domenica 11 settembre 2016

Il calduccio invano cercato: Sas Pordoi, via Gross

Terzo giorno, terzo passo, terza meta rinomata, sempre da soli. Dopo il Passo Gardena colMur de Pisciadu, dopo il Passo Sella con la Seconda Torre, oggi siamo al Passo Pordoi per il Sas Pordoi. Tutte mete prestigiose da inserire nel proprio CV alpinistico, oltre che belle salite. Oggi poi abbiamo deciso questa meta per salire uno spigolo sud, ovvero stare al sole e al calduccio: sarà il giorno in cui abbiamo preso più freddo. 

Un po' per rientrare a casa a un'ora decente, un po' per non trovare traffico in via, e tranquilli che il sole ci scalderà, alle 7e15 siamo già in cammino. Colazione al fornellino e niente caffè al bar perchè apre troppo tardi. Si sale sulla scivolosa scalinata in legno, un sacco di fango ci preoccupa: ma quanto ha piovuto qui ieri? Le pareti però sembrano asciutte. 

Una bell'alba sul Catinaccio, ma il bello deriva dalle nuvole che offuscano il sole: andare via! Una spelacchiata Marmolada, un biker che ci segue con la bici in spalla, i camosci lassù, e il quadretto è fatto. nessuno che arrampica, solo più tardi ci raggiungeranno due cordate che però saliranno un'altra via. 

All'attacco un timido sole ci scalda, ma dura poco. ben presto salgono le nebbie da valle, il cielo si annuvola, inizia il vento, e noi ci geleremo anche le dita: alla faccia del "facciamo una via al caldo". Riccardo parte e lo vedo titubare un pochino, il che mi preoccupa. Titubare ma non certo fermarsi, lui viaggia. 

Magici diedri. Anche oggi me ne tocca uno bello tosto, che strapiomba man mano e obbliga a usare quegli arti superiori belli intorpiditi. Devo ammettere che inizio ad averne abbastanza e aver voglia di caldo: altro che birra a fine gita, ci vorrebbe una cioccolata. 

La via è bella, peccato sia sovrastata dalla funivia. Riccardo parte per il terzo tiro con il mezzo meccanico che ha iniziato la spola continua su e giù, ma almeno è silenziosa, per quello che può. Siamo sul tiro più duro sulla carta, fatto questo siamo a posto. peccato che questa frase ce la ripeteremo spesso, ogni sosta fino alla penultima. 

Su L4 navigo un po' nel giallone, si sale dove si vuole su questa parete dritta ma ben ammanigliata che è un piacere. Un piacere finchè trovi la sosta, e io qui inizio a faticar eun pochino, poi finalmente eccola, anche se di spit non ne vedo. Ma deve esser questa. 

Traversino per Riccardo, e poi su dritto di nuovo. Le difficoltà su questi primi tiri sono piuttosto costanti, non eccessive ma costanti: ergo, sommando il tutto si sale arrampicando seriamente. E il vento e il nuvoloso e il freddo, non aiutano di certo. 

Speriamo di essere in via, ma il mio tiro mi pare logico. Solo che passato il traverso non trovo la sosta: cerca avanti, torna indietro, nulla. Guarda su per interpretare il prossimo tiro ma mi pare lo schizzo non torni per nulla. Una bella clessidra consumata mi fa però pensare di essere nel posto giusto. 

Mentre il mio amico sale il prossimo tiro, inizio a temere di prendere il temporale anche oggi. E chissà se siamo sulla via giusta, qui c'è un labirinto di parenti, o almeno così pare. No no, niente paura, interpretiamo correttamente la roccia piuttosto che lo schizzo, e ci saltiamo fuori. 

Dopo il tiro di Riccardo, il mio sale ancora un pochino per poi traversare nettamente sul facile verso sinistra: comincio a risalire un canale ma di nuovo la corda tira un casino, e dire che ho allungato i rinvii. Si vede non abbastanza. Due chiodi mi salvano, faccio sosta (solo dopo ne vedrò un terzo). 

Sembrerebbe che ormai dovremmo essere in vista del mostro metallico, e Ricky mi conferma ciò pochi metri dopo esser ripartito. Altra conferma è il detrito che la corda fa cadere, tutto quel II grado sommitale che ci dovrebbe portare agevolmente alla fine della via. 

Invece sul tiro che spetta a me, posso complicarmi la vita e prendere di petto alcuni risalti, giungendo a qualche metro anche di IV, giusto perchè non ne ho avuto abbastanza: prima non ne volevo più, ora che stiamo per finire invece ne voglio ancora! 

Sosto sulla cresta, Riccardo mi raggiunge, forse qualche goccia scende, lui lo vedo arrivare con già le scarpe da ginnastica ai piedi. Sale poi svelto verso la funivia, dove, come da richiesta, sosta direttamente sui pali della stessa, e fine della giornata arrampicatoria. 

Gente che ti guarda come tu fossi un marziano. Mangiamo e beviamo qualcosa alla svelta mentre ci cambiamo e mettiamo a posto la roba, nella paura del temporale che incombe. Due chiacchiere con due ragazzi romagnoli che ci hanno raggiungo dopo la Via Maria, ma dobbiamo scappare giù. 

Gente che si stupisce nello scoprire che oltre alla funivia esiste anche un sentiero per scendere verso il Passo Pordoi, miracolo. Scivolando sulla ghiaia, in un batti baleno siamo alla macchina: sistemazione del material e casino di tre giorni a far ei vagabondi delle dolomiti, birra e panino e si scende verso casa. Fine dell'estate? Speriamo di no!

Qui altre foto.
Qui report.
Qui guida.

Nessun commento:

Posta un commento