giovedì 16 febbraio 2017

La libertà di andare dove mi ispira: Canale dell’Ombra all’Alpe di Succiso

Non so perché, ma l’Alpe di Succiso mi è sempre parsa un po’ la montagna a cui dovrei esser più nativamente legato. Non è la cima che ho raggiunto per prima, o più volte: è pure una di quelle logisticamente più scomode rispetto ad altre sue vicine. Ma da essa nasce il Secchia, il fiume “di casa”: che strani abbinamenti fa la mente umana.

Per terminare questa tre giorni a vagare per l’Appennino, scelgo questa montagna e la sua selvaggia e lunga parete ovest. Partenza ultrapresto, perché sarebbe bello salirla alla sola luce della Luna e arriva in cima coi primi raggi di sole: ma in questo periodo la sto tirando troppo col mio fisico, e attacherò la parete all’alba, non prima.

Mi incammino su un sentiero che mi ricorda una delle più belle vie salite (finora) in Appennino, la via Anni Settanta. Ma ben presto devio, seguo la forestale e i segni CAI al buio, tanto ghiaccio quando diventa sentiero, e la Luna lassù sui Groppi di Camporaghena. Al bivio col Bivacco Ghiaccioni seguo questo perché voglio vederlo, insieme alla parete tra i faggi nudi.

Secchina la parete, credevo messa meglio, ma la mia lingua di neve c’è. Pausa cibo,torno indietro sui miei passi stavolta coi ramponi (e come cambia la faccenda, non scivolo più!), seguo i segni del sentiero barbarossa, e ben presto sono al cospetto diretto della ovest. E lassù in cima vedo muoversi qualcosa: sta a vedere che vedo il lupo!

Salgo inizialmente per blande pendenze, con le cime del crinale che si illuminano pian piano, scrutando altre vie che corrono alla mia sinistra: ma sono da solo, non esageriamo va la! La neve è buona e la progressione può essere veloce “a piacimento”.

Il naso all’insù mi stuzzica la fantasia, con quelle rocce, quelle goulottine, alternative al canalone di uscita: quasi quasi.. Continuo una salita dove la picca versione “alpenstock” è più utile della tecnica quark, almeno fino a quando non cambio il passo dal frontale all’alternato: lunghetta la parete!

Ma quanto mi ispiraesplorare lassù.. Guarda che bella roccia, pare del colore del granito Adamellico della zona Presanella. Quasi quasi.. La mia mente si autoinganna, o forse il cuore la frega, non so, fatto sta che quasi senza accorge mene mi ritrovo ormai “fuori” dal canalone classico. Con un facile traverso potrei rientrarci eh, ma ormai sono qua..

Spettacolo. Qualche tratto pure con del ghiaccio, pendenze che aumentano, rocce che si fanno vicine ai lati e a volte anche “vicine” alle propaggini metalliche. Neve buona, neve dura, quel rumore freddo e metallico quando punte dei ramponi e becche delle picche si conficcano, oscillano, escono dalla neve. Suoni di godimento.

Chissà cosa sto salendo, ma non importa: pare tutto fattibile, e con queste condizioni anche degli 80° sarebbero alla mia portata 8purchè non per centinaia di metri). Continuo a salire in mezzo alle rocce, qualche colata di ghiaccio, il sole laggiù che illumina il crinale e io all’ombra, al freddo, col cuore che palpita tra fatica e gioia.

Un pendio di neve interrompe lo scenario Adamellico, ma come già basta? Ehi cicci, ne hai fatti di metri va la! Pendio che da basso pareva molto più in piedi, ora invece meno. O sarà quel suono metallico di godimento che sfalsa la percezione.. Fatto sta che sono fuori, e il fatto di non essere in cima mi rende ancora più evidente che non ho salito il canalone ovest ma qualcos’altro.

Scoprirò dopo aver salito il Canale dell’Ombra, ben più difficile di quello che mi ero prefissato. Ma è andata, ed è andata bene. Sono però sul crestone nordovest, e ora devo risalire ancora un po’ metri per arrivare al sole, e poi in cima. Un pendio di neve tranquillo, condito dal sapere che ormai è fatta.

Sole, pieno, in faccia, a cuocermi comeieri magari. Ormai prossimo alla cima cosa vedo? Una tenda, e due non tanto giovani che armeggiano, smontano, mettono a posto. Sono due ragazzi (perché per dormire a 2000m di inverno, coscienziosi di quello che stanno facendo, non possono che essere ragazzi nello spirito) che han dormito qui, scattato migliaia di foto tra notte e alba, e che ora carichi se ne tornano al Passo del Cerreto percorrendo la cresta sud.

Ne percorro un pezzettino anche io per vedere l’uscita del canalone ovest, e le montagne da altre angolazioni. Ma la cosa che vorrei di più adesso è una bella colazione, al calduccio del sole. Mi rimetto veloce in marcia sulla cresta che unisce Alpe di Succiso alla vetta del Monte Casarola, ma questo fastidioso venticello non permette di fermarsi dove si vuole.

Finalmente un avvallamento mi accoglie, uso il materassino portato con me per isolarmi dalla neve, e mi godo il sole, il panorama, la solitudine, i biscotti e l’acqua. In posti così essenziali, le cose più banali sono d’oro.

Io mi fermerei anche al sole a schiacciare un pisolino, che ne avrei bisogno, ma non ci sono le condizioni climatiche di ieri. Veloce me ne fuggo verso il Monte Casarola, dal quale osservo una parete nord dell’Alpe di Succiso che non riconosco rispetto a poche settimane fa! Incredibile, variopinto, permaloso Appennino.

Laggiù a nella valle a nord il sole è arrivato, dai che riesco a piaggiarmi! Scendo sulla cresta nord del Casarola, balcone sulla nord e nordest dell’Alpe di Succiso, e poi devio buttandomi nel vallone del Rio Pascolo. Mamma mia che voglia di svaccarmi!

Ma arrivato al Bivacco, steso il mio materassino portato apposta, i miei panini, la lattina di birra, porca miseria le temperature non concedono di trasformare questo campo di neve in un campo di sabbia. Niente topless, niente pisolino, uffa. Oggi che sono attrezzato, non è come ieri.

Mi prendo comunque la mia pausa e scendo poi mestamente verso valle, tenendo i ramponi memore del ghiaccio di settimane scorse e di oggi pure! Molta neve si è sciolta, il paesaggio brullo è un cugino molto lontano della dolcezza delle nevi che lo sovrastano.

Arrivo presto all’auto, oggi giro quasi veloce. In realtà ne ho macinati anche oggi, ma quando la mente domina il corpo, tutto è possibile. Lo spiaggiamento non compiuto a monte, me lo godo un po’ in macchina e un po’..in Pietra. Eggià, non contento vado a provare la nuova ferrata ovest, mi godo la cima al sole in maniche corte, un riposino sulla panchina e..fine della giornata.

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