lunedì 26 dicembre 2016

Tornando a spiccozzare: Cascata XXX

No, le “XXX” non sono nel titolo perché si tratta di un film porno! Ci sono perché l’amico che mi ha dato la dritta sulla bontà di questa cascata (merce rara in questo nuovo “inverno” in balia dei cambiamenti climatici) ci ha tenuto a dirmi di non pubblicizzarla. Ora, io di natura sono per condividere le informazioni e la cultura (se lo facessimo tutti, non ci sarebbero problemi), ma siccome tengo di più alle amicizie..XXX.

Nessun pranzo o cenone megagalattico (solo un pranzo in famiglia il 24, alternativo), e quindi poca roba da smaltire, ma.. la voglia di farsi un bel giro in montagna c’è sempre. Il mio amico Riccardo si mostra poi ben disponibile a farsi una cascatella (“io un paio di volte all’anno devo cagarmi a dosso” cit.), un amico mi da questa imbeccata, e quindi..perchè no?! E perché alle 20e30 devo trovarmi che non riesco a svitare i bulloni per cambiare le punte dei ramponi? Spanna una chiave, piegane altre, poi arriva il santo della giornata: Roberto, che con le sue chiavi a brugola in criptonite mi salva.

E perché non andare a ballare la sera di Natale come da tradizione del locale della mia città?! Accidenti al voler restare giovani, fino alle 2e40 a ballare con la mia amica, e alle 3 mi passa a prendere il mio amico per una danza più “particolare”: prevedo un leggero coma domani sera! Ma alle 6, siamo in cammino, buio pesto ma una zona che fino a un certo punto conosciamo, oltre un sentiero ben tracciato ci condurrà verso l’anfiteatro da dove vedremo i nostri flussi di acqua solida.

E sul sentiero al buio ci ritroviamo, con enorme spavento data la sorpresa dell’accaduto, un cagnolino tra i piedi, “che fai tu qui?!”, e dopo pochi secondi due cacciatori ci superano. Cacciatori che più su si nasconderanno dietro a un grosso masso a osservare col binocolo in giro. Io, per non so quale sesto senso, li vedo subito e evito di fare casino; Riccardo invece, rimasto un po’ indietro, parla e blatera a voce alta finchè un “oh tato, fa pian!” non lo zittisce (meglio quello che un colpo di fucile).
I flussi son la davanti a noi: a separarci da essi un ruscello ghiacciato e una selva di arbusti secchi e spogli ma.. fitti. Si cerca la strada migliore, ma è dura. Il mio amico sale alto mentre io mi infilo in mezzo a una giungla trentina che inizio a maledire ben presto. Vorrei un machete. Poi un raggio laser. Poi una bomba. Con non poca fatica e non poco nervoso, supero questi 100m (?) di selva fitta ritrovandomi pezzi di rami ovunque. Il mio amico lassù che mi aspetta. Arghhhh.
Insidiosa pietraia da risalire (con la neve deve essere ben diverso l’avvicinamento, ma anche il pericolo di rimanere sotto una valanga) e finalmente eccoci alla base dei flussi. Dalla guida quello di sinistra dovrebbe essere più difficile di quello di destra, ma da sotto non pare proprio: attacchiamo quello di sinistra allora, anche perché devo tirarmelo tutto io! E già si vede che la cascata piscia acqua, e lassù il passaggio pare delicato..
Parto, passi facili inizialmente, e meno male visto che è la prima della stagione e io non sono certo un drago! Oltre che essere un po’ “detonato” dal sonno e ultimamente un po’..prudente (per non dire cacasotto).. Ogni vite che avvito, ho il timore che invece che uscire la carota di ghiaccio che ben ti fa sperare sulla sua tenuta, ne esca uno zampillo d’acqua gelida che mi ingessi sul posto. Bei presupposti di salita.
Arrivo al tratto delicato, devio a destra, poi torno a sinistra, dei traversi sempre belli da equilibrio su questo tipo di arrampicata. Supero il tratto ostico e tutto si appiattisce: quella pendenza stupida che non sai se stare in assetto 4x4 o 2x2. Vedo una sosta, “Riccardo quanta corda ho? A 10m vedo una sosta”, “Vai!”: vado, e in realtà qualche metro in conserva ce lo siamo fatto.. Di nuovo.
Sale il mio amico, bello allegro, lo vedo poco finchè non emerge dal tratto delicato, per poi arrivare in sosta in preda a una bella ribollita alle mani! Guardo in su, mi sa che un altro tiro da 60m siamo fuori a ben vedere. Ma andare a sinistra o a destra? Sinistra pare più duro e forse delicato, destra più facile ma più estetico. Opterò per la destra, per fortuna, perché l’uscita di sinistra era bella magra.
Riparto per il secondo tiro, dopo poco trovo un ragnetto congelato sulla cascata, poverino.. Mi guardo intorno: il paesaggio è brullo, poco invernale, un po’ triste forse. Ma sono in buona compagnia, a fare quello che mi piace, in una zona che ha per me un bel po’ di ricordi, e siamo da soli. Già, a dispetto dell’affollamento su altri flussi più blasonati e reportizzati, qui siamo soli. Un bel lusso.
Arrivo verso metà, fin qui tutto abbastanza facile, confermo di stare a destra, infilarmi in una simil goulotte tra le rocce, con qualche passo strano in traverso, in diedro, e la mano destra ghiacciata perché.. porca vacca i guanti bucati! Entra un po’ d’acqua (sulla cascata ne scorrono dei litri) e il gioco del congelamento è fatto: che male! Anche l’uscita, il cambio repentino di pendenza è sempre un po’ scomodo, ma ecco la sosta.
Recupero il mio amico che se ne esce con un “che tiro minchione, potevo farlo anche io!”, beh io qualche tratto mica banale l’ho trovato. Via con le doppie, cambio guanti che questi non li voglio rovinare ulteriormente. Intanto sentiamo voci, vediamo due persone che devono aver salito la cascata di destra e ne cercano la discesa: scenderanno dalla nostra. Non siamo soli, ma lo siamo quasi.
Con due doppie siamo alla base del flusso: orario, le ore di macchine fatte per venire qui e che ci aspettano per tornare a casa, il poco allenamento, il fatto che domani il mio amico lavora.. ci accontentiamo e anche se abbiam fatto solo due tiri da 60m, ce ne andiamo a casa.
Ricomponiamo gli zaini mettendo via tutto il materiale che non ci serve più: da cascatisti torniamo a essere semplici trekker in una valle solitaria, silenziosa, desolata, tutta per noi.

Qui altre foto.

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