domenica 2 aprile 2017

Daje de spaccata scoiattolata: via Calliope

Ce la faccio. Convinco Stefania che questa via Calliope sarà meglio di quell'altra (sportiva ma per noi dura e probabilmente affollata) e di quell'altra (stesso grado ma friabile e più alpinistica): anche se di quest'ultima mi resta l'acquolina in bocca.. 

Dopo ieri, si riparte alla volta di Arco: l'anno scorso snobbavo il più possibile questa zona, e questa stagione mi ci ritrovo di nuovo. Colazione come si deve, e via a dare da mangiare ai dipendenti dell'A22: almeno la partenza presto (ma non troppo) ci consente di arrivare all'attacco per primi, nonostante che la quantità di auto nei paraggi mi abbia fatto temere il peggio. 

E siamo sotto al camino del primo tiro. Mo vacca che impressione! IV+, mica VII, ma ci si sente schiacciati da questa verticalità, da questo buio nel cunicolo dove si sosta e dalla luce prorompente dietro al masso incastrato sopra. Stefania non parla più, non scherza più, mica si vede che è tesa. Io confido che il grado sia corretto, se no son volatili per diabetici. 

Uno scoiattolo alla base dice "usa la spaccata, vedrai è facile!" Parto io, tic tic tac, mani in sostituzione, passi brevi, e si riesce a salire. Solo che mi sa che c'era da partire dando le spalle al buio, e non viceversa: mi ritrovo a fare il gambero e guardare all'indietro dove mettere mani e piedi, fino a zuccarmi contro il masso e doverne uscire a mo' di limbo.. Un'unica protezione, e in alto, e son fuori. 

Demordo dall'idea di concatenare, nonostante siamo già inseguiti da una cordata: sarei talmente in alto che se la mia amica scivolasse, per l'elasticità della corda finirebbe rovinosamente a terra. E poi, ziobel che camino sbilenco sopra la mia testa! Qui ci sarà da friggere. Arriva Stefania, un pelo già provata, e alla vista del caminone vedo già la risata apparire sul suo volto. 

Parto di nuovo, e porca vacca che mazza di camino. A parte che si allarga man mano costringendo alla scoiattolata estrema, poi le numerose ripetizioni non hanno lasciato molta ruvidità sulla roccia. C'è da dire che è parecchio protetto, ma anche che è parecchio faticoso anche per i piedi: le mani hanno poche speranze di trazionare. Passo dopo passo, ma dopo parecchio tempo, progredisco, salgo. 

Ma che fatica! Se penso quando toccherà alla mia amica..daje Ste! Ma intanto pensa a te che ne manca ancora. E manca il più duro tra l'altro, abbandonare il camino per andare in placca: o no? O sì? O boh? Quell'orecchietta non è abbastanza solida per mollare il piede destro, ma d'altronde sembra da fare così. Dopo un po' di tentativi la ghisata è dietro l'angolo. E vabbeh, aiutino per saltare di la, e poi si va di placca. 

E faccio meno fatica qui che nell'ultimo passo del camino, ma come in esso, ti guardi sotto i piedi e c'è solo il vuoto. Totale esposizione, ficata: qualche foto riesco a farla, sperando i piedi non ci mollino. Beh il tiro più duro è fatto, il resto dovrebbe essere più facile. Non facile, ma più facile. 

Ecco la mi amica, che ha lasciato passare avanti Vittorio, giovane cortinese che si è mangiato il camino ben più agilmente di me, ma uscendone come me (e il mio ego si risolleva). Cerco di ripartire subito, che anche sulla prossima lunghezza un po' di pepe c'è. 

Infatti, dopo un comodo traverso, una bella placca di per infilarsi dentro un bel diedro (tutto bello insomma) dove l'amico dulfer aiuta..e poi? Beh ma continuare a salire la vedo dura, non impossibile ma dura, fammi dare un'occhiata a sinistra, ecco un anello! Occorre abbracciare la montagna come se fosse la tua ragazza in un momento di affetto, fidandoti che con la mano sinistra tu riesca a trovare una sua buona "mano" da afferrare e con la quale passare di la. Fatta, abbraccio finito e via in sosta. 

La mia amica sta per partire ma..arriva l'elisoccorso. Ancora. Non sono bei momenti, e purtroppo sono sempre più numerosi. Di certo dispiace per il poveretto che si è fatto male, ma anche per noi non è facile psicologicamente continuare la salita dopo che sirene di ambulanza a e pale di elicottero ci hanno assordato le orecchie. 

Stefania arriva in sosta e mi dice che va lei: bene! Il tiro più facile è vero, ma c'è sempre un certo grado: magari la tecnica c'è, ma il fisico è ancora in ripresa, e la testa è parecchio in ripresa. Ma come un gatto (non il suo, la poire) ben presto arriva in sosta e mi recupera. 

Maguarda che bel tettone che mi aspetta, l'arrampicata che ormai mi garba di più! Lo scimmione invece che la farfalla.. Beh dai, i primi metri c'è da coordinarsi bene: poi per fortuna su questa lavagna per i piedi, si trova anche delle belle vasche per le mani, ci si abbassa a rana e si traversa, manona alta e via su! Avambracci di pietra e prime gocce che cadone, pork! 

La sosta è troppo lontana, mi allungo ben bene per allontanarmi e poter vedere la mia amica salire. Mannaggia la pioggia, sempre più forte, inizio a temere toccherà ritirarsi a due tiri dalla fine. Guardo la mia amica arrampicare, con fatica (a lei gli strapiombi di certo non piacciono, ricordo la sua esclamazione alle Torri della Vacchereccia, e credo la ricordi anche la cordata che era sull'altra torre). Piccolo aiutino a salire, ed eccola che arriva.

Ha smesso di piovere, non ha neppure bagnato molto, per la maggior parte il proseguo sembra dritto.. "Pelle vai e se riesci a concatenare e uscire, vai!", tra la pioggia e l'elisoccorso, e la fame, la voglia di finire è tanta. Parto, armato fino ai denti ma conscio che proteggerò davvero poco: meno metto giù e prima salgo, meno metto giù e meno tira la corda.

Arrampicata divertente, un po' di forza e un po' di equilibrio. Uno scoiattolo che girovaga sulla parete, senza spaccare, ma spalmandosi. Lui sì. Esce quasi il sole quando arrivo alla sosta, che salto per proseguire: in fondo me l'ha detto lei di fare così! Supero una sezione di placca ammanigliata, e ora? Veh che bel massone da salire! Ma si salirà? Beh dai ci provo!

Ah ci provo in maniera, fa parte della via ora che vedo lo spit e la freccina blu! Sembrava poi tanto duro, ma invece è fattibilissimo. In "vetta", scomodamente attrezzo sosta e inizio recupero. Non piove e non pioverà più, giusto una nuvola di Fantozzi che ci ha fatto cacare in mano. Vedo il casco della mia amica, le chiedo una foto e le dico "dai, visto che mi hai fatto la foto, ti svelo che c'è il sentiero, puoi aggirare quest'ultimo salto" 

"No, adesso lo strapiombo lo faccio!" e che donna, tic tic tac ed è già su! Una volta che arriva in sosta anche l'altra cordata, padre e figlio, il meno giovane dei due non farà altro che complimentarsi con la mia amica. Lei che si spiaggia sul sasso acuminato senza voler ripartire. E io, a sistemare tutto il materiale, che vitaccia.


Concludere la giornata, come? Spritz, strozzapreti e birra media! E poi discussione vivace sul film visto ieri sera: se Grill fosse ancora al tavolo a fianco, probabilmente interverrebbe a calmare gli animi. Ma ciò che non può il filiforme tedesco, può la bionda e schiumosa tedesca.. Gelatino per Arco, e poi per negozi a cercare le superoffertone. Manco fossi il suo ragazzo, mi tocca redarguirla spesso con un "ma ti serve? se non ti serve non comprarlo". Manco fossi il suo ragazzo, mi tocca pagargli un paio nuovo di pantaloni. Manco fosse la mia ragazza, le tocca cazziarmi per la mia mancanza di gusto nei vestiti.

Qui altre foto.
Qui report.

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