venerdì 19 febbraio 2016

E fu la volta buona: Tristenbach

Il primo tentativo finì a vuoto perchè da noi giudicata troppo magra, e ripiegammo su una bella giornata avventurosa su Wagnis und Gluck. Il secondo tentativo in realtà non ci fu, abortimmo prima di provare perchè tardi e perchè altri volevano salire quella linea, perciò aspettammo. Stavolta sarà la volta buona? Di certo è la volta più programmata di sempre. 

L'occasione è la concomitanza domani e dopo dopodomani con Carpiccozza 2016, oggi ci combiniamo una salita per la formazione degli aspiranti istruttori, FiorellaSimone (Dario resta vittima dell'influenza). Partiamo tardissimo, si burlano di me, ma per fortuna saremo i soli a salire oggi. Colazione in posto nuovo, solito parcheggio, ma  nuova neve, finalmente sembra essere un pochino inverno.. 

Vietato uscire dalla traccia, pena lo sprofondare nella neve. Un ometto ci dice che la via è giusta, un cartello ce lo conferma, la vista della cascata ancor di più. Tutto un altro aspetto rispetto alla scorsa volta, ma manca ancora la vista sul tratto intermedio, quello più duro. La neve probabilmente copre molto ghiaccio orizzontale, e così finiamo a fare sosta dalla clessidra trapanata. 

Parte la lezione del Maestro Nicola, poi partiamo anche noi che va beh che non fa freddo, ma a star fermi non fa nemmeno caldo. Simone, in cordata con Nicola, tituba sul ghiaccio ricoperto di neve, con rocce affioranti che poi Gianluca sfiderà con le sue lame alla criptonite. Non li vediamo più, ma la corda scorre, scorre, scorre, fino a trovare mille nodi in queste corde nuove indemoniate. 

Partiamo anche noi secondi, senza sapere se siamo in sicura o in conserva, anzi quasi di certo siamo in conserva visto che io e Fiorella saliamo appaiati. Povero Gianluca che ci tira su come salami! I primi metri di goulotte sono belli incassati, il ghiaccio un po' meno, le viti di Simone tante, ma se la sbriga poi Nicola. Io armato delle picche di Riccardo e dei ramponi di Nicola, salgo molto tranquillo. 

Noto la sosta prima della camminata verso il muro del secondo tiro, che nessuno ha visto (mah) e assaporo la salita che mi aspetta: ben più in forma dell'altra volta, ma nemmeno grassa e bella chiusa. Comunque salibile. Due chiacchiere in sosta e parto. Peccato per Simone, ha fatto sosta a sx, così Nicola ha davanti a se la possibilità di complicarsi la vita: le madonne che non tirerà dopo Simo. 

Sarà il materiale, sarà che mi sento in forma, nonostante tutto non mi sembra così delicato, La Piccola era ben peggio! Scartando le scariche di Nicola, la mia progressione prosegue fischiettando allegramente e piantando più viti del dovuto, ma pace. Arrivo vicino al mio amico che sta inserendo una vite dopo aver messo un cordino in una clessidra di ghiaccio: "Nico, ma qui c'è una sosta, perchè non l'hai fatta?" "Perchè non l'ho vista!" 

Arrugginita e scomoda (scendendo scoprirò che ce ne era una nuova qualche metro più su), rinforzata con vite e con gli ancoraggi del mio amico, adesso possono partire anche gli altri. Gianluca the cat sale svelto, seminando i concorrenti e fermandosi qualche metro sotto la sosta visto che "mi sembrate tanto scomodi lì, io sto qui". Simone stacca pezzi di ghiaccio fino a trovarsi in braccio una lavatrice, e terminando la salita con una serie di madonne che fanno considerare a Gianluca che "Simone mi stai rubando il mestiere". 

Simone riparte subito, 5 in questa sosta sarebbe stato inaffrontabile, anche 4 si sta male, così pulsiamo Fiorella a partire subito. Detto fatto, ci ritroviamo noi tre vecchi a parlar male dei due giovini che salgono e non posso sentirci (vecchi e giovani non di età, ma di "esperienza") Solo che parla parla..il tempo passa. Ma che fanno? Corda che sale, corda che scende, non ci sentiamo. 

Finalmente Nicola parte, ma noi non possiamo, e aspetta. Aspetta. Poi eccoci salire, congelati, tiro molto estetico, peccato per il ghiaccio delicato e a volte esile. Già in due cordate stiamo stretti, se penso che a volte salgono in cinque..brrr! 

Troviamo Simone in sosta che armeggia con Nicola "si scende in doppia!", uffa speravo sentiero, pace. Solo che Fiorella è salita altri 25m, non la vediamo, ma le tocca scendere, nonostante a detta sua lassù è molto belo e ci sarebbe un altro salto da fare, ma capo Nicola dice di no, giù. 

Tento invano di placare una fame della madonna con quello che ho, mentre aspetto il mio turno per calarmi, verso la sosta scomodissima. Poi da questa Nicola opta per farsi fare la calata assistita dal basso, una volta giù propone a me o Gianluca "dai fatevi calare voi ora", lascio immaginare l cortese lettore le risposte. 

Passegiatina su neve, e mentre l'ultima doppia viene attrezzata, Nicola cerca di farsi del male incastrando il monopunta nel granito, o nel basalto, insomma Nicola che roccia è?!?!?! Una volta alla base solo un pensiero ci assila: la birra. La birra che non vedremo. 

Rientriamo su sentiero, lasciamo la macchina dov'è (l'auto con e forme di parmigiano al posto delle ruote) per andare a vedere la falesia per domani, Angerer. Ma a Sage una teutonica ci blocca, con dei versi (una lingua) a noi sconosciuti, brandendo una macchina fotografica e puntando il suo dito guarnito di unghia con smalto verso di noi. 

Capiamo dopo qualche minuto cosa vuole, farci una foto. Una foto per se, da tenere lei. Siamo dei fenomeni da baraccone. Poi una anche con lei. Andiamo alla falesia va la: bella, ok, si viene qui con i corsisti. Il tempo per la birra non c'è, troppo tardi, ma rientrati al Garnì almeno restano 15 minuti per una corsetta.

Una cenetta che mi lascia affamato, e via a letto che domani sarà lunga.

Qui altre foto.
Qui e qui report.

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