesi fino a Presa Alta): dai, provo a salire, poi vediamo se tagliare per il Rifugio Bargetana.
La salita torna prepotente, dovrei trovare un bivio per salire al passo ma ancora nulla, sta a vedere che me lo sono perso e devo scendere, no eh?! No ok, va bene, sterza a sinistra, per un bosco che non credo attraversino in tanti, oggi con una strana luce che filtra dai rami.
Forme armoniose e al tempo stesso quasi geometriche, la vita che prende slancio verso l'alto.
Ma la vita sopravvive anche se obbligata al basso.
Me lo ricordavo più corto, ma alla fine al passo di Romecchio ci arrivo, soleggiato, che bello, ma ventoso, ovvio. Guardo l'ora, guardo il cartello, faccio due conti, dai ci provo. Su per lo 00, sentiero amico e panoramico, oggi non verso il Cusna che resta sempre coperto. Si vede che il gigante voleva una coperta di nuvole.
Risalgo il Monte Castellino, con la giacchetta che sventola sullo zaino e quasi mi frusta, ora degli escursionisti ce ne sono in giro, e altre chiazze di neve che tocca pestare, che peccato.. Due signori mi chiedono "va anche lei al passo del prado" "ma guardi, io spero arrivarci in cima veramente".
Salita e salita e 12:50, in cima anche al Prado, un girotondo a guardarmi intorno. Pausa cibo sognando birra e salsiccia a valle. Sogno anche di proseguire per lo 00 e scendere per il Passo delle Forbici, ma temo di metterci troppo tempo, maledizione. Va beh amen, prossimo anno.
Corricchio saltando sui sassi per essere svelto, bisognerebbe che fossi giù in 1h30 massimo, non ce la farò mai. E invece sì. Scendo osservando i versanti nord di Prado e Cipolla, anche loro da esplorare in inverno a "tempo perso", saltellando sui massi ed evitando gli escursionisti.
Il vento mi ha lasciato, ora fa caldo, ma poteva esser peggio. Devo sbrigarmi, ma il sentiero canyon dopo il Passo di Lama Lite non è agevole e non permette errore, cosa che a momenti commetto, urca! Discesa pallosa, massi grossi e smossi, cerco di starmene a lato per quel che posso.
Il laghetto e il ruscello mi danno una voglia di infradito e costume..e anche di mojto! Invece devo accontentarmi del tubo sgorgante nettare trasparente (il vascone poco prima del bivio col Rifugio San Leonardo), meglio che niente. La discesa me la ricordo noiosa e così è, guardo febbricitante i cartelli e l'orologio, dai che ce la faccio.
Inizio a riconoscere l'afa tipicamente estiva delle piante del bosco e della polvere del sentiero secco. Ecco che vedo il cartello dela caduta massi che precede l'infinito parcheggio, dove io da buon conservatore della salute del mio mezzo meccanico che non voglio pagare con qualche ammaccatura dovuta alle buche (leggasi, meno strada in auto, più strada a piedi), ho parcheggiato nel posto più lontano.
Arrivo all'auto e guardo l'orario, ce l'ho fatta. Poco più di 30km e 2300m di dislivello (dice il gps: forse 2300 son tanti, ma almeno 2100 sicuri) per 7h47min: Cusna e Prado (due delle cime più alte del nostro appennino), vento e vento, freddo e caldo, nuvole e vento, salita e discesa, Valle del Dolo e Valle dell'Ozola, bosco e crinale. Una giornata intensa sotto tanti punti di vista, che mi mancava. E sono pure in superorario per casa!

Qui altre foto.
Qui report.