lunedì 24 aprile 2017

Placche maledette, strapiombi benedetti: Aphrodite

I sogni di gloria fan presto a rimanere segregati nel cassetto: negli ultimi giorni il meteo è peggiorato, e ciò ci porta a ridimensionare i piani. In realtà sono io che avanzo la proposta di rinunciare a linee esotiche e esoteriche per la paura di ritrovarmi su vie alpinistiche bagnate. Giorgio sarebbe più coraggioso, ma poi al bar mi compiace e si cambia. 

Via meno ingaggiosa, ma non meno dura, si opta per la Dea dell'amore: Aphrodite. In realtà che fosse la Dea dell'amore non ne eravamo sicuri: passiamo parecchio tempo a disquisire sui nomi degli Dei greci e romani, su Grill che ha fatto un sacco di vie dandogli il loro nome. Un modo diverso per farsi poi una cultura! E dire che uno dei due mi pare abbia fatto il liceo.. 

Sotto un cielo nuvoloso, siamo all'attacco dopo averlo cercato un pochetto. Oh però, il primo tiro non pare mica banale. E infatti Giorgio già ostia parecchio solo per partire su questa placca. Traversone dove già io da secondo mi vedo pendolare come un orologio del settecento visto che non ci sono protezioni. E nel diedro unto e verticale e bello aperto dove ci pensa parecchio a come passare. Il restante traverso è molto esposto ma più facile. 

Bon tocca a me. Che cazz, ma come si parte?! Gio tira poco che mi fai volare via. Prova di qua, prova di la, guarda che potenziale pendolo.. Troppo dura, mi sposto, risposto, "dammi corda". Niente, vado molto a sinistra, aumento il pendolo ma mi semplifico la vita, spero. Anche se quelle due prese rovesce sotto al diedro sarebbero da provare. Mamma cara che trauma questa partenza! 

E non è finita. Traversa delicato fin sotto al diedro, poi, il vuoto. Sembra che non sappia più come si arrampica. Ma ho mai saputo come si arrampica? Chissà.. Fatto sta che sarà anche la stanchezza di ieri, non ho la più pallida idea di come salire. Dopo qualche tentativo, vai di cordone, e anche così mica semplice! 

Diedro in azzero, ma traversone pulito almeno.. Pulito e delicato, a cercare leggere inclinazioni della roccia tali per cui i miei piedi possano avere un minimo di vittoria sulla gravità, e la corda che deve tirare poco se no questa vittoria vacilla presto. 

Cambio zaino, che liberazione, tocca a me. Eh si fa presto a dire tocca a me! Placchettina delicata, escrescenze minuscole giusto per equilibrio, ma sono troppo messo male. Oggi è partita proprio male, che batosta e che demoralizzata il primo tiro: se chi ben comincia è a metà dell'opera, andiamo male. Provvidenziale spit per vincere quel passo di fiducia che non ho. 

Dopo le cose migliorano, sempre in placca ma un po' più blanda, quel pizzico che basta per poter salire con l'adrenalina non uccisa dalla paura. Salto la sosta, proseguo e anche qui c'è da pensarci un attimo e mettersi bene per vincere questo strapiombo che ti sbandiera. Ma gli strapiombi mi vengono molto meglio delle placche. Maledette. 

E vabbeh, al mio amico tocca un tirello di cacca, ma tanto poi si rifarà alla fine. Traversino su sentiero e risalita alla sosta, che vedo da star qua. 

Due falene tubano sul quarto tiro, meglio non importunarle, beate loro! Parto con la gioia di vedere che mi aspetta un bello strapiombetto: placche maledette, tiè! Ma ride bene chi ride ultimo, la prima parte va di piedi, poi posso alzare le manine a cercare quella tasca che ti salva, e ohissà! 

Ohissà una fava, finito questo diminuiscono le mani. Ma non si annullano. L'arrampicata diventa divertente ed entusiasmante, continua, a muoversi quasi danzando sulla roccia per cercare la linea migliore. A volte la roccia migliore, che ti porta di certo ad alzarti di difficoltà, ma almeno non ti resta in mano.. 

Riparte il mio amico, al quale ho già intimato "niente variante": ok che ho ripreso un po' di confidenza con la giornataccia di oggi, ma non risvegliamo brutti passati (poche ore fa). Anche qui però lo vedo pensarci a come passare, brutto auspicio. Ci penserò anche io, ma almeno riuscirò a passare: dovrei avere un po' più temerarietà nel provarci a volte. 

Segue la linea di destra, una pinzatina sul nulla prima delle frecce direzionali, e lo raggiungo in sosta dopo aver preso pure un timido sole. Timorosissimo della pioggia io, e invece il meteo reggerà tutto il giorno: un po' di vento, classico, nuvoloni su Altissimo e Stivo, ma su di noi nemmeno una nuvola

Sesto tiro, il mio ultimo. Ma dove si va? Lassù ondeggia un cordone, ma prima di esso? Sarà da salire traversando, ma la roccia non pare bellissima. E infatti, la terza o quarta pinzatina che do, mi resta in mano, o meglio, si sbriciola.. Piedin piedino, e punta il diedro. 

Diedro storto, non sfruttabile, si sale in parete, ma dove? La roccia non pare compatta, meglio infilarsi all'interno delle facce del libro. E ritrovarsi così quasi incastrato e insalamato per infilare il rinvio sullo spit, e uscirne senza tirarsi giù da soli. 

Vacca bestia che bel tiro che si becca Giorgio. Tutto o quasi di spigolo, verso la fine della via, verso l'alto, in mezzo a strapiombi e roccioni. Prima parte facile, poi per passare di la occorre un passo largo e lungo e forte. Un passaggio che mi fare pensare anche a me. 

Poi lo vedo lassu che vaga in mezzo a gradoni rocciosi intervallati da verticalità accentuate. un po' di qua, un po' di la, e alla paretone finale con l'ultimo passaggio duro. Sosta al vento, e poi ci spiaggiamo beati e tranquilli in "cima". Zero pioggia, un po' di vento, temperatura ottimale. 

Pure zero persone in via, bella strana come cosa. O no.. Un po' di persone sono passate alla base della parete mentre salivo, ma hanno proseguito: perchè avevano altre mire, o perchè mi hanno visto lento e arrancante? Chissà. maledette placche.

Qui altre foto.
Qui report.
Relazioni su web e su guide.

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